Violazione sistematica dei diritti umani in Etiopia Orientale



Egregio Signore/ Gentile Signora,

Vi scrivo per portare alla vostra cortese attensione una storia
terribile di arresti arbitrari, torture, morte crudele e di ogni tipo di
sofferenza inflitto agli abitanti dell'Ogaden, una regione dell'Etiopia
orientale abitata da popolazione di etnia somala, da secoli oppressi e
perseguitati nella loro stessa terra. Questi giorni i telegiornali ci
riportano le immagine dramatiche di bambini ed anziani morenti in quella
stessa regione a causa di una carestia dovuta dalla siccità. Purtroppo,
gli abitanti dell'Ogaden (e non solo loro) non soffrono solo di
carestia. I disastri e le tragedie più grandi che quelle popolazioni
hanno conosciuto sono proprio inflitti a loro dall'uomo (se si possa
definire uomini i soldati etiopi).
A proposito dei soldati etiopi, l'Etiopia, seconda la BBC (servizio di
focus in africa della data di ieri 12/4/2000) ha spesso più di 1200
miliardi di lire (600 milioni di dollari) solo nell'anno scorso per
comperare armi dall'estero. Armi che vengono spesso usate contro i
propri cittadini e contro i paesi vicini.
Inoltre, i giovani etiopi vengno mandati con forza in guerra contro
l'Eriteria mentre gli anziani genitori e bambini vengono, spesso privati
della forza dei propri figli, sono stremati dalle catastrofiche
conseguenze della siccità senza la possibilità alcuna di reagire.

Vi mando qui allegato (attachment) una denuncia di centinaia di persone
pressi dai soldati etiopi e mai tornate e che sono scomparsi per sempre.

La storia di arresti arbitrari, torture disumane e morte violenta
raccontato ad una settimanale somalo nel mese di febraio scorso da
un'uomo riuscito ad uscire vivo dalle fogne di detenzione preventiva di
massa dei militari etiopi in Ogaden.

Quella gente senza voce nè possibilità di salvarsi da questa tragedia
chiede aiuto a tutti noi. Siete pregati, perciò, di fare il possibile
perché almeno si possa conoscere questi mali. Per Favore aiutateci a far
conoscere questi crimini contro l'umanità all'opinione pubblica mondiale
e quello italiano in particolare.

Vi chiedo un'ultima cosa: Per favore datemi consigli, emailists,
indrizzi e quanto altro che pensate che possano aiutarci a enunciare
questi orrri senza fine.

Allego anche l'articolo originale del giornale che ha riportato la
triste storia (in lingua somala).
Aspettando un vostro riscontro favorevole Vi ringrazio  per la vostra
attensione e per quanto vorrete fare .

Cordiali saluti.

Bashir M. Hussein
Università degli studi di Ancona
Ancona.

P.S: L'articolo poterebbe essere letto anche su internet a questi siti:
http://www.somalitalk.com (qui è pubblicata anche la versione italiana
per altro aggiornato dopo ulteriori interviste al protagonista);
http://www.somalinet.com oppure anche al sito
http://www.angelfire.com/ms/sej




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LA TRADUZIONE IN ITALIANO DI UN'ARTICOLO DI UN GIORNALE SOMALO CHE RIPORTA
LA TESTIMONIENZA DI UNO DEI SOPRAVVISUTI DEI CENTRI PERMANENTI DI TORTURA
IN ETIOPIA ORIENTALE1


DETENUTI SOMALI IN ETIOPIA
E LA VIOLAZIONE SISTEMATICA DEI DIRITTI UMANI
NEI CEINTRI DI DETENZIONE


Nella sua edizione del 14/02/2000, il settimanale somalo SAHAN riporta
l'intervista fatta ad un ex detenuto Ahmed Hassan Mohamud che è riuscito a
tornare in Somalia dopo 17 mesi di torture disumane in uno dei campi di
detenzione in Etiopia e dove ora si trovano ancora centinaia di altri
somali sospettati dai militari etiopi di essere ribelli.
Molti sono già morti e gli altri non sono né vivi né morti.

