[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

Fwd: [JUGOINFO] Fulvio Grimaldi su "L'Ernesto"



-------- Original Message --------
Subject: [JUGOINFO] Fulvio Grimaldi su "L'Ernesto"
Date: Wed, 06 Dec 2000 14:27:39 +0200
From: CN La Jugoslavia Vivra' <jugocoord@libero.it>
Reply-To: jugoinfo@ecircle.it
To: jugoinfo@ecircle.it


FULVIO GRIMALDI
articolo per "L’ERNESTO"

Non mi riesce di ricordare un altro caso in cui uno Stato assediato e in
guerra abbia consentito la formazione di una quinta colonna interna
delle proporzioni di quella jugoslava. O un altro caso in cui l’intera
opposizione – salvo alcune formazioni comuniste post-titine di
scarsissimo peso numerico nazionale - si ponesse al soldo ed agli ordini
di potenze straniere. Deve essere merito della “dittatura” di Slobodan
Milosevic, sotto la cui ferula hanno potuto fiorire una maggioranza di
mezzi d’informazione ferocemente critici del tiranno, nonché formazioni
politiche che facevano i pendolari con Sofia, Podgorica o Zagabria per
seguire corsi di presa del palazzo condotti dalla CIA, o ricevevano
bauli pieni di dollari, riempiti da emissari del banditismo speculativo
internazionale, come il plurinquisito e pluricondannato ebreo ungherese
George Soros, fiduciario del FMI, o direttamente dalla Casa Bianca di
cui Soros era consigliere per i paesi dell’Est europeo e per i Balcani.
Quel Soros, inquisito anche in Italia per l’assalto alla lira del 1992,
che ci costò 47 miliardi di dollari, bruciati dalla Banca d’Italia per
sostenere la nostra valuta, nonché una svalutazione del 30%, grazie alla
quale i nostri gioielli di famiglia, le industrie di Stato, finirono sul
mercato internazionale a prezzi stracciati. Quel Soros il cui Fondo
d’investimento, Quantum Fund,  con sede nel paradiso fiscale delle
Antille olandesi, fu perseguito per collegamenti con i cartelli della
droga colombiana. Quel Soros il cui International Crisis Group, think
tank del Pentagono per il Balcani, ordinò al governatore ONU del Kosovo,
Kouchner, di occupare le più grande miniere d’Europa, Trepca, di
proprietà jugoslava, per poi conferirle a un consorzio a guida
statunitense, capeggiato dall’ex-segretario alla Difesa, Cheney. Quel
Soros che, quando nel maggio ’99, in pieno bombardamento, incontrai
apertamente  in un palazzo del centro di Belgrado il coordinamento delle
ONG jugoslave e della “società civile “, Comitato Helsinki e Donne in
Nero in testa, mi fu indicato come  munifico finanziatore di quasi tutte
queste formazioni. Nel solo settembre 2000, alla vigilia del “putsch di
popolo”, organizzato, infiltrato e guidato da 2000 sgherri paramilitari,
molti travestiti da poliziotti, del sindaco di Cacak, Velimir Ilic,
dalle teste rasate di Zoran Djindjic (l’impresentabile “guida
rivoluzionaria” che, essendosi venduto a tedeschi e americani e avendo
fornito alla Nato le mappe dei siti da bombardare, ha dovuto presentare
la “rivoluzione democratica” con la faccia del meno screditato Vojislav
Kostunica), e dai militanti di Otpor, gli stanziamenti ufficiali USA
alla DOS, Opposizine Democratica Serba, sono stati di 700 milioni di
dollari: 77 deliberati dal governo, 105 dal Senato, 500 dalla Camera dei
Rappresentanti. A paragone dell’Italia, della sua popolazione e del suo
reddito medio, sarebbero 17.000 miliardi, una finanziaria, che un
governo straniero (e nemico) avrebbe fornito ai partiti d’opposizione:
reato di corruzione e addirittura di alto tradimento per qualsiasi paese
del mondo. Oltre ai soldi, già in precedenza un flusso inarrestabile ai
gruppi della società civile, Otpor in testa, e ai loro mezzi
d’informazione, Radio B2-92  e Studio B (di Vuk Draskovic) per citare
solo i più noti, l’appoggio statunitense e di vari paesi Nato prendeva
la forma di equipaggiamenti e macchinari: computer, ricetrasmittenti,
fotocopiatrici, stampanti, attrezzature d’ufficio, fax, e quei
telefonini di cui pareva che ogni singolo membro di Otpor facesse
esibizione nel gestire le manifestazioni della “rivolta democratica”,
culminata nell’incendio del Parlamento, nella distruzione delle schede
che avrebbero consentito un riesame del voto, nella devastazione delle
sedi del PSJ  e della JUL, nella caccia all’uomo protrattasi per
parecchi giorni dopo la promessa di Kostunica: “niente revanscismi e
violenze” (altri cellulari, si ricorderà, furono distribuiti agli amici
interni perché segnalassero a Bruxelles obiettivi da colpire).
I protagonisti minori dell’operazione colpo di stato, accanto a
Djindjic,  al suo (e di Kostunica) Partito Democratico Serbo e alla
folla, imbarcata da tutta la Jugoslavia, di gente terrorizzata dalle
incombenti minacce belliche della Nato, consapevoli del vicolo cieco in
