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Notizie Est #359: biiografie di Kostunica e William Montgomery(ambasciatore USA, ex Zagabria, futuro Belgrado)
Posted-Date: Sun, 15 Oct 2000 21:56:41 +0200
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Date: Sun, 15 Oct 2000 21:57:30 +0200
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Subject: Notizie Est #359 - Serbia/Montenegro
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NOTIZIE EST #359 - SERBIA/MONTENEGRO
15 ottobre 2000
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KOSTUNICA E MONTGOMERY: DUE DESTINI INCROCIATI
a cura di Andrea Ferrario
[Seguono due profili biografici rispettivamente
del neoeletto presidente jugoslavo Vojislav
Kostunica e del probabile prossimo ambasciature
USA a Belgrado, William Montgomery]
KOSTUNICA: PIU' UN SUCCESSORE CHE UN NEMICO DI
MILOSEVIC
Vojislav Kostunica e' un politico che fino a
poco piu' di due mesi fa era praticamente ignoto
a livello internazionale e si e' ritrovato
all'improvviso al centro dell'attenzione
mondiale con il recente cambio di potere ai
vertici jugoslavi. Per lui, forse vista la
fretta e mancando evidentemente sufficienti
riferimenti biografici, e' stata subito coniata
la definizione di "nazionalista moderato", ma
una ricostruzione della sua carriera da'
un'immagine ben diversa, soprattutto per quanto
riguarda l'attributo "moderato".
Vojislav Kostunica e' nato a Belgrado il 24
marzo 1944 da una famiglia proveniente dal
villaggio di... Kostunica, nella Serbia
centrale. Dopo la seconda guerra mondiale suo
padre, che aveva lavorato come ufficiale
dell'esercito e giudice, e' entrato in conflitto
con il regime comunista ed e' stato licenziato
dal lavoro. Kostunica ha terminato gli studi
universitari nel 1966 laureandosi in legge e ha
ottenuto il dottorato nel 1974 con una
dissertazione sul tema "L'opposizione
istituzionale nel sistema politico del
capitalismo". Dal 1970 al 1974 e' stato
assistente presso la Facolta' di Legge a
Belgrado. Nel 1974 e' stato espulso
dall'universita' per essere stato tra i
promotori, insieme ad altri intellettuali, di
proteste contro la nuova costituzione jugoslava
che, almeno sulla carta, andava contro il
modello unitaristico a egemonia serba assegnando
maggiori poteri di autogoverno alle repubbliche
e alle province. Kostunica, in particolare, si
opponeva alla concessione dell'autonomia
politica al Kosovo, e a tale autonomia e'
rimasto contrario lungo tutta la sua carriera.
Ancora nel 1988, in pieno "revival" nazionale
serbo e due anni dopo la pubblicazione del
Memorandum dell'Accademia scriveva un saggio in
cui riprendeva gli stessi concetti del
Memorandum per quanto riguarda il Kosovo. Dopo
essere stato licenziato dall'Universita' nel
1974 Kostunica ha comunque potuto trovare lavoro
presso l'Istituto di Filosofia e Teorie Sociali.
Negli anni '80 e' entrato a fare parte del
Comitato per la Difesa della Liberta', un gruppo
di (semi)dissidenti di cui facevano parte anche
Dobrica Cosic, Kosta Cavovski e Ljubomir Tadic.
E' sempre stato, dall'inizio della sua carriera
fino a oggi, un convinto anticomunista, nonche'
un ortodosso credente con buoni rapporti con le
istituzioni della chiesa ortodossa serba, cosi'
come con gli ambienti monarchici.
Nel 1989 e' stato uno dei fondatori, insieme a
Zoran Djindjic, del Partito Democratico (DS),
che e' stato costituito nel suo appartamento e
del quale e' stato nominato subito presidente.
Il Partito Democratico era allora diviso in due
fazioni, una, guidata da Djindjic, raccoglieva
persone che avevano avuto un passato marxista,
in particolare nella rivista "Praxis", l'altra,
di cui Kostunica era il principale esponente, di
segno piu' marcatamente anticomunista e
nazionalista. Nel 1992 tali due fazioni si sono
divise definitivamente e Kostunica ha fondato il
quasi omonimo Partito Democratico della Serbia
(DSS), entrando a fare parte della coalizione
DEPOS che aveva rotto con l'ala meno
patriottarda dell'opposizione ed era allora
egemonizzata da Vuk Draskovic nel suo momento di
massimo entusiasmo per le idee monarchiche. Nel
1993 DEPOS si e' sciolta in seguito a liti tra i
partiti che componevano la coalizione e
Kostunica rompe con Draskovic. Nel 1995
Kostunica ha criticato gli accordi di Dayton
come "ingiusti" (cioe' sfavorevoli ai serbi).
