La nonviolenza e' in cammino. 1286



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1286 del 5 maggio 2006

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini: La porti un bacione a Firenze
2. Accademia apuana della pace: Lidia al Quirinale
3. "Missione oggi": Lidia al Quirinale
4. Bruna Peyrot: Lidia al Quirinale
5. Otto cose da fare subito
6. Daniele Lugli e Mao Valpiana: "Nonviolenza e politica", da oggi a
domenica a Firenze
7. Il programma dei tre giorni a Firenze
8. Alex Zanotelli: Allarme atomico: mettiamoci insieme
9. Barbara Spinelli: "Un'autentica, stabile e amichevole disponibilita'
dell'imputato verso i mafiosi"
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. PEPPE SINI: LA PORTI UN BACIONE A FIRENZE

Il convegno su "Nonviolenza e politica" promosso dal Movimento Nonviolento
che si tiene tra oggi e domenica a Firenze assume un valore particolare. Per
motivi sostanziali e per motivi contingenti.
*
I motivi contingenti sono a tutti evidenti.
In primo luogo la tragedia della guerra in corso, che coinvolge nel lutto
popoli di tutto il mondo e minaccia di evolvere in un conflitto bellico
globale con uso di tecniche e tecnologie tali che puo' mettere fine alla
civilta' umana; a fronte di cio' che sta accadendo e' palese che solo la
scelta della nonviolenza costituisce un'alternativa politica in grado di
fermare le stragi e ripristinare quelle condizioni e quei criteri di
legalita', umanita', civilta', democrazia fondati sul riconoscimento del
diritto alla vita e alla dignita' di ogni essere umano che oggi vengono
abominevolmente calpestati dal terrorismo onnicida degli stati, dei gruppi,
dei singoli.
In secondo lugo la vicenda elettorale italiana con il suo incessante
travaglio e i suoi ambigui attuali esiti che evidenziano la crisi della
democrazia nel nostro paese devastato da processi di imbarbarimento vasti e
profondi; e quindi la necessita' di una riforma morale e intellettuale
fondata sulla nonviolenza per ricostruire una convivenza civile,
responsabile, sobria, solidale, inclusiva ed aperta, orientata al bene
comune.
Ed anche, infine, si parva licet componere magnis, questa nostra iniziativa
promossa da persone amiche della nonviolenza affinche' una persona amica
della nonviolenza per la prima volta vada al Quirinale, affinche' per la
prima volta una donna, e una donna fortemente rappresentativa della
Resistenza, fortemente rappresentativa della nonviolenza, fortemente
rappresentativa della riflessione e delle pratiche del femminismo, sia
Presidente della Repubblica, e porti al vertice dello Stato tutta la
limpidezza, la fermezza, l'autorevolezza politica e morale che ha dispiegato
nella sua intera esistenza dedicata all'impegno civile, alla solidarieta'
con le oppresse e gli oppressi, alla difesa dell'ambiente, alla costruzione
di relazioni umanizzanti e vivificanti, serene e gioiose, di riconoscimento
e di reciprocita'; e alla lotta nitda e intransigente contro la guerra e il
terrore, l'ingiustizia, lo sfruttamento, l'oppressione, il crimine, l'abuso,
la violenza e la menzogna.
*
Il fatto che cosi' tante persone ed associazioni stiano in questi giorni
coralmente ed appassionatamente rispondendo all'appello a sostegno di Lidia
Menapace al Quirinale dimostra come sia all'ordine del giorno che la
nonviolenza esca dalla marginalita', da ogni subalternita, e riprenda quel
ruolo che ad essa hanno dato i grandi movimenti di liberazione e per i
diritti civili, dalle suffragiste a Mohandas Gandhi, dalle protagoniste e i
protagonisti della Resistenza nonviolenta contro il nazifascismo a Martin
Luther King, da Virginia Woolf a Marianella Garcia, da Rigoberta Menchu' a
Vandana Shiva, dal femminismo alla nuova ecologia fondata sul principio
responsabilita'.
La proposta di Lidia Menapace al Quirinale nasce dalla consapevolezza che la
nonviolenza, la nonviolenza giuriscostituente, la nonviolenza come proposta
civile, politica, giuridica, di inveramento di umanita' nelle umane
relazioni e negli umani ordinamenti intesi al bene di tutte e tutti, ed
all'affermazione di tutti i diritti umani per tutti gli esseri umani,
ebbene, la nonviolenza oggi si pone, deve porsi, il compito di guidare il
paese e l'umanita', inverando le speranze, le promesse, le scelte giurate
nel patto della Costituzione del 1948 figlia della Resistenza e della
Liberazione dalla barbarie nazifascista, inverando le speranze, le promesse,
le scelte giurate nel patto della Dichiarazione universale dei diritti umani
del 1948.
L'appello per Lidia al Quirinale, rompendo una troppo lunga e troppo vasta
subalternita' delle cittadine e dei cittadini agli equilibrismi, ai
compromessi e alle cortigiane oscenita' del palazzo, sta suscitando una
crescente volonta' di democrazia partecipata, di legalita' concretamente
affermata, e per dirla con un termine capitiniano: di "omnicrazia", di
"potere di tutti".
Questo movimento e' beneaugurante anche per le elezioni amministrative che
devono consolidare la sconfitta del progetto golpista che lungo cinque anni
