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NIGRIZIA LUGLIO/AGOSTO 2000 - Kasubi
Non tutte le strade portano a Roma, 5 / Kasubi
SULLE TOMBE DEI RE BAGANDA
Edward Kanyike e Mario Cisternino
IN UGANDA SI RINNOVA NEL PELLEGRINAGGIO LA NOSTALGIA E L’AFFETTO PER UN
REGNO CHE NON C’E' PIU'.
Kampala, ridente e vivacissima capitale dell'Uganda, si estende
originariamente su sette colline come Roma, anche se poi, come Roma, di
colline ne ha invase molte di piu'. Una di queste colline, Kasubi, ospita le
tombe degli ultimi quattro re (kabaka) del Buganda. "Tombe" perche' il
popolo dei baganda, cosi' come tutti gli altri popoli agricoli dell'Africa
centrale, fa ruotare i suoi interessi e i suoi simboli attorno agli antenati
e le tombe ne sono le reliquie, innanzitutto quelle dei re. Si dice che "il
re non muore", che la sua dimora durante la vita e' una tomba e quando muore
sul serio ha un vero e proprio palazzo dove vive per sempre. Vive, tant’e'
vero che le sue mogli continuano a stargli accanto, rimpiazzate, a loro
volta, da un'altra donna del loro clan.
In realta' a Kasubi c’e' l'ultima reggia di re Mutesa I (al potere dal 1860
al 1884), rimasta proprio quella di allora: una capanna tradizionale, ma
enorme, armoniosa, perfettamente in ordine; un piacevole duomo tondeggiante
al di fuori, austera e misteriosa nella penombra dell'interno. Ti levi le
scarpe, entri e noti, accoglienti ma poco attente a te, quattro donne
anziane, le mogli dei quattro ultimi re defunti: Mutesa I, Mwanga, Cwa e
Mutesa II. Le quattro anziane sono in verita' le nipoti della prima moglie
di ciascuno dei re. Non ti parlano, anche se scambiano convenevoli. Se vuoi
spiegazioni c’e' un cicerone che, come quelli nostrani, manda a memoria ma
non ti spiega sul serio.
Le tombe, in verita', non ci sono al di la' di un'enorme tendaggio
rosso-bruno che apparentemente t'impedisce di vederle; e nessuno sa dove
siano sepolti i corpi. Qui c’e' la mascella di tre re e l'unico corpo intero
e' quello di Mutesa II, morto nel 1969 in esilio e qui traslato nel 1971.
Oltre alle quattro anziane spesso si nota la presenza di Lubuga, cioe' la
co-erede, sorella dell'attuale quarantenne re Mutebi. Letteralmente "Lubuga"
significa "corte", "castello", "piazzaforte": questa giovane signora e'
supervisore del servizio al duomo-tomba, dell'antistante grande cortile
circolare e delle umili ma linde capanne che lo delimitano e dove le quattro
"mogli del re" e altri funzionari passano la notte.
Il re quando si sposta da un luogo all'altro viene accompagnato da questa
sua sorella Lubuga, non da una moglie. Non si sa se re Mutebi abbia avuto
rapporti incestuosi con Lubuga - come fecero i suoi predecessori con la loro
rispettiva sorella - in modo d’essere contemporaneamente figlio e genero
della regina madre. E' un'azione mostruosa, vergognosa, degna di espulsione
dal regno. Ma diventa segno della superiorita' personale del re, fatta di
paura e meraviglia. Egli e' divino ma e' anche un letamaio; puo' uccidere e
puo' salvare. E' un mostro perche' solo una persona trascendente la norma
fino a quel punto puo' controllare le forze cosmiche e mantenere in ordine
la societa'.
Il re e' la vita. Dev'essere ricco, sano e fertile; quindi anche con
centinaia di mogli, non per sessomania ma perche' genitore per eccellenza.