cui era finito Milosevic, speranzose del bengodi assicurato dalla fine
delle sanzioni e dall’arrivo del libero mercato, sono stati una
quindicina di partitini del due o tre per cento. Alternativa Democratica
di Neboja Covic, una specie di berluschino fino al ’96 sindaco di
Belgrado, poi cacciato per corruzione: aveva tra l’altro trafficato
perché fosse la sua ditta a fornire i tubi per la gassificazione della
città; il partito democristiano di Batic, un’emanazione della poco
influente e reazionaria Chiesa Ortodossa; il Partito Socialdemocratico,
di maggiore rilievo, dell’ex-generale Vuko Obradovic, già delatore degli
anti-Tito negli anni ’70, cacciato dall’esercito per traffici in Krajna,
poi grande boss dell’export-import borsanerista sotto l’embargo; il
partitino liberale dell’ex-comandante delle Forze Armate, Perisic,
accusato all’Aja e intercettato mentre implorava l’ Albright di non
farlo arrestare e quindi passato armi e bagagli agli ordini di
Washington; Azione Democratica, fratello del partito islamista di
Izetbegovic, capeggiato da Suleiman Ugljanin e attivo nel separatimso
del Sangiaccato; altri partiti minori separatisti della Vojovodina, come
quello a maggioranza ungherese di tipo Lega che, con il 19% dei voti
della minoranza vanta il 51% dei seggi nel parlamento regionale e
ultimamente ha chiesto una modifica alla Costituzione federale che
prevedesse una propria Carta fondante, una propria magistratura, propri
poteri legislativi ed esecutivi in tutte le materie escluse, per ora,
difesa e  politica estera. Si tratta fondamentalmente di espressioni di
interessi economici, mascherati da rivendicazioni etniche o
localistiche, tutti in rabbioso contrasto tra  loro e che per Kostunica
costituiscono il più frammentato e litigioso dei blocchi sociali, oggi
tenuto insieme dalla minaccia delle formazioni paramilitari di Djindjic
e dalla famelica attesa delle remunerazioni occidentali di tutti quanti.
Completano il  panorama partitini da prefisso telefonico come Nuova
Serbia, Nuova Democrazia, Socialdemocrazia Unita, Lega Socialdemocratica
della Vojvodina, Coalizione di Vojvodina, Riforma Democratica di
Vojvodina,  i quali hanno tutti in comune un ristretto radicamento
territoriale, rivendicazioni di carattere leghista, programmi di
liberismo campanilistico e la  subordinazione  politica al capofila
Djindjic.
Di particolare interesse  sono però,  più dinamiche dei principali
partiti politici tradizionali (quello Democratico e quello, nazionalista
e ultraliberista, del Rinnovamento Serbo, rispettivamente di Djndjic e
dell’ondivago monarchico Draskovic, latitante in Francia durante il
putsch), le formazioni della cosiddetta “società civile”: Organizzazioni
non governative, non riconosciute se non da interlocutori italiani,
comitati per i diritti civili, come l’amerikanissimo Comitato Helsinki,
associazioni varie e, su tutti, Otpor, il cosiddetto Movimento degli
Studenti, erede della coalizione Zajedno, organizzatrice della
manifestazioni degli anni ‘96-’97 che sfilavano per Belgrado con in
testa la bandiera americana.
Zajedno aveva come figura guida Vesna Pesic, fondatrice del Centro
d’Azione contro la Guerra e poi presidente dell’Alleanza Civica Serba
che animò le grandi manifestazioni della seconda metà degli anni ’90 e
dalla cui costola fu partorita Otpor (Resistenza). L’affiancava Sonia
Licht, presidente della Fondazione Soros (Open Society) a Belgrado e
anche lei portavoce del movimento (i dirigenti sia dell’Alleanza Civica,
sia di Otpor hanno intensi contatti con i Centri Sociali del Nord Est,
dei quali, invitati da Radio Sherwood, sono stati ripetutamente ospiti).
Interessante il curriculum di Vesna Pesic. Docente all’United States
Institute of Peace (USIP) nel ‘94-’95,  Pesic è un tipico esponente
dell’opposizione di estrema destra emersa in Europa Orientale dopo il
l989, finanziata da fondazioni e agenzie occidentali e, spesso, del
tutto apertamente dallo stesso governo USA. Nel l985 aveva fondato
l’Helsinki Committee di Serbia, Questo comitato venne creato durante la
Guerra Fredda per condurre campagne di diffamazione contro l’Unione
Sovietica. Dal Comitato Helsinki scaturì nel 1990 il Movimento Europeo
di Serbia. Il Movimento Europeo è una lobby filo-britannica, composta da
elementi delle classi più abbienti, creata da Wisnton Churchill nel 1948
per sostenere l’egemonia britannica sulla Comunità Europea. Quanto
all’USIP, si tratta di un’agenzia governativa statunitense, fondata dal
Congresso “per rafforzare la capacità della Nazione  di promuovere
soluzioni appropriate (ricatti FMI,e  poi bombe ed embargo.Ndr.) per i
