[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Violazione sistematica dei diritti umani in Etiopia Orientale
- Subject: Violazione sistematica dei diritti umani in Etiopia Orientale
- From: Bashir Hussein <bashir at popcsi.unian.it>
- Date: Thu, 13 Apr 2000 23:54:23 +0200
Egregio Signore/ Gentile Signora, Vi scrivo per portare alla vostra cortese attensione una storia terribile di arresti arbitrari, torture, morte crudele e di ogni tipo di sofferenza inflitto agli abitanti dell'Ogaden, una regione dell'Etiopia orientale abitata da popolazione di etnia somala, da secoli oppressi e perseguitati nella loro stessa terra. Questi giorni i telegiornali ci riportano le immagine dramatiche di bambini ed anziani morenti in quella stessa regione a causa di una carestia dovuta dalla siccità. Purtroppo, gli abitanti dell'Ogaden (e non solo loro) non soffrono solo di carestia. I disastri e le tragedie più grandi che quelle popolazioni hanno conosciuto sono proprio inflitti a loro dall'uomo (se si possa definire uomini i soldati etiopi). A proposito dei soldati etiopi, l'Etiopia, seconda la BBC (servizio di focus in africa della data di ieri 12/4/2000) ha spesso più di 1200 miliardi di lire (600 milioni di dollari) solo nell'anno scorso per comperare armi dall'estero. Armi che vengono spesso usate contro i propri cittadini e contro i paesi vicini. Inoltre, i giovani etiopi vengno mandati con forza in guerra contro l'Eriteria mentre gli anziani genitori e bambini vengono, spesso privati della forza dei propri figli, sono stremati dalle catastrofiche conseguenze della siccità senza la possibilità alcuna di reagire. Vi mando qui allegato (attachment) una denuncia di centinaia di persone pressi dai soldati etiopi e mai tornate e che sono scomparsi per sempre. La storia di arresti arbitrari, torture disumane e morte violenta raccontato ad una settimanale somalo nel mese di febraio scorso da un'uomo riuscito ad uscire vivo dalle fogne di detenzione preventiva di massa dei militari etiopi in Ogaden. Quella gente senza voce nè possibilità di salvarsi da questa tragedia chiede aiuto a tutti noi. Siete pregati, perciò, di fare il possibile perché almeno si possa conoscere questi mali. Per Favore aiutateci a far conoscere questi crimini contro l'umanità all'opinione pubblica mondiale e quello italiano in particolare. Vi chiedo un'ultima cosa: Per favore datemi consigli, emailists, indrizzi e quanto altro che pensate che possano aiutarci a enunciare questi orrri senza fine. Allego anche l'articolo originale del giornale che ha riportato la triste storia (in lingua somala). Aspettando un vostro riscontro favorevole Vi ringrazio per la vostra attensione e per quanto vorrete fare . Cordiali saluti. Bashir M. Hussein Università degli studi di Ancona Ancona. P.S: L'articolo poterebbe essere letto anche su internet a questi siti: http://www.somalitalk.com (qui è pubblicata anche la versione italiana per altro aggiornato dopo ulteriori interviste al protagonista); http://www.somalinet.com oppure anche al sito http://www.angelfire.com/ms/sej ==Attach=Converted=== LA TRADUZIONE IN ITALIANO DI UN'ARTICOLO DI UN GIORNALE SOMALO CHE RIPORTA LA TESTIMONIENZA DI UNO DEI SOPRAVVISUTI DEI CENTRI PERMANENTI DI TORTURA IN ETIOPIA ORIENTALE1 DETENUTI SOMALI IN ETIOPIA E LA VIOLAZIONE SISTEMATICA DEI DIRITTI UMANI NEI CEINTRI DI DETENZIONE Nella sua edizione del 14/02/2000, il settimanale somalo SAHAN riporta l'intervista fatta ad