La settimana scorsa (scrive il settimanale somalo SAHAN del 14/2/2000) è
giunto alla nostra redazione un uomo dall'aspetto molto indebolito ed
apparentemente sofferente. L'uomo era stato già ricoverato alcuni giorni
prima presso l'ospedale di Bossaso, capo luogo della regione di Bari  della
Somalia che coincide con il punto estremo del corno dell'Africa) dove gli
era stato asportato l'unico testicolo che gli era rimasto dopo che aveva
perso l'altro testicolo a causa di torture subite durante un periodo di 17
mesi di detenzione trascorso in un "carcere" militare etiopico.
L'uomo di nazionalità somala è stato arrestato insieme a molti altri somali
nel 1998. Ahmed Hassan Mohamud, questo è il suo nome, ha raccontato a Sahan
di essere stato fermato dai soldati etiopi mentre commerciava nella città
di Dhagahbur in Ogaden, una regione nell'Ethiopia Sud-Orientale abitata da
popolazione di etnia somala ed un tempo conteso dai governi di Mogadiscio
ed Addisebeba, una partita di datteri ed alcuni sacchi di zucchero che
aveva a sua volta acquistato dalla città porto di Bossaso. Mentre i
militari etiopi eseguivano l'arresto di Ahmed gli veniva contestato di
appartenere ad un gruppo di attivisti islamici chiamato Itihad, un
movimento somalo che combatte contro Etiopia in quella stessa regione per
l'indipendenza della stessa. Nei primi giorni dopo l'arresto Ahmed ed i
suoi compagni hanno trascorso un periodo di detenzione preventiva in una
località chiamata Qabri-Bayah. Successivamente sono stati di nuovo
prelevati e portati verso Harar prima, e poi verso Dire-Dowa. Durante il
tragitto tra queste due città, presso la località di Haramaya i prigionieri
sono stati tutti bendati. Da quel momento sono cominciati per loro le
torture ed i pestaggi più bruttali  e disumane che si possa immaginare.
Arrivati alla destinazione finale, Ahmed ed i suoi compagni sono stati
suddivisi in mini gruppi di 7 persone ciascuno. Ogni gruppo è stato
condotto in una piccola ed strettissima caverna sotterranea con mura e
strutture di chiusura fatti di cemento armato senza finestre né per la luce
né per l'aria. Ad intervalli ravvicinati i prigionieri venivano prelevati,
bendati e pestati fino allo svenimento. Le torture, dice ancora Ahmed,
erano le più crudeli e violenti che un'uomo e dopo una decina di minuti
quasi sempre si perdeva i sensi. Ci si chiedeva di confessare la nostra
presunta appartenenza al gruppo ribelle di Itihad. Nel posto dove eravamo
detenuti non c'erano gabinetti perciò i rifiuti ed escrementi rimanevano
nella cella dei detenuti con tutte le conseguenze che possono derivare per
l'igiene e  per la salute della persona umana. Per farci confessare ci
venivano applicate apparecchiature elettriche agli organi genitali con la
schiena appoggiata ad una griglia incandescente.. A volte ci portavano in
una struttura militare a Dire-Dowa che chiamavano "il tribunale". In essa,
oltre i prigionieri c'erano soltanto militari etiopi ed un interprete.
Anche qui come nel centro di detenzione le torture ed i pestaggi si
susseguivano finché, di nuovo, tutti i prigionieri non svenivano. Il gruppo
di detenuti somali a cui appartenevo, senza un'accusa fondata erano circa
170 di cui gli ultimi 41 catturati ben oltre il confine dell'Etiopia con la
Somalia, nella regione somala di Dolo (Dall'1990 non esiste lo stato somalo
e le truppe etiope hanno più volte occupato molte regioni della Somalia
meridionale, ndr.). Molti dei detenuti sono pastori nomadi pressi dai
militari etiopi mentre facevano pascolare il gregge.
Tuttavia, in seguito alle torture psicofisiche che subivano molti di questi
detenuti hanno intenzionalmente confessato di essere membri attivi
dell'Itihad, pur non faccendone mai parte, nella speranza di essere
giustiziati fin da subito e così evitare una sofferenza senza fine.
Alla domanda del reporter di Sahan, quale fosse stato il momento più duro
della sua prigionia Ahmed ha risposto: Quando tre dei miei compagni di
cella sono morti dopo una agonia estenuante. I loro corpi sono rimasti in
mezzo a noi fino alla decomposizione totale. I vermi che uscivano dai loro
corpi ormai decomposti ci invadevano ovunque. Solo allora le ossa dei
nostri compagni morti venivano portati via probabilmente perché temevano (i
militari etiopi) che le usassimo per toglierci la vita. In realtà avremmo
voluto morire anche noi.
Un altro momento di tortura ma anche di grande umiliazione era quando un
giorno ci hanno fatto uscire dai nostri cunicoli sotterranei e ci hanno
portato dei libri del Korano chiedendoci di urinare su questi.
Ahmed ha raccontato che i parenti dei detenuti non sapevano nulla dei loro
cari scomparsi. Raramente una persona, fatta prigioniera dagli etiopi,
torna vivo e quindi la rassegnazione dei parenti che temano indagando per
la loro sorte è pressoché totale ed immediata. Così la moglie con 4 figli
si è risposata sapendo di rivedermi vivo. Tra i danni fisici permanenti che
ha subito durante questi 17 mesi di detenzione , a parte le ferite che sono
visibili sul corpo,  forse il più grave è la perdita di entrambi i
testicoli.
Per concludere, il giornalista del Sahan chiede ad Ahmed se si ricordava i
nomi di quelli che sono rimasti nell'inferno etiopico e anche quelli morti.
Ahmed si ricorda solo alcuni nomi che sono riportati  (tra parentesi i
rispettivi clan somali a cui appartengono i datenuti):