conflitti internazionali”. Il Consiglio d’amministrazione dell’USIP è
nominato direttamente dal Presidente degli Stati Uniti ed è presieduto
dal vice-segretario di Stato per i servizi d’informazione e la ricerca.
L’ingresso nell’Istituto è negato a chiunque si opponga al libero
mercato, alla Nato e alla presenza statunitense in Europa. A Vesna Pesic
fu assegnato nel 1993 il Premio Democrazia  della Fondazione Nazionale
per la Democrazia (National Endowment for Democracy), un ente
formalmente indipendente, ma finanziato dal Congresso e punta di lancia
dell’espansionismo e interventismo USA. Tale premio è stato assegnato in
passato a personaggi di sicuro affidamento imperialista come Vaclav
Havel (il presidente ceco che indicò come suo successore Madeleine
Albright), la stessa Albright, Jimmy Carter, Walter Mondale, George
Mitchell. Nel 1998, Vesna Pesic fu candidata dagli americani al Premio
Nobel.
Otpor, spuntato nel 1999, sempre nell’ambito della coalizione di ONG
serbe antigovernative e definitosi, a dispetto dell’età media dei
partecipanti, sui 35 anni, “movimento degli studenti”, definito
indistintamente da tutte le aree di opinione italiane espressione della
democrazia progressiva serba, se non addirittura movimento
rivoluzionario di sinistra, aveva per simbolo il pugno chiuso della
rivolta parigina su fondo rosso (diventato nero nel giorno della presa
del Parlamento). Tutti i suoi aderenti si dicono anche membri del
Partito Democratico di Djindjic. Sociologicamente è un fritto misto
interclassista di studenti della piccola e media borghesia,
commercianti, pescicani della borsa nera e, come manovalanza.
sottoproletari delle periferie urbane. Un membro di Otpor confessò di
aver assassinato il governatore socialista della Vojvodina, vicinissimo
a Milosevic. Una manifestazione significativa di Otpor fu, nel corso
della campagna elettorale, l’allestimento a Kragujevac di una serie di
stelle a cinque punte comuniste, di ghiaccio, circondate da candele che
ne provocavano lo scioglimento, sotto uno striscione su cui si leggeva
“Dopo 50 anni è ora di seppellire il comunismo in Jugoslavia”. Militanti
di Otpor furono, insieme alle teste rasate di Djindjic e ad una polizia
privata, le forze d’urto negli assalti al parlamento federale e a quello
serbo, nonché nella successiva epurazione violenta di funzionari,
sindacalisti, manager di Stato, cittadini comuni non aderenti all’allora
opposizione.  Per chiarirne natura politica ed obiettivi
economico-sociali conviene far parlare direttamente i due portavoce,
Jelena e Ivana in due interviste rilasciate rispettivamente agli amici
di Radio Sherwood (organo dei Centri del Nord-Est) e al giornalista e
scrittore belga Michel Collon. Riportiamo alcune risposte.
“ Otpor è nato da un’idea dei giovani che sono insoddisfatti di come
stanno andando le cose in questo paese e che vogliono vivere e pensare
liberamente come  nel resto del mondo. Noi vogliamo creare un nuovo
sistema dove sarà possibile vivere ed esprimersi normalmente. Ci
finanzia la gente che ci vuole aiutare… Tutto quello che facciamo, lo
facciamo perché vogliamo entrare in Europa , vogliamo essere parte
dell’Europa. Collaboriamo con tanti paesi europei e tanti ci appoggiano…
Per  quanto riguarda il Kosovo…si sa bene di chi è la colpa (Milosevic)
e noi stiamo cercando di dismostrarlo. Vogliamo far capire alla gente
chi è il colpevole… E anche la colpa dei bombardamenti è del nostro
presidente Milosevic… Noi siamo isolati da tutto il resto del mondo per
colpa di loro due (Milosevic e Mira Markovic. Ndr) e non è giusto. Anche
qua c’è gente che vuole viaggiare, vuole conoscere e ha molto da
offrire.”
Più interessante il colloquio con Ivana, a cui si aggiunge un altro
dirigente, Nenad. “Tutti i nostri militanti sono anche membri del
Partito Democratico (Djndjic. Ndr.)…
Essere parzialmente controllati dalla CIA non mi disturba più di
tanto…La Jugoslavia è un buon posto per investire, possiede miniere
estremamente ricche, il Danubio ha grandi potenzialità elettriche, c’è
una forza lavoro qualificata che lavora molto ed a basso prezzo, diciamo
200 marchi (200.000 lire) al mese… è una situazione assai interessante
per le multinazionali”.  “E’ vero che Otpor, quanto meno i suoi
dirigenti, sono pagati dalla CIA per mezzo della Fondazione Nazionale
per la Democrazia (National Endowment for Democracy)?” “So bene che la
CIA è impegnata in questa faccenda. Devono fare il loro lavoro e sono
più forti dei nostri servizi segreti … Non possiamo resistere agli USA,
loro devono fare il proprio lavoro e, di conseguenza, non mi imbarazza
essere parzialmente controllato dalla CIA”. L’intervistatore ricorda ai
