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I: aggressioni



 
-----Messaggio Originale-----
Da: Fulvio
Data invio: martedì 2 ottobre 2001 18.51
Oggetto: aggressioni

Condivido la frase "la misura è colma" dopo l'aggressione alla campagna della Rete Antirazzista. Indirizzo soprattutto ai compagni di Rifondazione l'invito, tante volte in passato ignorato, a una rigorosa riflessione sia sulla riduttiva ed ingannevole identificazione  movimento-tute bianche, movimento-Casarini e Co.,  dove si scambia una parte (certamente non la migliore) con il tutto, sia su metodi e contenuti di queste tute (alias Ya Basta, alias Rage, alias Centri del Nord Est), al fine di evitare al partito un capitombolo funesto. Il più è già stato detto in vari interventi, finalmente chiari ed espliciti, nel CPN, su parole d'ordine, slogan e obiettivi passivamente assunti e scimmiottati e poi rivelatisi fasulli, infantili e fuorvianti. Cose utili e giuste sono state anche dette da altre essenziali componenti di classe del Movimento, Cobas e Fiom, specie a Napoli e sui giornali di sinistra.  Ma va sempre ricordato il percorso di questa gente che oggi, vedi Santoro, tenta di riclarsi assumendo parole d'ordine e temi fino a ieri disdegnati e liquidati, oggi però imposti dalla maturazione del Movimento, più che dall'input di un partito rimasto a bocca aperta, incapace di contributi che non fossero apologie, col cappello in mano. Un percorso segnato dall'accanita rimozione della guerra, imperversante dal 1991 e arrivata all'acme davanti alle porte di casa con Jugoslavia, Palestina, Iraq e ora Macedonia, dall'annegamento e dalla diluizione delle responsabilità assolutamente primarie dell'imperialismo USA nello sfascio bellico, economico, culturale ed ambientale del mondo (cosa anche questa appresa da Marcos), dalla vacuità mistificante e depistante di titolazioni come "I padroni del mondo", ad evitare la rigorosa identificazione di fisionomia, nome ed indirizzo dei responsabili e cancellare qualsiasi contraddizione interimperialistica, a vantaggio di un mitico monoblocco capitalistico mondiale, l'Impero. Toni Negri come Fukijama: la fine della storia.Impero fatto. Per cui esodo, fuga, diserzione, nicchia, isola felice e chi resta fuori peggio per lui. Da cui Chiapas e basta, centri sociali e basta, "Marrakesh" e "Mediterraneo" del fiancheggiatore Salvatores. Resta il capitalismo, termine bandito fino a Genova, ma qualche blatta può sopravvivere nelle crepe, qualcun'altro può anche trovare uno strapuntino al banchetto, basta disporsi alla sussidiarietà (quante cooperative hanno le Tute Bianche, non ancora quante C.L.?) Posizione collateralista dell'imperialismo, volente o nolente, che ieri si affratellava con gli scagnozzi CIA di  Alleanza Civica e poi di Otpor in Jugoslavia e disertava (è una mania) la manifestazione nazionale per la Palestina con la grottesca scusa di non gradire l'idea di Stato e, dunque, di "Due Stati per due popoli", e, sul piano interno, competeva con la Lega sulle "democrazie municipali" (nemiche del pubblico e dello Stato che lo garantisce, in modo simmetrico alla demolizione degli ALTRI Stati Nazione da parte degli USA) e per la"scuola territoriale", si prestava a farsi strumento dei colpi di mano manconiani nei Verdi, entrandovi e uscendone in massa, otteneva in premio megacentri sociali come il Rivolta da Benetton-Cacciari, beneficiava di benevolenze istituzionali (Livia Turco) e pastette di piazza (Jervolino e questori vari, fino all'irruzione dei CC) e oggi, con il solito Negri e il parallelo Revelli, avalla la teoria di un terrorismo islamico capitalista e nazionalista, anti-USA, consolidando la montatura USA della necessità di un intervento verso l'esterno (non verso il nido di serpi che gli USA sono), magari con non troppo carneficina. Non diceva così Cossutta nella primavera