[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

Chi è Dragos Kalajic?



Ciao a tutti!


Vi giro un documento, che trovo utile ed assolutamente condivisibile, tratto 
da Notizie Est.

Davide




====================================
NOTIZIE EST #395 - SERBIA/ITALIA
1 febbraio 2001
====================================

DRAGOS KALAJIC: NERO PROFONDO, OCCASIONALMENTE
ROSSO
di Andrea Ferrario

[Il presente articolo viene pubblicato in  contemporanea
con la rivista marxista e  internazionalista
"Reds"  (http://www.ecn.org/reds)]

Probabilmente molti di coloro che hanno seguito
le trasmissioni della RAI, la televisione di
stato italiana, nel corso dei bombardamenti
della NATO sulla Jugoslavia e sul Kosovo nel
1999 si ricordano un signore serbo, ospite
pressoche' regolare della trasmissione
"Pinocchio", allora quasi quotidiana, che con
fare distinto e una buona padronanza della
lingua italiana difendeva le ragioni della
"parte serba". Alcuni forse si ricordano che,
dopo avere partecipato a quasi tutte le
trasmissioni, tale signore e' stato accusato dal
conduttore Gad Lerner, senza ulteriori
particolari, di avere pubblicato uno scritto dai
toni antisemiti e per tale motivo non e' piu'
stato invitato alla trasmissione, anche se ormai
la cosa era irrilevante visto che "Pinocchio"
stava chiudendo il suo ciclo. Tale distinto
signore si chiama Dragos Kalajic ed e' stato
allora presentato a milioni di telespettatori
come "esperto di geopolitica". Dopo i
bombardamenti, Kalajic ha continuato a essere
attivo in Italia, dividendo le sue attivita' tra
le collaborazioni con la Lega Nord e la
partecipazione a varie iniziative della sinistra
internazionalista, in particolare quelle
organizzate da esponenti della sezione italiana
del Tribunale di Ramsey Clark. A tali iniziative
Kalajic ha il piu' delle volte partecipato a
fianco di Fulvio Grimaldi, editorialista di
"Liberazione", organo di Rifondazione Comunista,
con il quale e' in rapporto di amicizia.
Presentato anche dai leghisti e dai soggetti
della sinistra internazionale come esperto di
geopolitica, Kalajic e' in realta' un estremista
di destra della peggiore specie, che da anni e'
aperto fautore di idee razziste, antisemite,
omofobe e fondamentaliste, oltre a essere stato
strettamente legato a criminali di guerra serbo-
bosniaci e al regime di Belgrado. Sebbene
Kalajic non sia, a livello politico, un
personaggio di primo piano, vi sono due motivi
che rendono importante analizzarne nei dettagli
la figura e il modo di agire, come faremo qui
sotto. In primo luogo, egli riassume in se'
tutte le caratteristiche fondamentali
dell'estrema destra "slavo-ortodossa" (Kalajic
ha intensi rapporti con l'estrema destra russa),
in secondo luogo la sua collaborazione in Italia
da una parte con la Lega Nord e dall'altra con
alcuni soggetti della sinistra internazionalista
costituisce un precedente pericoloso che e'
importante documentare e denunciare.

