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Africanews Ottobre 2000 - Il tesoro nascosto del Sudan
AFRICANEWS - Versione Italiana
Nr.30 - OTTOBRE 2000
Il tesoro nascosto del Sudan
recensito da Padre Kizito
"Il giorno della distruzione, il giorno della gioia."
e' la storia della chiesa sudanese nel corso di duemila anni. Gli
autori sono Roland Werner, William Anderson e Andrew Wheeler
Pubblicazioni Paoline, Nairobi 2000.
Il Sudan e' diventato sinonimo di guerra e cio' non sorprende dal
momento che e' stato inghiottito nella piu' lunga guerra civile
africana, mondiale, molto probabilmente. Sull'onda della guerra sono
diventate endemiche altre calamita' per cui la semplice menzione del
nome Sudan evoca di questi giorni immagini di tribalismo, poverta',
arretratezza, come pure di fanatismo religioso, schiavitu' e carestia.
Seguire le vicende della guerra sudanese ed interpretarle e' diventato
un compito da specialisti, la gente della strada non puo' capire ormai
piu' che cosa sta succedendo. La gente si chiede:" Ho sentito alla
radio che Riek Machar ha conquistato una citta', ma da quale parte sta
adesso?", oppure, "Tutto questo parlare che si fa della schiavitu' e'
propaganda cristiana contro i musulmani oppure esiste davvero?" La
gente ascolta attentamente, ma la volta dopo e' di nuovo confusa e non
sa piu' bene chi e' chi o fa che cosa.... e, mentre aspetta un'altra
risposta, assume un'espressione rattristita, aspettandosi solo cattive
notizie.
C'e' un nuovo libro in libreria a Nairobi che contraddice questa
immagine negativa del Sudan. e' affascinante da leggere ed aiuta a
capire i problemi del Paese in una prospettiva storica; riguarda la
storia della chiesa in Sudan, ma tocca tutti gli aspetti della vita
sudanese e dopo averlo letto si ha la sensazione che quella attuale
sia soltanto una fase negativa della vita della nazione e della sua
Chiesa, che sono dotati di una straordinaria forza interna.
Andrew Wheeler, uno dei tre coautori, dice che l'idea di scrivere
questo libro gli e' venuta circa cinque anni fa ad un seminario a
Limuru dove studiosi e pastori interessati al Sudan erano stati
invitati da lui e da William Anderson per scambiarsi delle opinioni.
All'incontro parteciparono trentacinque persone, molte delle quali
pagarono di tasca propria per venire da diverse parti del mondo.
Ebbero luogo diverse presentazioni interessanti, mentre Wheeler a
Anderson si resero conto che era disponibile una miniera di
materiale, idee e ricerca storica. Con la collaborazione di diversa
gente, ricevettero infatti grande supporto dai missionari comboniani e
dai Padri di Mill Hill, si misero al lavoro a qualcosa che fin
dall'inizio si caratterizzava come un'opera ecumenica.
Una delle tragiche conseguenze della guerra e' che la gente sudanese
non ha piu' tempo per tramandarsi la tradizione orale, presa com'e'
dalla sopravvivenza, giorno per giorno. Le comunita' sono state
sgretolate, sono scomparsi villaggi e citta', perfino le Chiese,
generalmente in grado di preservare la memoria storica, vivono in una
sorta di amnesia permanente. Sono vive e funzionanti, ma spesso hanno
un'idea imprecisa delle proprie radici, da dove vengono e come si sono
formate. Gli autori di "Giorno della distruzione, giorno della gioia"
sono stati in grado di tracciarne la storia e di dimostrarne la
continuita'.
Il libro e' un resoconto completo che spazia dall'antica Nubia o
dall'ottavo capitolo degli Atti e la conversione del Sudanese fino ai
giorni nostri. e' una rassegna e non uno studio in profondita', ma pur
sempre una rassegna lunga 2000 anni. In Sudan, dove ai cristiani viene
costantemente detto che sono frutto d'importazione dall'occidente, che
sono nuovi arrivati, mentre l'Islam e' la vera religione del Paese,
affermare che la cristianita' ha una storia che copre circa duemila
anni, e' davvero una fortissima dichiarazione politica.
La prima parte del libro che riguarda la conversione dei nubiani e'
particolarmente interessante: riporta alla luce cio' che quei primi
cristiani sudanesi credevano, vivevano e sentivano. Per coloro che
conoscono l'arida zona, prevalentemente musulmana, dell'attuale
Dongola e' emozionante leggere che in quell'area un nubiano di nome
Abramo "il prete piu' umile", trasformando un tempio pagano in una
Chiesa nel 559, concludeva l'iscrizione con le seguenti parole:"
Chiunque legga questo scritto possa essere tanto caritatevole da
dedicarmi una preghiera".