suoi interlocutori che il capo della CIA, George Tennent, nell’estate
del ’99 si era recato a Sofia per “istruire” l’opposizione serba e che
lo scorso 28 agosto la BBC ha confermato che un corso CIA di “formazione
speciale”, della durata di 10 giorni, era stato tenuto a militanti
Otpor, sempre a Sofia. “Perché la CIA ha addestrato i nostri quadri e
perché impegna tanto denaro per assumere il controllo su Otpor e sugli
altri movimenti d’opposizione? Perché alla base di questi movimenti si
trovano pure tante persone oneste che hanno molto da rimproverare a
Milosevic ed ai partiti al potere, ma restano attaccati all’indipendenza
della Jugoslavia…” Alla domanda  se Otpor non temesse che, quando le
multinazionali avranno preso il controllo del paese, si abbasseranno
fortemente tutti i salari allo scopo di elevare i profitti, la risposta
è: “Cionondimento sarebbe un gran bel affare per le multinazionali e noi
cercheremo di mantenere il controllo”.
Radio B-92, poi ribattezzata, dopo una breve chiusura ordinata dalle
autorità nel maggio ’99, dopo che la radio (come anche la Tv Studio-B)
aveva incitato alla ribellione armata e all’uccisione de capi del
regime, Radio B2-92, viene propagandata in Italia come voce della
gioventù democratica e progressista. Suoi interlocutori particolarmente
affettuosi sono ancora una volta le radio dei Centro Sociali del Nord
Est. E qui non si può non notare la formidabile contraddizione tra un
movimento (Centri del Nord Est, Cantieri Sociali, Radio Sherwood, ecc.)
che, partecipando ai movimenti antiliberisti di Seattle, Praga, Bologna,
Nizza con parole d’ordine antiliberiste e anti-globalizzazione (evitando
accuratamente i termini USA e imperialismo), si senta naturale alleato
di forze serbe che tale liberismo capitalista e tale globalizzazione
auspicano e che, per contribuire alla loro espansione, si fanno
finanziare dalla CIA, dal governo USA, da Soros e relativi apparati
sussidiari.
Non è questa la sede per allargare il discorso alla natura di queste ONG
e delle ONG in generale, quelle cui pensa il bancario e
presidente-in-pectore Antonio Fazio quando esalta il volontariato e il
Terzo Settore e gli affida “il sociale”. Si tenga però presente il ruolo
complementare alle grandi istituzioni finanziarie e commerciali che
articolano l’imperialismo americano, svolto da questi attivisti della
“democrazia dal basso”. Identica è la visione antistatalista,
l’avversione a una mano pubblica che si assuma la difesa della
collettività contro l’aggressione del potere economico privato. Identica
è la spinta al federalismo, detto anche devolution, alla
deregolamentazione, in Italia definita “democrazia municipale”. E’ ovvia
la coincidenza tra antistatalismo e neoliberismo, dalla quale discende
la benevolenza della Banca Mondiale  verso le ONG. “In realtà i regimi
neoliberali, la Banca Mondiale e le fondazioni occidentali (vedi la
“Fondazione per una Società Aperta” di Soros)cooptano ed usano le ONG
per sottrarre allo Stato nazionale le funzioni di protezione  ed i
servizi sociali tesi a compensare le vittime degli effetti determinati
dalle grandi corporazioni multinazionali” (James Petras). Si comprende,
perciò, perché i vertici dell’imperialismo USA abbiano in prima istanza
curato la creazione e il rafforzamento in Jugoslavia di quella che, con
un termine che annulla la lotta di classe, viene definitita “società
civile”.
Di questa strategia è impressionante documentazione il verbale di
un’audizione del Senato USA (29 luglio 1999), cui erano stati invitati
Robert Gelbard, inviato speciale di Clinton  nei Balcani (poi in
Indonesia) e regista dello smembramento della Jugoslavia; James Pardew
Jr., consigliere del Presidente e segretario di Stato per l’attuazione
di Dayton e degli accordi sul Kosovo; e, come presidente di commissione,
il senatore Gordon Smith. In essenza la discussione vede Gelbard e
Pardew illustrare a Smith le operazioni di sostegno finanziario
all’opposizione jugoslava, in Serbia e Montenegro,  con particolare
riferimento al “movimento degli studenti” e ai media come B2-92.
Smith esordisce con la domanda circa come gli USA possono aiutare coloro
in Serbia che cercano di eliminare il “regime dittatoriale” di Slobodan
Milosevic. Dopo lo scambio iniziale su modi e mezzi di aiuto, vengono
ammessi anche Sonja Biserko, presidente del Comitato di Helsinki in
Serbia e, insieme a Sonia Licht (Fondazione Soros) e Vesna Pesic
(Alleanza Civica delle ONG), leader della “società civile” serba;
James Hooper, direttore del Balkan Action Council e consigliere
dell’UCK, padre Irinej Dobrijevic, emissario del patriarca ortodosso
Pavle (che poi benedisse gli assalitori del Parlamento)e John Fox