CHI E' DRAGOS KALAJIC
Dragos Kalajic e' nato a Belgrado nel 1943 e ha
portato a termine i propri studi in Italia nel
1966 diplomandosi presso l'Accademia di Belle
Arti di Roma. Autore di alcuni libri di
carattere "culturologico" e "cospirazionista"
nella Jugoslavia degli anni '70, sotto Tito,
Kalajic ha trovato il proprio momento d'oro nel
1987, con l'ascesa al potere di Milosevic e il
lancio della sua politica di "risveglio
nazionale". Proprio in quell'anno egli e'
infatti diventato redattore e collaboratore
regolare del settimanale "Duga", una delle
principali voci del nuovo nazionalismo serbo,
noto per avere ospitato regolarmente articoli
della moglie di Milosevic, Mira Markovic, e del
suo entourage. Nei primi anni '90 Kalajic e'
diventato uno degli esponenti di punta di un
gruppo di intellettuali belgradesi, i cosiddetti
"nuovi fascisti", che riaffermavano le idee di
uno dei principali fascisti e squadristi serbi
degli anni '30, Dimitrije Ljotic. Piu'
precisamente, come scrive a proposito Ognjen
Pribicevic, "simile ai fascisti serbi di tale
periodo, questo gruppo di intellettuali e'
favorevole all'abolizione del parlamento e
all'introduzione di una monarchia autoritaria,
nonche' di uno stato corporativo molto forte,
invece del capitalismo liberale. [...] Questo
gruppo propone la cristianita' ortodossa come il
fondamento spirituale per costruire la 'nuova
vita' della societa'" (Ramet, 199; pag. 202).
Del gruppo dei "nuovi fascisti" faceva parte
anche Dragoslav Bokan, capo delle "Aquile
Bianche", una formazione paramilitare che ha
commesso crimini in Bosnia  e che considerava
Kalajic il proprio padre spirituale (Bokan:
"Dragos e' per noi come un padre" [Kalajic,
2000; introduzione di I. Cislov, pag. 12]). Ed
e' proprio con la guerra in Bosnia che Kalajic
ha fatto un nuovo salto di qualita': lui, serbo
di Belgrado, e' diventato amico e consigliere di
Radovan Karadzic e di Ratko Mladic, ottenendo il
posto di deputato del parlamento serbo-bosniaco
e di rappresentante plenipotenziario del governo
di Pale all'estero (Kalajic, 2000; introduzione
di I. Cislov, pag. 8). Con la rottura, a livello
ufficiale, dei rapporti tra Belgrado e Pale,
alla fine del 1994 Kalajic ha cercato di darsi
un'aura di dissidente nei confronti del regime
di Milosevic. In realta', molti elementi provano
il contrario, come per esempio il fatto che
negli anni successivi egli abbia continuato a
partecipare a trasmissioni televisive
dell'irregimentata televisione di stato serba o
che alla presentazione di un suo libro a Mosca
abbia partecipato ufficialmente la locale
ambasciata jugoslava. Nel 1997 Kalajic ha
fondato a Belgrado, con alti ufficiali
dell'esercito jugoslavo, l'Istituto di Studi
Geopolitici, fatto che consentira'
successivamente a questo personaggio,
diplomatosi all'Accademia di Belle Arti e
dedicatosi per tutta la vita unicamente alla
propogazione di idee di estrema destra, di
presentarsi all'estero come "esperto di
geopolitica". In tutti questi anni Kalajic ha
continuato tra le altre cose a mantenere intensi
contatti con intellettuali dell'estrema destra
russa (Glazunov, Dugin, Rasputin, Safarevic).
Nel 1999, con la guerra in Kosovo, Kalajic e'
riuscito infine a cogliere una nuova occasione
di rilancio sulla scena. Poco prima dell'inizio
dei bombardamenti, e piu' precisamente nel
febbraio di quell'anno, e' stato nominato
corrispondente in Italia dell'agenzia di stampa
di regime Tanjug, secondo alcune fonti su
raccomandazione della JUL di Mira Markovic (AIM
Podgorica, 9 marzo 1999; "Republika", 1-15
aprile 2000 e "Reporter", 8 maggio 1999). Del
suo recente "periodo italiano" riferiremo nei
dettagli piu' avanti, ma prima di andare oltre
vale la pena citare l'efficace profilo che di
lui ha tracciato recentemente uno dei piu' noti
giornalisti serbi, Teofil Pancic: "Dragos
Kalajic [e' un] noto dandy belgradese, snob e
fascista da salotto, adoratore della 'societa'
corporativa' di Mussolini, simpatizzante delle
famigerate 'teorie sulla razza' e dei movimenti
dell'estrema destra in tutta Europa, estimatore
della letteratura 'revisionista' sulla Seconda
guerra mondiale, di Radovan Karadzic, di Le Pen"
(AIM Podgorica, 9 marzo 1999). Parole che
vengono pienamente confermate alla lettura degli
scritti di Kalajic.

L'ESTREMA DESTRA IN VERSIONE SLAVO-ORTODOSSA
Kalajic e' un personaggio camaleontico, nel
senso che e' molto abile a sintonizzare il
proprio linguaggio e il proprio bagaglio
concettuale sull'onda del contesto in cui si
trova nel dato momento. Cosi', alla RAI e'
riuscito a fare passare certi concetti con toni
moderati adatti al grande pubblico (sulle sue
tecniche vedremo piu' avanti un'illuminante
spiegazione). Nella sua produzione scritta, e in
particolare quella dedicata direttamente al
pubblico serbo e/o russo, Kalajic si esprime
invece in maniera molto piu' chiara. Prenderemo
qui come campione una sua vasta raccolta di
scritti intitolata "Amerikanskoe zlo", uscita in
russo a Mosca nel 1999 a cura di un suo amico,
I. M. Cislov. Gia' una lettura dei titoli dei
capitoli e' abbastanza eloquente:
dall'introduzione "L'ultimo ariano", ai brani
intitolati "Francesi? No, stelle a sei punte",
"Per un'unita' indoeuropea dei popoli", "Il
grande bluff dei froci", "Il pacifismo contro il
cristianesimo", "Il capitale sovranazionale
finanzia la sinistra", "Il futuro appartiene
all'ortodossia" ecc. I capisaldi del "Kalajic-
pensiero" sono quelli tipici dell'estrema
destra: esiste una cospirazione "mondialista"
contro l'umanita' i cui agenti sono il capitale
"sovranazionale" (quello nazionale invece e'
"buono"), gli ebrei, i massoni e i "froci";
questa cospirazione e' stata organizzata nel
corso degli anni dal capitale sovranazionale e
dai comunisti, che sono i due grandi nemici (con
qualche eccezione per i secondi quando sono
nazional-comunisti - si veda nei dettagli piu'
sotto); l'umanita' puo' salvarsi da questa
minaccia incombente solo facendo riferimento a
valori tradizionali e ancestrali, alla famiglia
procreatrice, al pugno di ferro autoritario,
alla cultura tradizionale indoeuropea, ariana e
bianca, al ritorno a prima della rivoluzione
francese. Nella variante slavo-ortodossa di
Kalajic questa salvezza verra' garantita da una
Santa Russia liberatasi dagli ebrei e dalle
minoranze musulmane. In questo momento pero',
secondo la variante slavo-ortodossa, sono i
serbi che stanno guidando la lotta degli slavi e
degli europei con la propria guerra di difesa
dalla congiura mondiale, cercando di salvare
l'Europa dal dominio degli ebrei-massoni
americani e dall'invasione musulmana, i cui
presupposti agenti sarebbero sia le minoranze
islamiche dei Balcani, sia gli emigranti che
"invadono" il continente dal Terzo Mondo. Il
neofascismo slavo-ortodosso ha, fatte salve rare
eccezioni, una sua peculiarita' rispetto al
neofascismo classico: non rivendica l'eredita'
del nazismo come propria, e questo e' logico,
visto che il nazismo non prevedeva per i popoli
slavi altro che la schiavitu' e lo sterminio.
Solo occasionalmente si trovano accenni vaghi
alla "tradizione germanica". E ora, tenendoci
forte lo stomaco, andiamo a esaminare piu'
direttamente il campionario ideologico di
Kalajic.

