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La Yugoslavia verso il ballottaggio: intervista con DejanJoksimovic di Radio Index (Belgrado)



La seguente intervista è stata realizzata e trasmessa all'interno di
"Ostavka!" sulle frequenze di Radio Onda d'Urto venerdì 29 settembre con
Dejan Joksimovic, redattore e tra i fondatori di Radio Index, emittente
indipendente di Belgrado, unica rimasta sul territorio dopo la chiusura e
l'esilio di radio B92. Dejan ci racconta del compito svolto da un media non
allineato durante i delicati giorni intorno alle elezioni, i cui risultati,
ad oggi (3-10-00), non hanno ancora decretato chi sarà il prossimo
presidente della Federazione Jugoslavia. Se da un lato la commissione
elettorale governativa annuncia che al primo turno il candidato Kostunica ha
raggiunto il 48% contro il 38% di Milosevic, le stesse cifre vengono
pesantemente contestate dalla opposizione che quindi rifiuta il ballottaggio
indetto per il prossimo 8 ottobre, sostenendo di aver ottenuto ben oltre la
soglia del 50% di voti necessari per conseguire la vittoria al primo turno.
Attualmente in tutta la Serbia sono in corso imponenti scioperi perché
vengano riconosciuta la vittoria di Kostunica.

D.-- Raccontaci la storia di Radio Index, di cui noi abbiamo sentito parlare
come un mezzo di informazione indipendente e allo stesso tempo però vicino
ai movimenti giovanili.

Radio Index è nata come radio studentesca all'interno delle facoltà
universitarie di Belgrado, tanto che all'inizio coloro che vi lavoravano
erano solo gli studenti stessi. Ufficialmente la radio è stata creata nel
1991 quando si è liberalizzata la possibilità di accedere all'etere
privatamente, ma nei primi anni si è limitata all'ambito studentesco,
seguendo quel tipo di notizie e soprattutto mandando parecchia musica. Poi è
esplosa intorno al 1996, nel senso che è diventata una radio famosa e
ascoltata anche da coloro che non erano studenti. In quell'anno infatti noi
eravamo in prima fila nelle manifestazioni che allora si tennero contro i
brogli elettorali di Milosevic che gli permisero di mantenere il potere,
anche se fu costretto a riconoscere la vittoria dell'opposizione nelle
elezioni comunali in molte città della Serbia. Attualmente possiamo dire di
essere la radio più ascoltata a Belgrado dopo Radio B92, che però ora ha
sede a Budapest e trasmette dall'Ungheria. Di conseguenza siamo rimasti gli
unici qui a Belgrado all'interno dell'etere a cercare di fare
controinformazione con una presenza costante sul territorio in risposta agli
organi di informazioni controllati dal regime. Nonostante questi ci
consideri una radio dell'opposizione, noi non ci riconosciamo in essa, ma
cerchiamo di fare il nostro lavoro provando ad essere il più obiettivi
possibile. Certo, in quanto ancora radicata all'interno del movimento
studentesco, abbiamo sin dall'inizio avuto un rapporto privilegiato con
Otpor, ma questo non significa che noi siamo un organo di propaganda per
qualsivoglia schieramento politico.

D.-- Attualmente come si concretizza il vostro rapporto con l'ambiente
universitario, ci sono ancora studenti che lavorano in radio?

Sì, sostanzialmente non è cambiato molto. La nostra è una radio indipendente
che si autofinanzia attraverso piccole pubblicità. Ci sono poco più di una
decina di persone stipendiate all'interno della radio, molte delle quali
sono i fondatori stessi che quindi ai tempi erano studenti. Inoltre c'è
tuttora un forte interscambio con il mondo universitario, molti studenti
collaborano con trasmissioni, conduzioni musicali ed altro.
Come la radio ha affrontato le scorse elezioni del 24 di settembre e tutta
la campagna elettorale? Avete creato degli spazi appositi, dirette,
microfoni aperti? Qual è stata la reazione della gente?
Sì certo. Noi copriamo tutte le manifestazioni innanzi tutto. Ci sono sempre
due nostri inviati che riportano in diretta quello che sta accadendo,
raccontano quello che succede, intervistano i manifestanti per strada.
Certamente cerchiamo di coinvolgere la gente anche per telefono, lasciamo
loro lo spazio di dire ciò che pensano, visto che altrove non lo possono
fare. Come detto prima, noi non siamo il megafono di nessun partito, perciò
ci siamo limitati in campagna elettorale a dare una informazione il più
obiettiva possibile, ma sempre facendo intervenire la gente.