Era il momento del grande rilancio
internazionale di Milosevic, che internamente
aveva visto quest'ultimo sbarazzarsi degli
alleati piu' compromessi con il "risveglio
nazionale" dei precedenti anni, nel tentativo di
darsi un'immagine "liberal". Gran parte
dell'opposizione aveva allora scelto di fare
propria la causa nazionale dei serbi "fuori
dalla patria", come e' stato il caso allora sia
del DSS di Kostunica sia del DS di Djindjic, ma
anche dei radicali di Seselj. Il leader del
partito Nuova Democrazia, Dusan Mihajlovic,
aveva allora definito questo gruppo la "lobby
della guerra", della quale "Seselj e' il pugno
che colpisce, Kostunica e' l'elemento
intellettuale e Djindjic e' l'elemento
profittatore". Piu' precisamente, Kostunica,
alcuni mesi prima degli accordi di Dayton, aveva
definito il massacro deliberato di circa 7.000
musulmani a Srebrenica da parte delle forze
serbe di Bosnia un "atto di autodifesa". Gia' in
precedenza, comunque, aveva espresso il proprio
appoggio incondizionato a Radovan Karadzic e ha
costantemente mantenuto rapporti con il suo
partito, il SDS, anche dopo gli accordi di
Dayton, arrivando a siglare un accordo di
collaborazione con tale forza politica alla
vigilia delle elezioni federali del 1996.
Il suo partito, il DSS, non e' comunque mai
riuscito a ottenere piu' del 5% dei voti alle
elezioni e le sue (scarse) fortune erano dovute
piu' all'immagine di uomo semplice e onesto che
il suo leader ha saputo darsi, che al mix di
nazionalismo revanscista e di liberismo comune
alla maggioranza delle altre forze
dell'opposizione. Nel 1996 Kostunica ha
rifiutato di partecipare alle manifestazioni
antiregime dell'opposizione perche' non si
concentravano a sufficienza sui destini dei
serbi che vivono fuori dalla Serbia. Ha
rifiutato inizialmente anche di partecipare alla
coalizione "Zajedno", perche', a suo giudizio,
era scarsamente patriottica, ed ha
successivamente accettato di farne parte solo in
seguito a pressanti insistenze da parte di
Dragoslav Avramovic. La sua figura ha continuato
comunque a rimanere nell'ombra, con l'unica
notevole eccezione della sua comparsa in Kosovo
nell'estate del 1998, dove si e' lasciato
immortalare con un kalashnikov in mano in una
foto che recentemente e' stata ripubblicata dai
media albanesi. In quell'estate in Kosovo era in
atto un'offensiva di polizia ed esercito serbi
con sistematiche distruzioni e decine di
migliaia di profughi. A chi gli domandava come
mai si fosse lasciato fotografare in tale posa
prorpio in quel momento, Kostunica aveva
spiegato allora di avere preso il mitragliatore
in mano "in segno di solidarieta' con le vittime
del terrore che i serbi hanno subito da parte
degli albanesi negli ultimi cento anni e piu'".
Recentemente ha commentato con le seguenti
parole l'incriminazione di Milosevic da parte
del Tribunale dell'Aja: "incriminare Slobodan
Milosevic e' stato un grande errore, perche' il
piu' grande crimine che ha compiuto, peggiore
dei crimini di guerra, e' stato quello contro il
suo popolo".
La decisione di presentarlo come candidato
presidenziale dell'opposizione, presa l'estate
scorsa, e' stata con ogni probabilita' dettata
dalla sua fama di uomo onesto, dai toni moderati
e non macchiatosi di rapporti diretti con
Milosevic, ma anche dal suo convinto sciovinismo
che nel contesto politico della Serbia di oggi
significa una garanzia di non conflittualita'
nei confronti dei militari, dei burocrati e
degli accademici che in questi lunghi anni sono
stati protagonisti delle politiche del regime.
