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R: da Belgrado: Ya Basta, gli amici del Partjia Rada e i comunisti jugoslavi



Aho', che vuol dire leggere con attenzione "non tanto le considerazioni
dell'autore"??? Cosa sono, zavorra? Bravo, Jure.
-----Messaggio originale-----
Da: glr <glr_y@iol.it>
A: ANTIMP tmp5 <glr_y@iol.it>; Dist. List 1 <glr_y@iol.it>
Cc: GC <gio-co@ecircle.it>; Linea-Rossa@egroups.com
<Linea-Rossa@egroups.com>
Data: venerdì 2 febbraio 2001 16.14
Oggetto: da Belgrado: Ya Basta, gli amici del Partjia Rada e i comunisti
jugoslavi


>
>Sui comunisti jugoslavi, la D.O.S. e i loro amici nel mondo.
>
>- Ya Basta e Radio Onda D'Urto
>- Un articolo di F. Grimaldi dall'Ernesto
>
>------
>
>Ha scritto Yabasta su noomc-it@egroups.com:
>
>" L'intervista che segue è stata realizzata il 5 gennaio 2001 con Nenad, un
>rappresentante del Partjia Rada (Partito del lavoro), e trasmessa sulle
>frequenze di Radio Onda D'Urto durante la trasmissione "Ostavka!". Questa
>formazione politica è l'unica attualmente in Jugoslavia a dichiararsi
>comunista e ad aver rappresentato una convinta opposizione a Milosevic nel
>corso deglianni '90. Fondata da dissidenti politici in carcere sotto Tito,
sono
>ora pronti a fronteggiare l'ingresso dell'economia jugoslava nella rete del
>mercato globale.. "
>
>Il Partito del Lavoro unica formazione attuale comunista schierata in
>opposizione al governo Milosevic? Una affermazione perlomeno inesatta,
>come pure è falso far credere che in Jugoslavia non esistano da tempo
>partiti comunisti di ispirazione sia comunista "ortodossa" che titoista e
>quindi jugoslavista, che per di più mai abbiano "rappresentato una convinta
>opposizione a Milosevic": qui sotto allego la lista dei partiti che si sono
>presentati alle elezioni federali di fine settembre, e per la Serbia a
quelle
>nazionali di dicembre. Come si può vedere, le formazioni dichiaratamente di
>ispirazione comunista e operaista non sono poche, e buona parte di esse
>raccolgono più voti del Partjia Rada di Nedar (Radio Onda D'Urto ha mai
>pensato di intervistare qualche loro rappresentante? E se no, perchè?).
>In occasione delle elezoni di dicembre, queste formazioni si sono unite in
>una lista comune denominata Komunisticka Radnicka Koalicija - Coalizione
>Comunista Operaia, abbreviato "KORAK" (che significa "il passo", quasi a
>dare il senso di un passo avanti). A questa coalizione si e' infine
aggregato
>anche il partito comunista di tradizione cominformista di Branko Kitanovic
>NKPJ, e dunque la lista ha assunto il nome KORAK-NKPJ.
>Questa formazione politica non ha poi potuto presentarsi effetivamente alle
>elezioni per un vizio formale (tempi di presentazione delle liste). Essa
era
>accreditata di un consenso attorno al 6% e quindi con buone possibilità di
>entrare in parlamento (soglia del 5%). Sarà per la prossima volta, Nato e
>uranio permettendo.
>
>------
>
>RISULTATI DEI PARTITI COMUNISTI ED OPERAI ALLE ELEZIONI
>PARLAMENTARI DELLA RF DI JUGOSLAVIA, 24/9/2000
>
>Estratto dei risultati ufficiali pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale della
RFJ il
>2/10/2000 (Fonte: contatti a Kragujevac ed in Germania)
>
>Numero degli aventi diritto al voto: 7 216 920
>
>*** CAMERA DEI DEPUTATI
>
>Votanti: 5 003 640
>
>DOS      2 005 319     55 seggi
>SPS/JUL  1 595 551     46 seggi
>SNP        104 198     28 seggi
>(...)
>NKPJ   35 740   NOVA KOMUNISTICKA PARTIJA JUGOSLAVIJE (B.
>KITANOVIC)
>RP     12 192   RADNICKI POKRET (KRAGUJEVAC)
>JK      5 105   JUGOSLAVENSKI KOMUNISTI (D. DRASKOVIC)
>SKJ-S   2 278   SAVEZ KOM. JUGOSLAVIJE U SRBIJI - KOMUNISTI
>SUBOTICE
>SKJ-CG  1 946
>SAVEZ KOM. JUGOSLAVIJE - KOMUNISTI CRNE GORE
>JUL-CG  1 627  JUGOSLAVENSKA UDRUZENA LEVICA ZA CRNU GORU
>
>*** CAMERA DELLE REPUBBLICHE
>
>* SERBIA
>
>Votanti: 5 003 640
>
>DOS 2 097 701 10 seggi
>SPS/JUL 1 652 025 7 seggi
>(...)
>Partiti comunisti: risultati non pervenuti
>
>* MONTENEGRO
>
>Votanti:  123 047
>
>SNP 102 256 19 seggi
>(...)