direttore della sede di Washington dell’Open Society di George Soros.
Rilevato che tutto è pronto perché un’opposizione finalmente unita
(DOS)scenda in piazza e che la Chiesa Ortodossa Serba si è pronunciata
per la liquidazione del regime, Smith afferma che tutto questo ha
“enormi implicazione per la Nato e il suo futuro”. Punta di lancia delle
prossime operazioni dovranno essere, attraverso l’appropriato uso dei
fondi stanziati, l’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati (UNHCR),
già impegnato in Montenegro a finanziare l’addestramento delle milizie
del malavitoso Djukanovic, condotto da specialisti delle britanniche SAS
(Special Air Services: l’equivalente degli squadroni della morte
latino-americani),  le organizzazioni civili serbe, in particolare il
“movimento degli studenti” (Otpor) , i sindacati “indipendenti” (quelli
della caccia all’uomo ai sindacalisti Zastava, dopo l’elezione di
Kostunica) e i media “indipenenti” (B2-92, Studio-B). Viene ricordato
che per la Legge sulla Democratizzazione della Serbia, presentata dal
senatore Jesse Helms (quello della legge Burton-Helms contro Cuba),
erano stati stanziati per questi destinatari, il giorno prima, 100
milioni di dollari. Gelbard passa poi a elencare i fattori che avrebbero
indebolito Milosevic: il successo della campagna  di bombardamenti,
l’occupazione del Kosovo da parte della KFOR, l’ottimo funzionamento
(sic) dell’amministrazione ONU in Kosovo, l’incriminazione al Tribunale
dell’Aja, l’isolamento internazionale attraverso l’embargo. Gelbard
insiste  sulla necessità di assistere con maggiore impegno le “forze del
cambiamento democratico all’interno della società civile, in particolare
i mezzi d’informazione”. “A tutti costoro abbiamo ripetutamente intimato
di mettere da parte le differenze ed unirsi nel proposito di rovesciare
il regime. I cambio in Serbia può solo venire dall’interno. Noi dobbiamo
rafforzare l’azione dell’opposizione, fornire equipaggiamento, allargare
la portata dei media, ma non risusciremo mai a conquistare i cuori e le
menti del popolo serbo. Ciò può solo accadere se  l’opposizione presenta
una valida alternativa democratica, economica e politica”. Ricordato che
nei due anni trascorsi, gli USA avevano finanziatoi l’opposizione con
16.5 milioni di dollari, Gelbard insiste che questo sforzo vada
integrato con i “tre livelli delle sanzioni” che “con gli europei siamo
del tutto d’accordo di mantenere”. Prosegue Gelbard:”Noi stiamo
assistendo una vasta gamma di gruppi democratici, tra cui le ONG,
partiti politici, media indipendenti, il movimento dei giovani (Otpor) e
i sindacati indipendenti. Il nostro coordinamento con gli europei, anche
per quanto riguarda il lato Kosovo (pulizia etnica di serbi ad opera
dell’UCK. Ndr.) è perfetto. Stiamo anche incoraggiando l’impegno attivo
delle realtà regionali del Sudest europeo e in particolare i vicini
della Serbia  perché mettano all’opera la propria esperienza di
transizione” (A Budapest ed a Sofia furono poi creati i centri CIA di
formazione dei quadri serbi). “Infine, stiamo dando tutto l’appoggio
possibile al governo riformista della Repubblica del Montenegro”.
L’inviato di Clinton specifica poi chi sono gli interlocutori USA
dell’opposizione serba che hanno distribuito i 16,5 milioni: varie ONG,
tra le quali AID, National Democratic Institute, International
Republican  Institute,  National Endowment for Democracy, organizzazioni
tutte di estrema destra, in gran parte già attive nei putsch o
sovvertimenti  in Guatemala, Panama, Grenada, Haiti, Cile, Indonesia,
Grecia, Turchia, Romania e in genere nell’Est europeo “Abbiamo tuttora
notevoli somme a disposizione per la società civile e i progetti di
democratizzazione e le stiamo utilizzando in questo momento, anche per
fornire assistenza tecnica e consigli politici di prim’ordine,
soprattutto a quelle organizzazioni giovanili che collaborarono con noi
già ai tempi delle manifestazione nel 96-97. Quanto ai sindacati
indipendenti serbi, un gran lavoro è stato compiuto dalla nostra
centrale ALF-CIO che interagisce costantemente con loro. Su una scala
economica più ampia, il nostro Centro per l’Impresa Privata
Internazionale sta preparando un programma diretto agli imprenditori ed
agli economisti indipendenti , particolarmente a quelli raggruppati nel
Gruppo dei 17. Con riferimento ai media indipendenti ci muoviamo su due
fronti. Per primo stiamo allargando la copertura che raggiunge la
popolazione serba, completando quello che chiamiamo il cerchio intorno
alla Serbia, una rete di stazioni  che comprende Voice of America, Radio
Free Europe e altre emittenti su modulazione di frequenza. Radio Free
