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NIGRIZIA 10/2000 - PAROLA DI DONNA



PAROLA DI DONNA

NESSUN PADRONE DELLA VERITÀ
di Silvia Regina da Lima

IN TEMPI IN CUI LE CHIESE SI CHIUDONO AL DIALOGO INSISTENDO SULLE PROPRIE
VERITÀ, È PIÙ CHE MAI NECESSARIO FERMARSI PER ASCOLTARE. CHIEDERE A DIO CHE
CI APRA LE ORECCHIE E IL CUORE, CI LIBERI DALL'INTOLLERANZA E DALL'
ARROGANZA, DALLA TENTAZIONE DI ESSERE GLI UNICI PADRONI E PADRONE DELLA
VERITÀ.

Nella presente rubrica stiamo parlando, nel corso di questo anno Duemila, di
dialogo interreligioso. Ci sono altri che lavorano su questo tema,
specialmente in una prospettiva indigena e nera, in America latina. Ecco per
esempio Antonio Otzoy, pastore guatemalteco della Fraternità dei presbiteri
maya. La sua riflessione apre cammini di spiritualità, prendendo come punto
di partenza il pensiero profondo e la cosmovisione dei maya. Questo suo
testo è apparso sul Boletín Rectoral dell'Università biblica
latinoamericana.

"Abbiate forza nello spirito, nel cuore e nel pensiero; parlate con Dio,
dialogate tra di voi. Condividete le vostre conoscenze con la forza del
cuore e della vita che avete. Dite quello che sentite con amore". (Detto di
anziani maya).

Nell'ambiente mondiale pensiamo al dialogo come a un mezzo per negoziare.
Nella cosmovisione dei Popoli Indigeni, invece, aprirsi al dialogo è una
necessità basilare. E ciò che è fondamentale, nel dialogo, è il wineq': l'
essere umano. Non ci può essere nessun dialogo se non si prende sul serio la
vita dell'essere umano e quanto lo circonda.

Il dialogo interreligioso è un tema per molti nuovo e per alcuni
conflittuale. Di sicuro è un rischio affrontare un gigante che dorme nelle
spiritualità periferiche. Ma chi dialoga siamo noi, esseri umani, non le
parole. Le parole sono un veicolo per lo scambio della sapienza umana. Nel
dialogo cerchiamo di rettificare le nostre imperfezioni e di porre in comune
le virtù, i successi e i fallimenti della nostra società. Per questo gli
anziani dicono: Kan jebel ti bana' che ri itzij, kan ti kot'ijan, ri ich'
abel (Cercate di parlare con sapienza perché fioriscano le sue parole, e
produca gioia, fraternità e brilli come l'oro).

L'invito al dialogo ha per obiettivo il rinnovamento della conoscenza e
della prassi. Una conoscenza rinnovata irrobustisce la vita, la comunità, la
famiglia e la persona in questo mondo, e rende possibile la parola sacra che
avvicina l'essere umano al suo Creatore.

Quando sentimenti e pensieri si fondono, il dialogo è una liturgia di vita
che offre l'opportunità di avvicinarsi gli uni gli altri in modo spirituale.
L'invito alla profondità dei pensieri e dei sentimenti serve a purificare i
comportamenti e a fortificare le volontà. Esige lo sforzo di riprendere con
fervore la vita quotidiana.


RIFLESSO DEI VOLTI DI DIO

Mettere in comune la parola è non insistere sulla nostra verità come
assoluta. Fare della parola lo strumento della creazione e ri-creazione è
una domanda divina. Questa parola messa in comune è una liturgia che
permette di rafforzare il senso della vita e trascende le limitazioni
quotidiane, siano esse sociali, economiche, religiose o politiche. Il suo
segno permanente è la volontà di fare vita comune.

L'anelito del dialogo è di essere quotidiano, in modo da superare le nostre
proprie intolleranze e squilibri sociali.

Cessare di mettere in comune la parola sacra pregiudica l'immagine divina
che abbiamo in noi e ci trasformiamo in nemici della nostra stessa natura
umana.

La parola messa in comune è fonte di ispirazione per la vita. Rompe con le
paure e i timori, perché fa germinare una nuova idea che produce un nuovo
ideale di vita. Il dialogo è testimonianza della presenza di Dio tra gli
umani. Esige la responsabilità delle persone, famiglie e comunità che vi
prendono parte, perché arrivi ad essere luce sul cammino dei tribolati.
Kanta a chiel ri ichinaj ri ich'abël, kan saq'il nu ön pa ibey: Il dialogo,
la parola e la responsabilità, fa' che brillino, riflettano e illuminino il
cammino dell'essere umano.

Dialogare in un mondo avverso è possibile, perché è fare una sosta nel
cammino. È tentare il ritorno dell'essere umano all'esigenza divina di stare
in dialogo permanente con il suo Creatore, tramite il dialogare tra famiglie
e popoli. Il dialogo interreligioso è possibile a partire dall'esperienza di
relazione permanente con la/il Creatore-Dio.

Le nostre parole condivise in questo dialogo sono il riflesso dei diversi
volti di Dio.

Ringraziamo Antonio, i popoli maya e tutte le persone e i popoli che ancora
custodiscono il rispetto, il timore e l'amore per le verità della vita.
Amen.

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