ha devastato l'Italia; ed e' beneaugurante anche per il referendum di giugno
per difendere la Costituzione e lo stato di diritto respingendo il tentativo
di colpo di stato berlusconiano.
Questo movimento contribuisce anche - come dire: in re ipsa - a sostenere le
ragioni della lotta antimafia che sono alla base della meravigliosa proposta
e concreta possibilita' di Rita Borsellino alla presidenza della Regione
Siciliana. Questo movimento contribuisce anche a sostenere ed espandere quel
che di buono c'e' nella spinta manifestatasi nella vittoria della coalizione
del fronte ampio democratico che - sia pur di misura e con troppe crepe - ha
sconfitto il blocco golpista nelle elezioni politiche di aprile.
*
Ma naturalmente i motivi contingenti si legano - e per cosi' dire ne sono la
concreta epifania - ai motivi sostanziali per cui la proposta dell'incontro
di riflessione e testimonianza su "nonviolenza e poltiica" promosso dal
Movimento Nonviolento a  Firenze di qui a domenica ha in questo momento una
rilevanza politica e culturale cospicua, anzi straordinaria.
Per non annoiare chi legge, vorremmo dirlo brevissimamente per tesi:
- la nonviolenza e' tout court la  politica del XXI secolo, se per politica
intendiamo la tecnica e il progetto che salva le vite e consente e promuove
la civile convivenza;
- nella catastrofe delle letture autoritarie e ossificate delle culture
politiche tradizioni la necessita' della scelta della nonviolenza si
manifesta e si afferma come riattivazione delle correnti calde di quelle
tradizioni, verifica dei poteri, proposta olistica di costruzione di
quell'"umanita' planetaria" potentemente tematizzata da Ernesto Balducci
nella sua piu' luminosa e aggettante riflessione;
- dinanzi all'orrore della "guerra infinita" in tutto il mondo si appalesa
un crescente bisogno, un crescente desiderio e una crescente volonta' di
accostamento alla nonviolenza; molti i segnali, ed alcuni sublimi:
l'esperienza della Commissione per la verita' e la riconcilazione in
Sudafrica; l'evidenza della necessita' dei Corpi civili di pace; le
esperienze delle Madri di Plaza de Mayo in Argentina e delle Donne in nero
in Israele e Palestina, nei Balcani, e ovunque nel mondo; a fronte della
sempre piu' evidente incapacita' dello strumento militare di risolvere i
conflitti (che anzi ingigantisce fino all'apocalisse: dal che si coglie
l'urgenza di una svolta disarmista ed antimilitarista) ovunque si avverte la
necessita' di un'alternativa che salvi l'umanita' dalla catastrofe: la
nonviolenza e' questa alternativa;
- il definitivo tramonto dell'idea illusoria che che la rivoluzione condotta
con gli strumenti della violenza assassina strutturale potesse liberare
l'umanita', laddove essa ha invece provocato nuove oppressioni e
alienazioni, e fin nuovi totalitarismi fin genocidi, si coniuga al
definitivo smascheramento della violenza strutturale della societa' dominata
dal principio del profitto, della globalizzazione capitalistica coloniale e
imperiale che condanna a una vita di stenti, di orrori e paure i nove decimi
dell'umanita', e il decimo residuo ad un imputridimento morale che lo
rende - se possiamo usare l'espressione di Dante - non piu' che "oltracotata
schiatta che s'indraca", persone che si riducono a draghi. Da questa
ineludibile coscienza sorge il bisogno, l'urgenza, la scelta razionale ed
emozionale, "vissuta con anima e corpo", della nonviolenza in cammino.
Dalle lotte del movimento delle donne e del movimento dei lavoratori, dalle
lotte dei popoli oppressi dal colonialismo, dalle lotte delle persone
oppresse da sfruttamento, inquinamento e guerra, dalle lotte ecopacifiste e
contro la violenza patriarcale, dalle lotte per il diritto alla salute e
all'assistenza, dalle lotte contro le mafie e per la legalita' e la
giustizia, dalle lotte per il riiconoscimento dell'umanita' di ogni essere
umano, dalla grande riflessione filosofica dell'ultimo secolo (pochi nomi
per tutti: Rosa Luxemburg ed Hannah Arendt, Simone Weil e Franco Basaglia,
Emmanuel Levinas e Hans Jonas), scaturisce l'esigenze della nonviolenza,
preme ed urge una domanda, un appello, una condivisa ricerca: il bisogno di
un'alternativa nonviolenta da costruire insieme, "per prove ed errori",
cessando di uccidere infine.
*
A fronte di questa domanda vi e' sovente certo anche una inadeguatezza da
parte delle stesse persone che pur si ritengono e talora si dichiarano (e
qualche volta effettualmente nella loro concreta condotta sono) amiche della
nonviolenza: quante sciocchezze sono state spesso dette e fatte, quante
nevrosi manifestate, quante contraddizioni ed incoerenze. Son cose umane,
sappiamo. Ma quella e' la via, e chiunque vi si metta che sia benvenuta e
benvenuto, il loro impegno e' benedetto.
Da questa antica citta' di Viterbo anche chi scrive queste righe formula
caldo un augurio di lavoro buono, fervido un voto e fervido un omaggio, a
tutte le persone che la' si riuniranno, in quella bella citta' di Firenze,
ove Filippo Brunelleschi dimostro' che le opere dell'ingegno umano possono
unire la terra con il cielo.
Valete.