D.-- Anche tu hai preso parte alle manifestazioni. Cosa ci puoi raccontare
del clima che vi si respira?

Se ti riferisci alle ultime in particolare direi che sono state esse stesse
una vittoria. Erano molti diverse da quelle di solo un anno fa, tutta
un'altra cosa rispetto a quelle del '96. La partecipazione era davvero molto
alta, la gente era più convinta, decisa a farsi ascoltare. C'era una grande
speranza e l'aria che si respirava indescrivibile. A parte questo, noi
abbiamo potuto constatare come lo stesso regime in queste settimane sia
costretto a stare a guardare, dimostrando cautela nei confronti dei
dimostranti, mentre solo fino a qualche mese fa non c'era manifestazione che
non si concludesse con pestaggi e arresti da parte della polizia a carico di
gente innocente che cercava solo un'occasione per farsi ascoltare. Io sono
stato tra quei giornalisti che nel 1996 sono stati selvaggiamente aggrediti,
arrestati e tenuti in carcere per alcune settimane, solo perché raccontavamo
quello che avveniva per le strade. In quest'ultimo periodo la polizia non
osa più intervenire in questo modo, sente che il vento qui a Belgrado e in
tutta la Serbia potrebbe cambiare da un momento all'altro, e quindi lascia
fare.

D.-- Abbiamo letto sulle agenzie che durante i giorni delle elezioni Radio
Index avrebbe subito delle strane interferenze, forse perché a Belgrado era
l'unico organo radiofonico che in tempo reale, durante la danza delle cifre
che si è inscenata nella giornata di domenica 24, offriva exit-poll il più
obiettivi possibile…

Chiaro, quello che dici è giusto. Il regime ha cercato di oscurarci. Tieni
conto che i sondaggi fino ad una settimana dalle elezioni davano ancora
circa il 10% delle persone indeciso. Non è un caso quindi che a metà
giornata i portavoce del regime già ostentassero sicurezza, proclamando una
vittoria plebiscitaria nel tentativo di influenzare chi ancora non era certo
del proprio voto. In realtà sappiamo benissimo che poi gli stessi apparati
abbiano dovuto ammettere la sconfitta. Attualmente loro stessi dicono che
Kostunica ha ottenuto ben 10 punti percentuali più di Milosevic, anche se
noi siamo tutti convinti che il divario sia ben maggiore e che il candidato
dell'opposizione abbia già vinto al primo turno.

D.-- A questo punto che opinione ti sei fatto di come andrà a finire?
Kostunica ad oggi rifiuta di riconoscere i risultati presentati dalla
commissione elettorale governativa e si proclama vincitore senza bisogno del
ballottaggio. Una situazione assai critica…

Io credo come tutti che sia stata fatta una rapina nei confronti dei
cittadini. Per questo credo che Kostunica non sbagli non accettando di
sottoporsi al ballottaggio. Gli organi del DOS (Democratica opposizione
della Serbia, ndr) incaricati di seguire le operazioni di scrutinio e
stilare un resoconto verosimile sulle percentuali di voto, hanno chiesto
alla commissione elettorale governativa di accostare i rispettivi risultati,
in modo da riscontrare eventuali anomalie, e di sottoporre tali risultati
alla verifica di osservatori esterni. Non è un caso che ad oggi non sia
stato ancora fatto, anzi la risposta ufficiale è stata negativa, perché quei
risultati che loro proclamano come ufficiali sono il risultato di brogli
colossali. In ogni caso la mia speranza è che Kostunica riesca a prendersi
quel che gli spetta prima di domenica 8 ottobre, giorno del ballottaggio,
perché a quel punto ci si deve aspettare di tutto. Già molte categorie sono
in sciopero permanente dal momento in cui sono stati resi noti i risultati,
operai, studenti, insegnanti. Da lunedì 2 ottobre molti altri lavoratori
lasceranno i propri posti per protestare e bloccare tutta la Serbia fino a
che Milosevic non riconoscerà la sconfitta. Prevedo che ci sarà una paralisi
totale…