RAZZISMO: Il curatore russo Cislov, amico di
Kalajic, ci fornisce subito nell'introduzione al
volume un'informazione illuminante sulle
tecniche mediatiche dell'estremista di destra
serbo. Nel 1998, prima di entrare in studio per
una trasmissione della televisione serba,
Kalajic ammonisce l'amico russo: "Saremo in
diretta. Non pronunci la parola 'ebrei', ma dica
semplicemente 'gente di altra stirpe' [inorodcy,
traducibile anche come 'allogeni']. La gente
capira' di cosa si tratta" (pag. 10). Un'altra
tecnica tipica di Kalajic e' quella di citare
con ammirazione le frasi razziste di altri,
facendone cosi' passare il contenuto come
proprio, senza tuttavia assumersene una
responsabilita' diretta. Per esempio, egli
dedica un intero capitolo apologetico al pittore
russo, ed estremista di destra, Glazunov,
narrando tra le altre cose come quest'ultimo,
mentre era in compagnia dello stesso Kalajic,
sia stato riconosciuto in un taxi dall'anziano
conducente, il quale con entusiasmo gli si
confessa: "Con lei io andrei fino all'inferno,
se fosse necessario. Lei non ha paura di dire la
verita' [...]. Ci hanno di nuovo sottratto il
potere, come nel 1917. [Il suo amico serbo] sa
che oggi qui sono tornati nuovamente al potere
loro, gli ebrei? Tutti questi premier e
vicepremier, ministri, economisti, consiglieri,
sindaci e prefetti... perfino il mio vicino.
Sentendo che e' venuto nuovamente il suo tempo,
tutto questo pattume e' tornato da dove si
trovava, nell'emigrazione. [...] Ci vogliono
ridurre a bestiame che non puo' piu' fare
nulla". Kalajic si commuove, ma e' incapace di
spiegare con parole semplici all'anziano taxista
come tutto questo sia frutto di un "nichilismo
plurisecolare". Ci pensa l'adorato (da Kalajic)
Glazunov che risponde come segue: "Lei
esagera... Io sono solo un piccolo soldato della
grande Russia. Oggi ognuno deve stare al suo
posto e fare tutto quello che puo' per la
salvezza e la rinascita della Russia" (pagg. 46-
47). Piu' avanti e' lo stesso Kalajic ad
affermare che "un gruppo di gente "di altra
stirpe" (inorodcy) e di russofobi ha conquistato
e mantiene il potere con metodi dittatoriali sul
grande popolo russo". Poco piu' sotto, sempre di
fronte all'amico serbo entusiasticamente
conseziente, Glazunov se la prende con gli
immigrati islamici, che "diffondono l'AIDS in
Russia" e conducono "una guerra genocida" per
"distruggere il nostro patrimonio genetico"
(pag. 50). Kalajic, di suo pugno, si lamenta del
fatto che su tutto questo "la Tel Avisione"
russa non dice nulla, notando che una delle sue
piu' note annunciatrici ha ributtanti tratti
"mediorientali" (pag. 51-52) e che la "Tel
Avisione" conduce "un'azione anticristiana"
(pag. 53). Kalajic inoltre ci spiega che "le
persone di altra stirpe hanno imposto un sistema
genocida al fine di distruggere l'e'lite russa"
(pag. 57). Ma la congiura ebrea non e' una
novita', spiega il neofascista, perche' gia' "il
partito comunista [sovietico] era un partito di
gente di altra stirpe e di russofobi (quasi
tutti i suoi dirigenti, come e' noto, erano
ebrei)" (pag. 64). Le allusioni a "gente d'altra
stirpe" ricorrono in decine di punti del libro
e, a livello piu' "teorico", Kalajic dedica
l'intero capitolo di apertura a spiegarci come
gran parte dei mali del mondo vengano da chi ha
rifiutato il Nuovo testamento e continua a fare
riferimento al Vecchio testamento. L'alternativa
a questa degenerazione e' costituita dalla
"visione del mondo slava", e in particolare da
quella russa e serba, superiore alle altre
perche' in essa l'individuo ha un "legame
indissolubile e organico con la comunita'
spirituale, nazionale, etnica e culturale" (pag.
120). Gli slavi, inoltre, sono un popolo
"dall'impulso creatore di stati [...] che per la
sua potenza suscita analogie con l'impeto dei
popoli germanici". Tale "impulso statale prende
origine dalle radici metafisiche della
quintessenza slava", la cui forza "si manifesta
nelle aspirazioni transnazionali e imperiali -
nel miglior senso di questa parola - dei russi e
dei serbi" (pag. 121). Questi slavi
spiritualmente superiori non vivono pero' in uno
spazio nazionalmente omogeneo; in particolare,
si trovano nella spiacevole situazione di dovere
convivere con gli albanesi e altre minoranze
islamiche. Da questo punto di vista, scrive
Kalajic, le sanzioni economiche contro la Serbia
hanno pero' avuto un effetto paradossalmente
positivo: hanno costretto all'emigrazione una
"massa di potenziali partecipanti a movimenti
separatisti [...] togliendo in tal modo molto
sangue alle loro forze e alle loro ambizioni".
Secondo i "nazionalisti schipetari", spiega
Kalajic, negli ultimi due-tre anni e' emigrato
all'estero circa "mezzo milione di schipetari".
La cifra sembra gonfiata, prosegue Kalajic, "nel
tipico stile delle esagerazioni islamiche,
caratteristiche in genere del folklore arabo-
semita", ma comunque "in questo caso vi sono
tutti i presupposti per una grande felicita' da
parte di tutti coloro ai quali sta a cuore
l'integrita' territoriale della Serbia" (pag.
194). Piu' in generale, secondo Kalajic, e'
tutta l'Europa a essere minacciata da orde di
islamici e di immigrati. A tale proposito cita
l'esempio della Francia, oggetto degli attacchi
del capitale sovranazionale che ha messo a punto
un piano per "colonizzare il paese" con un
"afflusso massiccio di immigranti". Questo e'
possibile perche' "manca qualsiasi azione da
parte delle autorita' che sia in grado di
interrompere o modificare i processi migratori"
e quindi "i francesi devono adottare da soli
misure immediate e dure per difendersi
dall'immigrazione". Invece di sradicare il male
dell'immigrazione, osserva Kalajic, le autorita'
francesi se la prendono con l'unica forza sana,
il Fronte Nazionale di Le Pen, che propone
giustamente "la deportazione degli immigrati".
Si tratta "di un razzismo al contrario", perche'
"bolla [di razzismo] i francesi che si oppongono
alla distruzione della propria identita' e della
propria sovranita' nazionale", si tratta di
"un'operazione per trasformare la Francia in un
paese che non apparterra' ai francesi, bensi' a
qualche 'societa' multietnica' " e che ha gia'
causato la "babilonizzazione di Parigi" (pag. 40-
44). "I francesi si stanno trasformando in una
minoranza nazionale a causa del continuo
afflusso di immigrati dai paesi del Terzo mondo"
e, aggiunge Kalajic, "non mi sorprende affatto
che il presidente francese Chirac minacci i
serbi di intervento armato, per consegnarli a un
destino analogo a quello dei francesi" (pag. 230-
231). Sullo stesso tema Kalajic, pur essendo un
convinto anticomunista, deve ammettere di
riconoscere un unico merito al socialismo reale:
"ha salvato a suo tempo la Russia (e l'Europa
Orientale) dall'invasione degli immigranti dai
paesi del Terzo mondo" (pag. 102).