>JK        796   JUGOSLAVENSKI KOMUNISTI (D. DRASKOVIC)
>JUL-CG  1 925   JUGOSLAVENSKA UDRUZENA LEVICA ZA CRNU GORU
>SKJ-CG  1 236   SAVEZ KOM. JUGOSLAVIJE - KOMUNISTI CRNE GORE
>
>-----------------------------
>
>Per quanto riguarda il KORAK, ecco il loro comunicato:
>
>"Partendo dal indispensabile bisogno di difendere gli interessi della
classe
>operaia, dei contadini e di tutti i creatori dei valori esposti allo
sfruttamento
>del capitale, e esprimendo la volontà dei propri membri e organi in questo
>momento storico, i delegati dei partiti operai e comunisti, il giorno
3.11.2000
>a Belgrado, hanno accettato
>UN ACCORDO DI COALIZIONE DEI PARTITI COMUNISTI E OPERAI
>DI PRESENTARSI UNITI ALLE ELEZIONI IN SERBIA"
>
>Gli otto articoli dell'Accordo:
>1 - gli obiettivi alle elezioni della Coalizione
>2 - i rapporti fra i membri della stessa
>3 - la lista
>4 - comunicazioni con la pubblica opinione
>5 - il "quartiere generale" per le elezioni
>6 - i mezzi materiali
>7 - il corpo del coordinamento
>8 - accettazione dell'Accordo
>
>I firmatari dell'Accordo sono i seguenti partiti:
>
>1. Comunisti jugoslavi (Jugoslovenski komunisti)
>2. Lega dei comunisti jugoslavi (Savez komunista Jugoslavije)
>3. Lega dei comunisti jugoslavi in Serbia (Savez komunista Jugoslavije u
>Srbiji)
>4. Classe operaia jugoslava (Jugoslovenska radnicka klasa)
>5. Lega dei comunisti jugoslavi - Partito comunista della Serbia (Savez
>komunista Jugoslavije - Komunisticka partija Srbije)
>6. Centro Tito (Centar Tito)
>7. Partito operaio jugoslavo (Radnicka stranka Jugoslavije)
>8. Lega degli operai della Jugoslavia (Savez radnika Jugoslavije)
>9. Partito comunista jugoslavo (Komunisticka partija Jugoslavije)
>10. Partito socialista popolare jugoslavo (Socijalisticka narodna stranka
>Jugoslavije)
>11. Movimento operaio (Radnicki pokret)
>12. Lega degli operai della Serbia (Savez radnika Srbije)
>
>E' previsto per la primavera il Congresso in cui tutti questi partiti
dovrebbero
>unirsi in uno. Sono piccoli partiti nati qua e là durante gli anni '80 o
'90, che
>pensano che uniti saranno più forti e potranno fare di più.
>
>---------------------------------
>
>Riguardo poi ai 18 partiti e partitini che formano la coalizione del DOS vi
>riporto un articolo dall'Ernesto al riguardo, così vi fate un'idea dei
compagni
>di viaggio del Partito del Lavoro - Partjia Rada e del suo leader Nedar,
citato
>nell'articolo (non un semplice "rappresentante"), nel loro assalto alla
radio
>nazionale e al Parlamento, dove hanno avuto cura di distruggere le schede
>votate a scanso di reali e serie controverifiche. Prima di rispondermi a
male
>parole vi prego di leggere con attenzione non tanto le considerazioni
>dell'autore ma i nomi e le organizzazioni che vi compaiono e i loro
intrecci.
>
>Infine, mi scuso con gli iscritti a questa lista che non sono interessati a
>queste specifiche tematiche, ma i ricorrenti messaggi di Yabasta-Ostavka e
>specificatamente le inesattezze e la disinformazione contenute in
>quest'ultimo necessitavano un intervento di informazione umilmente più
>seria.
>
>Giorgio Ellero
><glr_y@iol.it>
>
>------
>
>Jugoslavia: i rivoluzionari della D.O.S. e i loro alleati
>
>Non mi riesce di ricordare un altro caso in cui uno Stato assediato e in
>guerra abbia consentito la formazione di una quinta colonna interna delle
>proporzioni di quella jugoslava. O un altro caso in cui l’intera
opposizione -
>salvo alcune formazioni comuniste post-titine di scarsissimo peso numerico
>nazionale - si ponesse al soldo ed agli ordini di potenze straniere. Deve
>essere merito della “dittatura” di Slobodan Milosevic, sotto la cui ferula
>hanno potuto fiorire una maggioranza di mezzi d’informazione ferocemente
>critici del tiranno, nonché formazioni politiche che facevano i pendolari
con
>Sofia, Podgorica o Zagabria per seguire corsi di presa del palazzo condotti
>dalla CIA, o ricevevano bauli pieni di dollari, riempiti da emissari del
>banditismo speculativo internazionale, come il pluriinqui-sito e
>pluricondannato ebreo ungherese George Soros, fiduciario del FMI, o
>direttamente dalla Casa Bianca di cui Soros era consigliere per i paesi
>dell’Est europeo e per i Balcani. Quel Soros inquisito anche in Italia per
>l’assalto alla lira del 1992 che ci costò 47 miliardi di dollari, bruciati
dalla
>Banca d’Italia per sostenere la nostra valuta, nonché una svaluta-zione del
>30%, grazie alla quale i nostri gioielli di famiglia, le industrie di
Stato, finirono
>sul mercato internazionale a prezzi stracciati. Quel Soros il cui Fondo
>d’investimento Quantum Fund, con sede nel paradiso fiscale delle Antille
>olandesi, fu perseguito per collegamenti con i cartelli della droga
>colombiana. Quel Soros il cui International Crisis Group, think tank del
>Pentagono per il Balcani, ordinò al governatore ONU del Kosovo, Kouchner,
>di occupare le più grande miniere d’Europa, Trepca, di proprietà jugoslava,
>per poi conferirle a un consorzio a guida statunitense, capeggiato dall’ex-
>segretario alla Difesa, Cheney. Quel Soros che, quando nel maggio ’99 e in
>pieno bombardamento incontrai apertamente,  in un palazzo del centro di
>Belgrado, il coordinamento delle ONG jugoslave e della “società civile “,
>Comitato Helsinki e Donne in Nero in testa, mi fu indicato come  munifico
>finanziatore di quasi tutte queste formazioni. Nel solo settembre 2000,
