Con preghiera di
diffusione
Si è evolto lunedì sera e si
è protratto per tutta la serata un presidio-sit in davanti all'Ambasciata
della Repubblica Federale Jugoslava a Roma. La manifestazione, indetta dal
Tribunale Ramsey Clark e da numerosi comitati pacifisti e contro la guerra Nato,
ha raccolto alcune decine di persone e numerosi giornalisti. Davanti
all'ambasciata è stato appeso uno striscione con la
scritta:"Giù le mani da Milosevic". Una delegazione dei
manifestanti, composta dal Professore di Diritto Internazionale
dell'Università di Teramo, Aldo Bernardini e dal giornalista Fulvio
Grimaldi, autore di numerosi articoli e documentari video sulla crisi balcanica,
è stato ricevuto dall'ambasciatore Miodrag Lekic. All'ambasciatore
è stata consegnata una lettera di protesta contro l'arresto di Slobodan
Milosevic e, specificamente, contro il modo e i motivi che lo hanno
contrassegnato. L'ambasciatore Lekic ha convenuto con i suoi interlocutori sulla
pressioni esercitate dagli USA sulle autorità jugoslave perchè si
arrivasse a un arresto entro il 31 marzo, pena il mancato finanziamento di 100
miliardi di dollari. All'ambasciatore è stata espressa l'indignazione dei
manifestanti per la subalternità della magistratura e del governo
jugoslavi al diktat di una potenza straniera e la richiesta che il governo
jugoslavo impedisca la consegna dell'ex-presidente jugoslavo a un Tribunale come
quello dell'Aja che avrebbe dimostrato ampiamente di non essere che uno
strumento USA e Nato per proseguire nella devastazione e nello smembramento
della Jugoslavia. Bernardini e Grimaldi hanno anche denunciato il carattere
autocratico dell'attuale regime jugoslavo, con l'occupazione di tutti i mezzi
d'informazione, la persecuzione e gli arresti in massa di esponenti
dell'opposizione di sinistra. Lekic ha dichiarato che al Tribunale dell'Aja si
potrà riconoscere una parvenza di legalità solo quando avrà
incriminato e arrestato per crimini di guerra e contro l'umanità i
governanti della Nato, i generali, i governanti e militare di Bosnia, Kroazia e
Kosovo. Ha anche ricordato come, paradossalmente, Milosevic nel 1995 fosse stato
definito dagli americani a Deyton "un grande costruttore di pace" e
ora gli USA avessero chiesto all'Aja di accusarlo anche di crimini commessi in
Bosnia e Croazia prima di quell'accordo. Lekic, che ha promesso di inoltrare al
capo del governo serbo e alla presidenza della Repubblica Jugoslava il messaggio
di protesta, ha espresso la convinzione che Milosevic e la sua famiglia non
siano responsabili di alcun delitto finanziario e di alcuna appropriazione
indebita, cosa che non si potrebbe affermare per molti del suo entourage, dai
quali "viveva evidentemente isolato, come in una realtà
virtuale".
La delegazione di manifestanti ha poi annunciato
un'assemblea nazionale sul Tribunale dell'Aja, da tenersi a Milano entro
aprile.
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