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NIGRIZIA 10/2000 - FORUM DEI LETTORI



FORUM DEI LETTORI

BANCHE ARMATE

Scrivo in merito alla lettera di Flavio Tebaldi (Nigrizia, 7-8/00, 5) nello
spazio "Banche armate: iniziamo dalle ong". Desidero replicare al passaggio
dove il lettore afferma: "Sono rimasto poi colpito dopo aver scoperto che l'
associazione Amani si appoggia alla Cariplo".

L'associazione Amani Onlus ha fin dalla sua nascita avuto la necessita' di
svolgere alcune operazioni bancarie per poter depositare e trasferire in
Africa i fondi raccolti nelle varie iniziative a sostegno dei progetti
umanitari e di sviluppo destinati alle popolazioni di Kenya, Zambia e Sudan.
Al fine di poter adempiere efficientemente a tutte le incombenze che tali
operazioni richiedono, la scelta e' caduta inizialmente sulla Cariplo (Cassa
di Risparmio delle Provincie Lombarde). Questo per motivazioni
esclusivamente di ordine pratico quali, per esempio, la vicinanza della sede
di Amani a una filiale della suddetta banca e un rapporto di fiducia e stima
con il personale della filiale, che ha sempre dimostrato molto interesse per
i progetti dell'associazione facendosene spesso sostenitore.

Amani e' una piccola associazione le cui attivita' sono sostenute da
volontari nonche' da un numero limitatissimo di persone con le quali
intratteniamo rapporti di collaborazione professionale. Cio' consente tra l'
altro di destinare la quasi totalita' dei fondi raccolti ai progetti,
evitando una dispersione di risorse economiche in pesanti costi di
struttura. Essendo la sua azione su base volontaria, l'associazione ha
sempre avuto la necessita' di ottimizzare tempi e risorse al fine di poter
garantire l'indispensabile sostegno economico necessario a tutti i progetti
avviati.

Cio' nonostante, dal 16 settembre 1999, Amani ha aperto un conto corrente
presso Banca Etica, fatto probabilmente sfuggito all'attenzione del sig.
Tebaldi. Il conto corrente di Banca Etica viene da allora utilizzato per
depositare i fondi raccolti (su tutte le pubblicazioni, i volantini e i
manifesti di Amani compare oggi il numero di c/c di Banca Etica), mentre
quello di Cariplo viene usato esclusivamente per disporre pagamenti in
contanti o con assegni. Questo perche' con Banca Etica non e' possibile
svolgere operazioni di questo tipo, che sono pero' essenziali per il
sostegno regolare e continuativo dei progetti.

Desidero comunque affermare l'attenzione e l'apprezzamento verso campagne
come quella sostenuta da Nigrizia perche' ne ritengo sostanzialmente valido
lo spirito e le motivazioni. Spirito e motivazioni che dobbiamo pero' sempre
misurare con la realta' che ci circonda, con i mezzi a nostra disposizione e
con gli obiettivi che, con tanta fatica, cerchiamo di raggiungere.

Gian Marco Elia
vicepresidente di Amani Onlus
Milano

Un blocco di lettere alle banche e di risposte dalle stesse lo abbiamo
pubblicato nell'edizione piu' ampia di "Forum" nella pagina in internet di
Nigrizia (www.nigrizia.it).

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PRESSING CONTRO IL DEBITO

Il Consiglio Comunale chiede:
1) Al Parlamento italiano l'approvazione di una legge per la cancellazione
del debito dei Paesi poveri verso l'Italia.
2) Al Governo italiano:
a) di farsi promotore di iniziative diplomatiche per invitare gli altri
Paesi creditori ad adottare analoghe iniziative legislative;
b) di farsi promotore, direttamente o attraverso organizzazioni nazionali o
internazionali, di interventi in campo economico, sociale, culturale, per il
miglioramento delle condizioni di vita dei popoli di tali paesi.