alla
>vigilia del “putsch di popolo”, organizzato, infiltrato e guidato da 2000
sgherri
>paramilitari, molti travestiti da poliziotti, del sindaco di Cacak, Velimir
Ilic,
>dalle teste rasate di Zoran Djindjic (l’impresentabile “guida
rivoluzionaria”
>che, essendosi venduto a tedeschi e americani e avendo fornito alla Nato le
>mappe dei siti da bombardare, ha dovuto presentare la “rivoluzione
>democratica” con la faccia del meno screditato Vojislav Kostunica), e dai
>militanti di Otpor, gli stanziamenti ufficiali USA alla DOS, Opposizione
>Democratica Serba, sono stati di 700 milioni di dollari: 77 deliberati dal
>governo, 105 dal Senato, 500 dalla Camera dei Rappresentanti. A paragone
>dell’Italia, della sua popolazione e del suo reddito medio, sarebbero
17.000
>miliardi, una finanziaria, che un governo straniero (e nemico) avrebbe
fornito
>ai partiti d’opposizione: reato di corruzione e addirittura di alto
tradimento
>per qualsiasi paese del mondo. Oltre ai soldi, già in precedenza un flusso
>inarrestabile ai gruppi della società civile, Otpor in testa, e ai loro
mezzi
>d’informazione, Radio B2-92 e Studio B (di Vuk Draskovic) per citare solo i
>più noti, l’appoggio statunitense e di vari paesi Nato prendeva la forma di
>equipaggiamenti e macchinari: computer, ricetrasmittenti, fotocopiatrici,
>stampanti, attrezzature d’ufficio, fax, e quei telefonini di cui pareva che
ogni
>singolo membro di Otpor facesse esibizione nel gestire le manifestazioni
>della “rivolta democratica”, culminata nell’incendio del Parlamento, nella
>distruzione delle schede che avrebbero consentito un riesame del voto,
nella
>devastazione delle sedi del PSJ  e della JUL, nella caccia all’uomo
>protrattasi per parecchi giorni dopo la promessa di Kostunica: “niente
>revanscismi e violenze” (altri cellulari, si ricorderà, furono distribuiti
agli amici
>interni perché segnalassero a Bruxelles obiettivi da colpire).
>
>I protagonisti minori dell’operazione colpo di stato, accanto a Djindjic,
al suo
>(e di Kostunica) Partito Democratico Serbo e alla folla, imbarcata da tutta
la
>Jugoslavia, di gente terrorizzata dalle incombenti minacce belliche della
>Nato, consapevoli del vicolo cieco in cui era finito Milosevic, speranzose
del
>bengodi assicurato dalla fine delle sanzioni e dall’arrivo del libero
mercato,
>sono stati una quindicina di partitini del due o tre per cento. Alternativa
>Democratica di Neboja Covic, una specie di berluschino fino al ’96 sindaco
>di Belgrado, poi cacciato per corruzione: aveva tra l’altro trafficato
perché
>fosse la sua ditta a fornire i tubi per la gassificazione della città; il
partito
>democristiano di Batic, un’emana-zione della poco influente e reazionaria
>Chiesa Ortodossa; il Partito Socialdemocratico, di maggiore rilievo, dell’
ex-
>generale Vuko Obradovic, già delatore degli anti-Tito negli anni ’70,
cacciato
>dall’esercito per traffici in Krajna, poi grande boss dell’export-import
>borsanerista sotto l’embargo; il partitino liberale dell’ex-comandante
delle
>Forze Armate, Perisic, accusato all’Aja e intercettato mentre implorava l’
>Albright di non farlo arrestare e quindi passato armi e bagagli agli ordini
di
>Washington; Azione Democratica, fratello del partito islamista di
Izetbegovic,
>capeggiato da Suleiman Ugljanin e attivo nel separatimso  del Sangiaccato;
>altri partiti minori separatisti della Vojvodina, come quello a maggioranza
>ungherese di tipo Lega che, con il 19% dei voti della minoranza vanta il
51%
>dei seggi nel parlamento regionale, e ultimamente ha chiesto una modifica
>alla Costituzione federale che prevedesse una propria Carta fondante, una
>propria magistratura, propri poteri legislativi ed esecutivi in tutte le
materie,
>escluse, per ora,  difesa e politica estera. Si tratta fondamentalmente di
>espressioni di interessi economici, mascherati da rivendicazioni etniche o
>localistiche, tutti in rabbioso contrasto tra loro e che per Kostunica
>costituiscono il più frammentato e litigioso dei blocchi sociali, oggi
tenuto
>insieme dalla minaccia delle formazioni paramilitari di Djindjic e dalla
>famelica attesa delle remunerazioni occidentali di tutti quanti. Completano
il
>panorama partitini da prefisso telefonico come Nuova Serbia, Nuova
>Democrazia, Socialdemocrazia Unita, Lega Socialdemocratica della
>Vojvodina, Coalizione di Vojvodina, Riforma Democratica di Vojvodina,  i
>quali hanno tutti in comune un ristretto radicamento territoriale,
rivendicazioni
>di carattere leghista, programmi di liberismo campanilistico e la
>subordinazione politica al capofila Djindjic.
>
>Di particolare interesse sono però, più dinamiche dei principali partiti
politici
>tradizionali (quello Democratico e quello, nazionalista e ultraliberista,
del
>Rinnovamento Serbo, rispettivamente di Djndjic e dell’ondivago monarchico
>Draskovic, latitante in Francia durante il putsch), le formazioni della
>cosiddetta “società civile”: Organizzazioni non governative, non
riconosciute
>se non da interlocutori italiani, comitati per i diritti civili, come
>l’amerikanissimo Comitato Helsinki, associazioni varie e, su tutti, Otpor,
il
>cosiddetto Movimento degli Studenti, erede della coalizione Zajedno,
>organizzatrice della manifestazioni degli anni ‘96-’97 che sfilavano per
>Belgrado con in testa la bandiera americana.