Europe trasmette in serbo per circa 14 ore al giorno. Inoltre stiamo
rafforzando gli stessi media indipendenti della Serbia… AID e altri
donatori internazionali (Soros) stano mettendo in opera una proposta di
ANEM, la rete elettronica indipendente della Serbia, per l’assistenza a
stazioni radiofoniche e televisive e il collegamento tra di loro. Altri
programmi serviranno alla formazione di giornalisti, al sostegno alla
stampa locale, a collegamenti Internet”. Gelbard si dilunga poi sulle
varie forme di collaborazione che dovranno essere offerte dai paesi
confinanti, con la “loro grande esperienza di transizione alla
democrazia”: Albania, Kosovo, Montenegro, Croazia, Slovenia, Ungheria,
Cechia, Romania, Bulgaria, Macedonia. “In particolare riteniamo che il
presidente montenegrino Milo Djukanovic (incriminato dalla giustizia
italiano per contrabbando e narcotraffico. Ndr.)possa diventare un
efficace contrappeso a Milosevic. Negli ultimi mesi, gli USA gli hanno
fatto pervenire 20 milioni di dollari e abbiamo creato un gruppo di
lavoro congiunto per modernizzare  l’economia montenegrina. Anche qui il
nostro canale é l’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (opportunamente
per l’incarico di Alto Commissario appare favorita Emma Bonino. Ndr.)
Djukanovic potrà ben essere il faro-guida per l’opposizione serba.”
Decisivo, nello scenario della conquista della Federazione Jugoslava
alla Nato e al libero mercato  a dominio USA, è il ruolo del G17, nel
cui programma di smantellamento delle garanzie sociali,
dell’abbassamento del costo del lavoro e della cessione delle molte
industrie ancora di Stato alle corporations euroamericane, si
riconoscono ufficialmente tutti i protagonisti del putsch d’ottobre: da
Djndjic a Kostunica (che però aggiunge la rivendicazione monarchica), da
Draskovic a Otpor e a tutto l’arcipelago della cosiddetta “società
civile”.
Intervistato il 14 luglio 1999 dalla US Public Television, Veselin
Vukotic, coordinatore del G17, si è spinto a dichiarare:”Noi vogliamo
essere una colonia aperta e una società aperta” (Open Society è appunto
la ragione sociale delle organizzazioni accademiche e mediatiche di
George Soros, già insignito della laurea Honoris Causa dell’Università
di Bologna, rettore Roversi Monaco, alla presenza di Romano Prodi). Il
G17 è finanziato dal Center for International Private Enterprise (Centro
per l’Impresa Internazionale Privata) che a sua volta dipende da quello
strumento di destabilizzazione dei paesi socialisti che é la già
menzionata NED (National Endowment for Democracy), centro creato nella
forma attuale nel 1983 come emanazione “culturale” della CIA. La NED
foraggia intellettuali e leader d’opinione nel mondo (come documentano
ampiamente gli studiosi di Montreal Michel Chossudowsky e  Jared Israel,
noti analisti delle vicende balcaniche), la dove  l’apparizione della
CIA produrrebbe contraccolpi deleteri. Gli economisti del G17 occupano
importanti cariche in seno alla Banca Mondiale (ecco la particolare
predilezione per le “ONG” serbe, tipo Comitato Helsinki, Alleanza Civica
e Otpor) e al Fondo Monetario Internazionale.  Con l’ “opposizione
democratica” arrivata al potere, sono loro che gestiscono l’economia
jugoslava. Il FMI non transige sulle funzioni dirigenziali dei suoi
uomini. Chossudovsky e Israel  rilevano l’identità del programma del G17
con le misure distruttive imposte a Russia, Ucraina, Bulgaria, Perù,
Brasile e in molti altri paesi. L’FMI costringe i governi a sbarazzarsi
delle protezioni sociali, dei sussidi a vitto, alloggio, trasporti e
cure mediche (salvaguardia importante nella Jugoslavia di Milosevic).
L’attuale gratuità di istruzione e sanità sarà la prima a cadere. Poi
attraverso manipolazioni economiche (e qui entra in scena Soros) e nuove
leggi conduce al fallimento le imprese pubbliche e quelle più rilevanti
tra le private. A questo punto bande di ladroni internazionali sono in
condizione di ricomprarle per quattro lire.
Nel 1989, quando una Jugoslavia debilitata dal debito estero conseguente
alla crisi petrolifera e minacciata dalle rivendicazioni economiche (poi
promosse ad etniche) delle repubbliche più ricche (Croazia, Slovenia)
dovette subire il ricatto del FMI (da cui la nomea di Milosevic “uomo
del FMI”, che fiorisce sulle labbra di esponenti di sinistra impegnati a
trovare un contrappeso alla loro subalternità alla Nato), Veselin
Vukotic, da ministro delle privatizzazioni nel governo Markovic,
licenziò ben 600.000 lavoratori jugoslavi (su una forza lavoro di 2,7
milioni!). Adottò – e fu poi la rottura con Milosevic e il Partito
Socialista e il suo passaggio tra le file dell’opposizione – il