2. UNA SOLA UMANITA'. ACCADEMIA APUANA DELLA PACE: LIDIA AL QUIRINALE
[Ringraziamo l'Accademia apuana della pace (per contatti: e- mail:
aadp at lillinet.org, sito: www.aadp.it) per questo intervento, inviato ai
parlamentari eletti nel territorio di Massa e Carrara]

Gentilissimi Onorevoli,
vi inviamo l'appello con il quale l'Accademia Apuana della Pace aderisce
alla proposta lanciata da diversi movimenti ed associazioni per proporre la
candidatura di Lidia Menapace alla Presidenza della Repubblica.
*
Lunedi' prossimo il Parlamento italiano, assieme ai rappresentanti delle
regioni, si riunira' per eleggere il nuovo/a Presidente della Repubblica.
E' gia' cominciato il balletto delle candidature, dei veti, il bilancino dei
rapporti di forza interni alle coalizioni.
Vorremmo invece che tale occasione fosse un segnale di svolta nei rapporti
fra palazzo e societa' civile, un segno di un sussulto di democrazia e
partecipazione, che significasse il ritorno della sovranita' al popolo.
Per questo l'Accademia Apuana della Pace, il coordinamento di oltre 30
associazioni (di diversa estrazione) e di un centinaio di singoli cittadini
della nostra provincia, fa un pubblico appello a tutti i rappresentanti
eletti nella nostra zona perche' a tale carica venga eletta la senatrice
Lidia Menapace.
Tale appello sta viaggiando in internet ed ha raccolto gia' decine di
migliaia di adesioni provenienti da ogni settore della societa' civile. In
tutti questi anni abbiamo iniziato a costruire movimenti che, in un
confronto e dialogo serrato con le forze politiche, siano spazio e luogo di
cittadinanza attiva. Crediamo che faccia parte di cio' avanzare una nostra
proposta, per quanto concerne il futuro Presidente della Repubblica, nel
rispetto delle regole e delle modalita' stabilite dalla Costituzione.
Crediamo che i tempi siano maturi per segnare una differenza con le semplici
logiche, pur legittime, del bilancino politico e della visibilita': e' il
momento di dare visibilita' a valori, e che il futuro Presidente rappresenti
e sia in sintonia con questi valori.
Valori fondanti della nostra Repubblica sono la Resistenza e la Costituzione
che ne e' il frutto coerente, il ripudio della guerra, la valorizzazione
delle differenze e la ricerca di creare condizioni di pari opportunita'...
dentro a questi valori Lidia Menapace cammina da sempre, abbracciandoli,
sviluppandoli, elaborandoli senza mai fossilizzarli come semplici miti, in
un filo che tiene saldato insieme il nostro passato, il presente che viviamo
ed il futuro che andiamo a costruire.
Ci piacerebbe un Presidente della Repubblica che avesse partecipato alla
Resistenza.
Un Presidente della Repubblica che abbia da sempre fatto la scelta della
nonviolenza.
Una Presidente della Repubblica: Lidia Menapace.
Ricordiamo brevemente chi e' Lidia Menapace: nata a Novara nel 1924,
partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico,
pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto".
Tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei
movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. Nelle ultime
elezioni politiche e' stata eletta senatrice
La portavoce dell'Accademia Apuana della Pace: Ida Tesconi

3. UNA SOLA UMANITA'. "MISSIONE OGGI": LIDIA AL QUIRINALE
[Ringraziamo la prestigiosa rivista dei missionari saveriani "Missione Oggi"
(per contatti: missioneoggi at saveriani.bs.it) per questo intervento]

Anche "Missione Oggi" e' a favore di Lidia Menapace per Presidente della
Repubblica italiana.
Nicola Colasuonno, direttore di "Missione Oggi"

4. UNA SOLA UMANITA'. BRUNA PEYROT: LIDIA AL QUIRINALE
[Ringraziamo Bruna Peyrot (per contatti: peyrotb at libero.it) per questo
intervento. Bruna Peyrot, torinese, scrittrice, studiosa di storica sociale,
conduce da anni ricerche sulle identita' e le memorie culturali;
collaboratrice di periodici e riviste, vincitrice di premi letterari,
autrice di vari libri; vive attualmente in Brasile. Si interessa da anni al
rapporto politica-spiritualita' che emerge da molti dei suoi libri, prima
dedicati alla identita' e alla storia di valdesi italiani, poi all'area
latinoamericana nella quale si e' occupata e si occupa della genesi dei
processi democratici. Tra le sue opere: La roccia dove Dio chiama. Viaggio
nella memoria valdese fra oralita' e scrittura, Forni, 1990; Vite discrete.
Corpi e immagini di donne valdesi, Rosenberg & Sellier, 1993; Storia di una
curatrice d'anime, Giunti, 1995; Prigioniere della Torre. Dall'assolutismo
alla tolleranza nel Settecento francese, Giunti, 1997; Dalla Scrittura alle
scritture, Rosenberg & Sellier, 1998; Una donna nomade: Miriam Castiglione,
una protestante in Puglia, Edizioni Lavoro, 2000; Mujeres. Donne colombiane
fra politica e spiritualita', Citta' Aperta, 2002; La democrazia nel Brasile
di Lula. Tarso Genro: da esiliato a ministro, Citta' Aperta, 2004]

Come sempre, quando scatta una proposta politica il mio primo assenso e' di
pelle. Poi ci ragiono sopra e alla fine, nel collegamento fra mente e cuore,
trovo risposte al quesito che mi si pone. Non voglio quindi, anche questa
volta, sostenere la proposta di Lidia Presidente della Repubblica soltanto
perche' sta girando l'idea che "sarebbe ora che una donna assumesse quella
carica". Credo che nel caso di Lidia i motivi per sostenerla sono
principalmente tre.
*
Il primo e' che Lidia rappresenta la densita' di mezzo secolo di storia
italiana vissuta sulla - nella - sua pelle. Una storia che tutti dovremmo
continuamente ripensare nelle sue profonde trasformazioni e anche nelle sue
illusioni. Ricordo che la mia conoscenza di Lidia e' avvenuta attraverso un
libro che ogni tanto rileggo e tengo fra i libri che non "passo" alla
biblioteca piu' vicina per liberare la mia: La Democrazia Cristiana
(Mazzotta, Milano 1974); gia' in quel suo libro mi aveva colpito la sua
capacita' di analizzare senza veli il "potere", quello che poi ha sviscerato
in altre dimensioni, anche fra donne, fino a riscoprire e riproporre
dimensioni di profonda spiritualita'. Ci sono alcune persone che diventano
simbolo di un'epoca o di un percorso storico: Lidia e' una di quelle.
*
Il secondo motivo e' che Lidia e' una donna, ma la sua elaborazione al
femminile, come dire per non essere fraintesa?, non e' di "parte", non resta
al "femminile". E' un "femminile" che si fa persona e quindi comunica
cittadinanza. E' la proposta di un "tipo" di donna di cui l'Italia ha
bisogno. Un tipo di donna sulla quale deve cadere maggiore e profonda
visibilita'.
*
Il terzo motivo, infine, e' che se l'Italia sapesse ospitare per la sua
prima carica istituzionale una donna darebbe segni di maturita' democratica
necessaria a rendere il paese meno retrivo. Penso all'immenso impatto
simbolico che ha avuto la Bachelet nel diventarlo in Cile, catalizzando in
senso positivo le problematiche dell'emancipazione delle donne. Nel mondo
mediterraneo sarebbe importante segnalare una donna italiana a capo di
stato. Si puo' almeno provare... per illuminare un percorso possibile...

