Diario dal Centrafrica - 8 MARZO 2001




8 MARZO 2001

Anche se so che quando potrete leggere questo messaggio l'8 marzo sarà
forse lontano, voglio dedicare i miei racconti di oggi a storie tutte al
femminile. La prima, purtroppo, è una storia drammatica; nelle altre spero
di divertirvi un po', anche se non è così divertente per le protagoniste.
Sono aspetti diversi, ma complementari, nel quadro delle sfaccettature di
questa cultura e di questa disperazione.

DONNE AL ROGO

Rientrando da Bangui, a circa due ore dall'arrivo a casa, o tornando da
qualche riunione a Bozoum, ci fermiamo sempre a Taley, alla missione
cattolica delle suore italiane, sia per ristorarci che per raccogliere
qualche informazione sulla situazione sanitaria della zona ed a volte anche
su quella scolastica. Due di loro sono infermiere e le altre due sono
insegnanti. Ci raccontano sempre delle storie sconvolgenti. Alcuni
aggiornamenti sul dramma della meningite vengono da loro. Ci parlano
dell'ultima ondata di vaccini arrivati attraverso la Croce rossa, di gente
morta dopo aver fatto il vaccino, perchè era già contaminata dalla
malattia, e la vaccinazione gli ha provocato un bombardamento interno. Ci
parlano di vaccini distribuiti nei posti di salute dei villaggio ed
affidati allo scarso personale, dove restano anche dei giorni prima di
essere utilizzati, conservati senza il frigorifero e poi iniettati lo
stesso. Ci parlano delle credenze della gente, che ripone nel vaccino una
fiducia miracolosa che li deve salvare sempre. Ci parlano della
disperazione popolare che ricerca nelle morti che non si sa spiegare una
ragione a tutti i costi, una causa scatenante, qualuque essa sia, che li
possa condurre ad un punto di riferimento concreto, che sperano di poter
controllare.

L'utima volta, martedi 6 marzo, quando siamo arrivate alla missione, ci
hanno aperto il cancello due bambini sui sette otto anni dal sorriso
smagliante. Quando abbiamo parcheggiato ne sono apparsi altri quattro da
dietro la casa, e tutti felici di porgerci la mano, poi è apparsa una donna
zoppicante che camminava ricurva su un lato, reggendo una deliziosa bambina
di otto mesi. Ci sono venuti tutti incontro con lo sguardo limpido, sereno,
fiducioso che provocava tenerezza e ci porgevano la mano, che abbiamo
stretto volentieri. Non ho saputo resistre dal fare qualche carezza sulle
guance vellutate dei bambini, che ne sono rimasti molto contenti. Insieme
alla loro sorellina erano in sette ed il più grande non poteva avere più di
otto anni. La donna si nascondeva una parte del viso, su cui apparivano
delle deformità che non mi sono soffermata a guardare per non imbarazzarla;
sembrava giovane, forse non aveva ancora trent'anni.

Le suore, mentre ci salutavano, ci hanno detto sottovoce « sono i nostri
profughi !», e quando siamo entrate in casa hanno cominciato la storia,
lasciandoci senza parole.

Avevamo sentito raccontare di persone messe al bando in alcuni villaggi con
l'accusa di aver fatto ammalare qualcuno con delle pratiche strane. Avevamo
sentito parlare di accuse di stregoneria, ma credevamo che si trattasse di
sciocche superstizioni senza conseguenze gravi, fino a che le suore ci
hanno raccontato di come hanno salvato la donna dal rogo. Il dramma della
meningite e il panico sempre crescente fra la popolazione comincia a
produrre brutti scherzi e si mescolano a probabili rancori personali a
vecchie credenze e superstizioni pericolose che portano ad un clima da
inquisizione.

Tempo fa, le suore erano state chiamate con urgenza in una zona periferica
del villaggio in cui vivono e quando sono arrivate hanno trovato una donna
legata ad un palo sopra una fascina di legna accesa che si contorceva
mentre le fiamme cominciavano ad avvolgerla. Dalla loro descrizione ho
pensato a certe immaginette di Giovanna d'Arco. La sera prima era morta una
donna e lei era stata l'ultima persona con cui aveva parlato prima di
ammalarsi. Era stata ritenuta responsabile della malattia. Gli animi si
erano scaldati e i familiari della defunta avevano deciso che era una
strega e con l'appoggio di una parte della popolazione l'avevano condannata
al rogo. Forse si ispiravano a storie mediovali europee raccontate proprio
da qualche missionario di primo periodo.

