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Notizie Est #308 - Kosovo
- To: "Notizie Est" <est@ecn.org>
- Subject: Notizie Est #308 - Kosovo
- From: "Est" <est@ecn.org>
- Date: Thu, 2 Mar 2000 16:15:21 +0100
- Posted-Date: Thu, 2 Mar 2000 16:27:17 +0100
- Priority: normal
"I Balcani" - http://www.ecn.org/est/balcani
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NOTIZIE EST #308 - KOSOVO
2 marzo 2000
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LE DIVERGENZE TRA I SERBI DEL KOSOVO
di Jelena Tasic ("Danas", 26-27 febbraio 2000)
[L'articolo che riportiamo qui sotto fa il punto
sulle posizioni politiche esistenti all'interno
della minoranza serba del Kosovo, in particolare
rispetto all'accettazione dell'invito di
Kouchner a partecipare all'Amministrazione
Temporanea del Kosovo, cui sono favorevoli i
serbi locali che fanno capo al Consiglio
Nazionale Serbo (SNV) di Gracanica e osteggiata
invece da quelli del SNV di Mitrovica . Riguardo
a quanto contiene l'articolo, uscito alcuni
giorni fa, ci sono due aggiornamenti da fare. Il
piu' importante e' che il vescovo Artemije,
presidente del SNV del Kosovo ed esponente della
"linea di Gracanica", sta facendo una lunga
tourne'e negli Stati Uniti, programmata gia' a
dicembre in occasione dell'incontro di Sofia con
diplomatici USA, tourne'e durante la quale ha
parlato di fronte alla Commissione diritti umani
del Congresso ed e' stato ricevuto al Consiglio
di sicurezza nazionale da Christopher Hill e al
Dipartimento di Stato da Madeleine Albright
(pochi giorni prima di lui, al dipartimento era
stato ricevuto uno dei maggiori esponenti del
partito di Draskovic a Belgrado, Spasoje
Krunic). Artemije, accompagnato dal noto padre
Sava, suo segretario, ha insistito soprattutto
affinche' lo status del Kosovo venga congelato
fino a quando non vi saranno "cambiamenti
democratici in Serbia" e ha discusso della
possibile partecipazione dei serbi
all'Amministrazione Temporanea. Oggi l'AFP
riporta la dichiarazione della Albright secondo
cui Artemije le ha dato la settimana scorsa la
disponibilita' dei serbi riuniti nel Consiglio
Nazionale Serbo del Kosovo a partecipare
all'istituzione di Kouchner. L'altro fatto che
potrebbe essere correlato ai dissidi interni tra
i serbi del Kosovo tra parte di essi e Belgrado
e' l'uccisione da parte di ignoti del medico
Vasic, importante esponente dell'ala moderata
del SNV di Gracanica, anche se va subito
precisato che l'attentato potrebbe anche essere
di carattere "etnico", visto che l'uccisione di
uno dei pochi medici che curano ancora i serbi
localmente costituisce una grossa perdita per
questi ultimi ("Danas", 28 febbraio e 2 marzo
2000; "NIN", 25 febbraio 2000; AFP, 2 marzo
2000) - a.f.]
Partecipare o non partecipare
[all'Amministrazione Temporanea del Kosovo di
Kouchner]? E' questo il dilemma che nelle ultime
settimane si trovano ad affrontare i
rappresentanti dei serbi del Kosovo, mettendo
cosi' per la prima volta duramente a prova
l'unita' di coloro che sono riuniti nel
Consiglio Nazionale Serbo (SNV). Il SNV di
Kosovo e Metohija ritiene necessario che, a
parte le varie condizioni che la comunita'
internazionale dovrebbe soddisfare, all'interno
dell'Amministrazione Temporanea del Kosovo si
faccia sentire anche la voce serba. Il comitato
regionale del SNV di Kosovska Mitrovica continua
a essere fermo sulla sua posizione secondo cui
"non vi sono motivi per fare parte di un governo
con Hashim Thaci". E questo per varie ragioni.