Il libro e' ecumenico e racconta la storia di tutta la gente di Dio
del Sudan. Per gli autori e' una questione di principio e di teologia
che la storia della cristianita' debba essere raccontata nella sua
totalita'. L'Arcivescovo Zubeir Wako di Khartoum, nella sua premessa,
sottolinea questo aspetto dicendo che il libro offre un panorama di
tutti coloro e di tutto cio' che ha contribuito a diffondere la
cristianita' nel Sudan. Finora sono stati utilizzati i cattolici per
studiare la storia della chiesa cattolica in Sudan, i protestanti e
gli evangelisti per studiare la loro. Ora ogni Chiesa puo'
sinceramente e tranquillamente affermare di essere studiata ed essere
presente in quest'opera insieme alle altre.
Gli autori, infatti, offrono un nuovo approccio allo studio della
storia della Chiesa. Essi non indugiano troppo sullo sviluppo delle
istituzioni, delle strutture e dei leader, ma preferiscono piuttosto
indagare la sua vita comunitaria, la sorte della gente e la sua
esperienza di tutti i giorni e come la Chiesa vive e cresce a livello
di base. Da questo punto di vista il libro apre nuovi orizzonti. Pochi
vescovi e leader sono menzionati, mentre lo sono laici, catechisti ed
evangelisti, gente i cui nomi non sono registrati da nessuna parte, se
non qui. Siamo insomma di fronte a un moderno sforzo di comprensione
della Chiesa.
Per essere piu' precisi questo lavoro a livello di base e' cio' che
Wheeler ha trovato piu' gratificante e cosi' ne parla:" Andare in
profondita' ad esplorare i cristiani di base della Chiesa cristiana
rurale nel sud del Sudan e' stata un'esperienza che mi ha rigenerato e
rianimato. Ho passato molto tempo con la Chiesa Dinka, Nuer, cattolica
e presbiteriana ed altre ancora e ho incominciato ad ascoltare la
gente comprendendo le emozioni e i sentimenti che il Vangelo di Cristo
comunica loro e come lo esprimono e come lottano per essere cristiani
nel contesto della guerra."
In questo viaggio alle radici della cristianita' sudanese Wheeler
aggiunge di aver scoperto che l'esperienza della Chiesa sudanese e'
importante per tutta la Chiesa, perche' non si tratta di un'esperienza
del Vangelo che e' stata adattata o imposta dal mondo occidentale. La
Chiesa sudanese, viceversa, prende forma in grande misura da un
contesto tradizionale africano e rappresenta percio' un'autentica
risposta africana ai Vangeli, in una maniera che e' forse piu'
difficile da trovare in altre parti dell'Africa.
Ci si domanda se molti sudanesi del sud diventano cristiani solo come
forma di opposizione alla dominazione del nord musulmano. L'opinione
di Wheeler e' che non sia cosi'. Piuttosto egli spiega che certamente
operano diverse dinamiche in diverse parti del Paese. La situazione
dei cristiani che vivono nei campi di rifugiati a Khartoum e'
differente da quella dei cristiani che vivono nelle montagne Nuba,
come e' diversa da quella di coloro che vivono nelle cosiddette aree
liberate del sud. Per esempio nel sud la fede cristiana ha piu' a che
fare con il modo di affrontare le tremende sofferenze e perdite
materiali ed umane, su come trovare un senso alla sopravvivenza
personale e comunitaria nell'aberrante situazione bellica. Il problema
principale non e' la questione politica riguardante il rapporto con
l'Islam, ma come ci si relaziona con le forze spirituali del passato,
come le si comprende, quale realta' o verita' o divinita' vi si
attribuisce, che cosa si pensa stia facendo Dio attraverso la guerra e
la sofferenza, qual'e' lo scopo di Dio qui ed ora nel mezzo della
guerra.
Il Sudan non e' solo devastazione, ma e' anche gioia e crescita
spirituale. Pensando a cio', e' veramente straordinario che esista un
libro come questo riguardante un paese devastato dalla guerra, quando
non esiste niente di tanto profondo e stimolante sulla storia della
chiesa keniota, nonostante in Kenya esistano molte istituzioni
cristiane a livello universitario.
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Enrico Marcandalli
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