Qualcuno che non era d'accordo, ma non aveva avuto la forza di impedire
quella follia, non sapendo come intervenire, si era precipitato a chiedere
aiuto alla missione. Il tempo intanto era trascorso. Quando le suore sono
arrivate, per un momento hanno creduto che fosse troppo tardi e non
riuscivano a credere ai loro occhi, poi hanno reagito cercando
immediatamente di allontanare le fiamme dalla donna e chiedendo
perentoriamente che fosse liberata. Dopo momenti di minacce di violenze
anche nei loro confronti sono riuscite ad interporsi coraggiosamente fra la
donna e i suoi accusatori ed una di loro ha fatto il gesto di rimettere in
marcia l'automobile per andare a chiamare polizia e gendarmeria minacciando
di fare arrestare tutti. Dopo varie trattative, sono riuscite a slegare la
donna e portarla lontano, in casa di parenti che abitavano in un altro
villaggio. Aveva delle ustioni gravissime su tutta la parte destra del
corpo ed hanno cominciato a curarla, cosa che appariva come un'impresa
impossibile. Dopo un mese era fuori pericolo ma non puo più camminare con
il busto eretto perchè tutta la parte destra si è come accorciata ed è
costretta a camminare curvandosi tutta su un fianco. Le suore avevano nel
frattempo fatto una campagna di sensibilzzazione fortificando la
convinzione delle persone che al villaggio erano state contrarie a questo
tipo di pratiche in modo che si potessero opporre con maggiore vigore in
caso si fosse presentata una nuova occasione. La donna doveva pur tornare a
casa prima o poi e volevano essere certe che fosse lasciata tranquilla. Era
tornata al villaggio da due giorni quando si è ammalata di meningite una
bambina, figlia di suoi vicini di casa, ed è ricominciata la caccia al
colpevole. I suoi bambini ci avevano giocato insieme fino alla sera
prrecedente . Non si sa chi abbia lanciato l'allarme per primo, ma due
bambini, i più grandi, sono stati prontamente catturati. Portati nella
capanna dove giaceva l'ammalata febbricitante, sono stati legati con le
mani strette, palmo contro palmo, come in posizione di preghiera, e fra una
mano e l'altra è stata sistemata una tavoletta di legno. I bambini,
costretti a restare in piedi tutta la notte con le mani giunte davanti
all'ammalata, visto che non volevano confessare di essere responsabili
della sua malattia, secondo i loro torturatori dovevano riuscire a
guarirla. Quando le suore sono arrivate i bambini erano allo stremo e sono
rinscite a portarli via solo perchè non sono andate sole. Questa volta si
erano organizzate radunando una squadra di venti uomini robusti.

Sono i bambini che ci hanno aperto il cancello quando siamo arrivate, e la
donna che camminava ricurva era la loro madre, e la deformità sul viso,
come la sua stessa andatura erano segno delle bruciature.

Le suore ora vengono minacciate tutti giorni da qualcuno che va a gridare
contro di loro da dietro il cancello. Per ora ospitano tutta la famiglia,
che chiaramente non puo più tornare a casa, e cercheranno di trovare loro
una sistemazione. Riguardando quei bambini dopo aver conosciuto la loro
storia li ho ammirati ancora di più e li ho fotografati mentre gridavano di
gioia per l'eccitazione. Gli occhi della donna, nonostante il dramma che
aveva vissuto, non erano spenti o disperati, ed ho pensato che era una
buona madre se aveva saputo restituire la serenità cosi presto ai suoi
figli. Non vedo l'ora di ripassare da li poter vedere la contentezza dei
bambini quando gli consegnerò le fotografie. Spero tanto che la loro madre
possa trovare presto un posto tranquillo dove vivere in pace.

