Re: Pagina dell'Unicef sull'AIDS



D'accordo con Davide affermo che mi sembra molto semplicistico affermare che "l'astinenza e il proporre ed educare ad una sessualità moderata e fedele (il che non è una imposizione), ha risultati migliori nella lotta all'Aids." E a chi la sostiene fortemente e fedelmente lo invito a provarlo direttamente nei villagi indiani per rendersi conto dell'infondatezza di tali posizioni. Ben altri sono i percorsi politici/sociali/sanitari da percorrere per affrontare il problema. A volte bisognerebbe tralasciare certe posizioni imposte, seppur condivise, e scoprire che il mondo che ci sta attorno non deve essere fatto a nostra immagine e somiglianza, ma nella comprensione e rispetto di tutte le persone che ci vivono. Mi scuso se posso sembrare irrispettoso ma mi sembra che tale posizione (inattaccabile dal punto di vista tecnico) sia solo un sorvolare un problema e non volerlo affrontare. Problema per il quale moltissime persone, associazioni, enti (come unicef) lavorano quotidianamente cercando di inserirsi nella cultura, tradizione, pensiero delle persone per cercare la maniera migliore per poterne parlare con loro e affrontarlo con soluzioni consone e concrete. In questi anni le metodologie per la lotta all'aids sono state molteplici, alcuni più valide altre meno, ma sempre di più si sta radicando la consapevolezza che la comprensione che solo entrando nella cultura e rispettandone le varie differenze si può cominciare ad affrontarne il problema. Non è un caso (e ve lo posso assicurare) che l'nsegnante che sta spiegando la lezione sessuale nella foto presente nell'articolo dell'unicef sia una persona di colore come gli studenti e non un occidentale. Questa consapevolezza è frutto di lavoro, errori, e traguardi raggiunti da svariate persone che ci lavorano. una consapevolezza maturata in anni di lavoro studio ed esperienze. La vostra tesi è sempre quella e non ha certo portate a buoni risultati. E non citarmi l'Uganda in cui la pressione politica di per sostenere l'astinenza ha portato sconvolgimenti sociali non certo ammirabili. Uno per tutti a me ha colpito personalmente, basti pensare che una ragazza (e non un ragazzo NB) può entrare all'università solo se dimostra di essere vergine. A parte l'immaginabile disagio sociale di questo (e se una è stata violentata?) aggiungiamo anche che (dato il contesto sociale) già è difficile per una donna accedere a strutture scolastiche, se ne aumentiamo pure le difficoltà! Immaginate l'impatto sociale solo per questo esempio a me più sconcertante. Non pretendo che ammettiate l'errore di aver usato un articolo di unicef per dare forza alla posizione dell'astinenza, ma almeno sarebbe positivo una posizione di coraggio nel voler cominciare a cercare di capire l'effettivo problema, e l'effettiva entità di esso. Certo, con i vostri pensieri e con le vostre idee, ma con minimo di realismo sociale.

Ciao,
Luca



Davide Bertok ha scritto:
On 8 Feb 2006 at 12:24, associazione Amici di Lazzaro wrote:

<<<L'Unicef si occupa soprattutto in paesi in via di sviluppo. Se in
quei <<<paesi gli parli di profilattico, ti dicono "cosa?" "di che
stai parlando?". <<<Non è così strano quindi che l'Unicef invochi
l'astinenza. <<<Come al solito voi continuate ad arrampicarvi sugli
specchi per <<<dimostrare il vostro pensiero invece di lasciare libera
la sessualità delle <<<persone come e dove meglio ritengono. <<<Ciao,
Davide

la libertà sessuale c'è comunque, perchè nessuno vieta di fare ciò che
vuoi nel tuo privato. Il post non si riferisce alla libertà sessuale,
ma alla opportunità e alla sensatezza del dire che l'astinenza e il
proporre ed educare ad una sessualità moderata e fedele (il che non è
una imposizione), ha risultati migliori nella lotta all'Aids. Saluti

Come ha ricordato Luca: l'aids non si trasmette solo per via sessuale ma ha altri mezzi in cui c'è rischio di contagio. Inoltre è un pò dura chiedere l'astinenza in quei paesi dove culturalmente vai a stravolgere certe abitudini, probabilmente ottieni risultati maggiori di prevenzione con un profilattico. E' come se chiedessero agli italiani cattolici di cambiare un'usanza popolare radicata perchè è meglio dal punto di vista sanitario. Non è poi una cosa così semplice...

Ciao,
Davide


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