un ex detenuto Ahmed Hassan Mohamud che è riuscito a tornare in Somalia dopo 17 mesi di torture disumane in uno dei campi di detenzione in Etiopia e dove ora si trovano ancora centinaia di altri somali sospettati dai militari etiopi di essere ribelli. Molti sono già morti e gli altri non sono né vivi né morti. La settimana scorsa (scrive il settimanale somalo SAHAN del 14/2/2000) è giunto alla nostra redazione un uomo dall'aspetto molto indebolito ed apparentemente sofferente. L'uomo era stato già ricoverato alcuni giorni prima presso l'ospedale di Bossaso, capo luogo della regione di Bari della Somalia che coincide con il punto estremo del corno dell'Africa) dove gli era stato asportato l'unico testicolo che gli era rimasto dopo che aveva perso l'altro testicolo a causa di torture subite durante un periodo di 17 mesi di detenzione trascorso in un "carcere" militare etiopico. L'uomo di nazionalità somala è stato arrestato insieme a molti altri somali nel 1998. Ahmed Hassan Mohamud, questo è il suo nome, ha raccontato a Sahan di essere stato fermato dai soldati etiopi mentre commerciava nella città di Dhagahbur in Ogaden, una regione nell'Ethiopia Sud-Orientale abitata da popolazione di etnia somala ed un tempo conteso dai governi di Mogadiscio ed Addisebeba, una partita di datteri ed alcuni sacchi di zucchero che aveva a sua volta acquistato dalla città porto di Bossaso. Mentre i militari etiopi eseguivano l'arresto di Ahmed gli veniva contestato di appartenere ad un gruppo di attivisti islamici chiamato Itihad, un movimento somalo che combatte contro Etiopia in quella stessa regione per l'indipendenza della stessa. Nei primi giorni dopo l'arresto Ahmed ed i suoi compagni hanno trascorso un periodo di detenzione preventiva in una località chiamata Qabri-Bayah. Successivamente sono stati di nuovo prelevati e portati verso Harar prima, e poi verso Dire-Dowa. Durante il tragitto tra queste due città, presso la località di Haramaya i prigionieri sono stati tutti bendati. Da quel momento sono cominciati per loro le torture ed i pestaggi più bruttali e disumane che si possa immaginare. Arrivati alla destinazione finale, Ahmed ed i suoi compagni sono stati suddivisi in mini gruppi di 7 persone ciascuno. Ogni gruppo è stato condotto in una piccola ed strettissima caverna sotterranea con mura e strutture di chiusura fatti di cemento armato senza finestre né per la luce né per l'aria. Ad intervalli ravvicinati i prigionieri venivano prelevati, bendati e pestati fino allo svenimento. Le torture, dice ancora Ahmed, erano le più crudeli e violenti che un'uomo e dopo una decina di minuti quasi sempre si perdeva i sensi. Ci si chiedeva di confessare la nostra presunta appartenenza al gruppo ribelle di Itihad. Nel posto dove eravamo detenuti non c'erano gabinetti perciò i rifiuti ed escrementi rimanevano nella cella dei detenuti con tutte le conseguenze che possono derivare per l'igiene e per la salute della persona umana. Per farci confessare ci venivano applicate apparecchiature elettriche agli organi genitali con la schiena appoggiata ad una griglia incandescente.. A volte ci portavano in una struttura militare a Dire-Dowa che chiamavano "il tribunale". In essa, oltre i prigionieri c'erano soltanto militari etiopi ed un interprete. Anche qui come nel centro di detenzione le torture ed i pestaggi si susseguivano finché, di nuovo, tutti i prigionieri non svenivano. Il gruppo di detenuti somali a cui appartenevo, senza