INTRIGHI MASCHILISTI


Il corso di formazione dei candidati per il posto di animatori nel progetto
DROP è terminato ed abbiamo cominciato le visite ai villaggi. Dal primo
marzo inoltre ho iniziato ufficialmente a svolgere anche il compito di
coordinatrice, oltre che responsabile dell'educazione. Ho quindi dovuto
preparare i quattro contratti per gli animatori, due per l'educazione e due
per la sanità, secondo le norme nazionali. Per quanto riguarda il personale
glà esistente ho dovuto affrontare alcune situazioni poco simpatiche, per
fortuna con l'aiuto di Elisabetta, con la quale oramai sono in perfetta
sintonia. Abbiamo scoperto e chiarito che il difficile periodo iniziale tra
noi era stato causato dalla mancanza di informazione da parte
dell'organizzazione, ma principalmente a causa di intrighi di Leon, che
ultimamente abbiamo colto in fallo e smascherato. Con un lavoro da
certosino, degno anche del migliore attore, cercava di metterci una contro
l'altra. Mal tollerando di avere delle donne come dirigenti del programma,
sperava di liberarsi di noi e ricavarsi uno spazio personale più
importante. Schiavizzava inoltre il personale (segretario e autisti)
facendo loro credere che aveva il potere di farli licenziare. Ho dovuto
fare una riunione urgente proprio il primo marzo, a causa di un episodio
grave di prevaricazione, per ridefinire i compiti e i ruoli di ogniuno
secondo un organigramma già esistente ma più rispettato. Ho restituito
dignità al lavoro del segretario, che veniva da Leon arbitrariamente
sovvracaricato di lavoro. Lo costringeva a fare il suo scribacchino
personale e gli dava da copiare interi libri al computer, impedendogli di
svolgere la sua normale attività. Uno dei due autisti veniva costretto a
fare abitualmente ore straordinarie con i mezzi dell'ufficio solo per
fargli da autista personale, tipo prenderlo e riportarlo a casa a qualunque
ora, compreso per andare a messa la domenica. Tutti ora mi guardano con
gratitudine, meno naturalmente Leon, che non ha preso molto bene la cosa,
anche perchè il suo ruolo ridimensionato gli limita il campo d'azione ed ha
ridotto il suo potere. Vorrei raccontarvi su di lui qualcosa di divertente,
se riuscite a non perdere il filo.


PATERNITA', MATRIMONI E SEPARAZIONI

 Leon

Di corporatura minuta, magrolino, dalle belle maniere, ha studiato nelle
scuole di missionari a Bangui, e prima di essere contrattato da COOPI
lavorava per la Caritas. E' cattolico.

E' abbastanza intelligente e nel suo lavoro è bravo, anche se ripetitivo,
poco elastico ed ostile ai cambiamenti imprevisti. Quando parla con
qualcuno cerca di essere affascinante sfoderando un sorriso fino
all'attacatura delle orecchie. Si vanta di lavorare « con bianchi » da
dieci anni, fatto che gli permette di sentirsi superiore ai suoi
connazionali, che pure considera con sufficiente benevolenza. Si sente come
di appartenere alla cultura occidentale credendo che questo sia un merito,
salvo quando gli conviene attaccarsi alla tradizione africana, come nel
caso delle considerazioni sul valore delle donne, che ho già raccontato.

Nello stesso periodo in cui inghiottiva bocconi amari sul lavoro e, per sua
stessa ammissione, si sentiva frustrato perchè non sopportava che delle
donne gli fossero superiori gerarchicamente, Leon soffriva di ben altre
frustrazioni, ed Elisabetta ed io abbiamo scoperto di non essere le uniche
donne a provocargli l'insonnia.

In famiglia veniva chiamato, proprio negli stessi giorni ad una resa dei
conti, e sono curiosa di sapere come riuscirà a districarsi.

Quando sono arrivata, all'inizio dell'anno, si presentava come un povero
marito abbandonato. Raccontava che, pochi mesi prima, la moglie, madre
snaturata, era uscita di casa con la scusa di andare a vendere il miele e
non era più tornata, abbandonandolo con le tre figlie. Sono poi venuta a
sapere che la moglie aveva le sue ragioni e se ne era andata perchè non
sopportava più le malefatte del marito. Era stata costretta a lasciare le
figlie con lui, non avendo il diritto di portarle con sé, dato che, come ho
già spiegato, le figlie appartengono al padre, al quale garantiscono una
buona rendita in caso di nozze. Elisabetta inoltre mi ha detto che a
Buzoum, dov'era la sede del progetto fino a dicembre, ha un altra donna, da
cui aspetta un bambino. Ci eravamo commosse, credendo alle sue storie,
quando ci ha parlato della difficoltà di allevare le figlie da solo, e lo
abbiamo aiutato quando diceva di voler cercare la figlia maggiore che se ne
era andata senza motivo. Abbiamo poi scoperto che la ragazza, già
diciottenne e con un figlio, veniva maltrattata da lui, ed era andata a
Bangui a raggiungere la madre. Inoltre lui in quel periodo non si faceva
scrupolo a portare a casa, davanti alle figlie, delle donne per soddisfare
i suoi bisogni di maschio, fra cui una segretaria di un ufficio accanto al
nostro. Nel frattempo, inoltre, in uno dei tanti viaggi a Bocaranga per
seguire il lavoro di Elvira, si era fidanzato con la bibliotecaria dei
Padri Cappuccini polacchi. Circa un mese fa è andato a prenderla per
portarla a casa sua come moglie, dichiarando che ormai la prima moglie era
andata via già da sei mesi e lui aveva il diritto di rimpiazzarla. La
bibliotecaria, una bella donna già in età per una donna africana, che aveva
finora aspettato il principe azzurro, un po' affascinata dalla sue belle
maniere, e forse anche per non restare zitella, ha acconsentito a
licenziarsi e venire a vivere a Paoua nella sua casa per occuparsi delle
figlie e fargli da moglie, con la promessa del matrimonio religioso. Pare
che non si fosse mai sposato ufficialmente con la prima moglie.