1.  Said Abdulle (Idagale - Issak)
2. Ahmed Sheikh Mumin (Ogaden - Darod)
3. Ina Atosh (Lelkase - Darod)
4. Ali Aydan (Dulbahante - Darod)
5. Ahmed Farah (Ali Saleban - Darod)
6. Nuur Qurde (Marehan - Darod)
7. Mohamed Haji Omar (Gadsan - Darod)
8. Arrale Duale (Habar Yunis - Issak)
9. Sheikh Bashir (Ogaden - Darod)
10. Sh. Mohamed Salah Moalin Yusuf (Ogaden - Darod)
11. Ahmed Haji Mumin (n.a.)

Inoltre tra i morti , Ahmed si ricorda i nomi dei tre compagni della cella:

1. Bashir Muse Adam (Ogaden - Darod)
2. Ina Jafar (Habargidir - Hawiye)
3. Abdinur Farah (Ogaden - Darod)




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"DIXIRIGII KA SOO BAXAY MAYDKII XABSIGA KU DHINTAY INTII AAN XIRNAYN AYAA
ANAGAOO NOOL NA CUNAY..."KUTUBO QURAAN AYAA WAXAA NALAGU YIRI KUNA ISTAAGA,
HANA LAGU KAADSHO" Wareysi nin 17 bilood ku xiraa Itoobiya.