OMOSESSUALI, FAMIGLIA: Oltre agli ebrei, dietro
alla cospirazione "mondialista" vi sono anche
gli omosessuali, che Kalajic definisce con
disprezzo "pederasty" [il termine, nelle lingue
slave, ha un significato molto piu' volgare e
offensivo della voce dotta italiana "pederasti",
e va tradotto come "froci" o "finocchi"]. Nel
capitoletto "Il grande bluff dei froci" Kalajic
spiega come il capitale sovranazionale si basi
sulle teorie del "cervello omosessuale di John
M. Keynes" e giunge alle seguenti conclusioni:
"Il sistema di Keynes e l'egemonia del dollaro
sono fenomeni che vanno contro natura, cosi'
come va contro natura qualsiasi rapporto
omosessuale, con il quale i partner non
arricchiscono l'amore con nuove forme, ma si
limitano a imitare pateticamente i rapporti tra
uomo e donna consacrati dalla natura" (pag. 30).
L'Occidente corrompe gli slavi anche con altri
mezzi, per esempio con "l' 'arte' frocia di
diversi degenarati in stile Andy Warhol" o con
la televisione nella quale oggi "dominano le
illusioni e le mistificazioni della
pseudocultura occidentale, dalla psicoanalisi
freudiano-cabalistica fino alla 'rivoluzione
sessuale' e non a caso nel vocabolario della
resistenza patriottica russa la televisione
viene chiamata 'golubyj ekran' ('schermo
azzurro')", termine che ha "una particolare
sfumatura perche' golubyi vengono definiti in
russo anche gli omosessuali" e viene utilizzato
per riferirsi alle trasmissioni "che attaccano
il patriottismo russo e la Chiesa Ortodossa
Russa [...] difendendo i diritti di determinate
minoranze nazionali e quelli delle 'minoranze
sessuali' e dei drogati" (pag. 51). Kalajic non
esita a cadere ancora piu' nel ridicolo, come
quando tesse una lode del "valzer, ultimo ballo
dell'Europa monarchica" per prendersela poi
subito dopo con il "ballo degli infrolliti
barbari afroamericani" il cui nome "e' un
riassunto ideologico del programma nichilistico
di distruzione dell'uomo: il rock'n'roll" e il
cui "dum-dum e' un invito all'autodistruzione,
e' una reclame alla perversione, al satanismo e
alle droghe sintetiche" (pag. 125), righe, si
prega di notare, che sono state scritte da
Kalajic non nei lontani anni '50, bensi' nel
recente anno 1992! Quest'ultimo e' anche un gran
bacchettone, come dimostra la sua affermazione
che questa cultura degenerata "ha lasciato
all'uomo solo la tecnica del sesso, distruggendo
l'istituto eroico e metafisico del matrimonio e
della fedelta' coniugale e imponendo al suo
posto, come modello, la promiscuita' collettiva"
(pag. 126). Tutto cio' e' la conseguenza funesta
"della rivoluzione studentesca del 1968, dalle
cui conseguenze distruttrici le universita'
europee non riescono ancora oggi a riprendersi"
(pag. 127).

