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Diario dal Centrafrica - 8 MARZO 2001
- Subject: Diario dal Centrafrica - 8 MARZO 2001
- From: Enrico Marcandalli <ramalkandy at iol.it>
- Date: Sat, 07 Apr 2001 14:12:24 +0200
8 MARZO 2001 Anche se so che quando potrete leggere questo messaggio l'8 marzo sarà forse lontano, voglio dedicare i miei racconti di oggi a storie tutte al femminile. La prima, purtroppo, è una storia drammatica; nelle altre spero di divertirvi un po', anche se non è così divertente per le protagoniste. Sono aspetti diversi, ma complementari, nel quadro delle sfaccettature di questa cultura e di questa disperazione. DONNE AL ROGO Rientrando da Bangui, a circa due ore dall'arrivo a casa, o tornando da qualche riunione a Bozoum, ci fermiamo sempre a Taley, alla missione cattolica delle suore italiane, sia per ristorarci che per raccogliere qualche informazione sulla situazione sanitaria della zona ed a volte anche su quella scolastica. Due di loro sono infermiere e le altre due sono insegnanti. Ci raccontano sempre delle storie sconvolgenti. Alcuni aggiornamenti sul dramma della meningite vengono da loro. Ci parlano dell'ultima ondata di vaccini arrivati attraverso la Croce rossa, di gente morta dopo aver fatto il vaccino, perchè era già contaminata dalla malattia, e la vaccinazione gli ha provocato un bombardamento interno. Ci parlano di vaccini distribuiti nei posti di salute dei villaggio ed affidati allo scarso personale, dove restano anche dei giorni prima di essere utilizzati, conservati senza il frigorifero e poi iniettati lo stesso. Ci parlano delle credenze della gente, che ripone nel vaccino una fiducia miracolosa che li deve salvare sempre. Ci parlano della disperazione popolare che ricerca nelle morti che non si sa spiegare una ragione a tutti i costi, una causa scatenante, qualuque essa sia, che li possa condurre ad un punto di riferimento concreto, che sperano di poter controllare. L'utima volta, martedi 6 marzo, quando siamo arrivate alla missione, ci hanno aperto il cancello due bambini sui sette otto anni dal sorriso smagliante. Quando abbiamo parcheggiato ne sono apparsi altri quattro da dietro la casa, e tutti felici di porgerci la mano, poi è apparsa una donna zoppicante che camminava ricurva su un lato, reggendo una deliziosa bambina di otto mesi. Ci sono venuti tutti incontro con lo sguardo limpido, sereno, fiducioso che provocava tenerezza e ci porgevano la mano, che abbiamo stretto volentieri. Non ho saputo resistre dal fare qualche carezza sulle guance vellutate dei bambini, che ne sono rimasti molto contenti. Insieme alla loro sorellina erano in sette ed il più grande non poteva avere più di otto anni. La donna si nascondeva una parte del viso, su cui apparivano delle deformità che non mi sono soffermata a guardare per non imbarazzarla; sembrava giovane, forse non aveva ancora trent'anni. Le suore, mentre ci salutavano, ci hanno detto sottovoce « sono i nostri profughi !», e quando siamo entrate in casa hanno cominciato la storia, lasciandoci senza parole. Avevamo sentito raccontare di persone messe al bando in alcuni villaggi con l'accusa di aver fatto ammalare qualcuno con delle pratiche strane. Avevamo sentito parlare di accuse di stregoneria, ma credevamo che si trattasse di sciocche superstizioni senza conseguenze gravi, fino a che le suore ci hanno raccontato di come hanno salvato la donna dal rogo. Il dramma della meningite e il panico sempre crescente fra la popolazione comincia a produrre brutti scherzi e si mescolano a probabili rancori personali a vecchie credenze e superstizioni pericolose che portano ad un clima da inquisizione. Tempo fa, le suore erano state chiamate con urgenza in una zona periferica del villaggio in cui vivono e quando sono arrivate hanno trovato una donna legata ad un palo sopra una fascina di legna accesa che si contorceva mentre le fiamme cominciavano ad avvolgerla. Dalla loro descrizione ho pensato a certe immaginette di Giovanna d'Arco. La sera prima era morta una donna e lei era stata l'ultima persona con cui aveva parlato prima di ammalarsi. Era stata ritenuta responsabile della malattia. Gli animi si erano scaldati e i familiari della defunta avevano deciso che era una strega e con l'appoggio di una parte della popolazione l'avevano condannata al rogo. Forse si ispiravano a storie mediovali europee raccontate proprio da qualche missionario di primo periodo. Qualcuno che non era d'accordo, ma non