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Notizie Est #259 - Kosovo



"I Balcani" - http://www.ecn.org/est/balcani

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NOTIZIE EST #259 - KOSOVO
20 settembre 1999
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IL "KOSOVO CORPS" E I MALUMORI DELL'UCK
("Liberation", 17 settembre 1999; "Washington 
Post", 19 settembre 1999; "Los Angeles Times", 
18 settembre 1999)


KOSOVO: L'ORA DELLA VERITA' PER L'UCK
di Didier François - ("Liberation", 17 settembre 
1999)

PRISTINA - [...] Alla fine di questa settimana, 
i combattenti indipendentisti dovranno avere 
deposto le loro armi e la loro organizzazione 
militare avra' cessato di esistere. In cambio di 
questo, la maggior parte dei ribelli smobilitati 
sara' integrata in un'unita' di protezione 
civile composta da 3000 uomini attivi e 2000 
riservisti, agli ordini della missione delle 
Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK) e addestrata dai 
soldati della KFOR.

[...] "Domenica, l'Esercito di Liberazione del 
Kosovo avra' reso tutte le armi, sara' 
smilitarizzato e cessera' d'esistere come 
organizzazione", spera il maggiore [della NATO] 
Olge Irgens. "L'UNMIK e la KFOR, in 
collaborazione con l'UCK, hanno messo a punto le 
condizioni per la creazione del 'Kosovo Corps', 
una struttura civile che sara' incaricata di 
lottare contro le catastrofi naturali, di 
portare un aiuto umanitario alle popolazioni, di 
sostenere le attivita' di sminamento e quelle di 
ricostruzione della provincia. Non si trattera' 
di una forza di difesa, e ancor meno di un 
esercito, cosi' come non sara' in alcun modo 
un'istituzione giudiziaria con il seppur minimo 
ruolo antisommossa, antiterroristico o 
qualsivoglia responsabilita' nell'applicazione 
della legge e dell'ordine," precisa subito il 
portavoce della forza internazionale, "la 
smilitarizzazione non e' compatibile con la 
formazione di un nuovo esercito. Ogni tentativo 
da parte dell'UCK di dare vita a qualsivoglia 
forma di forza di difesa del Kosovo, o di altri 
tipi di gruppi paramilitari, sara' considerato 
come una violazione delle nomre in vigore e 
verra' trattato come tale".

Dall'inizio della settimana prossima, 
l'alternativa offerta agli ex ribelli dell'UCK 
sara' quella del ritorno a una vita normale con 
l'aiuto di un programma di reintegrazione 
pilotato dall'Organizzazione internazionale per 
le migrazioni (OIM), oppure l'assunzione nel 
"Kosovo Corps", il cui futuro "comandante in 
capo", il generale Agim Ceku, sara' legalmente 
"sottoposto alla autorita' totale" di Bernard 
Kouchner, nella sua qualita' di amministratore 
delle Nazioni Unite. Nella pratica, il lavoro si 
svolgera' "sotto la supervisione giornaliera" 
del generale Michael Jackson, capo della KFOR, a 
livello di uno "stato maggiore centrale" 
composto da 120 ufficiali e appoggiato da una 
compagnia leggera di sostegno, la Guard and 
Rapid Reaction Group, piccola unita' d'e'lite 
composta da 500 ex combattenti piu' esperti, 
scelti con cura e divisi in tre moduli operativi.

La bandiera del "Kosovo Corps", e la sua pesante 
logica simbolica, sara' portata con tutta la 
solennita' richiesta dalle sessanta guardie di 
picchetto d'onore, incaricate delle "cerimonie". 
Con i suoi 80 specialisti di sicurezza 
ravvicinata, il "Close Protection Detachment" 
vegliera' sulle personalita' kosovare, a 
cominciare dagli ufficiali superiori della nuova 
struttura. I circa 300 restanti uomini saranno 
inglobati in una "Rapid Response Unit", forza di 
reazione d'urgenza dotata di una serie di 
dispositivi in sintonia con la sua denominazione 
volontariamente reboante, a cominciare dai 
veicoli fuoristrada dotati di rampe luminose, 
fino agli elicotteri di "ricerca e salvataggio".

Con l'eccezione di questi elementi, definiti 
"organici", il "Kosovo Corps" sara' "articolato 
in sei zone geografiche di competenza", spiega 
un ufficiale occidentale. Questi "Regional Task 
Group" (RTG) erano stati originariamente 
ricalcati sui cinque settori delle brigate 
multinazionali della KFOR. Ma, culla della 
resistenza albanese e bastione della direzione 
politica dell'UCK, la regione della Drenica e' 
riuscita a ottenere un comando autonomo con un 
proprio quartier generale, che verra' installato 
a Skenderaj (Srbica in serbo). Circa 600 uomini, 
tra professionisti e riservisti, faranno 
riferimento a queste circoscrizioni, che saranno 
dotate ciascuna di un "sito di immagazzinaggio" 
per 300 armi e relative munizioni, "provenienti 
dalle armi rese dall'UCK". Tali arsenali 
rimarranno sotto lo stretto controllo dei 
soldati della forza internazionale di sicurezza, 
i quali garantiranno che non piu' del solo 10% 
del totale di tali armi, ovvero 200 pistole o 
fucili di precisione, sia in uso nello stesso 
momento su tutto il territorio della provincia, 
per compiti di protezione degli impianti o delle 
personalita'. [...]