ANTICOMUNISMO: Kalajic, in quanto tipico
estremista di destra, e' un convinto
anticomunista. Secondo i suoi ragionamenti,
comunismo e capitale sovranazionale sono figli
gemelli degli stessi genitori: la massoneria e
l'ebraismo. La minaccia "mondialista" sarebbe
nata negli anni della prima guerra mondiale,
come spiega Kalajic: "Con l'aiuto operativo e il
sostegno ideologico della massoneria
speculativa, il capitale usuraio ha infine
provocato la Prima guerra mondiale e, dopo di
essa, le rivoluzioni di Febbraio e di Ottobre,
al fine di distruggere i tre imperi cristiani
che fino a quel momento avevano resistito
ostinatamente, in una certa misura con successo,
a ogni tentativo di conquista" (pag. 112).
"Nella seconda meta' del XX secolo", prosegue
Kalajic, "negli stati slavi sono giunti al
potere dei criminali di altra stirpe e
pseudoe'lite orientate internazionalmente. [...]
Oggi anche agli scemi e' chiaro che
l''internazionalismo' di ieri era solo una
variante del mondialismo" (pag. 118), infatti,
"cacciato dall'Europa, Karl Marx, con il suo
odio scatenato contro i valori e le tradizioni
autenticamente europei si e' ritirato negli USA,
dove ha trovato nuovi adepti. In sostanza [...]
il marxismo e' tornato proprio la' da dove era
stato lanciato in Europa, e in primo luogo in
Russia, con l'aiuto dei capitali investiti dalla
'internazionale' usuraia nella Rivoluzione
d'Ottobre" (pag. 127). I serbi in particolare
hanno dovuto subire "la politica serbofoba del
regime antislavo di Tito" (pag. 190) e in Serbia
"tutte le sventure, le tragedie, le privazioni,
le sofferenze, i genocidi sono venuti sempre da
sinistra, provocati da ideologie orientate a
sinistra: dalla massoneria al comunismo" (pag.
179). Le frontiere interne alla Jugoslavia sono
state tracciate a tutto danno dei serbi "dal
massone Josip 'Ambroz' Tito", del quale ci viene
spiegato in una nota che era di origini ebree
(pag. 218). Nonostante il suo anticomunismo,
tuttavia, Kalajic ritiene che tra i comunisti vi
sia una sensibilita' per i valori tradizionali e
patriottici e pertanto ritiene "artificiosa" la
separazione tra destra e sinistra, strumento del
capitale "sovranazionale" che la utilizza per
"dividere e comandare" (pagg. 64, 227 e 228). I
comunisti, insomma, sarebbero ricuperabili alla
destra, come il neofascista argomenta piu'
precisamente in un dialogo con l'estremista di
destra russo Dugin contenuto nel volume
collettivo, "Il segreto dei Balcani", pubblicato
a Belgrado nel 1996 con finanziamenti del locale
Ministero dell'educazione: "Noi, uomini di
destra, dovremmo oggi smettere di attaccare i
comunisti, tenendo presente che queste forze
hanno subito una profonda trasformazione, in
senso positivo, vale a dire che oggi i comunisti
sono nostri alleati potenziali o effettivi".
Alla sua osservazione risponde consenziente
Dugin: "Gli attuali nazional-comunisti sono una
realta' politica recente e nuova. Sono per loro
natura piu' simili ai rivoluzionari conservatori
del 'movimento germanico' che ai bolscevichi"
(citato in "Feral Tribune", 26 febbraio 1996).
Frasi da tenere presenti quando piu' sotto
andremo ad affrontare i rapporti tra Kalajic e
alcuni soggetti della sinistra italiana.

