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NIGRIZIA 10/2000 - DOSSIER Giubileo degli Oppressi
DOSSIER
GIUBILEO DEGLI OPPRESSI
"Questa società non ha futuro. Il futuro è il sogno di Dio". È una delle
frasi - questa l'ha ripetuta il vescovo brasiliano Tomás Balduino - che può
a giusto titolo caratterizzare l'evento che è stato (anzi che dovrà essere)
il "Giubileo degli oppressi". Voluto e organizzato dagli istituti
comboniani, ha incontrato - non è retorica - un'adesione insperata.
Una piccola carovana di testimoni si è mossa dal sud al nord dell'Italia tra
il 2 e l'8 settembre; sabato 9 e domenica a Verona si sono unite a loro
altre autorevoli voci.
Di questa vicenda piccola come un seme rende conto la prima parte di questo
dossier. E, visto che uno dei grandi temi di queste giornate è stata la
conversione dell'economia alla giustizia e la vocazione che in questo
processo ha la chiesa, forniamo, nella seconda parte, dei fondamenti
biblici, etici e teologici.
Il dossier si chiude - così come si è conclusa questa manifestazione, che in
molti hanno trovato essere ben altra cosa che un convegno - con un appello
che è un impegno. Serissimo ma non serioso, da raccogliere con spirito
festivo. Perché stranamente sono proprio loro, gli oppressi, gli esclusi,
coloro che spesso sanno meglio trasmetterci la festa di vivere.
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I comboniani prendono degli impegni / Chi ci sta?
"E ORA TOCCA A NOI"
Francesco Antonini
IL DOCUMENTO CONCLUSIVO, LETTO A CHIARA VOCE, ALL'ALTARE, DAL SUPERIORE DEI
COMBONIANI IN ITALIA, SINTETIZZA I CONTENUTI DI QUESTO GIUBILEO DEGLI
OPPRESSI, E DIVENTA UNA PROPOSTA.
Tocca a noi anzitutto sviluppare una spiritualità giubilare che affonda le
sue radici nella tradizione biblica, ebraica e cristiana, tradizione che sta
dalla parte degli esclusi perché il Dio di Mosè, il Dio di Gesù, non è il
Dio del faraone e dell'impero romano, ma è il Dio degli schiavi e dei
crocefissi.
Una spiritualità che si alimenta di contemplazione e di Parola. E nella
contemplazione scopre e assume il Sogno di Dio, sogno di una economia e di
una società alternative all'impero.
Concretamente, ci impegniamo a dare tempo alla lettura e all'ascolto della
Parola, alla contemplazione, al silenzio, alla preghiera.
Tocca a noi migliorare la nostra formazione con un impegno personale e
comunitario, per conoscere e riflettere sulle situazioni del mondo e capirne
i meccanismi e trovare modi di intervento per cambiarne la logica.
Ci impegniamo a leggere strumenti di informazione alternativa, come
Nigrizia, e a prendere sul serio campagne di sensibilizzazione.
Ci impegniamo a resistere all'impero del denaro e del mercato, consumando
solo lo stretto necessario (definito coi criteri dei poveri), sia nel
mangiare, sia nel vestire, sia nel viaggiare, e riducendo il consumo di
energia, acqua, elettricità, petrolio e derivati. Coltivando la cultura del
limite nell'uso delle cose e della sobrietà, adottando la metodologia dei
Bilanci di giustizia e usando preferibilmente i prodotti del commercio equo
e solidale.
Ci impegniamo a consumare in modo critico, rifiutando di essere complici di
ogni sfruttamento dell'uomo, della donna e dei bambini.
Ci impegniamo a guadagnare il nostro denaro onestamente, fuggendo ogni tipo
di speculazione finanziaria.
Ci impegniamo a non accumulare, dando ai poveri ciò che supera lo stretto
necessario.
Ci impegniamo a investire saggiamente i nostri risparmi, impedendo che
servano a produrre armi e altri fattori negativi per la vita dell'umanità;
per questo mettiamo i nostri risparmi nella Banca Etica o comunque in
circuiti trasparenti e puliti. Ci impegniamo a far conoscere queste realtà
nel nostro ambiente, ad amici e conoscenti.
Ci impegniamo a riconoscere e promuovere la dignità di ogni uomo e di ogni
donna; noi vogliamo osare l'accoglienza: per questo collaboriamo perché gli
immigrati abbiano lavoro e casa - non solo lavoro, ma lavoro e casa, perché
possano vivere una vita normale. Come missionari comboniani abbiamo
cominciato mettendo a disposizione dell'accoglienza dei lavoratori immigrati
la maggior parte dell'ex seminario comboniano di Thiene (Vi).
Ci impegniamo a lottare contro la tratta delle donne per la prostituzione,
affinché nessuna donna sia costretta dalla necessità a vendere il proprio
corpo. Come comboniani siamo coinvolti con vari missionari in questo impegno
diretto, a Castel Volturno di Caserta come a Verona e altrove.
