Un popolo in trappola



Il manifesto 20-06-08
Un popolo in trappola

Fra rifugiati, veri e propri e sfollati, quasi 70 milioni di persone nel
mondo sono intrappolate nei campi profughi o pronte a tentare la sorte con
fughe disperate. E l'Europa dei diritti umani ne accoglie un misero 10%
Junko Terao Due giorni dopo l'approvazione della direttiva sui rimpatri da
parte del parlamento europeo si celebra oggi la «giornata mondiale del
rifugiato», quest'anno dedicata al tema della «protezione», intesa sia
come difesa del diritto d'asilo che come riparo ed aiuto umanitario.

Quasi uno scherzo del destino, ma soprattutto una buona occasione per
sfatare una volta per tutte un falso mito: quello secondo cui i paesi
ricchi sarebbero assediati dai profughi. Come emerge dall'ultimo rapporto
dell'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni unite (Unhcr),
infatti, la maggior parte - tra l'83 e il 90% - dei rifugiati trova
accoglienza all'interno della regione di origine, «pesando» quindi sui
paesi limitrofi a quelli da cui scappa. È un dato, infatti, che la
stragrande maggioranza degli oltre 3 milioni di rifugiati afghani,
registrati dall'Unhcr - che alla fine del 2007 costituivano il 27% del
totale, rimanendo in cima alla classifica globale - risiede in Pakistan e
in Iran. Ed è un dato che i 2 milioni e 300 mila iracheni costretti ad
abbandonare il loro paese, al secondo posto nella classifica, hanno
trovato rifugio in Siria e Giordania, così che il Medio oriente, insieme
al Nordafrica, è la regione che ospita un quarto dei rifugiati di tutto il
mondo, mentre l'Asia e la regione del Pacifico ne ospitano un terzo.

E l'Europa? Il vecchio continente accoglie solo il 10% della popolazione
mondiale costretta, o perché perseguitata per motivi di razza, religione,
nazionalità o idee politiche, o a causa di conflitti e disastri naturali,
a lasciare il proprio paese e chiedere asilo all'estero. Il dato più
allarmante che emerge dal rapporto dell'Unhcr è un'inversione di tendenza
rispetto agli anni precedenti: mentre dal 2001 al 2005 il numero dei
rifugiati era calato, nel corso degli ultimi due anni si è registrato un
aumento record. Tra rifugiati e sfollati la cifra ha superato a dicembre
2007 i 67 milioni. Di questi, 16 milioni sono i rifugiati e 51 milioni gli
sfollati - ovvero coloro che sono costretti a lasciare le loro case senza
però uscire dai confini nazionali, generalmente a causa di conflitti
armati (26 milioni) o per disastri naturali (25 milioni). Dei 13.7 milioni
di sfollati assistiti dall'Unhcr in 23 paesi, in cima alla classifica ci
sono i colombiani (quasi 3 milioni), seguiti dagli iracheni (2.4 milioni),
dai congolesi della Rdc (1.3 milioni), dagli ugandesi (1.2 milioni) e dai
somali (1 milione).

L'aumento del numero di profughi nel mondo è strettamente legato alla
condizione di «instabilità» in cui si trovano Iraq e Afghanistan - tra i
primi paesi d'asilo dei rifugiati nel 2007, infatti, ci sono il Pakistan,
la Siria, l'Iran e la Giordania. Un dato che l'Alto commissario delle
Nazioni unite per i rifugiati, Antonio Guterres, definisce «preoccupante»,
ricordando che bisogna far fronte ad una serie di sfide globali che
potrebbero determinare l'ulteriore aggravarsi della situazione in futuro.
«Tra queste ci sono molte nuove emergenze dovute a conflitti nei punti
caldi del pianeta, una mancanza di standard democratici in molti paesi, il
drammatico rialzo dei prezzi dei generi alimentari - che ha colpito
maggiormente i più poveri e sta generando instabilità in molte zone - e,
infine, il deteriorarsi dell'ambiente a causa dei cambiamenti climatici,
che, a sua volta, porta ad una maggiore competizione per risorse sempre
più scarse». Il totale dei rifugiati e degli sfollati di cui si prende
cura l'Unhcr, nel 2007 ammontava a oltre 25 milioni, una cifra mai
raggiunta prima e che non comprende, comunque, i 4milioni e 600mila
palestinesi che sono sotto la responsabilità di un'apposita agenzia Onu.

Tra i rifugiati, i gruppi più numerosi dopo gli afgani e gli iracheni sono
i colombiani (552mila), i sudanesi (523mila) ed i somali (457mila). La
crisi irachena ha determinato anche un considerevole aumento - il primo da
quattro anni a questa parte - delle domande individuali di asilo o del
riconoscimento dello status di rifugiato, che nel 2007 sono state quasi
650mila. Rispetto al 2006 una crescita del 5% delle richieste, arrivate
principalmente dall'Iraq (52mila domande inoltrate), dalla Somalia
(46.100), dall'Eritrea (36mila), dalla Colombia (23.200), dalla
Federazione Russa (21.800), dall'Etiopia (21.600) e dallo Zimbabwe
(20.700).

Tra i paesi più gettonati - quelli che l'anno scorso hanno ricevuto il
maggior numero di domande - ci sono gli Usa, il Sudafrica, la Svezia, la
Francia, il Regno unito, il Canada e la Grecia. Il rapporto sottolinea un
altro dato: i tassi di riconoscimento dello status di rifugiato variano
molto da paese a paese. Tra gli iracheni, per esempio, nessuno ha ottenuto
lo status dalla Grecia, mentre la Germania l'ha concesso a 2/3. Nel Regno
unito solo il 15% delle domande è stato accettato, la Svezia invece ha
garantito protezione a quasi tutti quelli che l'avevano chiesta. Un
diritto umano fondamentale che, a 60 anni dalla Dichiarazione universale,
è tutt'altro che scontato.


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«E' ora quindi che parliate tutti voi che amate la libertà, tutti voi che
amate il diritto alla felicità, tutti voi che amate dormire immersi nel
vostro privato sogno, è ora che parliate o maggioranza muta! Prima che
arrivino per voi»

Primo Levi