aveva avuto la forza di impedire quella follia, non sapendo come intervenire, si era precipitato a chiedere aiuto alla missione. Il tempo intanto era trascorso. Quando le suore sono arrivate, per un momento hanno creduto che fosse troppo tardi e non riuscivano a credere ai loro occhi, poi hanno reagito cercando immediatamente di allontanare le fiamme dalla donna e chiedendo perentoriamente che fosse liberata. Dopo momenti di minacce di violenze anche nei loro confronti sono riuscite ad interporsi coraggiosamente fra la donna e i suoi accusatori ed una di loro ha fatto il gesto di rimettere in marcia l'automobile per andare a chiamare polizia e gendarmeria minacciando di fare arrestare tutti. Dopo varie trattative, sono riuscite a slegare la donna e portarla lontano, in casa di parenti che abitavano in un altro villaggio. Aveva delle ustioni gravissime su tutta la parte destra del corpo ed hanno cominciato a curarla, cosa che appariva come un'impresa impossibile. Dopo un mese era fuori pericolo ma non puo più camminare con il busto eretto perchè tutta la parte destra si è come accorciata ed è costretta a camminare curvandosi tutta su un fianco. Le suore avevano nel frattempo fatto una campagna di sensibilzzazione fortificando la convinzione delle persone che al villaggio erano state contrarie a questo tipo di pratiche in modo che si potessero opporre con maggiore vigore in caso si fosse presentata una nuova occasione. La donna doveva pur tornare a casa prima o poi e volevano essere certe che fosse lasciata tranquilla. Era tornata al villaggio da due giorni quando si è ammalata di meningite una bambina, figlia di suoi vicini di casa, ed è ricominciata la caccia al colpevole. I suoi bambini ci avevano giocato insieme fino alla sera prrecedente . Non si sa chi abbia lanciato l'allarme per primo, ma due bambini, i più grandi, sono stati prontamente catturati. Portati nella capanna dove giaceva l'ammalata febbricitante, sono stati legati con le mani strette, palmo contro palmo, come in posizione di preghiera, e fra una mano e l'altra è stata sistemata una tavoletta di legno. I bambini, costretti a restare in piedi tutta la notte con le mani giunte davanti all'ammalata, visto che non volevano confessare di essere responsabili della sua malattia, secondo i loro torturatori dovevano riuscire a guarirla. Quando le suore sono arrivate i bambini erano allo stremo e sono rinscite a portarli via solo perchè non sono andate sole. Questa volta si erano organizzate radunando una squadra di venti uomini robusti. Sono i bambini che ci hanno aperto il cancello quando siamo arrivate, e la donna che camminava ricurva era la loro madre, e la deformità sul viso, come la sua stessa andatura erano segno delle bruciature. Le suore ora vengono minacciate tutti giorni da qualcuno che va a gridare contro di loro da dietro il cancello. Per ora ospitano tutta la famiglia, che chiaramente non puo più tornare a casa, e cercheranno di trovare loro una sistemazione. Riguardando quei bambini dopo aver conosciuto la loro storia li ho ammirati ancora di più e li ho fotografati mentre gridavano di gioia per l'eccitazione. Gli occhi della donna, nonostante il dramma che aveva vissuto, non erano spenti o disperati, ed ho pensato che era una buona madre se aveva saputo restituire la serenità cosi presto ai suoi figli. Non vedo l'ora di ripassare da li poter vedere la contentezza dei bambini quando gli consegnerò le fotografie. Spero tanto che la loro madre possa trovare presto un posto tranquillo dove vivere in pace. INTRIGHI MASCHILISTI Il corso di formazione dei candidati per il posto di animatori nel progetto DROP è terminato ed abbiamo cominciato le visite ai villaggi. Dal primo marzo inoltre ho iniziato ufficialmente a svolgere anche il compito di coordinatrice, oltre che responsabile dell'educazione. Ho quindi dovuto preparare i quattro contratti per gli animatori, due per l'educazione e due per la sanità, secondo le norme nazionali. Per quanto riguarda il personale glà esistente ho dovuto affrontare alcune situazioni poco simpatiche, per fortuna con l'aiuto di Elisabetta, con la quale oramai sono in perfetta sintonia. Abbiamo scoperto e chiarito che il difficile periodo iniziale tra noi era stato causato dalla mancanza di informazione da parte dell'organizzazione, ma principalmente a causa di intrighi di Leon, che ultimamente abbiamo colto in fallo e smascherato. Con un lavoro da certosino, degno anche del migliore