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processo in Bosnia
cari compagni,
volevo informarvi che lo scorso 26 aprile e' iniziato a Travnik - in
Bosnia - il processo contro Hanefija Prijic "Paraga" responsabile
dell'uccisione di tre volontari in Bosnia centrale il 29 maggio 1993,
tra cui il compagno Guido Puletti.
Hanefija Prijic "Paraga" era al tempo ufficiale dell'Esercito di
Bosnia Erzegovina, al comando di un battaglione (circa 400
uomini), e godette di solide coperture per i crimini che commise.
Ancora oggi - pur risultando ufficialmente disoccupato e
nullatenente - ha come avvocato della difesa un personaggio tra i
piu' famosi in Bosnia (e' l'avvocata che difende regolarmente
ministri e uomini d'affari coinvolti in scandali per corruzione, ecc.).
Finora tutti i testimoni dell'accusa hanno ritrattato in aula.
Le autorita' italiane fanno sostanzialmente ostruzionismo alla
ricerca della verita' e della giustizia.
Di seguito vi allego un appello che come Associazione Guido
Puletti abbiamo fatto al termine della prima sessione del processo.
La prossima sessione inizia il prossimo 21 maggio. Chi volesse
informazioni puo' rivolgersi a me all'indirizzo salucci@eco.unibs.it
Ringraziandovi dell'interessamento,
Ilario Salucci
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APPELLO DELL’ASSOCIAZIONE GUIDO PULETTI DEL
12 MAGGIO 2001
Il fatto che “Paraga” sia stato arrestato e venga processato in
Bosnia e’ di enorme importanza. Se il valore democratico di un
paese si misura anche dalla sua volonta’ di perseguire i propri
criminali di guerra, il valore democratico bosniaco odierno e’
ben maggiore di quello che fu dell’Italia all’uscita della seconda
guerra mondiale, quando non vennero ne’ perseguiti, ne’
estradati, ne’ processati i criminali di guerra italiani ricercati dalla
Jugoslavia, dall’Albania, dalla Grecia, ecc. Esprimiamo quindi la
nostra profonda gratitudine ai PM Marinko Jurcevic e Behaija
Krnjic, a tutta la Procura di Travnik e in generale alle autorita’
bosniache.
Il Tribunale di Travnik sta giudicando “Paraga” in condizioni
processualmente molto difficili. L’accusa aveva a proprio
sostegno una serie di testimonianze che sono state tutte - senza
eccezioni - ritrattate in aula. E’ piu’ che plausibile pensare a
pressioni e intimidazioni fatte sui testimoni prima dell’apertura del
processo, come e’ emerso da alcune di queste deposizioni.
Nella zona dove opero’ “Paraga” la cappa di omerta’ e’
tangibile e facilmente verificabile. Se questo processo si basera’
solo su queste testimonianze, la sua conclusione e’ facilmente
prevedibile. La Procura di Travnik ha richiesto ai vari attori
interni e internazionali presenti nella zona la documentazione in
loro possesso - ma ha ottenuto solo rifiuti. Parte di questa
documentazione puo’ essere facilmente fornita dalle autorita’
italiane. L’andamento del processo di Travnik dipendera’ in
modo sostanziale dalla volonta’ di queste autorita’ di fornirla.
Per quanto riguarda la documentazione dell’Esercito della
Bosnia Erzegovina, la Procura di Travnik l’ha piu’ volte
richiesta, e si e’ sentita rispondere che era stata persa. Invece il
12 febbraio 2001 sono emersi tre smilzi documenti, forniti dal
Ministero della Difesa bosniaco: quindi le carte dell’Esercito non
sono andate perse. La tipologia di questi documentazione fa
ritenere che altri documenti, di ben diverso valore, siano ancora
inaccessibili, chiusi negli archivi del Ministero della Difesa.
Le autorita’ italiane possono invece ottenere e rendere
disponibile la documentazione prodotta nel giugno 1993 dalle
forze delle Nazioni Unite presenti in zona, dalla Missione di
Monitoraggio dell’allora Comunita’ Europea, e i risultati
dell’esame autoptico effettuato a Spalato il 3 giugno 1993.