5. AGENDA. OTTO COSE DA FARE SUBITO

Per sostenere l'appello per Lidia Menapace Presidente della Repubblica:
1. Scrivere lettere ai parlamentari per segnalare loro la proposta di
eleggere Lidia Menapace a Presidente della Repubblica, le ragioni di tale
proposta, i consensi che essa sta ottenendo, e per sollecitare un loro
impegno in tal senso.
Ovviamente occorre che siano lettere scritte con linguaggio adeguato: non
proclami o peggio ancora requisitorie.
Gli indirizzi di posta elettronica di tutti i parlamentari si trovano nel
sito della Camera dei Deputati (www.camera.it) e in quello del Senato della
Repubblica (www.senato.it).
*
2. Scrivere lettere ai consiglieri regionali (come e' noto all'elezione del
Presidente della Repubblica prendono parte oltre a tutti i parlamentari
anche tre rappresentanti per ogni Regione) per segnalare loro la proposta di
eleggere Lidia Menapace a Presidente della Repubblica, le ragioni di tale
proposta, i consensi che essa sta ottenendo, e per sollecitare un loro
impegno in tal senso.
Ovviamente occorre che anche queste  lettere siano scritte con linguaggio
adeguato.
Gli indirizzi di posta elettronica dei consiglieri regionali si trovano
agevolmento nei siti dei relativi Consigli Regionali.
*
3. Scrivere lettere ai mass-media locali e nazionali per segnalare loro
l'appello per l'elezione di Lidia Menapace a Presidente della Repubblica, le
ragioni di tale proposta, i consensi che ha gia' ottenuto, e per sollecitare
che ne diano informazione.
Ovviamente per i mass-media locali o settoriali e' preferibile che vi sia
anche una specificita' locale o settoriale della notizia (ad esempio
l'adesione di persone o associazioni del territorio o del campo di interessi
di riferimento dello specifico giornale, radio, tv, rivista, sito, etc.).
Ed altrettanto ovviamente occorre un linguaggio adeguato: conciso e chiaro;
alle redazioni giornalistiche interessa ricevere notizie, non esercizi di
retorica sia pur la piu' alata.
*
4. Valorizzare le mailing list e i siti nel web per far circolare l'appello
(chiedendo anche, a chi gestisce un sito, se sia possibile che nella home
page di esso sia segnalato l'appello "Per Lidia Menapace Presidente della
Repubblica" con un rinvio ad una piu' ampia notizia e possibilmente anche un
link alla o alle pagine web in cui e' possibile reperire maggiori
informazioni (ad esempio la pagina web da cui si possono raggiungere tutti i
fascicoli di questo notiziario, che e' la seguente:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html ).
*
5. Laddove possibile promuovere raccolte di adesioni nei luoghi di lavoro,
di studio, di incontro, di impegno: a tal fine potra' essere utile
predisporre dei volantini da affiggere ove consentito che rechino almeno:
a) un testo sintetico dell'appello (ad esempio: "Ci piacerebbe un Presidente
della Repubblica che avesse fatto la Resistenza. Un Presidente della
Repubblica che avesse fatto la scelta della nonviolenza. Un Presidente della
Repubblica femminista. Una Presidente della Repubblica. Lidia Menapace"):
b) una breve notizia su Lidia (ad esempio: "Lidia Menapace (per contatti:
lidiamenapace at aliceposta.it) e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla
Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica
amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra
le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti
della societa' civile, della nonviolenza in cammino. Nelle elezioni
politiche del 9-10 aprile 2006 e' stata eletta senatrice. La maggior parte
degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani
e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. Il
futurismo. Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; L'ermetismo.
Ideologia e linguaggio, Celuc, Milano 1968; (a cura di), Per un movimento
politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia
Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza
sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara
Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il
papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna,
Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001; (con Fausto
Bertinotti e Marco Revelli), Nonviolenza, Fazi, Roma 2004");
c) un punto di riferimento locale e come sia contattabile (ad esempio
telefonicamente o per e-mail);
d) l'indicazione di dove trovare ulteriori informazioni (ad esempio la
pagina web - che abbiamo segnalato sopra - che ospita i fascicoli di questo
notiziario, "La nonviolenza e' in cammino", in cui si da' notizia
dell'iniziativa, delle sue ragioni, delle dichiarazioni di adesione fin qui
rese pubbliche).
*
6. Con l'avvertenza di cercar di non sommergerla di richieste, si potrebbe
anche proporre a Lidia Menapace (scrivendole alla sua casella di posta
elettronica, sopra segnalata) di partecipare a iniziative pubbliche (non
necessariamente centrate sulla proposta di elezione al Quirinale, e' ovvio:
con Lidia si possono fare appassionanti incontri su tanti argomenti).
*
7 Ma soprattutto parliamone: con le persone con cui condividiamo opinioni,
esperienze, interessi, impegni; con le persone che riteniamo possano essere
interessate ad avere una Presidente della Repubblica come Lidia; parliamone
guardandoci nei volti e reciprocamente ascoltando le nostre voci.
Una proposta come questa va "elaborata", cioe' meditata e discussa superando
anche alcune frequenti e comprensibili resistenze interiori: in tante e
tanti l'abbiamo pensata come desiderabile, ma non c'e' dubbio che forse
molte e molti esitano ad esprimerla come proposta concreta su cui impegnarsi
praticamente ritenendo che non sia sufficientemente "realistico" che persone
che non appartengono alle gerarchie del palazzo propongano un ragionamento e
un'indicazione per la Presidenza della Repubblica: invece proprio questa
rottura culturale, questa uscita dall'apatia e dalla subalternita', questo
ripudio della rassegnazione, questa presa di parola per una democrazia
partecipata, costituiscono uno degli aspetti piu' interessanti della
proposta.
*
8. Infine: saremo grati a tutte le persone che vorranno comunicarci adesioni
e iniziative affinche' anche sul nostro notiziario si possa darne notizia
(il nostro indirizzo di posta elettronica e': nbawac at tin.it).