un'accusa fondata erano circa 170 di cui gli ultimi 41 catturati ben oltre il confine dell'Etiopia con la Somalia, nella regione somala di Dolo (Dall'1990 non esiste lo stato somalo e le truppe etiope hanno più volte occupato molte regioni della Somalia meridionale, ndr.). Molti dei detenuti sono pastori nomadi pressi dai militari etiopi mentre facevano pascolare il gregge. Tuttavia, in seguito alle torture psicofisiche che subivano molti di questi detenuti hanno intenzionalmente confessato di essere membri attivi dell'Itihad, pur non faccendone mai parte, nella speranza di essere giustiziati fin da subito e così evitare una sofferenza senza fine. Alla domanda del reporter di Sahan, quale fosse stato il momento più duro della sua prigionia Ahmed ha risposto: Quando tre dei miei compagni di cella sono morti dopo una agonia estenuante. I loro corpi sono rimasti in mezzo a noi fino alla decomposizione totale. I vermi che uscivano dai loro corpi ormai decomposti ci invadevano ovunque. Solo allora le ossa dei nostri compagni morti venivano portati via probabilmente perché temevano (i militari etiopi) che le usassimo per toglierci la vita. In realtà avremmo voluto morire anche noi. Un altro momento di tortura ma anche di grande umiliazione era quando un giorno ci hanno fatto uscire dai nostri cunicoli sotterranei e ci hanno portato dei libri del Korano chiedendoci di urinare su questi. Ahmed ha raccontato che i parenti dei detenuti non sapevano nulla dei loro cari scomparsi. Raramente una persona, fatta prigioniera dagli etiopi, torna vivo e quindi la rassegnazione dei parenti che temano indagando per la loro sorte è pressoché totale ed immediata. Così la moglie con 4 figli si è risposata sapendo di rivedermi vivo. Tra i danni fisici permanenti che ha subito durante questi 17 mesi di detenzione , a parte le ferite che sono visibili sul corpo, forse il più grave è la perdita di entrambi i testicoli. Per concludere, il giornalista del Sahan chiede ad Ahmed se si ricordava i nomi di quelli che sono rimasti nell'inferno etiopico e anche quelli morti. Ahmed si ricorda solo alcuni nomi che sono riportati (tra parentesi i rispettivi clan somali a cui appartengono i datenuti): 1. Said Abdulle (Idagale - Issak) 2. Ahmed Sheikh Mumin (Ogaden - Darod) 3. Ina Atosh (Lelkase - Darod) 4. Ali Aydan (Dulbahante - Darod) 5. Ahmed Farah (Ali Saleban - Darod) 6. Nuur Qurde (Marehan - Darod) 7. Mohamed Haji Omar (Gadsan - Darod) 8. Arrale Duale (Habar Yunis - Issak) 9. Sheikh Bashir (Ogaden - Darod) 10. Sh. Mohamed Salah Moalin Yusuf (Ogaden - Darod) 11. Ahmed Haji Mumin (n.a.) Inoltre tra i morti , Ahmed si ricorda i nomi dei tre compagni della cella: 1. Bashir Muse Adam (Ogaden - Darod) 2. Ina Jafar (Habargidir - Hawiye) 3. Abdinur Farah (Ogaden - Darod) ==Attach=Converted=== "DIXIRIGII KA SOO BAXAY MAYDKII XABSIGA KU DHINTAY INTII AAN XIRNAYN AYAA ANAGAOO NOOL NA CUNAY..."KUTUBO QURAAN AYAA WAXAA NALAGU YIRI KUNA ISTAAGA, HANA LAGU KAADSHO" Wareysi nin 17 bilood ku xiraa Itoobiya. Todobaad ka hor waxaa xarunta wargeyska Sahan ee Boosaaso soo gaarey nin diif iyo dhibaato xoog lihi ka muuqato korkiisa, maalmihii la soo dhaafay ayaa ninkaas la dhigay Itbitaalka guud ee magaalada, waxaa horay u dhamaatay mid ka mid ah labadiisa xaniinyood dhibaato ka soo gaartey garaacis iyo ciqaabo lagu sameeyey awgeed sida uu sheegay, tii kalana waxaa laga saarey intii uu joogay Boosaaso ka dib markii ay ay bukootey. Ninkan