Il Consiglio Comunale
Pesaro

E' il cuore della Deliberazione n° 76 del 23/5/00 - approvata all'unanimita
 - "sull'indebitamento dei Paesi poveri verso l'Italia". Iniziative come
queste hanno preparato il terreno alla recente approvazione della legge per
la cancellazione del debito da parte del governo italiano e lo invitano a
continuare nell'impegno.
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CRISTO TRA ISLAM E CRISTIANESIMO

Vi scrivo a proposito di un passaggio di Tissa Balasuriya in "Parole del
Sud" (Nigrizia, 7-8/00). L'articolo fa riferimento soprattutto ai
comportamenti, da parte dei cristiani, chiaramente contrari all'insegnamento
di Gesu' Cristo durante la storia. Tuttavia c'e' una frase che tocca, mi
sembra, la stessa fede cristiana: "La causa principale di divisione tra le
chiese cristiane e tra islam e cristianesimo non e' forse stata l'
interpretazione della natura, del ruolo e della funzione di Gesu' Cristo
nella salvezza?"

Per quel che riguarda il rapporto fra islam e cristianesimo, e la
riflessione che i cristiani sviluppano sull'islam e i musulmani, due
convinzioni ne sono alla base: il rispetto per i valori religiosi dell'islam
e il rispetto per il dono che Dio ci ha fatto in Gesu' Cristo. Saremmo
cristiani se rinunciamo ad annunciare il mistero di Cristo, in cui solo gli
uomini possono trovare la salvezza e la pienezza della verita'? E' vero che
l'annuncio non puo' che farsi che con rispetto dell'altro, ma le differenze
fra musulmani e cristiani non saranno abrogate dall'abdicazione da parte dei
cristiani dell'essenza della loro fede in Dio.

don Sandro de Pretis
Gibuti
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DIGHE INUTILI

Sono rimasto soddisfatto di leggere sull'editoriale di maggio "Ma liberaci
dalle dighe" che le mie opinioni, a distanza di circa venticinque anni, sono
ancora condivise. L'articolo pone in risalto aspetti quali l'utilita' delle
opere, i costi economici e finanziari ingenti con aumento quindi del debito
dei paesi in via di sviluppo, l'impatto ambientale e idrogeologico.

In qualita' di direttore dei lavori, ho partecipato alla realizzazione di
grandi opere di ingegneria elettromeccanica (centrali idroelettriche) quali
quelle di Kainji Dam (Nigeria), Inga (ex Zaire) e Kossou Bandama (Costa d'
Avorio). In base alla mia esperienza posso affermare che in molti casi sono
stati gli interessi socioeconomici delle multinazionali a prevalere sulla
effettiva necessita' di queste "imponenti opere", trascurando gia' in fase
di progettazione il reale utilizzo dell'energia prodotta (in media solo il
35-40% viene utilizzata), ma soprattutto senza nessun beneficio - se non del
tutto marginale - per la popolazione locale. I costi delle suddette opere
possono valutarsi dell'ordine di 400-500 milioni di dollari, con tempi di
realizzazione compresi negli anni '70-80.

Non penso che la costruzione e gli investimenti per questo genere di opere
possano ripresentarsi in maniera preponderante come in passato, perche'
molti si sono accorti della loro inutilita' e dell'enorme spreco di denaro
(Banca Mondiale, Banca Africana di Sviluppo...), non dimenticando infine che
in Africa molti sono ancora i "focolai di guerra" in essere.

La necessita' di soddisfare i bisogni primari della gente (acqua, cibo,
abitazione, luce, scuola, cure mediche) ha indotto alcune associazioni di
volontariato ad adoperarsi per la costruzione di impianti per la produzione
di energia elettrica sfruttando le risorse idriche locali. La realta'
africana e' profondamente diversa da quella del mondo industrializzato,
pertanto la regola e' quella di realizzare "impianti semplici e con il
massimo dell'affidabilita'" perche' e' estremamente difficile ottenere parti
di ricambio, mentre il personale locale non e' in grado di gestire
apparecchiature sofisticate.

Questo tipo di impianti hanno bassi costi d'investimento, minimo impatto
ambientale, coinvolgono appieno le popolazioni locali nella costruzione e
nell'utilizzo; inoltre, anche se piccoli, sono preziosi perche' si possono
far funzionare: un piccolo ospedale, una modesta officina, pompare acqua,
macinare cereali, conservare viveri di prima necessita', fornire qualche ora
di luce in piu', leggere, studiare, ascoltare radio e tivu'. Al di la' di
tutte le difficolta' di realizzazione, gestione e problemi economici da
affrontare, e' opportuno moltiplicare questo tipo di iniziative, perche'
solo cosi' si possono aiutare le popolazioni africane dimostrando quel senso
di umana solidarieta' che non deve venir mai meno.

Costantino Parlani
Monza (Mi)

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