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NIGRIZIA LUGLIO/AGOSTO 2000 - L' Editoriale
L'Editoriale
LA MALA PARATA
- Che scandalo, eminenza. Che vergogna. Si figuri che non hanno rispetto
neppure per la sacralita' del giubileo.
- Non si preoccupi, monsignore, ci siamo gia' mossi. Abbiamo interessato le
istituzioni civili ai massimi livelli e vedra' che sfilate oscene non se ne
vedranno. Il giubileo non subira' questo sfregio.
- Pero' mi chiedo, eminenza, come sara' saltato in mente di ripristinare
dopo vent’anni il de'file' delle forze armate e proprio nell’anno che chiama
alla ricerca della riconciliazione, della giustizia, della pace?
- Ma qui c’e' un equivoco, monsignore. Non stiamo parlando della stessa
parata. Io mi riferisco a quei senzadio che vogliono sbandierare la loro
diversita'. Mentre lei fa il pacifista. Mi meraviglio di lei…
E' un dialogo - immaginario - tra esponenti della gerarchia cattolica, pochi
giorni prima del 4 giugno, festa della Repubblica e occasione per
ripristinare la parata militare in piazza Venezia a Roma. Un dialogo che
tuttavia da' conto di posizioni diversificate anche nel mondo cattolico sull
’esaltazione dell’Italia-potenza-militare e sull’identificazione
popolo/esercito. Non tutti ci stanno a far coincidere l’esser cittadini e l’
esser cristiani con la retorica delle armi e della "guerra giusta".
Non sara' certo qualche sberleffo della manifestazione gay dell’8 luglio a
minare la credibilita' della chiesa e a mettere a soqquadro il giubileo.
Semmai c’e' da chiedersi che cosa c’entrino i carri armati e i para' con il
Vangelo e con il giubileo: i cristiani devono preoccuparsi di una chiesa che
non ha nulla da dire su questo e che anzi contribuisce, con l’apparato dei
cappellani militari, in quanto integrati nella gerarchia militare, a
giustificare e a perpetuare le logiche della forza. Quelle stesse logiche
sottese ai conflitti africani, quelle stesse logiche che, ad esempio nel
caso del conflitto tra Etiopia ed Eritrea, ci si premura - sia nei convegni
sia dai pulpiti - di bollare come assurde e inconcludenti.
Del resto se la chiesa, nelle sue strutture di potere, si appiattisce e si
adegua ai tempi, non deve far meraviglia se tra i pellegrini del giubileo ce
ne saranno molti che acquisteranno indulgenze con la stessa spensierata
voracita' con cui, a fine maggio, hanno comprato azioni della Finmeccanica,
l’azienda controllata dal ministero del tesoro - gran produttrice ed
esportatrice di armi - che ne ha messe in vendita per quasi diecimila
miliardi di lire e ha prontamente trovato compratori. "L’Italia che cambia l
’Italia siete voi", recitava lo slogan che pubblicizzava il collocamento
azionario. Se si tratti di cambiamento in meglio o in peggio e' un dettaglio
trascurabile che in pochi si preoccupano di verificare.
Vista la mala parata e il clima generale, e' urgente dare un tono di tutt’
altra natura a quest’anno giubilare: si tratta di proclamare il giubileo
degli oppressi. Gli istituti comboniani stanno cercando di farlo con due
importanti iniziative: la campagna d’informazione sulle guerre "Rompi il
silenzio: pace per l’Africa" e il giubileo itinerante per riflettere di
esclusi e di schiavi, di Nord e Sud del mondo, di debito estero, di diritto
alla terra… Un’occasione per prendersi delle precise responsabilita'.
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