Financial Operations Act, un piano della Banca Mondiale che liquidò il
50% dell’industria jugoslava, in gran parte autogestita. 1.100 aziende
eliminate, prima della sua cacciata, tra il gennaio 1989 e il settembre
1990. La rottura tra Vukotic e il governo jugoslavo fu determinante per
l’accelerazione del piano USA-tedesco di smembramento della Federazione
e di conquista della Serbia. Corollari: affossamento dei salari,
liquidazione dei programmi sociali, disoccupazione allo zenit. Il
tentativo del Governo Federale di recuperare posizioni rispetto a questa
catastrofe economico-sociale venne poi frustrato dalle varie aggressioni
fomentate dall’Occidente e dall’embargo. Oggi Vukotic svolge, per conto
degli USA e del FMI, il lavoro di consigliere del montenegrino
Djukanovic. Come Capo della Commissione per le Privatizzazione, ha sotto
gli occhi il flusso del contrabbando di narcotici e carne umana dall’est
europeo e di sigarette e droga da Svizzera e Grecia al Montenegro e da
qui in Italia. E’ in poche parole uno dei motori della trasformazione
della repubblica autonoma in Narcostato, sul modello del Kosovo affidato
all’UCK e alle ONG.  Il suo compito di disintegratore della Jugoslavia,
Vukotic lo dimostrò anche quando nel giugno 2000, al momento della
massima caccia all’uomo albanese contro i serbi, chiese di dare al
Kosovo una moneta separata dal dinaro jugoslavo.
Altra figura di punta del G17 è Dusan Vujovic, già economista della
Banca Mondiale. Nell’agosto del 2000 impose all’Ucraina un ennesimo,
devastante “pacchetto di risanamento”. Il disastro ucraino era iniziato
nell’autunno ’94, con la firma di un accordo con il FMI. In cambio di un
modesto prestito di 360 milioni di dollari, il FMI ha preteso che lo
Stato cessasse di controllare il tasso di cambio della moneta. Quella è
andata a picco e il prezzo del pane è aumentato del 300% in una sola
notte. L’elettricità del 300%, i trasporti pubblici del 900%.
Esattamente gli effetti che l’arrivo del capitalismo auspicato da Otpor
stanno provocando in Jugoslavia.
L’elenco degli interventi occidentali (tedeschi e americani in testa)
sulla Federazione Jugoslava, renitente al nuovo ordine economico,
politico e militare mondiale, interventi occulti o manifesti, potrebbe
continuare per molte pagine ancora. E ulteriormente si allungherà
quando, come suole, negli USA si procederà alla desecretazione dei
documenti inerenti al processo di disintegrazione dell’ultimo paese
europeo non spontaneamente disposto a vendersi all’Impero. Gli storici
avranno modo di definitivamente dissipare le nebbie con le quali, non le
destre che fanno il loro mestiere, ma molte sinistre hanno avvolto la
tragica realtà di un paese che, dopo una resistenza strenua ed eroica,
ha dovuto cedere, più che al nemico, alla quinta colonna interna cui
aveva consentito di formarsi. Quelle sinistre, più idealiste che
marxiste, che privilegiano rapporti con forze  nazionali collegate a
quella sciagurata quinta colonna, con le quali concordano sul maggior
rilievo da dare alla pagliuzza nell’occhio di un governante certamente,
come tutti, imperfetto e responsabile di parecchio, piuttosto che alla
trave che si proietta dagli occhi del mostro imperialista. Forse un
giorno li raggiungerà una brezza di vergogna, quando per il popolo
jugoslavo sarà troppo tardi. Non gli servirà allora, a distrarre se
stessi e gli altri,  pronunciare i logori esorcismi: “Milosevic
dittatore”, “regime fascista”, “ultranazionalista”. La dittatura  sarà
arrivata davvero, e sarà quella degli ultranazionalismi euro-americani,
fascisticamente capitalisti ed imperialisti.
Chiudiamo con le parole pronunciate dalla figura-principe della “società
civile” serba, Vesna Pesic, in un convegno organizzato ad ottobre a
Torino dalla Fondazione Agnelli. “Ora che non c’è più Milosevic non
dobbiamo più nasconderci, possiamo mostrare i nostri veri volti. Ad
esempio, si accusa Kostunica di essere un nazionalista. E perché no? E’
nazionalista come Hashim Thaci (Comandante dell’UCK). E se alcuni paesi
Nato dicono che si potrebbe dividere il Kosovo in due parti, perché no?
Con Milosevic questa proposta non sarebbe stata presa neanche in
considerazione, ma ora, senza più questo tumore cerebrale, se ne può
parlare… Io non accetterei che l’ex- partito di Milosevic (PSJ) venga
trattato come si farebbe in Inghilterra. Andrebbe smantellato del tutto
come organizzazione criminale e malefica. Costoro vanno distrutti,
devono sparire dal nostro orizzonte… La gente ha capito che non era la
Nato il nostro nemico. E’ vero, ci hanno bombardato, ma come si potevano
vedere gli americani come nemici? Forse gli albanesi, ma gli americani…”