attore, cercava di metterci una contro l'altra. Mal tollerando di avere delle donne come dirigenti del programma, sperava di liberarsi di noi e ricavarsi uno spazio personale più importante. Schiavizzava inoltre il personale (segretario e autisti) facendo loro credere che aveva il potere di farli licenziare. Ho dovuto fare una riunione urgente proprio il primo marzo, a causa di un episodio grave di prevaricazione, per ridefinire i compiti e i ruoli di ogniuno secondo un organigramma già esistente ma più rispettato. Ho restituito dignità al lavoro del segretario, che veniva da Leon arbitrariamente sovvracaricato di lavoro. Lo costringeva a fare il suo scribacchino personale e gli dava da copiare interi libri al computer, impedendogli di svolgere la sua normale attività. Uno dei due autisti veniva costretto a fare abitualmente ore straordinarie con i mezzi dell'ufficio solo per fargli da autista personale, tipo prenderlo e riportarlo a casa a qualunque ora, compreso per andare a messa la domenica. Tutti ora mi guardano con gratitudine, meno naturalmente Leon, che non ha preso molto bene la cosa, anche perchè il suo ruolo ridimensionato gli limita il campo d'azione ed ha ridotto il suo potere. Vorrei raccontarvi su di lui qualcosa di divertente, se riuscite a non perdere il filo. PATERNITA', MATRIMONI E SEPARAZIONI Leon Di corporatura minuta, magrolino, dalle belle maniere, ha studiato nelle scuole di missionari a Bangui, e prima di essere contrattato da COOPI lavorava per la Caritas. E' cattolico. E' abbastanza intelligente e nel suo lavoro è bravo, anche se ripetitivo, poco elastico ed ostile ai cambiamenti imprevisti. Quando parla con qualcuno cerca di essere affascinante sfoderando un sorriso fino all'attacatura delle orecchie. Si vanta di lavorare « con bianchi » da dieci anni, fatto che gli permette di sentirsi superiore ai suoi connazionali, che pure considera con sufficiente benevolenza. Si sente come di appartenere alla cultura occidentale credendo che questo sia un merito, salvo quando gli conviene attaccarsi alla tradizione africana, come nel caso delle considerazioni sul valore delle donne, che ho già raccontato. Nello stesso periodo in cui inghiottiva bocconi amari sul lavoro e, per sua stessa ammissione, si sentiva frustrato perchè non sopportava che delle donne gli fossero superiori gerarchicamente, Leon soffriva di ben altre frustrazioni, ed Elisabetta ed io abbiamo scoperto di non essere le uniche donne a provocargli l'insonnia. In famiglia veniva chiamato, proprio negli stessi giorni ad una resa dei conti, e sono curiosa di sapere come riuscirà a districarsi. Quando sono arrivata, all'inizio dell'anno, si presentava come un povero marito abbandonato. Raccontava che, pochi mesi prima, la moglie, madre snaturata, era uscita di casa con la scusa di andare a vendere il miele e non era più tornata, abbandonandolo con le tre figlie. Sono poi venuta a sapere che la moglie aveva le sue ragioni e se ne era andata perchè non sopportava più le malefatte del marito. Era stata costretta a lasciare le figlie con lui, non avendo il diritto di portarle con sé, dato che, come ho già spiegato, le figlie appartengono al padre, al quale garantiscono una buona rendita in caso di nozze. Elisabetta inoltre mi ha detto che a Buzoum, dov'era la sede del progetto fino a dicembre, ha un altra donna, da cui aspetta un bambino. Ci eravamo commosse, credendo alle sue storie, quando ci ha parlato della difficoltà di allevare le figlie da solo, e lo abbiamo aiutato quando diceva di voler cercare la figlia maggiore che se ne era andata senza motivo. Abbiamo poi scoperto che la ragazza, già diciottenne e con un figlio, veniva maltrattata da lui, ed era andata a Bangui a raggiungere la madre. Inoltre lui in quel periodo non si faceva scrupolo a portare a casa, davanti alle figlie, delle donne per soddisfare i suoi bisogni di maschio, fra cui una segretaria di un ufficio accanto al nostro. Nel frattempo, inoltre, in uno dei tanti viaggi a Bocaranga per seguire il lavoro di Elvira, si era fidanzato con la bibliotecaria dei Padri Cappuccini polacchi. Circa un mese fa è andato a prenderla per portarla a casa sua come moglie, dichiarando che ormai la prima moglie era andata via già da sei mesi e lui aveva il diritto di rimpiazzarla. La bibliotecaria, una bella donna già in età per una donna africana, che aveva finora aspettato il principe azzurro, un po' affascinata dalla sue belle maniere, e forse anche per non