IL PIANO DELLA NATO RIFIUTATO DALL'UCK
di Jeffrey Smith - ("Washington Post", 19 
settembre 1999)

PRISTINA, 18 settembre - L'Esercito di 
Liberazione del Kosovo ha rifiutato un  piano 
che prevedeva la sua trasformazione in un 
piccolo gruppo di protezione civile in tempo di 
pace nell'ambito della Jugoslavia, lasciando 
irrisolti la dimensione e il ruolo futuri 
dell'organizzazione alla vigilia della scadenza 
di domenica sera, 19 settembre, stabilita dalla 
NATO per la sua smobilitazione.

Agim Ceku, il capo militare del gruppo 
guerrigliero, ha reso note al comandante delle 
forze NATO in Kosovo, il generale britannico 
Michael Jackson, le obiezioni del gruppo 
rispetto al piano della NATO, hanno affermato 
ufficiali della NATO e dell'UCK. Ceku ha detto 
che il nuovo gruppo di protezione civile dovra' 
essere piu' ampio e possedere piu' armamenti di 
quelli che le forze NATO hanno previsto di 
consentirgli, e dovra' anche conservare la 
parola "esercito" nella sua denominazione.

Anche se gli ufficiali della NATO non escludono 
che venga raggiunto un accordo finale con l'UCK, 
uno di essi ha detto che "vi e' ancora molto su 
cui lavorare" e che nessun accordo e' imminente. 
Egli ha parlato diverse ore dopo 
l'effettuazione, da parte dei guerriglieri 
dell'UCK, di una una parata innanzi a circa 
50.000 persone, durante la quale sono comparsi 
di fronte a un vociferante assemblamento 
all'interno di uno stadio di calcio, qui a 
Pristina. La manifestazione si e' svolta con il 
permesso della NATO, come modo di celebrare i 
risultati conseguiti dalla forza albanese 
durante il periodo di guerra.

In un discorso, Ceku ha ammesso che il gruppo 
cambiera' dopo la scadenza di domenica. Ma ha 
riaffermato che l'obiettivo del nuovo gruppo 
sara' quello di difendere i cittadini del 
Kosovo, un ruolo che la NATO ha dichiarato come 
spettante unicamente alle forze dell'Alleanza 
atlantica. Un altro comandante dell'UCK, 
Suleyman Selimi, e' stato ancora piu' esplicito, 
insistendo sul fatto che "l'UCK ora si sta 
trasformando in un esercito moderno", perche' 
non ha portato a termine il compito di garantire 
l'indipendenza del Kosovo dalla Serbia, la 
repubblica dominante della Jugoslavia.

Alcuni ufficiali della NATO sono stati sorpresi 
dei disaccordi con l'UCK, in parte perche' sono 
sorti dopo quelle che gli stessi ufficiali 
avevano descritto come discussioni fruttuose 
condotte con Ceku nel corso degli ultimi tre 
mesi. La NATO rimane nettamente contraria alla 
creazione di "un altro esercito, di nome o in 
qualsiasi altro modo", ha affermato un portavoce 
dell'Alleanza occidentale.

Ufficiali dell'UCK hanno detto che numerosi 
comandanti di brigata, che hanno partecipato 
alla guerriglia condotta lungo 14 mesi contro le 
forze di sicurezza jugoslave e serbe per 
ottenere l'indipendenza, hanno esercitato 
pressioni su Ceku sollevando obiezioni e che 
essi continuano a non essere intenzionati ad 
accettare un futuro civile. Tra i nomi 
menzionati vi sono quelli di Ramush Hajredinaj, 
che ha diretto le operazioni nel Kosovo 
occidentale vicino alla citta' di Pec, e di Sami 
Llushtaku, che ha gestito le operazioni nella 
Drenica centrale, poche miglia a ovest di 
Pristina, la capitale della provincia.

Hajredinaj non ha partecipato alla parata, o 
manifestazione, a causa di quella che i suoi 
aiutanti hanno descritto come la sua 
partecipazione a una lunga riunione con alti 
ufficiali della NATO. Ma un portavoce della 
NATO, Robin Clifford, ha detto di non essere a 
conoscenza di alcuna tale riunione. Llushtaku 
era presente alla manifestazione, ma aveva in 
precedenza dichiarato a ufficiali della NATO che 
il nuovo gruppo deve essere chiamato "esercito". 
Se la NATO rifiutera', secondo quanto avrebbe 
detto, l'UCK trovera' da sola una soluzione.