>
>Zajedno aveva come figura guida Vesna Pesic, fondatrice del Centro
>d’Azione contro la Guerra, e poi presidente dell’Alleanza Civica Serba che
>animò le grandi manifestazioni della seconda metà degli anni ’90 e dalla
cui
>costola fu partorita Otpor (Resistenza). L’affiancava Sonia Licht,
presidente
>della Fondazione Soros (Open Society) a Belgrado e anche lei portavoce
>del movimento (i dirigenti sia dell’Alleanza Civica, sia di Otpor hanno
intensi
>contatti con i Centri Sociali del Nord Est, dei quali, invitati da Radio
>Sherwood, sono stati ripetutamente ospiti). Interessante il curriculum di
>Vesna Pesic. Docente all’United States Institute of Peace (USIP) nel ‘94-’
95,
>Pesic è un tipico esponente dell’opposizione di estrema destra emersa in
>Europa Orientale dopo il l989, finanziata da fondazioni e agenzie
occidentali
>e, spesso, del tutto apertamente dallo stesso governo USA. Nel l985 aveva
>fondato l’Helsinki Committee di Serbia, Questo comitato venne creato
>durante la Guerra Fredda per condurre campagne di diffamazione contro
>l’Unione Sovietica. Dal Comitato Helsinki scaturì nel 1990 il Movimento
>Europeo di Serbia. Il Movimento Europeo è una lobby filo-britannica,
>composta da elementi delle classi più abbienti, creata da Wisnton Churchill
>nel 1948 per sostenere l’egemonia britannica sulla Comunità Europea.
>Quanto all’USIP, si tratta di un’agenzia governativa statunitense, fondata
dal
>Congresso “per rafforzare la capacità della Nazione di promuovere soluzioni
>appropriate (ricatti FMI, e poi bombe ed embargo. Ndr.) per i conflitti
>internazionali”. Il Consiglio d’amministrazione dell’USIP è nominato
>direttamente dal Presidente degli Stati Uniti, ed è presieduto dal vice-
>segretario di Stato per i servizi d’informazione e la ricerca.
>L’ingresso nell’Istituto è negato a chiunque si opponga al libero mercato,
alla
>Nato e alla presenza statunitense in Europa. A Vesna Pesic fu assegnato nel
>1993 il Premio Democrazia della Fondazione Nazionale per la Democrazia
>(National Endowment for Democracy), un ente formalmente indipendente,
>ma finanziato dal Congresso e punta di lancia dell’espansionismo e
>interventismo USA. Tale premio è stato assegnato in passato a personaggi
>di sicuro affidamento imperialista come Vaclav Havel (il presidente ceco
che
>indicò come suo successore Madeleine Albright), la stessa Albright, Jimmy
>Carter, Walter Mondale, George Mitchell. Nel 1998, Vesna Pesic fu
>candidata dagli americani al Premio Nobel.
>
>Otpor, spuntato nel 1999, sempre nell’ambito della coalizione di ONG serbe
>antigoverna-tive e definitosi, a dispetto dell’età media dei partecipanti,
sui
>35 anni, “movimento degli studenti”, definito indistintamente da tutte le
aree
>di opinione italiane espressione della democrazia progressiva serba, se non
>addirittura movimento rivoluzionario di sinistra, aveva per simbolo il
pugno
>chiuso della rivolta parigina su fondo rosso (diventato nero nel giorno
della
>presa del Parlamento). Tutti i suoi aderenti si dicono anche membri del
>Partito Democratico di Djindjic. Sociologicamente è un fritto misto
>interclassista di studenti della piccola e media borghesia, commercianti,
>pescicani della borsa nera e, come manovalan-za, sottoproletari delle
>periferie urbane. Un membro di Otpor confessò di aver assassinato il
>governatore socialista della Vojvodina, vicinissimo a Milosevic. Una
>manifestazione significativa di Otpor fu, nel corso della campagna
elettorale,
>l’allestimento a Kragujevac di una serie di stelle a cinque punte
comuniste, di
>ghiaccio, circondate da candele che ne provocavano lo scioglimento, sotto
>uno striscione su cui si leggeva “Dopo 50 anni è ora di seppellire il
>comunismo in Jugoslavia”. Militanti di Otpor furono, insieme alle teste
rasate
>di Djindjic e ad una polizia privata, le forze d’urto negli assalti al
parlamento
>federale e a quello serbo, nonché nella successiva epurazione violenta di
>funzionari, sindacalisti, manager di Stato, cittadini comuni non aderenti
>all’allora opposizione.
>
>Per chiarirne natura politica ed obiettivi economico-sociali conviene far
>parlare direttamente i due portavoce, Jelena e Ivana, in due interviste
>rilasciate rispettivamente agli amici di Radio Sherwood (organo dei Centri
>del Nord-Est) e al giornalista e scrittore belga Michel Collon. Riportiamo
>alcune risposte.
>
>“ Otpor è nato da un’idea dei giovani che sono insoddisfatti di come stanno
>andando le cose in questo paese, e che vogliono vivere e pensare
>liberamente come nel resto del mondo. Noi vogliamo creare un nuovo
>sistema dove sarà possibile vivere ed esprimersi normalmente. Ci finanzia
>la gente che ci vuole aiutare… Tutto quello che facciamo, lo facciamo
perché
>vogliamo entrare in Europa, vogliamo essere parte dell’Europa.
>Collaboriamo con tanti paesi europei e tanti ci appoggiano… Per quanto
>riguarda il Kosovo…si sa bene di chi è la colpa (Milosevic) e noi stiamo
>cercando di dimostrarlo. Vogliamo far capire alla gente chi è il colpevole…
E
>anche la colpa dei bombardamenti è del nostro presidente Milosevic… Noi
>siamo isolati da tutto il resto del mondo per colpa di loro due (Milosevic
e
>Mira Markovic. N.d.R.) e non è giusto. Anche qua c’è gente che vuole
>viaggiare, vuole conoscere e ha molto da offrire.”