Ci impegniamo a promuovere la pace sempre e ovunque, ad essere sentinelle
attente e pronte a gridare contro ogni ingiustizia, a denunciare con forza
il delitto continuo delle guerre volutamente dimenticate dalle grandi
agenzie di informazione che sono nelle mani dell'impero, come le guerre in
Sudan, Congo, Rwanda, Burundi, Somalia, Eritrea, Etiopia, Angola, Sierra
Leone, Colombia e altre. Un mezzo concreto di pressione è oggi la campagna
"Break the silence".
Ci impegniamo perché la chiesa italiana assuma come istanza propria la
nonviolenza attiva. Come comboniani continuiamo a dare il nostro contributo
anche attraverso Nigrizia e con una presenza di animazione nelle comunità
cristiane.
Ci impegniamo a gridare forte l'ingiustizia di cui sono oggetto milioni di
persone private della loro terra, come gli indios e i baraccati delle grandi
città. Cercheremo di coordinarci, con l'aiuto dei nostri mezzi di
comunicazione, in maniera di esercitare una pressione sulle autorità
responsabili.
Ci impegniamo a lottare contro una politica che rende i ricchi sempre più
ricchi e i poveri sempre più poveri, non solo nel nostro paese, ma in tutto
il mondo; vogliamo invece una politica attenta alle fasce più deboli e
impegnata in relazioni internazionali tese a creare un mondo solidale, dove
i beni siano distribuiti equamente. Diciamo no a una politica che è a
servizio di un'economia di sfruttamento che arricchisce solo i ricchi.
Concretamente ci impegniamo a chiedere ai candidati alle elezioni, politiche
o amministrative, cosa intendano fare riguardo a problemi come le povertà,
le nuove schiavitù, le relazioni con i paesi impoveriti, l'economia
liberista. E ci impegniamo a rifiutare il nostro voto a candidati che
propongono una politica che continua a favorire i ricchi e ad impoverire i
poveri, in Italia come nel resto del mondo.
Ci impegniamo a collaborare sul territorio con tutte le realtà cristiane e
laiche che condividono gli stessi ideali, lo stesso Sogno di Dio per un
mondo più bello e fraterno. Come comboniani ci impegniamo a dare la nostra
adesione alla Rete locale di Lilliput.
Noi non ci rassegniamo a questa situazione del mondo: resisteremo e
lotteremo insieme.
Noi resteremo uniti: isolati, saremo presto assorbiti dall'impero che
continua a divorare i poveri, anzi rischiamo di diventarne complici.
Insieme saremo forti e riusciremo a produrre qualche crepa nell'edificio
dell'impero che oggi appare solido e vincente. Per restare uniti siamo
pronti ad usare ogni mezzo, anche le moderne tecnologie informatiche. Come
comboniani mettiamo a disposizione un sito per entrare in altri mondi
(www.giovaniemissione.it).
Noi continueremo a riunirci per aiutarci a conoscere, a riflettere e ad
agire come veri discepoli di Gesù Cristo affinché
tutti siano riconosciuti
figli dello stesso Padre
chiamati a vivere da fratelli.
Solo allora sarà festa!
Solo allora sarà giubileo degli oppressi e millennio senza esclusi.
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LA SOLIDARIETÀ È LA STRADA, MA LA GIUSTIZIA È LA META
"Non si può parlare di oppressi - ha detto Luigi Ciotti, sacerdote, nel suo
vigoroso intervento - se noi per primi, nella chiesa, continuiamo a
chiamarci "monsignore", "eccellenza". E il giubileo non può che essere degli
oppressi, ma troppo spesso questi vengono usati e celebrati secondo la
circostanza. Il giubileo, che significa ristabilire ciclicamente la
giustizia e ridare speranza e giustizia a poveri ed emarginati, è stato fino
ad oggi un'occasione persa. L'obiettivo finale è la giustizia, non la
solidarietà, che è solo lo strumento per raggiungere la giustizia. La
denuncia è annuncio di salvezza".
"Il giubileo porta conflitti", ha poi ammonito dom Tomás Balduino durante l'
omelia. E lui di conflitti (anche nella chiesa) se ne intende, ne ha vissuti
tanti. "La chiesa deve fare meno conti (cioè calcoli economici) e più
giustizia", ha aggiunto Alex Zanotelli, missionario.
Molti preti, in tutt'Italia, hanno preso parte al Giubileo degli oppressi.
Molti missionari. Anche dei vescovi. Come "dare continuità a questo
avvenimento" (per dirla con il vescovo di Verona, padre Flavio Roberto
Carraro)? In che modo realizzare gli impegni così solennemente presi da
Antonini, provinciale dei comboniani italiani, al termine di una
celebrazione festosa in cui i segni, i canti - latinoamericani, africani,
filippini -, i simboli si sono moltiplicati? Tocca a noi, preti e pastori,
missionari e laici.
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