6. INCONTRI. DANIELE LUGLI E MAO VALPIANA: "NONVIOLENZA E POLITICA", DA OGGI
A DOMENICA A FIRENZE
[Dagli amici del Movimento Nonviolento (per contatti: mao at sis.it) riceviamo
e volentieri diffondiamo.
Daniele Lugli (per contatti: daniele.lugli at libero.it) e' il segretario
nazionale del Movimento Nonviolento, figura storica della nonviolenza,
unisce a una lunga e limpida esperienza di impegno sociale e politico anche
una profonda e sottile competenza in ambito giuridico ed amministrativo, ed
e' persona di squisita gentilezza e saggezza grande.
Mao (Massimo) Valpiana (per contatti: mao at sis.it, e anche presso la
redazione di "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona, tel.
0458009803, fax  0458009212, e-mail: an at nonviolenti.org, sito:
www.nonviolenti.org) e' una delle figure piu' belle e autorevoli della
nonviolenza in Italia; e' nato nel 1955 a Verona dove vive ed opera come
assistente sociale e giornalista; fin da giovanissimo si e' impegnato nel
Movimento Nonviolento (si e' diplomato con una tesi su "La nonviolenza come
metodo innovativo di intervento nel sociale"), e' membro del comitato di
coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento, responsabile della Casa
della nonviolenza di Verona e direttore della rivista mensile "Azione
Nonviolenta", fondata nel 1964 da Aldo Capitini. Obiettore di coscienza al
servizio e alle spese militari ha partecipato tra l'altro nel 1972 alla
campagna per il riconoscimento dell'obiezione di coscienza e alla fondazione
della Lega obiettori di coscienza (Loc), di cui e' stato segretario
nazionale; durante la prima guerra del Golfo ha partecipato ad un'azione
diretta nonviolenta per fermare un treno carico di armi (processato per
"blocco ferroviario", e' stato assolto); e' inoltre membro del consiglio
direttivo della Fondazione Alexander Langer, ha fatto parte del Consiglio
della War Resisters International e del Beoc (Ufficio Europeo dell'Obiezione
di Coscienza); e' stato anche tra i promotori del "Verona Forum" (comitato
di sostegno alle forze ed iniziative di pace nei Balcani) e della marcia per
la pace da Trieste a Belgrado nel 1991; nel giugno 2005 ha promosso il
digiuno di solidarieta' con Clementina Cantoni, la volontaria italiana
rapita in Afghanistan e poi liberata. Un suo profilo autobiografico, scritto
con grande gentilezza e generosita' su nostra richiesta, e' nel n. 435 del 4
dicembre 2002 di questo notiziario]

Si svolgera' il 5, 6, 7 maggio a Firenze il convegno su "Nonviolenza e
politica" promosso dal Movimento Nonviolento. Il Convegno fa parte di un
percorso iniziato con la Marcia Perugia-Assisi "Mai piu' eserciti e guerre"
del 2000, proseguito con la camminata Assisi-Gubbio "In cammino per la
nonviolenza" del 2003, e poi con il nostro Congresso "Nonviolenza e'
politica" del 2004.
Come punti di riferimento abbiamo scelto le dieci parole della nonviolenza
(forza della verita', coscienza, amore, festa, sobrieta', giustizia,
liberazione, potere di tutti, bellezza, persuasione) e le dieci
caratteristiche della personalia' nonviolenta (il ripudio della violenza, la
capacita' di identificare la violenza, l'empatia, il rifiuto dell'autorita',
la fiducia negli altri, la disposizione al dialogo, la mitezza, il coraggio,
l'abnegazione, la pazienza).
Dunque sara' una riflessione non improvvisata, ma certamente aperta al
dialogo con tutte le persone e le organizzazioni amiche della nonviolenza.
Le strade possono essere diverse, ma la meta e' comune.
Indubbiamente la politica ha bisogno di essere ripensata, e non da oggi, e
noi siamo convinti che la nonviolenza sia la strada giusta anche per la
rigenerazione della politica: quella che cresce dal basso e quella delle
istituzioni. L'orizzonte ce l'ha indicato bene Aldo Capitini: e' quello del
"potere di tutti".
Abbiamo pensato a Firenze come citta' emblematica per la storia della
nonviolenza italiana: da Giorgio La Pira ad Alexander Langer, da padre
Ernesto Balducci a don Lorenzo Milani, dalla rivista "Il Ponte" al Centro di
Orientamento Sociale di Aldo Capitini. Firenze, citta' di pace, laica e
religiosa.
Nel convegno ci sara' spazio per il confronto fra tante iniziative concrete
che sono cresciute in questi anni, per riconoscere e rafforzare le radici
storiche, e per costruire nuovi momenti comuni di iniziative di movimento.
Inizieremo il venerdi' sera con una presentazione aperta alla citta'.
La mattina del sabato concentreremo l'attenzione su "nonviolenza e politica:
partiti e istituzioni", mentre il pomeriggio sara' dedicato a "nonviolenza e
politica: movimenti e alternative".
La domenica ci sara' una camminata in citta' per visitare i luoghi della
nonviolenza, partendo da Piazza della Signoria.
I temi che si intrecceranno nei tre giorni fiorentini saranno molti: dalle
campagne per il disarmo ai corpi civili di pace, dall'opposizione al
nucleare civile e militare alle richieste al nuovo governo, dalla politica
internazionale alle campagne ecologiste, dal movimento No-Tav all'educazione
alla pace, dalla scuola all'informazione, e altro ancora.
Il metodo di lavoro sara' quello dei Cos (i Centri di orientamento sociale
promossi da Capitini): ascoltare e parlare. Esperienze ed idee saranno
presentate da ognuno in forma sintetica per un confronto comune sulle
proposte di una politica nonviolenta e di una nonviolenza politica.
Arrivederci a Firenze.
Daniele Lugli, segretario del Movimento Nonviolento
Mao Valpiana, direttore di "Azione nonviolenta"

7. INCONTRI. IL PROGRAMMA DEI TRE GIORNI A FIRENZE
[Dagli amici del Movimento Nonviolento (per contatti: mao at sis.it) riceviamo
e volentieri diffondiamo]

