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Sindrome dei Balcani:non solo uranio



L'Avamposto degli Incompatibili
http://www.controappunto.org
Riceviamo e diffondiamo

ITALIA E NATO : CONSIDERAZIONI GIURIDICHE

Intervento del Prof. Ugo Villani, docente di diritto internazionale presso l
'Universita di Bari.

Tratto dal convegno Sindrome dei Balcani: non solo uranio, organizzato a
Bari il 17/1/2001 dall'associazione "Un ponte per Belgrado"



Non vi sono delle specifiche norme o convenzioni che vietano l'uso delle
armi all'uranio impoverito. Io mi limito a osservare ipotesi e normative
alla stregua delle quali le armi all'uranio impoverito possono essere
valutate. E qui il riferimento va ad un Protocollo del 1977 di Ginevra che
si aggiunge alle quattro Convenzioni di Ginevra del 1949 e che rientra nel
diritto internazionale umanitario, cioè quel contesto di norme dirette ad
umanizzare, nei limiti del possibile i conflitti internazionali. Nell'ambito
del Protocollo del 1977 l'ipotesi più interessante è quella che le armi all'
uranio impoverito rientrino nel divieto di attacchi indiscriminati e cioè
sono gli attacchi militari che per i metodi ed i mezzi utilizzati non siano
idonei a distinguere obiettivi militari da obiettivi civili e pertanto
possono procurare un danno ad obiettivi civili, luoghi e persone non
militari; quindi nel caso che le armi all'uranio impoverito fossero in grado
di provocare tumori, leucemie o altre malattie, danni all'ambiente,
potrebbero rientrare nel divieto suddetto. Un'altra norma vieta l'uso di
quei mezzi dai quali ci si possono attendere danni estesi, durevoli e gravi
all'ambiente tali da determinare danni successivi alla salute umana. Nel
caso in cui le armi all'uranio impoverito comportassero danni gravi, estesi
e durevoli all'ambiente tali da nuocere alla salute umana, queste armi
rientrerebbero nella proibizione di questa norma. Altri principi che credo
vadano richiamati sono: il principio di precauzionalità posto a tutela di
obiettivi civili e della popolazione il quale prescrive ai belligeranti, a
chi comanda, ordina, organizza o esegue l'azione militare di usare tutte le
precauzioni necessarie per impedire che l'attacco militare provochi danni a
luoghi e persone civili; il principio per cui gli eventuali danni a luoghi e
persone civili siano non eccessivi rispetto ai risultati militari. Norma
questa che potrebbe sembrare un po' cinica e forse lo è, la quale dunque
prevede che solo nel caso di un obiettivo militare importante si possano
giustificare danni collaterali. Del Protocollo di Ginevra non ne fanno parte
la NATO, gli Stati Uniti, la Francia e la Turchia e quindi questi Stati non
sono vincolati al suo rispetto, essendo le convenzioni internazionali non
dissimili dai contratti di diritto interno , e quindi vincolanti solo chi li
stipula.

Ciò vuol dire che la NATO, gli Stati Uniti, la Francia, laTurchia erano
liberi di non rispettare queste norme? No, perché gran parte di queste norme
sono da considerarsi corrispondenti agli usi o consuetudini internazionali
come tra l'altro ha sostenuto la Corte Internazionale di Giustizia in un suo
parere riguardo al principio che vieta attacchi indiscriminati, cioè
conclusi con armi che non sappiano distinguere tra obiettivi civili e
militari. Paradossalmente anche gli Stati Uniti nel loro codice militare
hanno recepito questi principi di diritto umanitario. Per quanto riguarda la
richiesta di riparazione del danno da parte dell'Italia nei confronti della
NATO, questa sembra essere assurda, perché l'Italia sapeva dell'uso di
proiettili all'uranio impoverito e non perché lo sapeva il Governo, ma in
quanto lo sapevano tutti a cominciare dai giornalisti che forse oggi
dimenticano gli articoli durante la guerra che parlavano dell'uso di queste
armi. Tra l'altro quello che pare sicuro è che i militari americani fossero
stati informati dell'utilizzo di queste armi e sulle cautele da prendere.
Quindi l'Italia ha fatto male a non seguire questo esempio. Ma c'è una
ragione più importante che, a mio parere, rende ipocrita la posizione dell'
Italia nel rimproverare la NATO e gli altri paesi, e cioè che l'Italia ha
partecipato a pieno titolo a questa campagna militare e quindi da un punto
di vista giuridico-internazionale qui non c'è un'Italia vittima di altri
paesi, ma ci sono le vittime della Repubblica Federale Jugoslava, della
Bosnia e dell'Iraq. Possibile che quelli che dicevano che la guerra era
giusta ora si arrabbiano e chiedono i danni?.