AUTORITARISMO, TUDJMAN, KOSTUNICA...: Per
completare il quadro di questo personaggio
emblematico dell'estrema destra "slavo-
ortodossa", aggiungiamo alcuni ultimi
particolari curiosi. In campo economico Kalajic
ha come propri stati modello il Cile, il
Giappone e la Corea del Sud. Il problema di
questi stati e' pero' evidentemente che sono
troppo "morbidi". Nello stato "slavo" che
piacerebbe a Kalajic ci sarebbe si' il capitale,
ma con un governo dal pugno di ferro: "Le
dimensioni enormi del potenziale mercato degli
stati slavi, nel caso di una loro unione,
[verranno garantite] se necessario, anche da un
assolutismo estremo" (pag. 130). Abbiamo inoltre
notato come Kalajic se la prenda costantemente
con le minoranze islamiche e gli immigrati dal
terzo mondo - trattandosi di un
ultranazionalista serbo, sembrerebbe naturale
attendersi da lui anche una posizione
anticroata, tanto piu' che alcuni dei capitoli
del volume "Amerikanskoe zlo" sono stati scritti
proprio negli anni della guerra in Croazia o
immediatamente successivi a essa. Invece nei
suoi scritti non siamo riusciti a trovare nulla
contro i croati. Anzi, alcune fonti parlano di
suoi legami con l'estrema destra croata, come
Petar Lukovic, corrispondente da Belgrado della
rivista croata "Feral Tribune", nel suo articolo
per quest'ultima pubblicato il 14 ottobre 2000,
o l'agenzia bosniaca TWRA, la quale segnalava in
un suo articolo del 27 settembre 1995 che a
cavallo tra gli anni '80 e gli anni '90 "Kalajic
ha scritto lodi al presidente Tudjman,
descrivendolo come 'un vero europeo' ". Infine,
Kalajic ultimamente ha espresso valutazioni
positive sul neoeletto presidente jugoslavo
Kostunica ("Liberazione", 7 ottobre 2000). E'
interessante notare a questo proposito che l'8
settembre 1997 era stata organizzata dal SDS a
Banja Luka, in Bosnia, una riunione pan-serba
alla quale erano invitati a partecipare, tra gli
altri, Momcilo Krajisnik, Radovan Karadzic, il
vescovo Artemije e... Dragos Kalajic e Vojislav
Kostunica (Republic of Srpska Radio Station, 8
settembre 1997). Chissa' se i due si sono poi
effettivamente incontrati, visto che tra l'altro
sono stati entrambi per
anni sostenitori del SDS, il partito di Radovan
Karadzic.

KALAJIC IN ITALIA
Il "grande lancio" di Kalajic in Italia lo si e'
avuto con la gia' menzionata trasmissione RAI
"Pinocchio". Presentato come esperto di
geopolitica, questo estremista di destra e
fedele servitore di Milosevic, portatore di una
posizione in fin dei conti assolutamente
minoritaria in Serbia, e' stato chiamato a piu'
riprese a rappresentare davanti a milioni di
telespettatori la "parte serba". Ci si chiede
cosa abbia portato i responsabili della
trasmissione a scegliere un tale personaggio.
Certo, Kalajic parla bene l'italiano e in questo
senso e' "telegenico", ma non ci sembra che sia
un requisito sufficiente. In Italia, l' "esperto
di geopolitica" si e' comunque dato in genere
molto da fare: cercando un po' in Internet lo
troviamo per esempio come relatore a un convegno
su informazione e guerra organizzato nell'ambito
del prestigioso Prix Italia (RAI) 1999 "sotto il
patrocinio delle Nazioni Unite e in
collaborazione con la rivista 'Limes' ", ma
anche in compagnia di Pino Rauti
in una meno prestigiosa manifestazione
organizzata il 10 maggio 1999 a Roma dai
neofascisti del M.S.I. - Fiamma Tricolore. I
punti di riferimento
regolari di Kalajic in Italia sono tuttavia
stati da una parte la Lega
Nord e dall'altra alcuni esponenti della
sinistra internazionalista. Vista la sua lunga
esperienza nella destra estrema, Kalajic ha
correttamente
compreso che l'estrema destra attualmente "piu'
autentica e di massa" in
Italia, al di fuori della galassia dei
gruppuscoli neofascisti, e'
proprio la Lega. Con quest'ultima egli ha in
comune molti punti: il razzismo nei confronti
degli immigrati, in particolare quelli albanesi;
la difesa dell'identita' europea minacciata
dagli islamici e dagli americani; la visione
della Serbia come bastione contro questi nemici.
Illuminante e' a tale proposito la dichiarazione
di un giornalista della "Padania" (organo della
Lega Nord) fatta a un convegno di presentazione
di un libro di Gennadi Zjuganov, organizzato
dalla stessa Lega e al quale prendeva parte
anche Kalajic: "[era presente] il giornalista
Massimiliano Ferrari che ha ricordato la grande
simpatia che la Lega prova per il mondo
cristiano-slavo che in Serbia e nel Caucaso
combatte e fa da argine all'avanzata dell'Islam.
'L'ala pura e non mercantilista della Lega - ha
detto - mette l'interesse della comunita' di
sangue al di sopra del benessere del singolo
egoista e simpatizza per i fratelli slavi che si
sacrificano in nome della comune patria europea
e rifiuta la visione di coloro che straparlano
di una ricca Europa occidentale da chiudersi ad
est e da aprirsi a milioni di lavoratori
musulmani 'purche' in regola col permesso di
soggiorno' " ("La Padania", 23 gennaio 2000). A
tale convegno, va tra l'altro notato,
partecipava anche il nazional-comunista italiano
Carlo Terraciano, direttore della rivista dal
nome emblematico "Rosso e nero". L'entusiasmo di
Kalajic per la Lega Nord e' esplicito, come si
rileva da quanto egli ha dichiarato a "La
Padania" in occasione della sua partecipazione a
un "Padania Day": "Presente
alla manifestazione milanese c'era anche,
mescolato tra la folla, il
professor Dragos Kalajic, dell'Istituto di Studi
geopolitici di Belgrado. 'Mi trovo a Milano di
passaggio - ha spiegato Kalajic - e ne ho
approfittato per
assistere di persona al mio primo Padania Day'.
Le impressioni riportate dal
professore serbo sono state molto positive.
'Questa giornata ha ulteriormente rafforzato la
mia convinzione che soltanto negli ambienti
leghisti e padanisti si
puo' avvertire ancora un grande calore umano' -
ha raccontato Kalajic -.
'I leader del Carroccio e del governo padano
amano stare a contatto con il popolo, non fanno
come altri che del popolo si servono soltanto
quando si tratta di chiedere
voti'. Il professore di geopolitica ha inoltre
precisato di condividere la battaglia leghista
contro l'invasione extracomunitaria e contro la
globalizzazione. 'Le cupole della grande finanza
mondialista vogliono distruggere le radici
identitarie dei popoli europei - ha concluso -.
Chi non si adegua, e noi serbi lo sappiamo bene,
viene bastonato' " ("La Padania", 12 dicembre
1999). Kalajic e' stato a piu' riprese ospite
del giornale "La Padania" nel corso del 1999 e
ha scritto "con entusiasmo e grande
disponibilita'"
la postfazione a "Good Morning Belgrado", il
diario di guerra del giornalista
della Padania Mauro Bottarelli, pubblicato nel
2000 ("La Padania", 24 marzo 2000).