Venerdi' 5 maggio, ore 21, Biblioteca Comunale Centrale, Via Sant'Egidio 21:
presentazione alla citta' del convegno e del Movimento Nonviolento. Con Alex
Zanotelli, missionario comboniano; Daniele Lugli, segretario nazionale del
Movimento Nonviolento.
*
Sabato 6 maggio, ore 10-18, Saloncino del Dopolavoro ferroviario (stazione
Santa Maria Novella), Via Alamanni 6r: convegno sul tema 'Nonviolenza e
politica". Intervengono, fra gli altri, Nanni Salio, Lidia Menapace, Giusy
Di Rienzo, Alberto L'Abate, Pasquale Pugliese, Rocco Pompeo, Alberto
Trevisan, Piercarlo Racca, Elena Buccoliero, Adriano Moratto, Marco Baleani,
Mao Valpiana, Michele Boato, Paolo Bergamaschi, Alberto Tomiolo, Sergio
Albesano, ecc.
*
Domenica 7 maggio, ore 10: percorso attraverso i luoghi della nonviolenza a
Firenze.
- Partenza da Piazza dellaSignoria, luogo storico della democrazia a
Firenze; Palazzo Vecchio, dove lavorarono Giorgio La Pira e Enriquez
Agnoletti;
- Chiesa Metodista, nei pressi del luogo dove predico' Ferdinando Tartaglia,
via de' Benci;
- Cappella Pazzi, luogo caro ad Alexander Langer, piazza Santa Croce;
- Casa di Pio Baldelli, collaboratore di Capitini, via Oriuolo 9;
- Piazza San Marco, convento dove La Pira abito', sede dell'Universita' dove
insegno' Aldo Capitini;
- Chiesa di San Giovannino degli Scolopi, dove predico' padre Ernesto
Balducci, via Martelli;
- Palagio di Parte Guelfa, sede del primo Centro di Orientamento Sociale a
Firenze;
- arrivo e termine a Piazza della Signoria, ore 13.
*
L'inizativa e' promossa dal Movimento Nonviolento.
Per informazioni: tel. 0458009803, fax: 045 8009212, e-mail:
an at nonviolenti.org, sito: www.nonviolenti.org

8. APPELLI. ALEX ZANOTELLI: ALLARME ATOMICO: METTIAMOCI INSIEME
[Ringraziamo padre Alessandro Zanotelli (per contatti:
alex.zanotelli at peacelink.it) per questo intervento. Alessandro Zanotelli,
missionario comboniano, ha diretto per anni la rivista "Nigrizia" conducendo
inchieste sugli aiuti e sulla vendita delle armi del governo italiano ai
paesi del Sud del mondo, scontrandosi con il potere politico, economico e
militare italiano: rimosso dall'incarico e' tornato in Africa a condividere
per molti anni vita e speranze dei poveri, solo recentemente e' tornato in
Italia; e' direttore responsabile della rivista "Mosaico di pace" promossa
da Pax Christi; e' tra i promotori della "rete di Lilliput" ed e' una delle
voci piu' prestigiose della nonviolenza nel nostro paese. Tra le opere di
Alessandro Zanotelli: La morte promessa. Armi, droga e fame nel terzo mondo,
Publiprint, Trento 1987; Il coraggio dell'utopia, Publiprint, Trento 1988; I
poveri non ci lasceranno dormire, Monti, Saronno 1996; Leggere l'impero. Il
potere tra l'Apocalisse e l'Esodo, La meridiana, Molfetta 1996; Sulle strade
di Pasqua, Emi, Bologna 1998; Inno alla vita, Emi, Bologna 1998; Ti no ses
mia nat par noi, Cum, Verona 1998; La solidarieta' di Dio, Emi, Bologna
2000; R...esistenza e dialogo, Emi, Bologna 2001; (con Pietro Ingrao), Non
ci sto!, Piero Manni, Lecce 2003; (con Mario Lancisi), Fa' strada ai poveri
senza farti strada. Don Milani, il Vangelo e la poverta' nel mondo d'oggi,
Emi, Bologna 2003; Nel cuore del sistema: quale missione? Emi, Bologna 2003;
Korogocho, Feltrinelli, Milano 2003. Opere su Alessandro Zanotelli: Mario
Lancisi, Alex Zanotelli. Sfida alla globalizzazione, Piemme, Casale
Monferrato (Al) 2003]

Oggi scade l'ultimatum dell'Onu all'Iran. E' un momento grave per l'umanita'
che potrebbe portarci ad una guerra atomica. Siamo alla vigilia di un'altra
guerra preventiva con l'aggravante dell'uso di armi nucleari? I tamburi di
guerra continuano a rullare: Bush, Condoleeza Rice, Blair... non perdono
occasione per ripetere il loro messaggio di morte. Sono tanti gli esperti
che sottolineano la gravita' della situazione in campo atomico. Per citarne
uno, il fisico di Firenze Angelo Baracca, afferma che mai come oggi il mondo
e' stato cosi' vicino ad una guerra nucleare, neanche durante la guerra
fredda. Il dramma e' che oggi abbiamo cosi' tante bombe atomiche da far
saltare il mondo quattro volte per aria. Esse hanno una potenza pari a
duecentomila volte la bomba atomica sganciata su Hiroshima nel 1945.
Ecco il Peccato del mondo oggi: l'Uomo puo' distruggere nel giro di un
pomeriggio quello che Dio ha costruito in quattro miliardi e duecento
milioni di anni. L'uomo, le chiese, le religioni, si trovano davanti ad una
scelta di vita o di morte. "Le bombe nucleari sono un peccato" aveva detto
l'arcivescovo di Seattle mons. Hunthausen, "nella societa' moderna, la base
della violenza e' data dalla nostra intenzione di utilizzare l'arma
nucleare. Una volta accettato questo, qualsiasi altro male e' al confronto
un male minore. Fin quando non ci poniamo di fronte al problema del nostro
consenso all'utilizzo delle armi nucleari, ogni speranza di miglioramento
generalizzato della moralita' pubblica e' condannata al fallimento".
Davanti ad un tale dramma e una cosi' colossale crisi, mi sorprende il
vedere la nostra inerzia e le nostre divisioni. Com'e' possibile che
gloriosi movimenti e associazioni come il Mir, "Azione nonviolenta", la Lega
per il disarmo unilaterale, Pax Christi, Beati i costruttori di pace,
Assopace, l'Unione scienziati per il disarmo, il Movimento nonviolento, la
Campagna osm-dpn, il Cipax... non riescano a trovarsi insieme in chiave
nazionale per dire una parola forte in questo momento storico?
Come mai uomini e donne di grande spessore morale e culturale che lavorano
sulla pace e sulla nonviolenza, come Aberto L'Abate, Tonino Drago, Giuliana
Martirani, Rocco Altieri, Alfonso Navarra, Lorenzo Porta, Domenico Gallo,
Nanni Salio, Mao Valpiana, Giuliano Pontara, don Albino Bizzotto, Angelo
Baracca, Enrico Peyretti, Rodolfo Venditti (per citarne solo alcuni), non
riescano a darsi un appuntamento nazionale per dire insieme una parola
forte: una presa di posizione sulla bomba?
Questo sforzo potrebbe essere sostenuto in primo luogo dalla rete Lilliput,
insieme con ControlArms, Greenpeace, Peacelink, con il Coordinamento comasco
per la pace ed altre organizzazioni e reti che da tempo sono impegnate su
questi temi.
Un incontro di questo genere sarebbe un grande segno di unita' e di coraggio
in questo momento cosi' drammatico per l'umanita'. Queste personalita', in
rappresentanza di tutti i gruppi e le associazioni che lavorano per la pace
in Italia, potrebbero poi elaborare alcuni appelli, uno rivolto al papa, e
un altro alla Conferenza Episcopale Italiana, chiedendo che la bomba venga
dichiarata peccato, e la guerra atomica tabu'.
Un terzo appello potrebbe essere rivolto al formando governo Prodi perche'
ritiri immediatamente le truppe dall'Iraq e rifiuti risolutamente l'ipotesi
di un'altra guerra preventiva contro l'Iran e metta al bando quel centinaio
di bombe atomiche attualmente presenti in Italia.
Tutte le associazioni e i gruppi che lavorano per la pace insieme alle
personalita' che li animano potrebbero indire un altro grande incontro
pubblico, ad esempio all'Arena di Verona (recuperando cosi' la grande
tradizione dei Beati i costruttori di pace), ove pubblicamente e in tanti
grideremmo il nostro no alla bomba e alla guerra atomica.
Non perdiamo questo kairos della storia.