>
>Più interessante il colloquio con Ivana, a cui si aggiunge un altro
dirigente,
>Nenad:
>
>“Tutti i nostri militanti sono anche membri del Partito Democratico
(Djndjic.
>N.d.R.)…  Essere parzialmente controllati dalla CIA non mi disturba più di
>tanto…La Jugoslavia è un buon posto per investire, possiede miniere
>estremamente ricche, il Danubio ha grandi potenzialità elettriche, c’è una
>forza lavoro qualificata che lavora molto ed a basso prezzo, diciamo 200
>marchi (200.000 lire) al mese… è una situazione assai interessante per le
>multinazionali”.
>“E’ vero che Otpor, quanto meno i suoi dirigenti, sono pagati dalla CIA per
>mezzo della Fondazione Nazionale per la Democrazia (National Endowment
>for Democracy)?”
>“So bene che la CIA è impegnata in questa faccenda. Devono fare il loro
>lavoro e sono più forti dei nostri servizi segreti … Non possiamo resistere
>agli USA, loro devono fare il proprio lavoro e, di conseguenza, non mi
>imbarazza essere parzialmente controllato dalla CIA”.
>L’intervistatore ricorda ai suoi interlocutori che il capo della CIA,
George
>Tennent, nell’estate del ’99 si era recato a Sofia per “istruire” l’
opposizione
>serba e che lo scorso 28 agosto la BBC ha confermato che un corso CIA di
>“formazione speciale”, della durata di 10 giorni, era stato tenuto a
militanti
>Otpor, sempre a Sofia.
>“Perché la CIA ha addestrato i nostri quadri e perché impegna tanto denaro
>per assumere il controllo su Otpor e sugli altri movimenti d’opposizione?
>Perché alla base di questi movimenti si trovano pure tante persone oneste
>che hanno molto da rimproverare a Milosevic ed ai partiti al potere, ma
>restano attaccati all’indipendenza della Jugoslavia…”
>Alla domanda  se Otpor non temesse che, quando le multinazionali avranno
>preso il controllo del paese, si abbasseranno fortemente tutti i salari
allo
>scopo di elevare i profitti, la risposta è:
>“Cionondimeno sarebbe un gran bel affare per le multinazionali e noi
>cercheremo di mantenere il controllo”.
>
>Radio B-92, poi ribattezzata, dopo una breve chiusura ordinata dalle
autorità
>nel maggio ’99, dopo che la radio (come anche la Tv Studio-B) aveva
>incitato alla ribellione armata e all’uccisione dei capi del regime, Radio
B2-
>92, viene propagandata in Italia come voce della gioventù democratica e
>progressista. Suoi interlocutori particolarmente affettuosi sono ancora una
>volta le radio dei Centro Sociali del Nord Est. E qui non si può non notare
la
>formidabile contraddizione tra un movimento (Centri del Nord Est, Cantieri
>Sociali, Radio Sherwood, ecc.) che, partecipando ai movimenti antiliberisti
>di Seattle, Praga, Bologna, Nizza con parole d’ordine antiliberiste e anti-
>globalizzazione (evitando accuratamente i termini USA e imperialismo), si
>senta naturale alleato di forze serbe che tale liberismo capitalista e tale
>globalizzazione auspicano e che, per contribuire alla loro espansione, si
>fanno finanziare dalla CIA, dal governo USA, da Soros e relativi apparati
>sussidiari.
>
>Non è questa la sede per allargare il discorso alla natura di queste ONG e
>delle ONG in generale, quelle cui pensa il bancario e presidente-in-pectore
>Antonio Fazio quando esalta il volontariato e il Terzo Settore e gli affida
“il
>sociale”. Si tenga però presente il ruolo complementare alle grandi
istituzioni
>finanziarie e commerciali, che articolano l’imperia-lismo americano, svolto
>da questi attivisti della “democrazia dal basso”. Identica è la visione
>antistatalista, l’avversione ad una mano pubblica che si assuma la difesa
>della collettività contro l’aggressione del potere economico privato.
Identica
>è la spinta al federalismo, detto anche devolution, alla
deregolamentazione,
>in Italia definita “democrazia municipale”. E’ ovvia la coincidenza tra
>antistatalismo e neoliberismo, dalla quale discende la benevolenza della
>Banca Mondiale verso le ONG. “In realtà i regimi neoliberali, la Banca
>Mondiale e le fondazioni occidentali (vedi la “Fondazione per una Società
>Aperta” di Soros) cooptano ed usano le ONG per sottrarre allo Stato
>nazionale le funzioni di protezione ed i servizi sociali tesi a compensare
le
>vittime degli effetti determinati dalle grandi corporazioni multinazionali”
>(James Petras). Si comprende, perciò, perché i vertici dell’imperialismo
>USA abbiano in prima istanza curato la creazione e il rafforzamento in
>Jugoslavia di quella che, con un termine che annulla la lotta di classe,
viene
>definita “società civile”.
>
>Di questa strategia è impressionante documentazione il verbale di
>un’audizione del Senato USA (29 luglio 1999), cui erano stati invitati
Robert
>Gelbard, inviato speciale di Clinton nei Balcani (poi in Indonesia) e
regista
>dello smembramento della Jugoslavia; James Pardew Jr., consigliere del
>Presidente e segretario di Stato per l’attuazione di Dayton e degli accordi
>sul Kosovo; e, come presidente di commissione, il senatore Gordon Smith.