 Todobaad ka hor waxaa xarunta wargeyska Sahan ee Boosaaso soo gaarey nin
diif iyo dhibaato xoog lihi ka muuqato korkiisa, maalmihii la soo dhaafay
ayaa ninkaas la dhigay Itbitaalka guud ee magaalada, waxaa horay u
dhamaatay mid ka mid ah labadiisa xaniinyood dhibaato ka soo gaartey
garaacis iyo ciqaabo lagu sameeyey awgeed sida uu sheegay, tii kalana waxaa
laga saarey intii uu joogay Boosaaso ka dib markii ay ay bukootey.
Ninkan oo la yiraahdo Axmed Xasan Maxamud, waxa uu sheegay in laga qabtay
magaalada Dhagaxbuur, bartamihii 1998kii, wuxuuna xirnaa sanad iyo shan
bilood "intaas aan xiraana war iyo wacaalo laygama hayn, waxaana la soo
daayey muddo ay ka soo wareegtay bil iyo xoogaa' ayuu yiri Axmed Xasan oo u
waramayay Wargeyska Sahan. Mar aan wax ka waydiinay sababtii lo qabtay
waxaa uu noo sheegay, in uu ahaa nin safar ah oo wata Timir iyo Sonkor,
kana safray Boosaaso, "markii aan halkaa tagay ayaa Ciidanka Itoobiya I
qabteen, waxaana laygu yiri wxaa tahay Itixaad sidaas baa laygu xiray,
aniguna Itixaad ma ahayn ee waxaan ahaa wadaad Saalixiya ah, alaabtii aan
watay labadiiba waa lala wareegay, waxayna igu yiraahdeen alaabtaan waxaad
u wadaa Taakulayn. Ilaa iyo hadana wax iiga soo noqday ma ay jiraan, oo
waxa la wareegay Dowlada Itoobiya, markii lay yiri iska soco wax aan kuu
hayno malehe" ayuu yiri Axmed.
Axmed waxaa kale oo uu sheegay in lagu xiray xabsiga Qabri bayax kadibna
loo gudbiyey Xabsiga ku yaal meel duur ah oo shub ka samaysan, wuxuuna
intaas raaciyey in indhaha laga xiray markii ay marayeen Tuulada Haramaayo
oo u dhaxaysa Harar iyo Diridhabe, waxaa nagu bilaabay durbadiiba ayuu yiri
garaac iyo jirdil, iyadoo nala waydiinayo in aan Itixaad nahay iyo in kale.
Axmed isga oo ka waramaya noloshii xabsiga waxa uu yiri "ragii ila socday
waa nala kala reebay, god ayaana nala geliyey, 7 qofba waxaa la galiyaa hal
god oo lagu ridaa gododkaas oo ah kuwo badan daboolkooduna iyo
albaabkooduna waa shub, kaadidii iyo saxaradiina waa ku jirtaa, oo sidii
xeero Alla bari taal ayay todobaadyada waligeedba na dhex ooli jirtay,
bahaladii halkaa ka dhashayna sida baranbaradii iyo cayayaankii kale baa ku
soo galaya oo ku cunaya, marka raashinka nala siiyo ee ay cuntadu
gacantaada soo gasho waxaadan iska celin Karin Baranbaro oo kuligaa ku
tafaysa"
Mar aan waydiinay dhibka ugu weyn ee xabsiga yaal  waxaana ku jawaabay;
"Jirdil si Bai'aadamnimada ka baxsan, ayadoo koronto lagugu qabanayo,
dhabarka oo bir lagaa saarayo, bahal feerada dharka oo kale ah oo dabaysan
hadii lagugu qatona hadii lagugu jirkaagu kalla daadanayo, markii lagu
mariyo baa waxaa jirkaaga ka boodaya qiiq madoow, marka dadka la ciqaabayo
Godkii intaan lagaa soo bixin ayaa indhaha lagaa xirayaa, Garaa lagugu soo
qaadayaa" wuxuuna intaas raaciyay in la geyn jiray maxkamad khaas ah oo aan
cidi kale joogin dhexdeedana lagu garaaci jiray taasi oo ku taal Diridhabe,
Waxaa naloo keeni jiray ayuu yiri nin Soomaali ku hadlaya oo calaamadda
kiritaanku ay qoorta ugu jirto, si uu uga turjubaano. Maxkamadaas gudaheeda
ayaa katiinad xaniinyaha nalooga qabtaa, bir ayaa dhabarka lagaa saarayaa
saacadana waa laguu qabanayaa 10 daqiiqo markey ku saarnaatona waad miyir
beelaysaa, ayuu yiri Axmed oo wali sheekadi wada, wuxuu intaas raaciyey, in
gododkaas ay ku xiranyihiin Soomaali ka abadan 170 nin kuwaasoo uu ku
qiyaasay in kabadan afar meelood marka loo qaybiyo saddex ka mid ahi ay
yihiin dad aan wax lug ah ku lahayn ururka Itixaad, wuxuuna intaas ku daray
in maxaabiista qaarkeed sheegeen in ay ari la joogeen markii la soo qabtay,