Lo fa capire in maniera efficace, tra le altre
cose, anche un articolo del giornalista
Aleksandar Tijanic, pubblicato il 25 scorso su
"Nezavisni Novini", con il quale si sostiene la
candidatura di Kostunica. Tijanic scrive che
bisogna dargli il sostegno, perche' si tratta di
una persona che ha idee analoghe a quelle di
Milosevic, ma non e' discreditata come
quest'ultimo. Negando che sia necessario per i
serbi interrogarsi sui crimini e le guerre
dell'ultimo decennio, il giornalista scrive:
"Cercare oggi un plebiscito riguardo alle
illusioni e agli errori dei serbi,
nell'imminenza di queste elezioni - con le quali
per la prima volta Slobo fa capire chiaramente
che in futuro potra' governare solo ricorrendo
apertamente alla forza - significa cancellare la
possibilita' di creare una maggioranza per il
partito anti-Slobista. Significa prolungare il
regime di Slobo e la nostra agonia. Gli
stranieri dimostrano un'incredibile stupidita'
quando non si rendono conto dell'importanza di
Kostunica. Kostunica e' per i serbi il metodo
meno costoso di uscire dallo slobismo; egli
consente di buttare sulle spalle di Slobo gli
errori di tutto un intero decennio e di buttarlo
poi all'inferno, ma non all'Aja, affinche' vi si
lecchi le ferite al nostro posto. Kostunica e'
la garanzia che, in questa fase, non ci
sottoporremo a una disintossicazione, che non ci
verra' cambiato il sangue, che non ci veranno
prelevati organi ne' saremo sottoposti a
lobotomia. Solo Kostunica rappresenta la
garanzia che per noi sara' sufficiente
unicamente prendere un atteggiamento democratico
di facciata, senza doverci immergere piu' di
tanto nella democrazia".
(per questo profilo di Kostunica sono stati
utilizzati il libro di Robert Thomas, "Serbia
under Milosevic - Politics in the 1990's",
Londra, 1999 e l'articolo "Prevratnici kaos u
Jugoslavii" di Berislav Jelinic, pubblicato in
"Nacional", 12 ottobre 2000. Per i legami
bosniaci di Kostunica sono stati utilizzati
inoltre AIM Belgrado, 6 giugno 1994; OMRI Daily
Digest, 13 luglio 1995; OMRI Pursuing Balkan
Peace, 22 ottobre 1996)
MONTGOMERY: L'AMBASCIATORE PREANNUNCIATO
Con ogni probabilita' William Montgomery, fino a
poco tempo fa ambasciatore statunitense in
Croazia, sara' il nuovo ambasciatore degli USA a
Belgrado, anche se negli ultimi giorni sembrano
essere sorti alcuni problemi con Kostunica,
mentre anche l'imminenza delle elezioni
presidenziali nel suo paese potrebbe mettere in
forse la sua candidatura. Del suo incarico a
Belgrado si parlava, come vedremo, gia'
all'inizio della primavera scorsa, quando
l'eventualita' di una riapertura di rapporti
diplomatici tra Stati Uniti e Jugoslavia
sembrava piu' che remota. Vista l'alta
probabilita' che egli svolga un ruolo importante
in questo momento di transizione, ci sembra
interessante ripercorrere brevemente la strada
che lo ha portato fino a tale candidatura.
William Montgomery ha prestato servizio
nell'esercito statunitense dal 1967 al 1970,
ottenendo svariate decorazioni, in particolare
nel corso dell'anno passato sul campo di
battaglia in Vietnam. Si e' laureato in arte e
psicologia e ha cominciato la sua carriera
diplomatica nel 1974, all'interno del
Dipartimento di Stato USA. Il suo primo incarico
all'estero e' stato quello di dirigente della
sezione commerciale dell'ambasciata degli Stati
Uniti a Belgrado, dal 1975 al 1978, quando
l'ambasciatore di Washington in Jugoslavia era
Lawrence Eagleburger. Montgomery si e' quindi
trasferito a Mosca, dove ha svolto l'incarico di
consigliere prima economico, e poi politico. Dal
1985 al 1986 e' stato viceambasciatore in
Tanzania. Nel 1988 e' tornato nuovamente nei
Balcani e fino al 1991 e' stato il secondo uomo
dell'e'quipe di Saul Polanski, ambasciatore USA
in Bulgaria. Dopo di che e' tornato per un certo
periodo negli USA: Eagleburger era nel frattempo
diventato segretario di stato e lo ha richiamato
come consigliere. Dalla fine del 1993 all'inizio
del 1996 e' stato ambasciatore in Bulgaria.
Viene richiamato prima della scadenza del
proprio incarico (per gli ambasciatori USA di
solito e' 3 anni) per essere nominato a un posto
molto importante, sempre in ambito balcanico,
quello di vicecoordinatore per la messa in atto
degli accordi di Dayton per la Bosnia. La
missione di Montgomery e' quella di fare la
spola tra
Sarajevo, Zagabria, Belgrado e Washington,
esercitando pressioni su Tudjman e Milosevic, al
fine di convincerli a rinunciare per sempre alle
loro pretese nei confronti di
territori della Bosnia. Successivamente ha
partecipato all'organizzazione delle prime
elezioni in Bosnia. Dal gennaio 1998 e'
diventato
ambasciatore USA in Croazia. Secondo il
settimanale croato "Nacional" negli ambiti della
diplomazia statunitense era quello che piu' di
tutti credeva in un governo
dell'opposizione dopo la morte di Tudjman,
mentre altri ambienti di Washington erano
favorevoli a una transizione piu' morbida,
imperniata sui "moderati" della
HDZ come Mate Granic.
