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50 studenti di Como a Sarajevo
E' quasi giunta all'epilogo la missione di pace che 50 studenti comaschi
stanno compiendo a Sarajevo, ospiti di famiglie impegnate nella ricostruzione
della capitale serba insieme ai volontari dell'associazione <<Sprofondo>>.
I ragazzi rientreranno domenica in serata insieme a don Renzo Scapolo,
che conclude così il suo soggiorno a Sarajevo durato cinque anni.
Quella che segue e' la quarta corrispondenza degli studenti.
Fabio Germinario <<Coriere di Como>>
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Sarajevo, 4 novembre 1999
Parte di noi stamane ha incontrato la redazione di Oslobodenjie, il celebre
giornale sarajevita e in particolare il famoso giornalista Staji
; narrandoci la storia del quotidiano, nato cinquantasei anni fa, si è
soffermato sulle vicende che l'hanno interessato nel corso della guerra.
Dopo la distruzione dell'edificio, colpito da più di seicento granate, e
divenuto ormai simbolo della città, la redazione multietnica ha perseverato
nella pubblicazione dell' unica voce indipendente e unica fonte fonte di
informazione di tutta la Bosnia. Sfuggendo ad ogni censura e vivendo nello
scantinato dell' edificio, circondati dai cecchini, i giornalisti hanno
eroicamente portato avanti ciò che definiscono una missione: la cultura e
la libertà (Oslobodenjie=liberazione) non rassegnandosi neppure di fronte
ad un regime censorio. Abbiamo poi raggiunto presso la SFOR l'altro gruppo,
che durante la mattinata aveva assistito alla commemorazione dei caduti
della prima guerra mondiale e ci siamo recati presso la caserma di Zetra,
dove ci è stata presentata l'attività del contingente italiano.
Districandoci tra lodi, encomi e formalità, a cui non eravamo abituati in
questi giorni, ci è risultato difficile apprezzare le parole del generale.
Altra spinosa questione è stata il dialogo con l'autorità dell'enclave
serba di Pale, da cui è emersa una visione ancora inaspettatamente parziale
e riduttiva del conflitto. Diversa impressione abbiamo ricavato
dall'incontro con l'amministrazione di Sarajevo, positiva e propositiva.
Insomma, una complessità di posizioni che non ancora ci appare chiara.
i ragazzi di
sarajevo
" ... La memoria conta veramente - per gli individui,
la collettivita', le civilta' - solo se tiene insieme
l' impronta del presente e il progetto del futuro,
se permette di fare senza dimenticare quel che si voleva fare,
di diventare senza smettere di essere,
di essere senza smettere di diventare..."
(Italo Calvino, Osservatorio del Signor Palomar -
I lotofagi, Corriere della Sera, 10 agosto 1975)