A sinistra il punto di riferimento principale di
Kalajic sono stati alcuni gruppi che hanno
promosso in Italia il Tribunale Internazionale
per i crimini di guerra della NATO di Ramsey
Clark. Di questo giro fa parte tra gli altri il
giornalista Fulvio Grimaldi che, come
accennavamo, ha stretto legami di amicizia con
Kalajic, fino a portarlo sulle pagine di
"Liberazione". Il nesso tra il Tribunale Clark e
Kalajic non e' cosi' strano: Clark, ex ministro
della giustizia degli Stati Uniti, e' stato
recentemente avvocato del criminale di guerra
Radovan Karadzic (amico e compagno di
"avventure" di Kalajic) in un processo che negli
Stati Uniti vedeva l'ex leader serbo-bosniaco
difendersi da accuse di crimini contro
l'umanita' mosse da donne bosniache vittime di
violenze nel corso della guerra in Bosnia,
appoggiate da organizzazioni della sinistra
statunitense ("Slobodna BiH", 16 agosto 1999;
"The Shadow",
http://shadow.autono.net/sin001/clark.htm).
Inoltre Clark e' stato piu' volte in visita
ufficiale in Jugoslavia, dove ha tenuto cordiali
colloqui con Milosevic e altri esponenti del
regime ("Politika", 31 marzo 1999 e 29 ottobre
1999), grazie anche al fatto che il suo
Tribunale e il suo International Action Center
hanno sempre giustificato i crimini commessi dal
regime di Belgrado in Kosovo come normali
operazioni di polizia. Kalajic e' stato cosi'
tra il 1999 e il 2000 relatore in incontri
organizzati dalla rivista marxista italiana
Praxis (il 10 ottobre 1999, con la
partecipazione tra gli altri dell'ambasciatore
jugoslavo in Vaticano, Dojcilo Maslovaric),
dall'Associazione d'Amicizia Italo-Jugoslava (il
29 gennaio 2000), presso l'Universita' di Teramo
(iniziativa promossa il 29 marzo 2000 da membri
della sezione italiana del Tribunale Clark e in
particolare dal docente della stessa universita'
Aldo Bernardini) e ha preso parte al convegno Il
mondo neoNATO (svoltosi l'8-9 ottobre 1999,
sempre con altri promotori del Tribunale Clark).
Particolarmente
grave e' stata la partecipazione di un
estremista di destra come Kalajic
all'importante assemblea del Tribunale Clark
tenutasi a Roma il 1 novembre 1999 (Tanjug, 2
novembre 1999), alla quale ha preso parte lo
stesso Ramsey Clark, che
arrivava direttamente da Belgrado dove aveva
appena avuto un amichevole colloquio con
Milosevic. Pur essendo promosso in Italia
perlopiu' da piccole
formazioni che hanno negato o giustificato i
crimini del regime di Milosevic in Kosovo, il
Tribunale riceve l'adesione di molte altre
realta' che si sono impegnate
positivamente contro la guerra della NATO, anche
se va detto
che se per Kalajic puo' valere la scusa che non
a tutti e' noto chi sia (scusa un
po' fragile, comunque, visto il suo attivismo
pubblico in
Italia), cio' non vale per il rappresentante
della Jugoslavia in Italia (nei fatti
ambasciatore dopo il richiamo di Miodrag Lekic),
che ha preso anch'egli parte alla
riunione nella sua qualita' ufficiale. Kalajic
e' riuscito
cosi' ad associare il suo nome, in tale
occasione, anche a personaggi dal ruolo
importante nella sinistra internazionalista
italiana come il senatore di Rifondazione
Comunista Giovanni Russo Spena e il redattore
del "Manifesto" Tommaso Di Francesco.
Per Fulvio Grimaldi, ex giornalista RAI ed
editorialista di
"Liberazione", la partecipazione a iniziative
con Kalajic e' stata invece non un'eccezione,
bensi' quasi una regola. Grimaldi ha inoltre
instaurato rapporti
stretti con l'estremista di destra serbo e lo ha
portato direttamente sulle pagine dell'organo di
Rifondazione Comunista in un suo articolo del 7
ottobre scorso, in cui
descrive il suo peregrinare per le strade della
Belgrado del
dopo-Milosevic proprio in compagnia di Kalajic,
che anche Grimaldi si limita a definire docente
di geopolitica tacendo il suo ben piu' lungo e
rilevante curriculum nella destra radicale,
fatto salvo un accenno di sfuggita ai "suoi
pluralistici e un po' fantasiosi [sic!] legami
con la Jul da un lato e i radicali di Seselj
dall'altra". Nell'articolo, teso a
criminalizzare le manifestazioni allora appena
terminate nella capitale serba, Grimaldi
definisce Kalajic l' "amico analista".
L'editorialista di Liberazione riconosce che
Kalajic e' un nazionalista, ma dal ruolo
positivo e ingiustamente "stigmatizzato":
"Nazionalista serbo e' anche Kalajic, se si usa
il termine per stigmatizzare quelli che si
oppongono alla diasporizzazione di quel popolo e
alla sua cacciata dalle terre d'origine". I due
concordano su quasi tutto, nelle valutazioni che
esprimono, fino a paventare un ritorno di
Milosevic e dei suoi: "il momento dei socialisti
tornera' non appena il liberismo incomincera' a
mordere, la mafia ad arrivare, il divario tra
pochi ricchissimi e molti poverissimi a
crescere". L'amicizia e la comunita' di vedute
tra Kalajic e Grimaldi non devono meravigliare:
Grimaldi ha apertamente simpatizzato per la
Serbia di Slobodan Milosevic e di Mira Markovic;
inoltre, proprio nello stesso modo in cui
Kalajic riesce a fare capire benissimo che sta
parlando di ebrei utilizzando il termine piu'
vago di "gente di altra stirpe", Grimaldi e'
riuscito a fare passare in Italia un discorso
che criminalizza l'intero popolo
albanese (altra posizione che condivide con
Kalajic) senza mai
giungere a formulazioni esplicitamente razziste.