E' interessante notare la tempistica delle voci
che hanno anticipato la sua probabile nomina ad
ambasciatore a Belgrado. Il 16 marzo scorso
"Nacional", una fonte sempre bene informata
sulle politiche USA nei Balcani, in un articolo
del suo direttore Pukanic citava fonti anonime
del Dipartimento di Stato statunitense secondo
cui Larry Rossin, ex inviato di Washington in
Kosovo, sarebbe diventato ambasciatore a
Zagabria sostituendo prima della fine del suo
mandato Montgomery, il quale, a sua volta
sarebbe diventato ambasciatore a Belgrado. Come
date probabili per l'arrivo di Rossin a Zagabria
e quello di Montgomery a Belgrado si citavano il
mese di settembre 2000 o, in caso di problemi,
il luglio 2001 (quando doveva scadere il mandato
di Milosevic). Quando e' comparsa tale notizia,
a meta' marzo, ufficialmente nulla lasciava
pensare che i rapporti diplomatici tra Stati
Uniti e Jugoslavia avrebbero potuto riprendere
in un lasso di tempo cosi' breve (l'ambasciata
USA a Belgrado era stata completamente chiusa il
giorno prima dell'inizio dei bombardamenti nel
1999). Sempre in quel periodo di marzo si era
appena chiusa la lunga "crisi di Mitrovica",
della quale avevamo osservato a suo tempo che
era stata pesantemente contrassegnata da
disaccordi sui futuri assetti nella regione tra
i vari paesi della NATO e tra le diverse fazioni
dell'amministrazione USA. Inoltre, nei mesi
precedenti, e anche in quelli successivi, sono
stati molti i segni che parlavano di trattative
sotterranee con Milosevic, soprattutto da parte
di Washington, per un suo abbandono pacifico del
potere. Il 19
agosto scorso Montgomery e' stato nominato
coordinatore dell'ufficio speciale
degli USA a Budapest per le questioni jugoslave,
la cui funzione era quella di "aiutare"
l'opposizione serba in vista delle imminenti
elezioni - una
decisione che era risultata sgradita, almeno a
parole, al candidato presidenziale Kostunica.
Tra gli altri "anticipi" del (probabile) nuovo
incarico di
Montgomery a Belgrado vi era stata tuttavia
alcuni giorni prima una sorprendente
dichiarazione rilasciata dal premier croato
Racan al quotidiano "Jutarni list" alla vigilia
di una sua visita a Washington: "William
Montgomery ha contribuito moltissimo alle buone
relazioni tra Zagabria e Washington. Il fatto
che egli ora si trasferira' a Belgrado come
ambasciatore USA e' un riconoscimento delle sue
capacita'". Montgomery e' comunque rimasto in
carica come ambasciatore croato fino al 16
settembre, cioe' circa una settimana prima delle
elezioni jugoslave (il posto a Zagabria e'
vacante, perche' la nomina di Larry Rossin e'
per ora bloccata dal Senato degli Stati Uniti,
proprio come era avvenuto per Richardo
Holbrooke, di cui Rossin e' un protetto, prima
di essere nominato ambasciatore USA all'ONU).
Dopo l'insediamento di Kostunica a presidente
jugoslavo Holbrooke ha annunciato il 9 ottobre
che Montgomery sarebbe giunto il giorno stesso a
Belgrado "per cominciare a ristabilire una
nostra presenza sul posto". Ma ci sono stati
evidentemente dei problemi, perche' il giorno
successivo il Dipartimento di Stato USA ha
annunciato che la prima persona ad incontrare
Kostunica sarebbe stato l'inviato speciale per i
Balcani Jim O'Brien. E in effetti Montgomery e'
giunto si' infine a Belgrado l'11 ottobre, ma e'
stato O'Brien a condurre tutta l'operazione di
riallaccio dei rapporti, conclusasi a quanto
pare con successo, in particolare con una
mediazione indiretta tra Kostunica e Djukanovic,
al termine della quale O'Brien ha detto a chiare
lettere che gli USA sono contro a ogni ipotesi
di indipendenza per il Montenegro.
(sulla base dell'articolo "Kak poslanik
Montgomery navartja 25 godini na Balkanite" di
Lilija Popova, pubblicato da "Sega" il 13
ottobre 2000 e dell'articolo"State Department
priprema smjenu na celu americke ambasade" di
Ivo Pukanic, pubblicato da "Nacional" il 16
marzo 2000; sono stati utilizzati anche
materiali da "Monitor" [Sofia], 9 agosto 2000 e
da AFP 9 e 10 ottobre 2000)
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