9. RIFLESSIONE. BARBARA SPINELLI: "UN'AUTENTICA, STABILE E AMICHEVOLE
DISPONIBILITA' DELL'IMPUTATO VERSO I MAFIOSI"
[Dal quotidiano "La Stampa" del 30 aprile 2006. Barbara Spinelli e' una
prestigiosa giornalista e saggista; tra le sue opere segnaliamo
particolarmente Il sonno della memoria, Mondadori, Milano 2001, 2004; una
selezione di suoi articoli e' in una sezione personale del sito del
quotidiano (www.lastampa.it)]

Se nella campagna elettorale si fosse parlato dell'essenziale - della
legalita' tenuta in spregio da anni, del conflitto d'interessi, della legge
che in Italia non ha piu' maesta' - forse non ci sarebbe stato il caos che
abbiamo visto l'altra notte quando si e' trattato di nominare il presidente
del Senato. Non ci sarebbe stato questo nuovo manifestarsi d'un tumore che
affligge gran parte della classe politica, che non accenna a mitigarsi
nonostante la sconfitta di Berlusconi, e che puo' esser riassunto nelle
seguenti malformazioni: il prevalere dell'interesse particolare o personale
su quello collettivo, il primato dell'emozione vendicativa sulla valutazione
razionale dell'utile per l'Italia, la sistematica preferenza data alla
divisione, al disfacimento di quel che si potrebbe fare, al ricatto, al voto
di scambio, all'avvertimento che promette e non promette, insinua e impaura.
*
Adesso Marini e' stato eletto presidente e Prodi ha l'inconfutabile diritto
a governare con il sostegno di ambedue le camere, ma i miasmi delle ultime
ore converra' tenerseli accanto come ammonimenti, per capire quel che sta
davanti al futuro governo e agli italiani. In particolare converra' avere
accanto il ricordo di come Andreotti, candidandosi, ha contribuito a tale
inquinamento. A partire dal momento in cui su suggerimento di Berlusconi e'
sceso in campo per contrastare la candidatura di Marini, a partire dal
momento in cui s'e' ostinato a restare in gara pur essendosi accorto che
l'imparziale spirito d'unita' che pretendeva incarnare era una menzogna, si
poteva infatti prevedere la massima confusione. Diabolus, che vuol dire
divisore, e' lo spirito maligno che imprigiona l'Italia politica e non
stupisce che questo sia il nome attribuito al senatore: Belzebu'. Se nella
campagna elettorale si fosse parlato di legalita' da restaurare non ci
sarebbe stato spazio per un rientro di Andreotti all'insegna di questo
epiteto, e per quel che s'e' accompagnato a tale rientro: i voti sbagliati
per Marini denominati pizzini, il vocabolario della mafia che entra in
Parlamento e l'infanga, le parole eversive dette dall'ex maggioranza contro
Scalfaro.
*
Quest'ultima avventura di Andreotti resta come una ferita, uno sgarro. Una
ferita che oscura le non poche sue condotte benefiche, e anche integre: la
battaglia per l'Europa, la scelta di difendersi nei processi e non contro i
processi. Ha detto il senatore che voleva apparire come uomo sopra le parti,
un tipico esponente del centro che rifiuta l'aspro conflitto bipolare: ma
come tale non si e' comportato, seminando piuttosto divisione. La nozione
stessa di centrismo esce devastata dall'esperienza, perche' ancora una volta
ad affiorare e' stato l'estremismo del centro, che si dilania sulle persone
avendo perso cognizione del conflitto di idee. Da questo punto di vista e'
piu' super partes Bertinotti, che alla Camera non ha esitato a dire: "Sono
un uomo di parte che per questo motivo, pero', non teme il conflitto. (...)
Ma non bisogna lasciar scivolare la politica nella coppia amico-nemico".
*
Altri dicono piu' verosimilmente che Andreotti voleva levarsi un sassolino
dalla scarpa (nel frattempo se n'e' tolti tanti, troppi: fin da quando si
auguro', nell'agosto 2005: "Meglio sarebbe che Violante e Caselli non
fossero mai esistiti". O quando equiparo' il proprio processo al calvario di
Gesu'), e ha fallito prestandosi a un'impresa disgregante anziche' unitaria.
Quest'idea di adoperare la politica per levarsi sassolini, strappar
poltrone, e' un'usanza che rischia di fare tanti piu' proseliti, quanto piu'
viene considerata normale. Quando Andreotti sostiene che il potere logora
chi non ce l'ha, e' a quest'usanza che sembra pensare. E' la convinzione che
il politico sia autentico solo se e' costantemente ai comandi e non, come in
Plutarco, "governante per breve tempo, e governato per tutta la vita". Una
convinzione non fugata dalla vittoria di Prodi.
*
E' l'usanza di chi nella politica vede un mezzo per propri calcoli o
rivincite e neppure sa cosa sia, dare uno scopo a se' e anche alla polis. Il
sassolino di cui Andreotti voleva disfarsi e' un macigno, ed e' gravissimo
che nessuno glielo abbia fatto capire, a cominciare dalle gerarchie
ecclesiastiche. La giustizia lo ha assolto solo in apparenza, perche' nella