nel 1999 davanti al terrorismo anti-serbo? Sarebbe utile che alle istanze locali e nazionali del Partito si facesse avere quanto più materiale possibile su usi e abusi di questa formazione adorata e pompata dai media al di là di ogni effettivo peso e spessore della sua presenza, in modo da rendere possibile quella scrupolosa indagine di classe (concetto cancellato dalla "società civile", come le masse dalle "moltitudini", ovviamente di "corpi" messi in gioco) e quella analisi di comportamenti (esasperatamente e rudemente leaderistici: il carisma e la camarilla al posto delle verifiche democratiche, l'eternizzazione del vertice) e contenuti (riduttivi, riformistici, imposti da una vociferante minoranza sgradita ormai a tutte le componenti del Movimento, moderate, ma serie, e radicali) che permetterebbero di offrire al Movimento un qualcosa di più rigoroso, duraturo e trasparente delle furbizie infantili propinate ed accettate fin qui acriticamente. Il Movimento per quanto riguarda le tute bianche non è, per gli apprensivi sul proprio destino personale e politico, l'ultima zattera che passa. Obliterare le classi, neutralizzare la lotta con la violentissima imposizione (tipo Testimoni di Jehova) di una indistinta e assoluta, antiscientifica, antistorica, antibiologica, antirivoluzionaria "non violenza", accantonare il nemico principale statunitense, annebbiare il concetto di imperialismo in una globalizzazione fasulla (riguarda meno di un quinto dell'umanità, coinvolge l' 8% di quanto si produce, occupa il 30% delle operazioni delle multinazionali), esprimere anticomunismo viscerale travestito da antistalinismo, concludere connubi politici ed operativi con nemici di classe interni ed esterni (Otpor), reprimere ogni dissenso anche fisicamente, avvalorare il concetto di "terrorismo islamico endemico e autoctono", sono cosucce che metterebbero in guardia qualsiasi comunista. Sicuramente mettono in guardia chi ha vissuto in diretta la vicenda Sofri-Liguori-Lerner-De Aglio-Marcenaro-Panella-Ferrara-Pietrostefani Saman, dalla rivoluzione anticapitalista alle veline Nato, CIA e Mossad (ricordare, tra gli altri, in parallelo con Sherwood-Otpor-B92, i legami e i sicofantismi di Sofri con le finalmente scoperchiate bande criminali narcotrafficanti  di Bin Laden-Cia in Bosnia, Kosovo e Cecenia. A proposito, la genia Sofri si perpetua: chi ha letto, nella pagina della "cultura"(!) della Repubblica, tempo fa, un paginone del figliolo Luca sulla fine del "Duce", è rabbrividito di fronte a carezze, indulgenze, patetismi compassionevoli e sviste che neanche Caracciolo ne "La grande Storia")  Oggi si arriva a tale intossicazione tutabianchista da dichiararsi stufi della contraddizione capitale-lavoro e proporre l'eliminazione dei nostri circoli, primo e preziosissimo radicamento nel territorio, per sostituirli con forum sociali (o magari sedi di tute bianche, che infatti vengono moltiplicate da emissari inviati in tutta Italia) dall'incerto concerto, contenuto, futuro.
I circoli, oggi, sono spesso sclerotici, autoreferenziali, ci si incontrano liturgicamente gli iscritti. Ma non di eliminarli si tratta. Piuttosto di aprirli ai cittadini, all'informazione a tutti,alle attività sociali, culturali, conviviali, sportive, come un tempo le Case del Popolo. Non è questo che hanno fatto i centri sociali, con grosso successo? A ogni circolo un computer, a ogni circolo un proiettore, un archivio audiovisivi (curati dal partito) e una biblioteca. Infine bisognerebbe stare attenti a non alienarsi, a forza di camminare con lo zoppo, altri a cui stanno crescendo gambe dritte. Frequento centri sociali da sempre, nonostante l'età matusalemmica. In 9 su 10 trovo rispondenza con quanto sopra. E crescente insofferenza. Vogliamo arrivare dopo di questi nel chiarire le cose e vederli sparire in lontananza?
Fulvio Grimaldi