restare zitella, ha acconsentito a licenziarsi e venire a vivere a Paoua nella sua casa per occuparsi delle figlie e fargli da moglie, con la promessa del matrimonio religioso. Pare che non si fosse mai sposato ufficialmente con la prima moglie. Orthense gli crede, e decide di accettare la sua proposta. Anche in casi del genere, che sono previsti dalla tradizione locale, ci sono però dei rituali da seguire. La donna, quando l'uomo la chiede al padre, non può partire insieme al futuro sposo, che la deve precedere di qualche giorno, seguendolo poi accompagnata dalla madre e una sorella. Non sappiamo quanto Leon abbia pagato per Orthense, che mi è sembrata una brava donna. Ma al momento di partire ha voluto, con disapprovazione di tutti, forzare le cose portando la donna con sé, e provocando il suo disonore presso la famiglia ed il villaggio. Elvira, che era presente alla scena della partenza, ci ha raccontato che Leon ha fatto il diavolo a quattro dicendo che in nessun caso sarebbe partito senza la donna. Si potrebbe pensare che fosse talmente innamorato da non poter sopportare di passare ancora una notte senza di lei, ma le giustificazioni che dava a tutti insistentemente e categoricamente erano queste: « Lei parte assolutamente con me, il corso di formazione è già cominciato ed io sono stanco di mangiare male perchè le mie figlie non cucinano bene, lei deve venire urgentemente perchè io ho bisogno di una buona alimentazione e di vestiti puliti tutti i giorni ». La donna naturalmente è partita con lui, che non ci ha fatto una bella figura con nessuno, ma è comunque giustificato in quanto uomo. Lei insieme ad un ottimo lavoro e all'indipendenza economica, per lui ha rinunciato anche all'onore, gratificata dal fatto di essergli indispensabile per riempire la sua vita. La famosa segretaria di Paoua,che ho prima citato, quando ha saputo che era venuta una nuova moglie da Bocaranga, voleva fare uno scandalo perchè pare che Leon avesse promesso qualcosa anche a lei. La donna di Bozoum, intanto, è al sesto mese di gravidanza. Come se non bastasse, un'altra donna, dalla corporatura minuta e molto graziosa, che lavora alla Croce rossa è convinta di essere sua moglie. Ha con lui una figlia di tre anni. Quando andiamo a Bangui, se Leon è con noi, si fa lasciare a casa sua; e nelle altre occasioni lei gli manda in continuazione, con le nostre auto, cose da mangiare e pacchi di tutti i tipi, forse immaginandolo solo e senza cure femminili. La novità, in tutto questo groviglio, è che la moglie legittima, saputo dalle figlie, che le hanno scitto, che lui aveva portato in casa un altra moglie, si è ripresentata all'improvviso, rivendicando il suo diritto alla casa ed ai beni comuni, e cercando di scacciare Orthense. Tutto questo è successo proprio nei giorni in cui anche in ufficio lo abbiamo richiamato all'ordine. Ricapitolando, al momento, vive nella stessa casa una prima moglie che vuole riprendere il suo posto, alleata con le tre figlie, e che vuole scacciare la moglie di Bocaranga; mentre un'altra donna sta per dargli un figlio a Bozoum ed un'altra ancora lo aspetta a Bangui con una figlia di tre anni. Per il momento, Leon ha insistito perchè Orthense restasse e le ha consigliato di accettare tutto senza reagire, persino di essere insultata. Lei per ora ha accettatto: del resto quale alternativa le resta per il modo disonorevole in cui è uscita dalla casa di famiglia ? Ora non può semplicemente ripresentarsi alla porta come se niente fosse. Pare che la prima moglie, che la ha avvertita che tenterà di tutto per farla uscire dalla sua casa, con la complicità delle figlie, le abbia sottratto un paio di mutandine, da utilizzare evidentemente per qualche stregoneria. Questo fatto, per le credenze locali, è gravissimo e può portare solo a conseguenze funeste. Leon ha pensato bene di accettare di partire a fine aprile per un corso di quattro settimane a Lione, in Francia, spesato da COOPI, lasciando tutte le donne a sbrigarsela da sole. Tenta di fare ancora la vittima giustificando il suo comportamento con la ricerca del figlio maschio, che per ora nessuna ha saputo dargli. Cosa farà, se la donna di Bozoum partorirà un maschio? Avrebbe poi tutto il tempo di mettere incinta qualcuna anche in Francia. Ho pensato all'8 marzo ed alle mimose che circoleranno oggi da voi ed alle povere donne innamorate sparse per il mondo in balia di uomini che non le meritano.
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