oo la yiraahdo Axmed Xasan Maxamud, waxa uu sheegay in laga qabtay magaalada Dhagaxbuur, bartamihii 1998kii, wuxuuna xirnaa sanad iyo shan bilood "intaas aan xiraana war iyo wacaalo laygama hayn, waxaana la soo daayey muddo ay ka soo wareegtay bil iyo xoogaa' ayuu yiri Axmed Xasan oo u waramayay Wargeyska Sahan. Mar aan wax ka waydiinay sababtii lo qabtay waxaa uu noo sheegay, in uu ahaa nin safar ah oo wata Timir iyo Sonkor, kana safray Boosaaso, "markii aan halkaa tagay ayaa Ciidanka Itoobiya I qabteen, waxaana laygu yiri wxaa tahay Itixaad sidaas baa laygu xiray, aniguna Itixaad ma ahayn ee waxaan ahaa wadaad Saalixiya ah, alaabtii aan watay labadiiba waa lala wareegay, waxayna igu yiraahdeen alaabtaan waxaad u wadaa Taakulayn. Ilaa iyo hadana wax iiga soo noqday ma ay jiraan, oo waxa la wareegay Dowlada Itoobiya, markii lay yiri iska soco wax aan kuu hayno malehe" ayuu yiri Axmed. Axmed waxaa kale oo uu sheegay in lagu xiray xabsiga Qabri bayax kadibna loo gudbiyey Xabsiga ku yaal meel duur ah oo shub ka samaysan, wuxuuna intaas raaciyey in indhaha laga xiray markii ay marayeen Tuulada Haramaayo oo u dhaxaysa Harar iyo Diridhabe, waxaa nagu bilaabay durbadiiba ayuu yiri garaac iyo jirdil, iyadoo nala waydiinayo in aan Itixaad nahay iyo in kale. Axmed isga oo ka waramaya noloshii xabsiga waxa uu yiri "ragii ila socday waa nala kala reebay, god ayaana nala geliyey, 7 qofba waxaa la galiyaa hal god oo lagu ridaa gododkaas oo ah kuwo badan daboolkooduna iyo albaabkooduna waa shub, kaadidii iyo saxaradiina waa ku jirtaa, oo sidii xeero Alla bari taal ayay todobaadyada waligeedba na dhex ooli jirtay, bahaladii halkaa ka dhashayna sida baranbaradii iyo cayayaankii kale baa ku soo galaya oo ku cunaya, marka raashinka nala siiyo ee ay cuntadu gacantaada soo gasho waxaadan iska celin Karin Baranbaro oo kuligaa ku tafaysa" Mar aan waydiinay dhibka ugu weyn ee xabsiga yaal waxaana ku jawaabay; "Jirdil si Bai'aadamnimada ka baxsan, ayadoo koronto lagugu qabanayo, dhabarka oo bir lagaa saarayo, bahal feerada dharka oo kale ah oo dabaysan hadii lagugu qatona hadii lagugu jirkaagu kalla daadanayo, markii lagu mariyo baa waxaa jirkaaga ka boodaya qiiq madoow, marka dadka la ciqaabayo Godkii intaan lagaa soo bixin ayaa indhaha lagaa xirayaa, Garaa lagugu soo qaadayaa" wuxuuna intaas raaciyay in la geyn jiray maxkamad khaas ah oo aan cidi kale joogin dhexdeedana lagu garaaci jiray taasi oo ku taal Diridhabe, Waxaa naloo keeni jiray ayuu yiri nin Soomaali ku hadlaya oo calaamadda kiritaanku ay qoorta ugu jirto, si uu uga turjubaano. Maxkamadaas gudaheeda ayaa katiinad xaniinyaha nalooga qabtaa, bir ayaa dhabarka lagaa saarayaa saacadana waa laguu qabanayaa 10 daqiiqo markey ku saarnaatona waad miyir beelaysaa, ayuu yiri Axmed oo wali sheekadi wada, wuxuu intaas raaciyey, in gododkaas ay ku xiranyihiin Soomaali ka abadan 170 nin kuwaasoo uu ku qiyaasay in kabadan afar meelood marka loo qaybiyo saddex ka mid ahi ay yihiin dad aan wax lug ah ku lahayn ururka Itixaad, wuxuuna intaas ku daray in maxaabiista qaarkeed sheegeen in ay ari la joogeen markii la soo qabtay, kuwaasoo aan waligood alifka quraanba dhigan, Axmed Xasan waxaa kale oo uu sheegay in qaar ka mid ah dadku ay sheegteen in ay Itixaad kuwa ugu daran yihiin si loo dilo iyaga oo aan ahayn markii ay xamili waayeen noloshii jeelka. Mar aaan Axmed su'aalnay wixii ugu naxdinta badnaa intii jeelka ku jiray waxa uu ku jawaabay: "waxaa iigu naxdinta badnaa markii