Forse la Pesic è ancora in tempo per il Nobel. E c’è chi, dalle nostre
parti, le ha dato una mano.

------------------------------------------------------------------------

L'ERNESTO rivista comunista
direttore Fosco Giannini.

L'impegno editoriale de l'ernesto si fa via via sempre piu' vasto e
articolato;

   * si ampliano i campi di ricerca: sul piano dell'analisi di classe
     (capitale, lavoro, composizione e scomposizione delle forze
sociali),
     sulla questione sindacale, sul partito comunista e sulla sua forma
     organizzata, sulle questioni teoriche, sul dibattito che si
sviluppa
     tra i comunisti e le forze di sinistra nel mondo, sulle nuove
dinamiche
     internazionali;
   * si allargano e si rafforzano i rapporti di collaborazione e
     interscambio con altre riviste, in Italia e all'estero, si fa piu'
vasta
     l'area dei nostri collaboratori (intellettuali, dirigenti comunisti

e
     di sinistra, esponenti sindacali, italiani e stranieri;
   * il ruolo crescente della rivista ha suscitato attese che percepiamo

e
     constatiamo, alle quali vogliamo rispondere, sin dai prossimi
numeri,
     con un innalzamento del livello di ricerca politica e teorica e con

una
     migliore e piu' razionale veste grafica;
   * tutto cio' ci spinge a chiedre ai nostri lettori, ai nostri
abbonati uno
     sforzo ulteriore: al piu' presto abbonatevi, rinnovate
l'abbonamento,
     procurate nuovi abbonati e lettori subito.

                                                               La
redazione

L'abbonamento e' l'unico modo sicuro per ricevere la rivista.

L'abbonamento con spedizione in posta prioritaria permette di ricevere
la
rivista entro 48 ore dalla stampa, evitando cosi' i tempi lunghi del
servizio
postale ordinario.

L'abbonamento sostenitore e' un aiuto particolare e decisivo per
garantire la
continuita' e il miglioramento della rivista.

                       Annuale ordinario lire 40.000
              Annuale ordinario posta prioritaria lire 70.000
                Annuale estero posta prioritaria lire 90.000
         Annuale sostenitore (inclusa p. prioritaria) lire 100.000

             Effettuare il versamento sul c/c postale 14176226
         intestato a "l'ernesto" - via del Sale 19 - 26100 Cremona.
                        e-mail: l_ernesto@libero.it

---

Bollettino di controinformazione del
Coordinamento Nazionale "La Jugoslavia Vivra'"
Sito WEB : http://digilander.iol.it/lajugoslaviavivra

I documenti distribuiti non rispecchiano necessariamente le
opinioni delle realta' che compongono il Coordinamento, ma
vengono fatti circolare per il loro contenuto informativo al
solo scopo di segnalazione e commento ("for fair use only")

Archivio di JUGOINFO:
> http://www.ecircle.it/an_ecircle/articles?ecircleid‘979 oppure
> http://www.egroups.com/group/crj-mailinglist/

Per iscriversi al bollettino:  <jugoinfo-subscribe@ecircle.it>
Per cancellarsi:               <jugoinfo-unsubscribe@ecircle.it>
Contributi e segnalazioni:     <jugocoord@libero.it>

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~
Una newsletter personale,
un forum web personale,
una mailing list personale, ...?
Gratis sotto
http://www.ecircle.it/ad197118/www.ecircle.it