motivazione della sentenza la sua contiguita' con la mafia fino all'80 e'
attestata: se non ha pagato per questo reato e' perche' esso fu prescritto,
non perche' non fu commesso. I giudici d'appello hanno emesso a Palermo una
chiara sentenza nel 2003, resa definitiva dalla Cassazione nel 2004, quando
hanno evocato: "un'autentica, stabile e amichevole disponibilita'
dell'imputato verso i mafiosi" fino alla "primavera del 1980". Se la
legalita' italiana non fosse da tempo e in misura crescente qualcosa di
opinabile, Andreotti non avrebbe potuto osare esporsi cosi', e offrire un
pessimo esempio ai politici dei due campi.
*
Da questa patologia il centrosinistra dovra' prima o poi ripartire, perche'
essa permette il continuo riemergere di personaggi che con la legalita'
hanno rapporti distorti: personaggi che Sylos Labini chiama i
neomachiavellici, presenti a destra come a sinistra e sempre pronti non a
distinguere la politica dalla morale, ma a contrapporre l'una all'altra
(Sylos Labini, Ahi serva Italia). La caratteristica di simili personalita'
e' l'indifferenza all'etica pubblica, la disinvoltura con cui minacciano
slealta', mercanteggiano lealta', usano parlare di gioco politico per
dissolvere nella levita' dei vocabolari infantili la distruttivita'. Sono
chiamati spesso simpatici per il modo in cui esibiscono la spregiudicatezza
come un pennacchio (lo osservava con acutezza Thomas Mann, poco dopo
l'ascesa di Mussolini, nel racconto Mario e il Mago: "Quello strano tipo di
uomo, che gli italiani chiamano simpatico, confonde singolarmente il
giudizio morale con quello estetico"). Altri attributi estetizzanti si sono
nel frattempo aggiunti: geniale, coraggioso, intelligente, addirittura
intelligentissimo. L'imperturbabilita' nelle tempeste e' scambiata
automaticamente col coraggio, il cinismo e' preso per acume: qui fiorisce
spesso l'estremismo del centro.
*
La morale, con tutti questi attributi, non ha rapporto alcuno. La morale del
geniale e' quella tartufesca di chi ininterrottamente chiede un qualche
risarcimento per i sacrifici fatti, una compensazione per la lealta' che in
politica si dovrebbe dare gratuitamente. Andreotti abilitato a togliersi
sassolini diventa modello, anche se sconfitto: ognuno ritiene di poter
rivendicare un indennizzo sotto forma di promozione, in cambio della propria
fedelta'. Nel dizionario Battaglia il risarcimento e' "la riparazione di
danni causati ingiustamente, l'ottenere soddisfazione a seguito di un danno
morale, un'offesa, un'ingiustizia". Tutto a questo punto puo' divenire
illecita offesa, danno morale: perdere la maggioranza nel voto, subire
indagini, processi: tutti - da Berlusconi a Andreotti - devono esser
pacificati con risarcimenti.
*
Se cosi' stanno le cose, son soprattutto le parole ad ammalarsi e a dover
esser ripulite. Questa non e' la seconda repubblica di cui si parla, ne'
stiamo entrando nella terza. Siamo tuttora immersi nelle escrescenze della
prima, che l'hanno appestata. Stiamo tuttora cercando il gancio che ci
riconnetta con l'Italia quando fu davvero coraggiosa: nel Risorgimento,
nella Resistenza, nel dopoguerra. Certo siamo in emergenza, e ogni emergenza
richiede larghe intese per fronteggiare ingovernabilita' e maggioranze
esigue. Ma larghe intese su cosa precisamente, su quali requisiti personali,
pubblici? Se il terreno comune non ha come base la maesta' della legge e la
moralita' da restaurare, le larghe intese sono un complice patto che
perpetua il fango e rende grotteschi i paragoni con la grande coalizione
tedesca. Se non si cerca un altro tipo d'accordo, l'insolente distruttivita'
delle ultime ore si ripetera' per l'elezione del Capo dello Stato, e vorra'
dire che dalle notti di aprile si e' appreso poco. Il centrosinistra
potrebbe forse proporre queste intese all'opposizione: su legalita', etica
pubblica, imparzialita' vera delle nomine. Se Berlusconi e alleati
dissentiranno, vorra' dire che ben altro vogliono: non intese ma cosiddetti
inciuci. Un vocabolo che dissolve ogni cosa - civile coerenza, divisione tra
destra e sinistra - nei miasmi del pateracchio, del pettegolezzo e
dell'intrigo.
*
Per Andreotti questi non sono stati giorni di riscatto, proprio perche' da
essi si era aspettato non gia' giustizia ma risarcimento. Questi sono stati
giorni in cui la terribile profezia di Aldo Moro, pronunciata in una lettera
dalla prigionia brigatista ("Lei uscira' dalla Storia e passera' alla triste
cronaca che le si addice"), si e' in parte avverata e non e' stata
contraddetta da una vera conoscenza di se', oltre che delle proprie
responsabilita'.

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1286 del 5 maggio 2006

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