La Missione di Monitoraggio della Comunita’ Europea non
aveva compiti investigativi in Bosnia, ma raccoglieva informazioni
a largo raggio successivamente messe a disposizione dei
Ministeri degli Esteri dei vari paesi. Sui fatti del 29 maggio 1993
vennero stilati cinque rapporti. Il Ministero degli Esteri italiano ha
da otto anni questa documentazione: sarebbe ora di renderla
pubblica. L’attuale Missione di Monitoraggio dell’Unione
Europea si e’ dichiarata disponibile a fornire tutto cio’ che e’ in
suo possesso su richiesta della Procura bresciana. E’ essenziale
che la Procura bresciana consegni quanto prima questi rapporti
al Tribunale di Travnik.
La missione delle Nazioni Unite in Bosnia (Unprofor) aveva
invece anche compiti investigativi, ed era in modo significativo
presente in zona con un contingente inglese. I suoi rapporti, i
risultati delle sue commissioni d’inchiesta, sono depositati dal
1995 a New York. Pensiamo che le autorita’ italiane, tramite
l’ambasciatore presso l’ONU, possano ottenere senza difficolta’
questi documenti. Da quello che sappiamo non sono mai stati
richiesti: oggi non c’e’ piu’ tempo da perdere.
La Procura di Travnik ha ottenuto dei significativi stralci
dell’esame autoptico effettuato a Spalato il 3 giugno 1993, da
cui risultano contraddizioni ed incongruenze con l’esame
autoptico effettuato a Brescia il 5 giugno 1993. E’ essenziale che
le autorita’ diplomatiche italiane ottengano copia completa
dell’autopsia effettuata in Croazia per poter raffrontare in modo
approfondito i due esami.
Il processo di Travnik dipendera’ in modo significativo
dall’acquisizione di tutto questo materiale. Finora la Procura
bresciana non ha collaborato con il Tribunale di Travnik: il PM
Chiappani ha dichiarato al Giornale di Brescia il 24 aprile scorso
che “abbiamo fatto tradurre tutti gli atti a nostra disposizione e li
abbiamo trasmessi ai giudici di Travnik… questo lo abbiamo
fatto con una disponibilita’ piena”. Se la disponibilita’ della
Procura bresciana si misurasse in modo definitivo da questa
dichiarazione avremmo un quadro ben fosco: il PM Krnjic
Behaija ha dichiarato alla stampa il 27 aprile di non aver ottenuto
un solo foglio dalla Procura bresciana. Questo risulta anche in
modo inequivocabile dagli atti del processo. Gli unici atti
provenienti dall’Italia sono stati trasmessi dagli avvocati delle
parti lese (autopsia effettuata a Brescia e videocassetta che ritrae
Paraga nel 1992).
Le autorita’ italiane hanno fatto ben poco per questo processo.
In specifico l’Ambasciata italiana a Sarajevo non ha mostrato
particolare interesse, inviando una propria funzionaria per una
sola udienza. Non ci risulta che siano stati tentati passi come
quello di costituzione di parte civile da parte dello Stato italiano.
L’unica figura istituzionale che ha avuto a cuore questa vicenda
e’ stato il sindaco di Brescia, Paolo Corsini, che e’ stato
presente al processo.
Il processo a Travnik riprendera’ il 21 maggio. Fino alla
conclusione della parte dibattimentale e’ possibile per il PM
produrre nuova documentazione. Rimangono pochissimi giorni.
Quanto non e’ stato fatto in questi otto anni e’ necessario che
venga fatto ora. La Procura bresciana e le autorita’ del
Ministero degli Esteri possono e devono fare il possibile per
acquisire e rendere nuova documentazione e fornire quella gia’ in
loro possesso. Se non lo faranno avranno il ben poco invidiabile
merito di aver salvato “Paraga”.
Associazione Guido Puletti