>In essenza la discussione vede Gelbard e Pardew illustrare a Smith le
>operazioni di sostegno finanziario all’opposizione jugoslava, in Serbia e
>Montenegro, con particolare riferimento al “movimento degli studenti” e ai
>media come B2-92.
>
>Smith esordisce con la domanda circa come gli USA possono aiutare coloro
>in Serbia che cercano di eliminare il “regime dittatoriale” di Slobodan
>Milosevic. Dopo lo scambio iniziale su modi e mezzi di aiuto, vengono
>ammessi anche Sonja Biserko, presidente del Comitato di Helsinki in
>Serbia e, insieme a Sonia Licht (Fondazione Soros) e Vesna Pesic
>(Alleanza Civica delle ONG), leader della “società civile” serba; James
>Hooper, direttore del Balkan Action Council e consigliere dell’UCK, padre
>Irinej Dobrijevic, emissario del patriarca ortodosso Pavle (che poi
benedisse
>gli assalitori del Parlamento) e John Fox direttore della sede di
Washington
>dell’Open Society di George Soros.
>Rilevato che tutto è pronto perché un’opposizione finalmente unita (DOS)
>scenda in piazza e che la Chiesa Ortodossa Serba si è pronunciata per la
>liquidazione del regime, Smith afferma che tutto questo ha “enormi
>implicazione per la Nato e il suo futuro”. Punta di lancia delle prossime
>operazioni dovranno essere, attraverso l’appropriato uso dei fondi
stanziati,
>l’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati (UNHCR), già impegnato in
>Montenegro a finanziare l’addestramento delle milizie del malavitoso
>Djukanovic condotto da specialisti delle britanniche SAS (Special Air
>Services: l’equivalente degli squadroni della morte latino-americani),  le
>organizzazioni civili serbe, in particolare il “movimento degli studenti”
(Otpor),
>i sindacati “indipendenti” (quelli della caccia all’uomo ai sindacalisti
Zastava,
>dopo l’elezione di Kostunica) e i media “indipendenti” (B2-92, Studio-B).
>Viene ricordato che per la Legge sulla Democratizzazione della Serbia,
>presentata dal senatore Jesse Helms (quello della legge Burton-Helms
>contro Cuba), erano stati stanziati per questi destinatari, il giorno
prima, 100
>milioni di dollari. Gelbard passa poi a elencare i fattori che avrebbero
>indebolito Milosevic: il successo della campagna di bombardamenti,
>l’occupazione del Kosovo da parte della KFOR, l’ottimo funzionamento (sic)
>dell’amministrazione ONU in Kosovo, l’incriminazione al Tribunale dell’Aja,
>l’isolamento internazionale attraverso l’embargo. Gelbard insiste sulla
>necessità di assistere con maggiore impegno le “forze del cambiamento
>democratico all’interno della società civile, in particolare i mezzi
>d’informazione”. “A tutti costoro abbiamo ripetutamente intimato di mettere
>da parte le differenze ed unirsi nel proposito di rovesciare il regime. Il
>cambio in Serbia può solo venire dall’interno. Noi dobbiamo rafforzare
>l’azione dell’opposizione, fornire equipaggia-mento, allargare la portata
dei
>media, ma non risusciremo mai a conquistare i cuori e le menti del popolo
>serbo. Ciò può solo accadere se l’opposizione presenta una valida
>alternativa democratica, economica e politica”.
>Ricordato che nei due anni trascorsi, gli USA avevano finanziato
>l’opposizione con 16.5 milioni di dollari, Gelbard insiste perché questo
>sforzo vada integrato con i “tre livelli delle sanzioni” che “con gli
europei
>siamo del tutto d’accordo di mantenere”. Prosegue Gelbard: ”Noi stiamo
>assistendo una vasta gamma di gruppi democratici, tra cui le ONG, partiti
>politici, media indipendenti, il movimento dei giovani (Otpor) e i
sindacati
>indipendenti. Il nostro coordinamento con gli europei, anche per quanto
>riguarda il lato Kosovo (pulizia etnica dei serbi ad opera dell’UCK.
N.d.R.) è
>perfetto. Stiamo anche incoraggiando l’impegno attivo delle realtà
regionali
>del Sud Est europeo e in particolare i vicini della Serbia  perché mettano
>all’opera la propria esperienza di transizione” (A Budapest ed a Sofia
furono
>poi creati i centri CIA di formazione dei quadri serbi). “Infine, stiamo
dando
>tutto l’appoggio possibile al governo riformista della Repubblica del
>Montenegro”.
>L’inviato di Clinton specifica poi chi sono gli interlocutori USA
>dell’opposizione serba che hanno distribuito i 16,5 milioni: varie ONG, tra
le
>quali AID, National Democratic Institute, International Republican
Institute,
>National Endowment for Democracy, organizzazioni tutte di estrema destra,
>in gran parte già attive nei putsch o sovvertimenti in Guatemala, Panama,
>Grenada, Haiti, Cile, Indonesia, Grecia, Turchia, Romania e in genere
>nell’Est europeo. “Abbiamo tuttora notevoli somme a disposizione per la
>società civile e i progetti di democratizzazione, e le stiamo utilizzando
in
>questo momento, anche per fornire assistenza tecnica e consigli politici di
>prim’ordine, soprattutto a quelle organizzazioni giovanili che
collaborarono
>con noi già ai tempi delle manifestazioni nel 96-97. Quanto ai sindacati
>indipendenti serbi, un gran lavoro è stato compiuto dalla nostra centrale
ALF-
>CIO che interagisce costantemente con loro. Su una scala economica più
>ampia, il nostro Centro per l’Impresa Privata Internazionale sta preparando
>un programma diretto agli imprenditori ed agli economisti indipendenti,
>particolarmente a quelli raggruppati nel Gruppo dei 17. Con riferimento ai
>media indipendenti ci muoviamo su due fronti. Per primo stiamo allargando
>la copertura che raggiunge la popolazione serba, completando quello che
>chiamiamo il cerchio intorno alla Serbia, una rete di stazioni che
comprende
>Voice of America, Radio Free Europe e altre emittenti su modulazione di
>frequenza. Radio Free Europe trasmette in serbo per circa 14 ore al giorno.