Orthense gli crede, e decide di accettare la sua proposta. Anche in casi
del genere, che sono previsti dalla tradizione locale, ci sono però dei
rituali da seguire. La donna, quando l'uomo la chiede al padre, non può
partire insieme al futuro sposo, che la deve precedere di qualche giorno,
seguendolo poi accompagnata dalla madre e una sorella. Non sappiamo quanto
Leon abbia pagato per Orthense, che mi è sembrata una brava donna. Ma al
momento di partire ha voluto, con disapprovazione di tutti, forzare le cose
portando la donna con sé, e provocando il suo disonore presso la famiglia
ed il villaggio. Elvira, che era presente alla scena della partenza, ci ha
raccontato che Leon ha fatto il diavolo a quattro dicendo che in nessun
caso sarebbe partito senza la donna. Si potrebbe pensare che fosse talmente
innamorato da non poter sopportare di passare ancora una notte senza di
lei, ma le giustificazioni che dava a tutti insistentemente e
categoricamente erano queste: « Lei parte assolutamente con me, il corso di
formazione è già cominciato ed io sono stanco di mangiare male perchè le
mie figlie non cucinano bene, lei deve venire urgentemente perchè io ho
bisogno di una buona alimentazione e di vestiti puliti tutti i giorni ». La
donna naturalmente è partita con lui, che non ci ha fatto una bella figura
con nessuno, ma è comunque giustificato in quanto uomo. Lei insieme ad un
ottimo lavoro e all'indipendenza economica, per lui ha rinunciato anche
all'onore, gratificata dal fatto di essergli indispensabile per riempire la
sua vita.

La famosa segretaria di Paoua,che ho prima citato, quando ha saputo che era
venuta una nuova moglie da Bocaranga, voleva fare uno scandalo perchè pare
che Leon avesse promesso qualcosa anche a lei. La donna di Bozoum, intanto,
è al sesto mese di gravidanza. Come se non bastasse, un'altra donna, dalla
corporatura minuta e molto graziosa, che lavora alla Croce rossa è convinta
di essere sua moglie. Ha con lui una figlia di tre anni. Quando andiamo a
Bangui, se Leon è con noi, si fa lasciare a casa sua; e nelle altre
occasioni lei gli manda in continuazione, con le nostre auto, cose da
mangiare e pacchi di tutti i tipi, forse immaginandolo solo e senza cure
femminili. La novità, in tutto questo groviglio, è che la moglie legittima,
saputo dalle figlie, che le hanno scitto, che lui aveva portato in casa un
altra moglie, si è ripresentata all'improvviso, rivendicando il suo diritto
alla casa ed ai beni comuni, e cercando di scacciare Orthense. Tutto questo
è successo proprio nei giorni in cui anche in ufficio lo abbiamo richiamato
all'ordine. Ricapitolando, al momento, vive nella stessa casa una prima
moglie che vuole riprendere il suo posto, alleata con le tre figlie, e che
vuole scacciare la moglie di Bocaranga; mentre un'altra donna sta per
dargli un figlio a Bozoum ed un'altra ancora lo aspetta a Bangui con una
figlia di tre anni. Per il momento, Leon ha insistito perchè Orthense
restasse e le ha consigliato di accettare tutto senza reagire, persino di
essere insultata. Lei per ora ha accettatto: del resto quale alternativa le
resta per il modo disonorevole in cui è uscita dalla casa di famiglia ? Ora
non può semplicemente ripresentarsi alla porta come se niente fosse.

Pare che la prima moglie, che la ha avvertita che tenterà di tutto per
farla uscire dalla sua casa, con la complicità delle figlie, le abbia
sottratto un paio di mutandine, da utilizzare evidentemente per qualche
stregoneria. Questo fatto, per le credenze locali, è gravissimo e può
portare solo a conseguenze funeste.

Leon ha pensato bene di accettare di partire a fine aprile per un corso di
quattro settimane a Lione, in Francia, spesato da COOPI, lasciando tutte le
donne a sbrigarsela da sole. Tenta di fare ancora la vittima giustificando
il suo comportamento con la ricerca del figlio maschio, che per ora nessuna
ha saputo dargli. Cosa farà, se la donna di Bozoum partorirà un maschio?
Avrebbe poi tutto il tempo di mettere incinta qualcuna anche in Francia.

Ho pensato all'8 marzo ed alle mimose che circoleranno oggi da voi ed alle
povere donne innamorate sparse per il mondo in balia di uomini che non le
meritano.