Tutti i baganda sono genitori "in lui", e riflettono in lui la ricchezza, la
gioia di vivere, gli ideali e i valori. Vivere in un regno significa
partecipare alla vita del re: in lui ci si rispecchia, e a lui si concede
cio' di cui si ha bisogno e che e' giusto avere.
PRECARIETA' DEL POTERE
Ad ogni luna nuova arriva in pellegrinaggio col suo seguito "Ssebagabo", "il
Capo-scudieri": gli scudi dei suoi fidi devono difendere il regno. Dorme da
solo in un’apposita capanna e rende omaggio mensile alla luna, grande scudo
simbolico. Come simboliche nel tempio-tomba, ben schierate lungo il drappo
che nasconde la zona delle quattro sepolture, sono le eleganti lance di
svariate forme, dimensioni e colore: simboli maschili, simboli di potere.
Alcune sono a doppia testa, per ricordare che il re e' anche giudice.
Ritorniamo alla luna. In tempi passati era soprattutto importante quella
nuova di capodanno. Al suo apparire il sovrano offriva i sacrifici: 9 capre,
9 buoi, 9 persone eccetera: tutto 9 perche' fino a 9 si contava (la parola
"kumi", dieci, e' presa dalla lingua ki-swahili degli abitanti della lontana
costa atlantica). A Kasubi vengono anche gruppi di musici tradizionali, che
ricordano sui tamburi, sistri e xilofoni le vicende passate e ne inventano
di nuove per raccontarle e ballarle alle feste nazionali, oppure per nuovi
inni della liturgia cristiana, o magari per preparare qualche illustre festa
di matrimonio. Sono cio' che rimane dei famosi paggi di Mutesa I e di
Mwanga, il re deposto dai britannici nel 1897. I paggi di oggi sono i
giovani volontari mandati a turno in pellegrinaggio per pulire il cortile,
rinnovare capanne, sostituire pali. In particolar modo va continuamente
assicurata la staticita' dell'alta ed ampia volta tramite un perfetto
intreccio di 36 cerchi concentrici sui quali si posa la copertura d'erba
lunga e sottile. Ogni cerchio rappresenta un clan tradizionale del popolo
dei baganda.
Kasubi non e' mai affollata di pellegrini. Di folla se ne vede un po’
soltanto nell’anniversario della nomina della principessa principale
(nalinya) da parte dell'attuale re Mutebi. E' il giorno del ricordo festoso,
ma anche un po' sommesso, di questo regno ormai rimasto imbrigliato nelle
maglie piu' grandi e moderne della repubblica ugandese e del suo presidente
Yoweri Museveni che, come i suoi predecessori, ha dovuto alternare bastone e
carota per tenere a bada Mutebi cosi' da costringerlo a un ruolo meramente
da cerimonia, privo di poteri politici o amministrativi. Di conseguenza
questo regno e i suoi re hanno perso di potere.
Pero' la nostalgia e l'emozione forte e fedele e' ancora tutta li',
nell'animo dei circa quattro milioni di sudditi. E anche l'amarezza. Di
certo ogni muganda sente affetto o devozione per il re e non per il
presidente. Ma sarebbe possibile, oggi, accettare un re tanto assoluto e
insensibile ai diritti dei sudditi? Senza dubbio anche questo regno avrebbe
subito cambiamenti, seppur graduali. Cambiamenti introdotti dagli anziani,
come e' gia' successo in passato, soprattutto con l'avvento della tutela
britannica. Bisogna infatti ricordare che il potere dei re era tanto
assoluto quanto assolutamente precario. Non e' mai un individuo o un re a
cambiare la societa', ma un dinamismo di potere. E questo dinamismo
influisce sugli anziani e sui re.
Ma fin quando il re ci sara', restera' importante per i baganda il
pellegrinaggio alle tombe di Kasubi. Fa parte del valore positivo della
cultura e dell'unita' di questo popolo attivo e colto.
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