>Inoltre stiamo rafforzando gli stessi media indipendenti della Serbia… AID
e
>altri donatori internazionali (Soros) stano mettendo in opera una proposta
di
>ANEM, la rete elettronica indipendente della Serbia, per l’assistenza a
>stazioni radiofoniche e televisive e il collegamento tra di loro. Altri
programmi
>serviranno alla formazione di giornalisti, al sostegno alla stampa locale,
a
>collegamenti Internet”.
>Gelbard si dilunga poi sulle varie forme di collaborazione che dovranno
>essere offerte dai paesi confinanti, con la “loro grande esperienza di
>transizione alla democrazia”: Albania, Kosovo, Montenegro, Croazia,
>Slovenia, Ungheria, Cechia, Romania, Bulgaria, Macedonia. “In particolare
>riteniamo che il presidente montenegrino Milo Djukanovic (incriminato dalla
>giustizia italiano per contrabbando e narcotraffico. N.d.R.) possa
diventare
>un efficace contrappeso a Milosevic. Negli ultimi mesi, gli USA gli hanno
>fatto pervenire 20 milioni di dollari e abbiamo creato un gruppo di lavoro
>congiunto per modernizzare l’economia montenegrina. Anche qui il nostro
>canale é l’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (opportunamente per
>l’incarico di Alto Commissario appare favorita Emma Bonino. N.d.R.).
>Djukanovic potrà ben essere il faro-guida per l’opposizione serba.”
>
>Decisivo, nello scenario della conquista della Federazione Jugoslava alla
>Nato e al libero mercato a dominio USA, è il ruolo del G17, nel cui
>programma di smantellamento delle garanzie sociali, dell’abbassamento del
>costo del lavoro e della cessione delle molte industrie ancora di Stato
alle
>corporations euroamericane, si riconoscono ufficialmente tutti i
protagonisti
>del putsch d’ottobre: da Djndjic a Kostunica (che però aggiunge la
>rivendicazione monarchica), da Draskovic a Otpor e a tutto l’arcipelago
della
>cosiddetta “società civile”.
>
>Intervistato il 14 luglio 1999 dalla US Public Television, Veselin Vukotic,
>coordinatore del G17, si è spinto a dichiarare: ”Noi vogliamo essere una
>colonia aperta e una società aperta” (Open Society è appunto la ragione
>sociale delle organizzazioni accademiche e mediatiche di George Soros,
>già insignito della laurea Honoris Causa dell’Università di Bologna,
rettore
>Roversi Monaco, alla presenza di Romano Prodi). Il G17 è finanziato dal
>Center for International Private Enterprise (Centro per l’Impresa
>Internazionale Privata) che a sua volta dipende da quello strumento di
>destabilizzazione dei paesi socialisti che é la già menzionata NED
(National
>Endowment for Democracy), centro creato nella forma attuale nel 1983 come
>emanazione “culturale” della CIA. La NED foraggia intellettuali e leader
>d’opinione nel mondo (come documentano ampiamente gli studiosi di
>Montreal Michel Chossudowsky e Jared Israel, noti analisti delle vicende
>balcaniche), là dove  l’apparizione della CIA produrrebbe contraccolpi
>deleteri. Gli economisti del G17 occupano importanti cariche in seno alla
>Banca Mondiale (ecco la particolare predilezione per le “ONG” serbe, tipo
>Comitato Helsinki, Alleanza Civica e Otpor) e al Fondo Monetario
>Internazionale. Con l’ “opposizione democratica” arrivata al potere, sono
loro
>che  gestiscono l’economia jugoslava. Il FMI non transige sulle funzioni
>dirigenziali dei suoi uomini.
>
>Chossudowsky e Israel rilevano l’identità del programma del G17 con le
>misure distruttive imposte a Russia, Ucraina, Bulgaria, Perù, Brasile e in
>molti altri paesi. Il FMI costringe i governi a sbarazzarsi delle
protezioni
>sociali, dei sussidi a vitto, alloggio, trasporti e cure mediche
(salvaguardia
>importante nella Jugoslavia di Milosevic). L’attuale gratuità di istruzione
e
>sanità sarà la prima a cadere. Poi attraverso manipolazioni economiche (e
>qui entra in scena Soros) e nuove leggi conduce al fallimento le imprese
>pubbliche e quelle più rilevanti tra le private. A questo punto bande di
ladroni
>internazionali sono in condizione di ricomprarle per quattro lire.
>
>Nel 1989, quando una Jugoslavia debilitata dal debito estero conseguente
>alla crisi petrolifera e minacciata dalle rivendicazioni economiche (poi
>promosse ad etniche) delle repubbliche più ricche (Croazia, Slovenia)
>dovette subire il ricatto del FMI (da cui la nomea di Milosevic “uomo del
FMI”,
>che fiorisce sulle labbra di esponenti di sinistra impegnati a trovare un
>contrappeso alla loro subalternità alla Nato), Veselin Vukotic, da ministro
>delle privatizzazioni nel governo Markovic, licenziò ben 600.000 lavoratori
>jugoslavi (su una forza lavoro di 2,7 milioni!). Adottò - e fu poi la
rottura con
>Milosevic e il Partito Socialista e il suo passaggio tra le file dell’
opposizione -
> il Financial Operations Act, un piano della Banca Mondiale che liquidò il
>50% dell’industria jugoslava, in gran parte autogestita. 1.100 aziende
>eliminate, prima della sua cacciata, tra il gennaio 1989 e il settembre
1990.