kuwaasoo aan waligood alifka quraanba dhigan, Axmed Xasan waxaa kale oo uu
sheegay in qaar ka mid ah dadku ay sheegteen in ay Itixaad kuwa ugu daran
yihiin si loo dilo iyaga oo aan ahayn markii ay xamili waayeen noloshii
jeelka.
Mar aaan Axmed su'aalnay wixii ugu naxdinta badnaa intii jeelka ku jiray
waxa uu ku jawaabay: "waxaa iigu naxdinta badnaa markii ay ku dhinten 3 nin
oo maxaabiistayadii ka mid ahaa maydkoodiina nalagula jirey godka 1 casho,
oo ay meeshaas ku googo'een oo markii Dixirigii ka soo baaxay anagii na
cunay ka dibna maydkaas lafahiisii ayaa nalaga saaray oo waxaa ay
yiraahdeen waa ay isku dilayaan ee lafaha uun ha laga qaado, sababtoo ah in
nala dilo raali baan ka ahayn anana hadaanu haysano wax aan isku dilno
waanu is dili lahayn, waxaa kale oo ka mid ahaa maalin maalmaha ka mid ah
ayaa waxaa naloosoo saaray banaanka oo waxaa la soo bixiyey kutobo Quraan
ah waxaa nalagu yiri kuna istaaga kitaabada, hana lagu kaadsho, kadib waxaa
dhacday in inkii noogu horeeyey intuu qaaday uu dhunkadey, intayadii kalana
aan sidaas oo kale yeelnay, ayaa askartii waxay maalintaas nagu ciqaabtay
in ay na figeeyaan kuligayoba. Maalintii danbe ayaa waxaa naloo qaybiyey
dhalooyin khamri ah oo waxaa la yiri ninkii caba waa la sii daynayaa,
markaasaa niman aan waligood khamri cabini ay isku xaareen oo afkii
googo'ay, in la sii daayo iskaba daaye waa looga sii daray" ayuu si quus
leh u yiri Axmed. Axmed waa uu ii waday xgwarankii uu siinayay wargeysa
Sahan oo wuxuu yiri "dadka halkaas ku jira wax ka warqaba ma ay jiraan,
tusaale ahaan aniga xaaskaygii waa la dumaalany waxayna ii haysay 4 caruur
ah, wax meesha lagu soo xiro waxaa ugu danbeeyey rag 41 nin ah oo laga soo
xiray dhinaca iyo Doolow, magacyadoodana aanan wax ka aqoon, dadka halkaas
ku xiran qaarkood waxaa ay ka gudbeen noloshii aadaanaha waxayna u gudbeen
midi dugaaga, mana dhiman mana noola, marka aan suureeyana dhibaatada
halkaas ka jirta oo aan soo aragnay waxaan oran karaa TACDIIBUL ISLAM,
Dhibaatooyinka aniga halkaas iga soo gaarey waxaa ka mid ah, waan ku
xiniiyo belay, midi way way dhamaatay, intay dilaacday sidii ay u
dheecaameysay, tii kalena waa la iga saaray korkaygana waadba aragtaan,
Mudadaa aan xiraa 11 17ka bilood ah hal maalin ma qubaysan oo nalooma
ogolayn"
Ugu danbayntiina waxaa Axmed wax ka waydiinay waxa uu ka xasuusto
magacyadii dadkii halkaas uu kaga yimid, kuwii dhintay iyo kuwa kale ee la
sii daayay, isagoo su'aashaas ka jawaabayana waxa uu yiri, waxaa ka mid
ahaa kuwa xabsiga aan kaga imid: 1- Saciid Cabdulle oo Ciidagale ah. 2-
Axmed Shiikh Mumin oo Ogadeen ah. 3- Ina Catoosh oo Leelkase ah. 4- Cali
Caydan oo Dhulbahante ah. 5-Axmed Faarax oo Cali Saleebaan ah. 6- Nuur
Qurde oo Mareexaanka reer Doolow ah. 7-Maxamed Xaaji Cumar oo Gaadsan ah.
8- Caraale Ducale oo Habaryoonis ah. 9-Shiikh Bashiir oo Ogadeen reer Isaaq
ah. 10- Sh. Maxamed Saalax Macalin Yusuf oo Ogadeen reer Cabdulle iyo Axmed
Xaaji Muumin oo aanan garanaynin Qabiilkiisa. Waxaa kaloo ka mid ah nin
Carab ah aanuna ku qiyaasaynay in uu u dhashay dalka Masar kuna hadlayey
luqada carabiga, ahaana TABLIIQ oo in mudo ah ku jiray halkaasi magacisana
aanan aqoonin nagalana joogay waxaan Soomaali ahayn kaligiis, sheegtayna in
laga qabtay Jigjiga nawaaxigeeda. Waxaa iray sadex nin oo ku dhintay
xabsiga oo la kala oran jiray. 1-Bashiir Muuse Aadan oo Ogadeen/Cawlyahan.
2- Ina Jacfar oo Habar-Gidir ahaa 3- Cabdi nuur Faarax Ogadeen/Bahgarri
ahaa, saddexdaa nin madaxaa qarxay labana waa xiniinyo beeleen sidii
katinad loogu qabanayey ayaa kaadidi ku dhegtay, waxaa nala soo wada daayey
Cumar Dharaar oo Ciise Muuse ah"