A parte l'uso delle armi all'uranio impoverito che probabilmente non è il
problema più grande, io mi sentirei di fare delle affermazioni più nette e
sicure su di un'altra serie di illeciti commessi nell'ultima guerra.
Pensiamo all'abbattimento di ospedali, scuole, ponti, ferrovie, mercati che
vanno contro il divieto di colpire obiettivi civili e contro il dovere di
usare tutte le precauzioni per evitare effetti collaterali; pensate ad un
altro grave illecito che è l'uccisione deliberata di civili e mi riferisco
al bombardamento del 23 aprile 1999 sulla televisione di Belgrado diretto ad
uccidere dei civili. Si è cercato di giustificare questa uccisione
affermando che nella televisione si faceva propaganda, allora penso io sulla
RAI cosa ci dovrebbero fare?!. Secondo l'impostazione della NATO la
televisione di Belgrado operava anche come strumento militare e forniva
informazioni; ma anche questa affermazione è da respingere, perché le stesse
norme che vietano l'attacco ad obiettivi civili pongono anche la presunzione
che gli obiettivi civili non abbiano utilità militare. Perciò spetterebbe
dimostrare con elementi chiari il contrario per giustificare il
bombardamento. Infatti lo stesso Dini espresse una forte condanna e fu
immediatamente zittito, mentre Solana legittimò l'operazione militare. Altre
norme violate sono quella che vieta la distruzione di risorse essenziali per
la sopravvivenza della popolazione civile e cioè strade, ponti, centrali
elettriche, idriche e quella che vieta la distruzione di luoghi di culto,
artistici, norma relativa ad una Convenzione del 1954. Come conseguenza di
queste violazioni esiste un obbligo di risarcimento del danno che
esisterebbe anche qualora l'intervento della NATO fosse stato lecito. Di
fatto l'unico risarcimento effettuato fino ad adesso è quello di 28 milioni
di dollari sborsati dagli Stati Uniti alla Cina per il bombardamento dell'
ambasciata cinese.

Ma le norme di diritto internazionale umanitario prevedono anche la
responsabilità degli individui che hanno agito, ordinato, programmato gli
atti criminali o crimini di guerra, i quali hanno una responsabilità penale
personale per cui possono essere giudicati sia dai giudici interni che dal
Tribunale penale per la ex Jugoslavia. L'Italia, in particolare ha una
responsabilità non solo per aver partecipato ai bombardamenti, ma già dal
momento in cui ha messo a disposizione degli alleati le basi militari e
quindi non può chiedere nessun risarcimento. Responsabilità che non può
essere attenuata da un inesistente obbligo di solidarietà con la NATO per
cui l'Italia avrebbe dovuto tenere fede ai patti. Il trattato NATO, infatti,
obbliga ad intervenire anche militarmente solo nel caso di aggressione ad
uno Stato membro (art.5). Per quello che riguarda, invece, le violazioni
costituzionali già nel 1949 l'On. Gaspare Ambrosini, futuro presidente della
Corte Costituzionale, rilevava, nel presentare alla camera la relazione di
ratifica del trattato NATO, come l'obbligo di assistenza anche nel caso dell
'art.5 doveva essere deciso, nei metodi e nei mezzi, rispettando gli
obblighi costituzionali e quindi sottoponendo al Parlamento la decisione di
intervento. In prosieguo è da rilevare come la stessa NATO abbia lasciato
libero ogni Stato di aderire all'operazione e comunque sempre nel rispetto
delle proprie regole costituzionali. Infatti la NATO solitamente o decide
all'unanimità o non decide e d in ogni caso c'è per qualsiasi Stato la
possibilità di estraniarsi dalla decisione come ha fatto la Grecia non
partecipando alla guerra alla Jugoslavia. Quindi vi è stata una libera
scelta del Governo che ha esautorato il Parlamento ed ha violato anche il
principio costituzionale del ripudio della guerra, perché di guerra si è
trattato e non di operazione di polizia internazionale. Le uniche mozioni
approvate dalle Camere il 13 aprile 1999 autorizzavano l'invio in Albania di
un contingente di forze armate "il cui impiego è volto esclusivamente a
funzioni di supporto logistico, soccorso sanitario e protezione della
missione umanitaria" nulla avendo a che vedere con la guerra. Ma persino il
Governo quando emanava un decreto-legge il 21 aprile 1999 per giustificare l
'intervento diceva con grande ipocrisia che autorizzava l'invio ." per
partecipare alla forza multinazionale della NATO di stanza in Albania per
soccorrere i profughi del Kossovo ed in particolare allo scopo di approntare
campi di accoglienza ed ospedali da campo e inoltre per garantire il
regolare flusso e la distribuzione degli aiuti umanitari nonché le
necessarie condizioni di sicurezza per le missioni internazionali". Tutto
ciò è avvenuto con grande sovvertimento delle nostre regole costituzionali.
Del resto lo stesso Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dell'
epoca, Marco Minniti, in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera l'
11 giugno 1999 affermava che" i nostri parlamentari si interrogavano sull'
opportunità di un intervento aereo mentre gli aerei erano già in volo. Il
Parlamento discuteva mentre tutto stava già accadendo. Ma noi non potevamo
farci niente". In conclusione ed in ordine agli ultimi due teatrini degli
ultimi giorni, sembra strano che oggi si richiedano chiarimenti a Solana il
quale dovrebbe essere imputato penalmente per il bombardamento alla
televisione serba e allo stesso tempo Carla del Ponte abbia dichiarato di
volere aprire un procedimento penale per l'uso di uranio impoverito quando
ella stessa nel giugno del 1999 dichiarò il non luogo a procedere per i
crimini commessi dalla NATO nella ex Jugoslavia.