Diversi ufficiali dell'UCK hanno detto che oltre 
al diritto di scegliersi un nome, l'UCK vuole il 
diritto di selezionare gli uomini che faranno 
parte di una nuova organizzazione composta da 
almeno 7.000 dei suoi attuali membri, alla 
maggior parte dei quali dovrebbe essere concesso di portare armi. La NATO ha 
affermato che il nuovo gruppo dovra' essere composto da non piu' di 3.000 
membri regolari e 2.000 riservisti; ha anche detto che non piu' di 200 membri 
potranno portare armi nello stesso momento.

Secondo la NATO, la disputa non ha minato il rispetto da parte dell'UCK della 
scadenza per la smilitarizzazione e Jackson e' pronto ad annunciare domenica 
pomeriggio che tutte le condizioni sono state rispettate. Diversi ufficiali 
hanno notato che, nei fatti, l'UCK negli ultimi tre mesi ha consegnato piu' 
armi di quanto fosse stato dichiarato in principio.

Nel Kosovo occidentale, per esempio, il gruppo ha restituito 2.500 fucili, 215 
mitragliatori, 150 mortai, 1.000 mine, 4,5 milioni di munizioni, 100 armi 
anticarro e migliaia di bombe a mano, ha detto un ufficiale dell'esercito 
italiano presso la sede NATO di Pec. Il totale e' piu' del doppio di quanto 
l'UCK avesse promesso in luglio - un numero che allora alcuni ufficiali della 
NATO avevano definito troppo basso.

"Non pensiamo certo che... il Kosovo sia libero da armi da fuoco", ha detto 
venerdi' un portavoce della NATO. Ma "per il momento siamo soddisfatti... 
dell'adempimento dell'UCK". La resistenza dell'UCK ai piani della NATO non e' 
motivo di allarme, ha detto un diplomatico USA: "Ci siamo sempre aspettati che 
alcuni dei loro combattenti avrebbero rifiutato e forse sarebbero passati al 
crimine o si sarebbero dati alla macchia", ha detto. "Il nostro obiettivo e' 
stato quello di utilizzare la maggioranza per mantenere gli altri sotto 
controllo". Egli ha detto che Washington e' pronta a contribuire $15 miloni su 
una cifra complessiva stimata come compresa tra $40 e $70 milioni per il nuovo 
gruppo di protezione civile, mentre gli alleati della NATO forniranno la 
rimanente cifra.

Alla manifestazione di oggi, Hashim Thaci, un ex guerrigliero dell'UCK che e' 
stato scelto come primo ministro temporaneo dai leader politici del Kosovo la 
scorsa primavera, e' stato l'unico esponente ufficiale che abbia espresso 
supporto per l'idea della NATO di creare un corpo civile. Con le forze serbe 
espulse dal Kosovo, ha detto ai membri dell'UCK, "avrete altri compiti", 
diversi da quelli di combattere. Egli ha anche ricordato loro che le Nazioni 
Unite e la NATO hanno garantito che proteggeranno i confini del Kosovo.

Decine di civili nella folla sventolavano le bandiere albanesi rosse e nere, e 
alcuni di essi mostravano cartelli con scritte come "Noi siamo l'UCK", mentre 
dei bambini hanno intonato una canzone popolare che include un impegno a 
"morire per il Kosova" e la sua liberta'.


L'UCK ALLA VIGILIA DELLA SMOBILITAZIONE

[Il "Los Angeles Times" ha pubblicato il 18 settembre un articolo di Scott 
Martelle, intitolato "Kosovo Ex-Rebels in No Man's Land", che riporta piu' o 
meno le stesse notizie del "Washington Post", ma aggiunge alcuni interessanti 
dati sulla composizione dell'UCK, che riportiamo qui sotto]

[Secondo l'articolo, nell'imminenza della smilitarizzazione dell'UCK, i membri 
che sono rimasti nelle sue strutture sono 10.700] I guerriglieri provengono da 
tutti i settori della vita del Kosovo, secondo un recente studio condotto 
dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni su 8.982 albanesi 
registratisi presso la missione di pace come ex combattenti dell'UCK. La 
maggior parte di essi vuole riprendere la propria vita normale, e solo il 30% 
spera di potere lavorare come soldato o ufficiale di polizia. In realta', circa 
la meta' degli intervistati ha detto di essere entrata a fare parte dell'UCK 
quest'anno, mentre solo il 10% di essi faceva 
parte dell'UCK prima del 1998. Piu' dei due 
terzi di queste persone erano disoccupati, 
quando sono entrati nell'organizzazione, e circa 
il 24% era composto da lavoratori autonomi (ivi 
inclusi gli agricoltori), mentre il 12% erano 
studenti e il 6% insegnanti. L'UCK era anche un 
esercito giovane, con il 78% dei guerriglieri di 
eta' inferiore ai 29 anni. Per la meta' si 
trattava di persone non sposate, ma in una 
cultura che vede una forte presenza di famiglie 
estese, ogni ex combattente contribuisce al 
sostentamento di una media di altri otto membri 
della famiglia.


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