>
>La rottura tra Vukotic e il governo jugoslavo fu determinante per
>l’accelerazione del piano USA-tedesco di smembramento della Federazione
>e di conquista della Serbia. Corollari: affossamento dei salari,
liquidazione
>dei programmi sociali, disoccupazione allo zenit. Il tentativo del Governo
>Federale di recuperare posizioni rispetto a questa catastrofe economico-
>sociale venne poi frustrato dalle varie aggressioni fomentate dall’
Occidente
>e dall’embargo. Oggi Vukotic svolge, per conto degli USA e del FMI, il
lavoro
>di consigliere del montenegrino Djukanovic. Come Capo della Commissione
>per le Privatizzazione, ha sotto gli occhi il flusso del contrabbando di
>narcotici e carne umana dall’est europeo e di sigarette e droga da Svizzera
>e Grecia al Montenegro e da qui in Italia. E’ in poche parole uno dei
motori
>della trasformazione della repubblica autonoma in Narcostato, sul modello
>del Kosovo affidato all’UCK e alle ONG. Il suo compito di disintegratore
della
>Jugoslavia, Vukotic lo dimostrò anche quando nel giugno 2000, al momento
>della massima caccia all’uomo albanese contro i serbi, chiese di dare al
>Kosovo una moneta separata dal dinaro jugoslavo.
>
>Altra figura di punta del G17 è Dusan Vujovic, già economista della Banca
>Mondiale. Nell’agosto del 2000 impose all’Ucraina un ennesimo, devastante
>“pacchetto di risanamento”. Il disastro ucraino era iniziato nell’autunno ’
94,
>con la firma di un accordo con il FMI. In cambio di un modesto prestito di
360
>milioni di dollari, il FMI ha preteso che lo Stato cessasse di controllare
il
>tasso di cambio della moneta. Quella è andata a picco e il prezzo del pane
è
>aumentato del 300% in una sola notte. L’elettricità del 300%, i trasporti
>pubblici del 900%. Esattamente gli effetti che l’arrivo del capitalismo
>auspicato da Otpor stanno provocando in Jugoslavia.
>
>L’elenco degli interventi occidentali (tedeschi e americani in testa) sulla
>Federazione Jugoslava, renitente al nuovo ordine economico, politico e
>militare mondiale, interventi occulti o manifesti, potrebbe continuare per
>molte pagine ancora. E ulteriormente si allungherà quando, come suole,
>negli USA si procederà alla desecretazione dei documenti inerenti al
>processo di disintegrazione dell’ultimo paese europeo non spontaneamente
>disposto a vendersi all’Impero. Gli storici avranno modo di dissipare
>definitivamente le nebbie con le quali non le destre, che fanno il loro
>mestiere, ma molte sinistre hanno avvolto la tragica realtà di un paese
che,
>dopo una resistenza strenua ed eroica, ha dovuto cedere, più che al nemico,
>alla quinta colonna interna cui aveva consentito di formarsi. Quelle
sinistre,
>più idealiste che marxiste, che privilegiano rapporti con forze nazionali
>collegate a quella sciagurata quinta colonna, con le quali concordano sul
>maggior rilievo da dare alla pagliuzza nell’occhio di un governante
>certamente, come tutti, imperfetto e responsabile di parecchio, piuttosto
che
>alla trave che si proietta dagli occhi del mostro imperialista. Forse un
giorno
>li raggiungerà una brezza di vergogna, quando per il popolo jugoslavo sarà
>troppo tardi.
>Non gli servirà allora, a distrarre se stessi e gli altri,  pronun-ciare i
logori
>esorcismi: “Milosevic dittatore”, “regime fascista”, “ultranazionalista”.
La ditta-
>tura sarà arrivata davvero, e sarà quella degli ultranazionalismi euro-
>americani, fascisti-camente capitalisti ed imperialisti.
>
>Chiudiamo con le parole pronunciate dalla figura-principe della “società
>civile” serba, Vesna Pesic, in un convegno organizzato ad ottobre a Torino
>dalla Fondazione Agnelli.
>“Ora che non c’è più Milosevic non dobbiamo più nasconderci, possiamo
>mostrare i nostri veri volti. Ad esempio, si accusa Kostunica di essere un
>nazionalista. E perché no? E’ nazionalista come Hashim Thaci (Comandante
>dell’UCK). E se alcuni paesi Nato dicono che si potrebbe dividere il Kosovo
>in due parti, perché no? Con Milosevic questa proposta non sarebbe stata
>presa neanche in considerazione, ma ora, senza più questo tumore
>cerebrale, se ne può parlare… Io non accetterei che l’ex-partito di
Milosevic
>(PSJ) venga trattato come si farebbe in Inghilterra. Andrebbe smantellato
del
>tutto come organizzazione criminale e malefica. Costoro vanno distrutti,
>devono sparire dal nostro orizzonte… La gente ha capito che non era la Nato
>il nostro nemico. E’ vero, ci hanno bombardato, ma come si potevano
>vedere gli americani come nemici? Forse gli albanesi, ma gli americani…”
>
>Forse la Pesic è ancora in tempo per il Nobel. E c’è chi, dalle nostre
parti, le
>ha dato una mano.
>
>FULVIO GRIMALDI  PER L’ERNESTO - 18/10/00
>
>------
>
>L'Ernesto si ottiene per abbonamento, ma ha anche un sito Web.
>Ecco i dati: sito: http://www.lernesto.it, e-mail: l_ernesto@libero.it
>abbonamenti annuali 40.000, posta prioritaria 70.000.
>Versamenti sul cc post. n. 14176226 intestato a
>"l'ernesto", Via del Sale 19, 26100 Cremona.
>Tel. 0335-6681670.
>
>Leggete e moltiplicatevi.
>
>Giorgio Ellero
><glr_y@iol.it>
>
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