CONCLUSIONE
Kalajic rimane una figura secondaria sulla scena
di un panorama politico serbo in cui hanno avuto
un ruolo di gran lunga piu' importante (e
cruento) altri esponenti dell'estrema destra,
come Seselj o Arkan. Da questo punto di vista e'
stato solo uno dei tanti "manovali" di
Milosevic. La sua figura ci pare tuttavia
emblematica della degenerazione di certi settori
politici (la coalizione "rosso-nera" di
Milosevic, Seselj e Markovic) in un paese che ha
invece una storia e un presente ricchi di figure
democratiche. L'armamentario ideologico di
Kalajic, inoltre, e' utile a capire i concetti
su cui si basa la nuova estrema destra "slavo-
ortodossa" e a individuare quale base essi
possono costituire per collegamenti con altri
soggetti della destra radicale europea, dal
Fronte Nazionale di Le Pen alla Lega Nord di
Bossi. Per quanto riguarda l'Italia, se i legami
con la Lega ci sembrano scontati e "naturali",
la presenza di Kalajic in iniziative della
sinistra internazionalista o,
seppure per interposta persona, su organi di
stampa di quest'ultima sono sicuramente
"innaturali" e deleteri, perche' rischiano di
screditare il
lavoro di molte realta' impegnatesi
positivamente contro la guerra della
NATO e del tutto ignare del fatto che un
estremista di destra stia cercando di
intrufolarsi indebitamente tra le loro fila. Una
chiave di
lettura del perche' Kalajic sia in parte
riuscito a trovare accoglienza in questo
ambito la si puo' trovare, a mio parere, proprio
nel fatto che egli venga presentato regolarmente
come "esperto di geopolitica". E' proprio
l'interpretazione di quanto avviene nei Balcani
in chiave esclusivamente o prevalentemente
geopolitica, incentrata cioe' sugli stati e i
loro "spazi vitali", che costituisce il terreno
di coltura ideale per collaborazioni altrimenti
impensabili, quali per esempio quella tra gli
editorialisti della rivista "nazional-
ministeriale" "Limes" e un quotidiano comunista
come il "Manifesto" o, in casi ancora peggiori,
per un nesso, diretto o indiretto, tra leghisti,
estremisti di destra serbi e soggetti della
"sinistra internazionale". Ma questo e' un
argomento che meriterebbe di essere affrontato
piu' nei particolari in altra sede.



**Oltre alle fonti della stampa, citate nel
testo, sono stati utilizzati:

*Kalajic, Dragos, "Amerikanskoe zlo", Mosca, 2000
*Pribicevic, Ognjen, "Changing Fortunes of the
Serbian Radical Right", in Ramet, Sabrina P.
(ed.), "The Radical Right In Central and Eastern
Europe Since 1989", Pennsylvania, 1999


__________________________________________________________
"Notizie Est" e' una mailing list di notizie sui Balcani,
pubblicata dal sito web "I Balcani" e archiviata su web
all'indirizzo:

http://www.ecn.org/est/balcani

Se desiderate abbonarvi (gratuitamente) o essere rimossi
da questa lista e' sufficiente che lo comunichiate a:
est@ecn.org
_________________________________________________________________________
Get Your Private, Free E-mail from MSN Hotmail at http://www.hotmail.com.