ay ku dhinten 3 nin oo maxaabiistayadii ka mid ahaa maydkoodiina nalagula jirey godka 1 casho, oo ay meeshaas ku googo'een oo markii Dixirigii ka soo baaxay anagii na cunay ka dibna maydkaas lafahiisii ayaa nalaga saaray oo waxaa ay yiraahdeen waa ay isku dilayaan ee lafaha uun ha laga qaado, sababtoo ah in nala dilo raali baan ka ahayn anana hadaanu haysano wax aan isku dilno waanu is dili lahayn, waxaa kale oo ka mid ahaa maalin maalmaha ka mid ah ayaa waxaa naloosoo saaray banaanka oo waxaa la soo bixiyey kutobo Quraan ah waxaa nalagu yiri kuna istaaga kitaabada, hana lagu kaadsho, kadib waxaa dhacday in inkii noogu horeeyey intuu qaaday uu dhunkadey, intayadii kalana aan sidaas oo kale yeelnay, ayaa askartii waxay maalintaas nagu ciqaabtay in ay na figeeyaan kuligayoba. Maalintii danbe ayaa waxaa naloo qaybiyey dhalooyin khamri ah oo waxaa la yiri ninkii caba waa la sii daynayaa, markaasaa niman aan waligood khamri cabini ay isku xaareen oo afkii googo'ay, in la sii daayo iskaba daaye waa looga sii daray" ayuu si quus leh u yiri Axmed. Axmed waa uu ii waday xgwarankii uu siinayay wargeysa Sahan oo wuxuu yiri "dadka halkaas ku jira wax ka warqaba ma ay jiraan, tusaale ahaan aniga xaaskaygii waa la dumaalany waxayna ii haysay 4 caruur ah, wax meesha lagu soo xiro waxaa ugu danbeeyey rag 41 nin ah oo laga soo xiray dhinaca iyo Doolow, magacyadoodana aanan wax ka aqoon, dadka halkaas ku xiran qaarkood waxaa ay ka gudbeen noloshii aadaanaha waxayna u gudbeen midi dugaaga, mana dhiman mana noola, marka aan suureeyana dhibaatada halkaas ka jirta oo aan soo aragnay waxaan oran karaa TACDIIBUL ISLAM, Dhibaatooyinka aniga halkaas iga soo gaarey waxaa ka mid ah, waan ku xiniiyo belay, midi way way dhamaatay, intay dilaacday sidii ay u dheecaameysay, tii kalena waa la iga saaray korkaygana waadba aragtaan, Mudadaa aan xiraa 11 17ka bilood ah hal maalin ma qubaysan oo nalooma ogolayn" Ugu danbayntiina waxaa Axmed wax ka waydiinay waxa uu ka xasuusto magacyadii dadkii halkaas uu kaga yimid, kuwii dhintay iyo kuwa kale ee la sii daayay, isagoo su'aashaas ka jawaabayana waxa uu yiri, waxaa ka mid ahaa kuwa xabsiga aan kaga imid: 1- Saciid Cabdulle oo Ciidagale ah. 2- Axmed Shiikh Mumin oo Ogadeen ah. 3- Ina Catoosh oo Leelkase ah. 4- Cali Caydan oo Dhulbahante ah. 5-Axmed Faarax oo Cali Saleebaan ah. 6- Nuur Qurde oo Mareexaanka reer Doolow ah. 7-Maxamed Xaaji Cumar oo Gaadsan ah. 8- Caraale Ducale oo Habaryoonis ah. 9-Shiikh Bashiir oo Ogadeen reer Isaaq ah. 10- Sh. Maxamed Saalax Macalin Yusuf oo Ogadeen reer Cabdulle iyo Axmed Xaaji Muumin oo aanan garanaynin Qabiilkiisa. Waxaa kaloo ka mid ah nin Carab ah aanuna ku qiyaasaynay in uu u dhashay dalka Masar kuna hadlayey luqada carabiga, ahaana TABLIIQ oo in mudo ah ku jiray halkaasi magacisana aanan aqoonin nagalana joogay waxaan Soomaali ahayn kaligiis, sheegtayna in laga qabtay Jigjiga nawaaxigeeda. Waxaa iray sadex nin oo ku dhintay xabsiga oo la kala oran jiray. 1-Bashiir Muuse Aadan oo Ogadeen/Cawlyahan. 2- Ina Jacfar oo Habar-Gidir ahaa 3- Cabdi nuur Faarax Ogadeen/Bahgarri ahaa, saddexdaa nin madaxaa qarxay labana waa xiniinyo beeleen sidii katinad loogu qabanayey ayaa kaadidi ku dhegtay, waxaa nala soo wada daayey Cumar Dharaar oo Ciise Muuse ah"
- Prev by Date: Weekly anb04138.txt #8
- Next by Date: etiopia: un altro dramma umanitario
- Previous by thread: Weekly anb04138.txt #8
- Next by thread: etiopia: un altro dramma umanitario
- Indice: