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allucinazioni di mezza estate



ciao,

a forza di camminare a piedi nudi dentro l'anima si rischia di non trovare
più la via d'uscita, così mi sono iscritto al campo contro la
globalizzazione che si è tenuto ad Assisi dal 30/7 al 6/8.

il lunedì 31 sentendo chiacchierare alcuni kompagni con un paio di
jugoslavi, mi sono reso conto che si parlava di solidarizzare con l'esercito
serbo!
Quindi ho chiesto spiegazioni al resp. del comitato politico il quale si è
messo ad urlare nel baretto da campo che gli albanesi del kossovo hanno
deciso e attuato "l'apartheid" e che erano loro a non volere andare nelle
scuole di stato anche se erano bilingue, cosa che mi ha lasciato solo un pò
turbato, poi mi dice che i serbi hanno fatto benissimo ad assediare Sarajevo
perchè il referendum del '92 nonostante fosse vinto al 58% non rispettava la
volontà dei serbi. 
Bé allora la democrazia non è più un valore di base ma solamente un'opinione
da bar sport, o meglio da spaccio miliziano!!!

Poi mi ritiro in albergo e parlo con un altra kompagna del comitato politico
che candidamente mi dice che i lager in bosnia non ci sono mai stati e che
le fosse comuni che tutti abbiamo visto in tivvù all'ora di cena sono una
frottola!!!!

Il sangue comincia a ribollirmi e me ne vado ad ascoltare il De Angelis che
illustra gli obbiettivi del Tribunale Ramsey Clark , e ascolto che uno di
questi sarebbe la chiusura del TribunaleInternazionale dell'Aia per i
crimini di guerra in ex Jugoslavia. Bé a quel punto ho fatto le valigie, e
non senza un pò di nausea, me ne sono andato a fotografare le chiese
barocche pugliesi.

Solo che la mia coscienza sopita e rimossa, per quanto riguarda la ex
jugoslavia, ha cominciato ad eruttare ribollire dimenarsi e sparare accuse
truculente ad altezza d'uomo contro i kompagnucci di Assisi, era diventata
talmente insostenibile che dopo quattro giorni, alla vigilia del ritorno
verso nord mi sono scontrato con una rotonda rovinando la y10, che mi ha
accompagnato dentro l'assedio di sarajevo per un intero inverno.

Bene allora ho scritto una letteraccia ma non potevo inviarla alla lista,
perché ero senza portatile, così appena ho trovato un PC ho spedito la
letteraccia al nostro "ex allenatore", il buon tiziano tissino, col quale ho
avuto alcuni scambi.
Purtroppo mi sono accorto che anche tra i più moderati circola, tra le
righe, questo schifosissimo revisionismo storico che nega otto anni di
carneficine compiute dall'Esercito Federale Serbo e dai suoi alleati etnici,
sciacquando le pile di Milosevic e facendolo diventare la vittima dei
balcani.

Per questa ragione mi sono deciso a scrivere la presente, chiedo scusa
dell'ignoranza ma io credevo, nella mia amatissima ingenuità, che il
negazionismo e il revisionismo storico fossero una prerogativa di Le Pen e
dei suoi Kompagnucci di merende, evidentemente mi sbagliavo.

Lancerò quindi alcune scheggie appuntite tratte da libri che ho scritto e
che ho letto per quanto riguarda la recente e triste storia della ex
Jugoslavia, con l'auspicio che non facciano così male come quelle che sono
piovute in tutta la ex Jugoslavia durante quest'ultima infelice decade che
chiude il secolo più sanguinario della storia dell'uomo.

1) (L'esplosione delle nazioni, il caso jugoslavo. Nicole Janigro,
Feltrinelli  1994)
- Vukovar-Osijek: una guerra tra vicini - cap. 12 pag. 64 e seguenti)

... l'Armata Popolare Jugoslava (JNA) entra nella città, dopo un'assedio di
tre mesi, il 18 novembre 1991, dei quarantacinquemila abitanti della
cittadina, il giorno della caduta ne erano rimasti solo diecimila.
nell'agosto del 1992, fra le due parti sono stati scambiati più di mille
prigionieri; la maggioranza di Vukovar, cinquemila persone, risultano ancora
scomparse - per mesi è andato avanti lo scambio "due vivi per un morto".

... I massacri avvenuti per settimane nella barocca cittadina della Slavonia
difficilmente possono venire spiegati con la sua sola importanza strategica
- Vukovar è assurta a simbolo prima ancora di diventare un obbiettivo
militare.

... per tre mesi l'esercito, i suoi riservisti, diversi gruppi di volontari
e di irregolari hanno cercato di espugnare - "liberare" secondo i media
ufficiali di Belgrado che hanno usato gli slogan della resistenza partigiana
- la città con un grande dispendio di mezzi. A Vukovar, secondo gli esperti,
l'armata avrebbe impegnato circa ventimila uomini, trecento carri armati,
razzi e mortai. "da un punto di vista tecnico (...) il segreto della
resistenza dei croati (stava) nella loro abilità nella lotta urbana,
condotta con decisione e flessibilità, attaccando le unità meccanizzate e la
fanteria serbo-federale dagli scantinati e dalle macerie, lanciando brevi
attacchi di sorpresa e spostandosi da un punto all'altro, attraverso una
vasta rete di tunnel e di canali per l'irrigazione.

... da un punto di vista militare la battaglia per Vukovar si decide quando
arrivano gli irregolari, come gli uomini di Zeliko Raznatovic Arkan,
proprietario di una pasticceria nella capitale divenuto il comandante della
Guardia Volontaria Serba (poi deputato serbo, prima di morire ammazzato
fuori da un albergo di Belgrado ndr), i tifosi della belgradese "Stella
Rossa",  con un seguito di varia umanità attirata dall'illegalità e dalle
voci sulla possibilità di arricchire con il saccheggio: saranno loro a fare
il lavoro sporco , a stanare miliziani e abitanti dal labirinto delle
cantine.
Aleksandar, 19 anni, ha partecipato per due mesi alle battaglie strada per
strada. quando, dopo il controllo di una casa abbandonata, è sceso in
cantina - mentre gli altri del gruppo erano passati oltre - ha visto uno
spettacolo che lo ha fatto uscire "fuori di testa" : sulla parete interna
era inchiodato un uomo adulto, mentre sul tavolo, a metà del locale, giaceva
il corpo massacrato di una ragazzina che poteva avere dodici anni - i suoi
occhi stavano nel bicchiere accanto. Il giovane ha memorizzato ogni
particolare, come se avesse "una fotografia davanti agli occhi" e si
stupisce della precisione del ricordo, perché, dice, "in quel momento ho
smesso di pensare, ho smesso di esistere".

... durante i mesi dell'assedio, a Belgrado si nasconde quanto sta avvenendo
nella pianura pannonica dove, alla chetichella, erano stati mandati molti
reparti di leva: i soldati arrivavano in camion, non sapevano di trovarsi in
slavonia orientale, mentre i camion ripartivano con un carico di cadaveri.

... ( a Belgrado ndr) davanti al Mc Donald, nelle fabbriche del sobborgo di
Rakovica, nei casermoni di Novi Beograd, la polizia rastrella giovani per
"esercitazioni militari", destinazione Vukovar.

... un giorno di novembre, in una pagina del giornale indipendente "Borba" -
organo dell'Alleanza Socialista molto diffuso in tutta la Federazione
Jugoslava, che esce tuttora (1994 ndr) con una pagina cirillica e una con i
caratteri latini, - appare l'annuncio: "Ufficiale Armata Popolare che non
vuole partecipare ai giochi infernali dei politici impazziti - cerca lavoro.
possiedo un'esperienza decennale in attività commerciali, parlo l'inglese e
il tedesco" 
Codice: "per la ragione".

2) (Sarajevo, quattro anni di assedio. maurizio cucci, 1996, inedito)
con l'avvento di Milosevic alla testa del partito inizia all'Accademia delle
Scienze di Belgrado la pianificazione della pulizia etnica, che viene
applicata in primis nelle stanze del potere, da dove fuoriescono, espulsi
dagli apparati di governo, tutti coloro che non simpatizzano con la causa
serba.

...la Presidenza Collegiale della Federazione Jugoslava, desiderando evitare
che le nazioni federate entrassero in conflitto di rivalità fra di loro, in
assenza di buona parte dei membri del collegio, ripose nelle mani dei serbi
la responsabilità della difesa e con essa la completa gestione dell'Armata
Popolare Jugoslava (JNA).
Già nel 1989 iniziano i primi prepensionamenti all'interno dell'JNA, in
particolare di quegli ufficiali che non sono di etnia serba.
Nel 1990, dopo la ritirata dalla Slovenia, inizia una vera metamorfosi
etnica all'interno dell'armata.
Scrive il Gen. Kadjevic (capo di stato maggiore dell'JNA nel 1991 durante la
campagnia di Croazia) che la trasformazione dell'esercito si compie nel mese
di giugno del 1992, dopo che l'armata approda in bosnia con un potenziale
bellico impressionante, sottratto alle neonate Rep. di Slovenia e Croazia.
E' allora, scrive Kadjevic, che l'esercito popolare viene riunificato in tre
corpi d'armata appartenenti rispettivamente alla nuova Federazione Jugoslava
e alle autoproclamate Rep. di Krajna e Serbia.
Dopo il passaggio dell'armata in Bosnia, il potenziale offensivo della
seconda zona, che presidia appunto la Bosnia, si é arricchito di 400  carri
armati, 300 veicoli blindati, 3000 cannoni di vario calibro, 100 aerei da
caccia, 50 elicotteri da combattimento. La Bosnia non ha ancora indetto il
referendum per la secessione dalla Federazione, ma il QG della seconda zona
posto in Sarajevo controlla 14 comandi strategici sparsi su tutto il
territorio di cui 11 sono al comando di ufficiali serbi e i tre rimanenti al
comando di ufficiali croati e bosniaci.
Nel 1991 il Gen. Dzurdzevac, comandante il quarto corpo d'armata della
seconda zona, viene incaricato dallo stato maggiore di disporre
l'artiglieria pesante sulle colline circostanti la città di Sarajevo, sono
oltre 1100 le unità di artiglieria di tutti i calibri compresi tra i 12,7  e
i  145 mm. che vengono puntate contro la città inerme.
(testimonianza registrata su nastro rilasciata dal Gen. Divjiak, ufficiale
serbo di stato maggiore all'interno dell'armata multietnica bosniaca
assediata in Sarajevo)

vorrei sottolineare che nel 1991 i serbi non hanno ancora perso il
referendum per la secessione e che, quindi, non mi venite a raccontare
fanfaluche sulla giusta reazione alla sconfitta del referendum!!!!!!!!

Il primo marzo, dopo lo spoglio delle schede del referendum popolare che
chiede la secessione della Bosnia Herzegovina dalla Federazione Jugoslava,
al censimento del 1991 gli abitanti risultano essere 4.365.000 di cui: il
43,7% musulmani, il 31,3% serbi, il 17,3% croati e il restante 7,7%
montenegrini, ebrei, rom etc..., il responso che esce dalle urne è al 65,6%
favorevole all'indipendenza della nuova Rep. di Bosnia Herzegovina entro i
confini già riconosciuti dalla ex Fed. Jugoslava che diventano, per
decisione popolare, confini internazionali.
(fonte l'Espresso n°31 del 04/08/1995)

un giornale che leggono anche gli stalinisti !!!

... i serbi che sono la seconda entità etnica del paese disertano le urne
rifiutando la scissione da Belgrado, il loro leader Radovan Karadzic batte i
pugni in parlamento urlando "solo un popolo scomparirà da questo paese".
Il due marzo vengono erette, a sorpresa alcune barricate nei punti
nevralgici di sarajevo, uomini armati e mascherati con passamontagna negano
il transito a coloro che non sono graditi.
Quel giorno nella sede di Oslobodzenjie, quotidiano cittadino, solo la metà
dei redattori riesce a raggiungere il giornale. in seguito a questi eventi
inizia l'allestimento dell'assedio, i serbi supportati dall'esercito
federale scavano trincee e fortificano posizioni creando un anello sulle
colline intorno alla città.
(testimonianza registrata su nastro del decano dei giornalisti di
Oslobodzenjie)

dopo di ché l'esercito federale jugoslavo preposto alla difesa della
popolazione inizia a sparare sulla stessa, dopo quattro anni di assedio i
morti sono dodicimila i feriti oltre sessantamila.
mentre fuori dall'assedio nel territorio bosniaco ...

3) (Bosnia, le vittime senza nome. maurizio cucci, Mursia, 1994 -
La palestra   "partizan" di Foca (leggi Focia) pag. 50)

Sono nata il 20 agosto a Foca. Sono d'accordo di rendere pubblica la mia
testimonianza.
La guerra ci ha sorpresi in casa, non eravamo preparati e, come la maggior
parte della gente, non avevamo idea e non credevamo che saremmo stati
colpiti da una disgrazia così grande.
Il 2 luglio 1992 ci hanno bruciato due case e due stalle, erano tutti nostri
vicini. Non ci hanno trovati a casa benché fossimo lì vicino. Sicuramente
hanno pensato che fossimo già andati via, ma noi non potevamo separarci dal
nostro focolare. Invece, alla fine, siamo dovuti scappare. All'alba del 3
luglio io, che ero agli ultimi giorni di gravidanza, mio marito e i miei
suoceri, ci siamo incamminati verso Grebak, che era nel nostro territorio
libero.
Siamo arrivati nel paese di Lovke, ma lì c'era un problema, i cetnici
avevano costruito una grande barricata sulla via, nei pressi della scuola
elementare. Quando ci hanno visti hanno cominciato a sparare con le armi da
fanteria, non so perché ma in quel momento non ci hanno rincorso per
prenderci vivi. Siamo stati costretti a ritornare alla nostra casa
incendiata, che non esisteva più. Abbiamo scavato una tana, lì vicino, in un
prato, e ci siamo sistemati. Il 9 luglio ho partorito una bambina e,
nonostante tutte le sofferenze e le privazioni a cui eravamo sottoposti,
eravamo molto contenti per questa nascita e credevamo che ci aspettassero
giorni migliori grazie alla nostra bambina. Invece, esattamente dopo 21
giorni, cioè il 30 luglio, i cetnici ci hanno scoperti. C'erano i nostri
vicini, erano in sei. Uno dei nostri vicini sparò subito a mio marito
ferendolo. Ho cominciato a piangere pregandoli di lasciarlo stare, o di
uccidere me e la bambina che tenevo fra le braccia. Lui si arrabbiò con me a
causa delle mie suppliche e ci ha promesso giorni neri, dicendoci che il
peggio doveva ancora venire, e che avremmo invocato una pallottola come
grazia di Dio. Poi cominciarono a perquisire la nostra tana, trovarono solo
del tabacco, che naturalmente portarono via, quindi se ne andarono
ordinandoci di non muoverci, perchè sarebbero ritornati. Noi non sapevamo
dove andare, perché eravamo completamente circondati. La bambina piangeva
senza sosta, non c'era cibo, acqua, pannolini, le condizioni di vita erano
pessime, c'erano tanti problemi, ma in qualche modo i giorni trascorrevano e
noi credevamo che il domani sarebbe stato migliore.
Dopo un pò sono venuti quattro cetnici, che già sapevano dove ci avrebbero
trovati. Ci hanno chiesto chi aveva ucciso un tale, un cetnico. Abbiamo
risposto di non saperlo, di essere rimasti lì da soli tutto il tempo. Ci
hanno chiesto tante cose, che non sapevamo, dove era il nostro esercito,
quanti erano, chi li comandava, quali armi avevano. Noi abbiamo solo alzato
le spalle e abbiamo detto di non sapere niente. Così se ne andarono,
minacciandoci severamente.
Alla fine, il 13 agosto sono venuti a prelevare me, mia figlia e mia
suocera. Mio marito si era nascosto nel bosco, credendo che non lo avrebbero
scoperto, e senza poter prevedere cosa sarebbe potuto succedere a noi donne,
e soprattutto a sua figlia appena nata. Lo arrestarono subito dopo e lo
trucidarono. 
Quel giorno mi hanno portata con la bambina e la suocera a Miljevina
nell'appartemento di una donna, dove ci hanno tenute prigioniere per cinque
giorni. Durante quei cinque giorni ci hanno dato solo cinque litri d'acqua,
che non era sufficiente neppure per bere col caldo che faceva, e due fette
di pane al giorno, giusto per non morire. Con noi si trovava detenuta anche
una vecchietta. Il secondo giorno arrivarono due uomini, un soldato e un
civile, ci interrogarono per un pò, maltrattandoci, poi se ne andarono
promettendoci di ritornare la sera stessa. Infatti ritornarono veramente la
sera del 14 agosto, mi portarono subito in un altra stanza e cercarono di
violentarmi, cominciai a pregarli e a gridare, ma non mi è stato di nessun
aiuto. Dicevano tante oscenità, poi mi picchiarono con il calcio del fucile
e io svenni. Quando mi svegliai sentivo qualcosa di umido, pensavo che fosse
il mio sangue, e invece mi trovavo in una pozza d'acqua, mi misero sul
letto, e così, debole e bastonata mi hanno violentata. Dopo questi atti da
maniaci, hanno iniziato a gareggiare a chi mi avrebbe maltrattata di più. Mi
facevano tante cose orribili, mi cacciavano un coltello fino in fondo alla
bocca. Oh come ho sofferto, avevo tante ferite.
Il giorno successivo vennero i nostri vicini, erano in quattro, anche loro
mi picchiarono e mi violentarono. Dopo mi interrogavano su chi aveva ucciso
un tale cetnico, e un altro, ma io non lo sapevo e quindi non potevo
dirglielo. Probabilmente si stavano vendicando per quegli uomini uccisi, e
io ne pagavo il conto.
Ogni giorno venivano i vicini, e portavano anche le mogli, poi quando
persero l'interesse a sfogarsi su di noi ci portarono a Foca, era il 18
agosto.
Quei giorni furono terribili per me, le ferite mi facevano male, la bambina
piangeva e io non potevo aiutarla, non sapevo più niente di mio marito. Oh
mio Dio, che orrore. Pregavo solo di morire, tutt'e due, perché non potevamo
più resistere ne fisicamente ne psicologicamente.
Comunque quella mattina ci fecero salire su un camion per Foca, con noi
deportavano anche una donna con suo marito e sua cognata con otto bambini, e
altre donne sconosciute. Arrivati a Foca ci sistemarono nella palestra
"Partizan" . Lì fu pessimo. Prima ci perquisirono e quando si convinsero che
non avevamo niente che poteva essere usato per suicidarci, perché succedeva
anche questo, iniziarono maltrattamenti di tutti i tipi. Ogni notte venivano
a picchiarci, violentarci, maltrattarci. Le condizioni erano più che
disperate, ma non importava a nessuno, era importante solo salvare la pelle
e rimanere in stato di lucidità.
Non ricordo esattamente in che giorno sia successo, perché ero sempre in
stato di choc fisico e psichico. Mi ricordo solo che, una sera, quando
vennero a prenderci, come dicevano loro per la "lavorazione", la mia bambina
piangeva forte perché anche lei si ribellava, aveva fame, sete, ed era tutta
bagnata. Il cetnico che sparò su mio marito quando ci trovarono nella tana,
mantenne la sua promessa, non posso dimenticare il suo nome, spero solo di
rivederlo ancora una volta e di fare i conti con lui.
Quel pazzo ha preso la mia bambina per gli stracci che facevano da pannolini
e l'ha buttata in fondo alla palestra, questo non gli è bastato e ha
ripetuto la stessa cosa più e più volte: - Così non sarò più disturbato da
quella turca bastarda. - Sono corsa con le mie utime forze, però mi hanno
ferocemente respinta e sono svenuta.
Dopo, la stessa notte, non so che ora fosse, è tornato lo stesso cetnico, mi
ha portata in una stanza  e ancora una volta, con altri quattro cetnici,  mi
ha violentata.

e ancora e ancora e ancora, finché in qualche modo non è stata scambiata ed
è potuta entrare dentro l'assedio di Sarajevo, dove piovevano granate. E
come lei tantissime, appese ai gangi a Ilidza, fatte partorire forzatamente,
e ancora e ancora. Questa era la  pulizia etnica progettata all'Accademia
delle Scienze di Belgrado dai Prof. di Milosevic.

Non riesco a credere che dopo otto anni di carneficine dell'esercito serbo
verso le popolazioni inerme dei balcani oggi si voglia far diventare
Milosevic e i suoi kompagnucci di merende, vedi Seselij che siede nel
parlamento serbo, vedi i prof. dell'Accademia delle Scienze e kompagnia
bella,  le vittime della NATO.
Per questo e non per altro ho deciso di rinfrescarvi la memoria, con
l'auspicio che coloro che hanno sottoscritto la chiusura del Tribunale
Internazionale dell'Aia per i crimini di guerra in ex jugoslavia, siano
finalmente ben consapevoli di chi sono coloro a cui vogliono sbattere la
porta in faccia.

hasta vosotros
e buon ferragosto

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