[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

NIGRIZIA 11/2000 - PAROLA DI DONNA



Parola di Donna

LE SOLITE DOMANDE
Silvia Regina da Lima

DICI "DIALOGO INTERRELIGIOSO", E SUBITO SORGONO DELLE DOMANDE - QUASI SEMPRE
LE STESSE. NE PRESENTIAMO ALCUNE FACENDOLE SEGUIRE DA QUALCHE
CONSIDERAZIONE. SENZA LA PRETESA DI DARE RISPOSTE, MA PER POTERE CONTINUARE
LA RICERCA.

La domanda forse piu' frequente e' sullo scopo stesso del dialogo: "A cosa
serve? Io mi trovo bene nella mia religione, perche' devo affrontare
un'altra esperienza religiosa?". Altri sono piu' preoccupati
dell'appartenenza e dell'identita'. "Questa storia del dialogo non e' un po'
rischiosa? Se ricerco il contatto con altre espressioni di fede, dove va a
finire la mia identita' religiosa?". Per poco che ci si inoltri
nell'argomento, si e' ben presto alle prese su come affrontare le
differenze.

Per alcuni la soluzione starebbe nell'immaginare il dialogo interreligioso
come una negoziazione in cui ciascuna parte debba rinunciare a qualcosa per
rendere il dialogo possibile. E allora si domandano: "Dovro' forse passare
sotto silenzio o rinunciare a certi elementi della mia esperienza religiosa
per entrare in relazione con altre espressioni di fede?".

E potremmo facilmente allungare l'elenco delle domande.

Ma il dialogo interreligioso non viene, diciamolo subito, da uno scontento
nei confronti della propria religione o chiesa. E' invece frutto del
convincimento profondo che l'esperienza dell'altro o dell'altra e' anch'essa
luogo dove Dio si manifesta. Il punto di partenza e' la mia personale
esperienza di fede. La mia esperienza di incontro con Dio, profonda e
particolare, mi porta a credere che essa si ripete nella vita di ogni
persona e gruppo religioso, con la stessa particolarita' e profondita', se
vissuta con sincerita' e apertura di cuore.

Non solo. Quando esperimento Dio nel profondo del mio essere e lo condivido
e celebro in comunita', mi rendo conto che Dio e' piu' grande, che trascende
la mia esperienza. Cio' mi fa guardare alle altre esperienze di trascendenza
come parte della stessa trascendenza che mi abita, come parte del Dio che e'
dentro di me. Cosi' inteso, il dialogo sara' tutt'altro che il frutto di
un'insoddisfazione verso la mia denominazione religiosa. E dunque non potra'
piu' essere percepito come una minaccia all'identita' religiosa, per
rivelarsi invece come un arricchimento dell'esperienza particolare di
ciascuno e ciascuna.

E' una sfida a penetrare piu' profondamente in cio' che noi siamo e a vivere
con piu' intensita' la nostra esperienza di fede, nella certezza che questo
e' uno tra i tanti modi di parlare di Dio e di rapportarsi con lui.

NON RIMUOVERE LE DIFFERENZE

Affinche' il dialogo arricchisca l'esperienza di quanti vi prendono parte,
occorre concepirlo a partire dalle differenze, non dalla loro cancellazione.

Ricordo una prima riunione in vista di dare vita a un gruppo ecumenico di
donne, in Brasile. L'incontro doveva tenersi nella canonica di una chiesa
cattolica. La preoccupazione di una delle signore che preparava la sala era
di togliere tutto quello che poteva avere il sapore di simbologia cattolica,
perche' stava arrivando un gruppo di donne protestanti. Un bel gesto di
ospitalita' e gentilezza, non c'e' che dire. Ma non e' con la rimozione
apparente delle nostre differenze che arriveremo al dialogo. Questo
presuppone la differenza. Tutto sta nel come vivere la differenza. O come
vivere nella differenza. La strada non sara' quella di ignorare le
differenze o di esservi. indifferenti, ma di adottare un atteggiamento di
prossimita', di voler conoscere, ascoltare, rispettare e valorizzare
l'esperienza dell'altro, dell'altra.

Il dialogo interreligioso non e' insomma una negoziazione tra controparti,
come succede in certe celebrazioni ecumeniche. E' uno stile di vita, una
maniera di intendere la propria religione ed esperienza di fede, un modo di
rapportarsi con la religione altrui. Il dialogo fa parte della
spiritualita'. E una cosa che andiamo scoprendo lungo il cammino di questa
nuova spiritualita' e' che, quando un gruppo si riunisce per parlare di
dialogo interreligioso o della propria denominazione religiosa, ci si
imbatte di frequente in elementi di conflitto e di mancata intesa. Ma quando
il gruppo si ritrova per lavorare su una causa comune, ciascuno motivato
dalla propria esperienza di fede, allora il dialogo si fa possibile.

Di piu': quando ci mettiamo insieme per pregare o celebrare, senza
preoccuparci della rappresentativita' istituzionale, spinte solamente dal
desiderio profondo di ritrovarci assieme con Dio, siamo capaci di pregare in
lingue diverse, in modi diversi, e diversi toni, colori, gusti, odori e
simboli. E ci sentiamo tutte e tutti vicini, stretti nelle braccia di un
Padre e Madre comune.


____________________________________
NIGRIZIA
redazione@nigrizia.it
Vicolo Pozzo, 1
I-37129 Verona
tel. +39 045 596238
fax +39 045 8001737
www.nigrizia.it