Ma sia Gracanica sia Kosovska Mitrovica sono
completamente d'accordo sul fatto che senza un
cambiamento di regime in Serbia, per i serbi del
Kosovo e Metohija non vi sia ne' salvezza, ne'
futuro. Nell'altro campo, quello dei serbi del
Kosovo vicini ai partiti al potere, in
particolare al Partito Socialista Serbo, il "no"
deciso al "governo fantasma Kouchner-Thaci" non
ha alternative, almeno ufficialmente. E di un
cambiamento di regime, naturalmente, non se ne
parla nemmeno. Il capo della Missione civile
dell'ONU (UNMIK), Bernard Kouchner non fa
differenze tra le varie forze serbe e discute
con tutte. Nonostante l'affrettata affermazione
secondo cui avrebbe "facilmente trovato un serbo
per l'Amministrazione Temporanea", egli sta
ancora aspettando una risposta dalla parte
serba. Nel frattempo e' saltato fuori la sua
proposta-documento per un autogoverno locale dei
serbi, intitolato "Programma di coesistenza - le
cancellerie delle minoranze nazionali del
Kosovo", che avrebbe dovuto essere la "carota"
dell'UNMIK per l'entrata dei serbi
nell'Amministrazione Temporanea. Sembra ora che
anche in questo caso "calino le vele". Al fine
di giungere a un accordo sul documento proposto
per l'autogoverno locale, a Gracanica ha
lavorato per quasi due mesi un gruppo di esperti
del SNV di Kosovo e Metohija insieme a Kouchner
e a suoi collaboratori. Con l'apertura di
cancellerie locali i serbi potrebbero svolgere
tutte le funzioni amministrative nelle loro
localita', senza necessita' di recarsi nelle
citta', dove si sentono insicuri ed esposti a
pericoli. Tali cancellerie avrebbero vari
dipartimenti: sanita', educazione, catasto,
ufficio legale-immobiliare, tribunale di primo
grado, polizia... Nelle enclave serbe
svolgerebbero servizio di pattuglia poliziotti
internazionali e serbi che hanno terminato il
corso per la polizia del Kosovo. E' stato tutto
concordato e accettato da entrambe le parti. Ma,
per accettarlo e firmarlo, e perche' l'esito di
tutto questo sia la partecipazione dei serbi
all'Amministrazione Temporanea, e' necessario
che in merito a tale progetto si mettano
d'accordo tutte le quattro enclave serbe del
Kosovo - spiega a "Danas" il vescovo di Raska-
Prizren Artemije (Radosavljevic), presidente del
SNV di Kosova e Metohija.
LE DIVERGENZE TRA MITROVICA E GRACANICA
Durante il primo esame del documento proposto,
al quale ha presenziato anche lo stesso Kouchner
con suoi collaboratori (24 gennaio 2000), il SNV
di Kosovo e Metohija vista l'assenza dei
rappresentanti di Kosovska Mitrovica, Orahovac e
Gorazdevac, ha rimandato l'adozione di una
decisione definitiva a dieci giorni dopo. La
proposta di Kouchner non e' stata approvata dal
SNV di Kosovska Mitrovica, che continua a
insistere per una cantonizzazione della
provincia. I rappresentanti dei serbi di
Mitrovica, i quali ritengono comunaue che
l'autogoverno offerto sia solo una variante
leggermente migliorata delle comunita' mista,
ritengono che il documento sia in ultima istanza
accettabile per tutti i serbi del Kosovo e
Metohija, ma che esso non deve essere il ricatto
della comunita' internazionale per una
partecipazione serba all'Amministrazione
Temporanea. "Non parteciperemo a tale governo.
E' la nostra posizione definitiva. Se i nostri
fratelli di Gracanica decidono di entrare a fare
parte del governo, noi non litigheremo certo con
loro per questo. Rispetteremo la loro decisione
e continueremo a collaborare su quello su cui
siamo d'accordo", dice Marko Jaksic,
vicepresidente del Comitato esecutivo del SNV di
Kosova e Metohija, membro del SNV di Kosovska
Mitrovica, nonche' presidente del Comitato
regionale della DSS (il Partito Democratico
della Serbia).
UNA POLITICA PERDENTE
"Sono illusioni, ed e' la stessa politica
perdente seguita da Milosevic, che in tutte le
trattative con la comunita' internazionale ha in
principio rifiutato tutto, per poi alla fine
accettare molto di piu' di quello che gli si
chiedeva. Non accettero' mai una politica cosi'
esclusiva. La si puo' seguire, ma senza di me.
Il fatto e' che l'accordo proposto non e' quello
giusto, ma e' il primo che ora si puo'
realizzare. Senza il primo passo non si compie
nessun viaggio", e' la posizione del vescovo
Artemije. Egli afferma che "i serbi non possono
lasciare che il fiume prosegua il proprio corso,
ne' avallare l'adozione di decisioni della
comunita' internazionale sulla creazione di
un'autorita' temporanea del Kosovo mediante la
propria non partecipazione". "Non possiamo
attenderci ne' da Thaci, ne' da Kouchner, che
rappresentino i nostri interessi. La nostra
presenza all'interno dell'Amministrazione
temporanea dovrebbe essere soprattutto una
testimonianza e una via per fare valere i nostri
problemi. Questa voce, in tal caso, verrebbe
sentita in tutto il mondo", ritiene il
presidente del SNV di Kosovo e Metohija,
convinto che nessuno e' favorevole a "un'entrata
e una partecipazione senza condizioni
nell'amministrazione del Kosovo". Si insiste su
"una maggiore sicurezza per coloro che sono
rimasti e per la creazione di condizioni per
l'inizio del ritorno dei 200.000 serbi
scacciati, senza cui la parte serba non puo',
ne' pensa di accettare il preannunciato
censimento e soprattutto non le elezioni nella
provincia", come afferma Artemije. Il vescovo
spiega che Kouchner ora non e' impegnato nella
soluzione dello status del Kosovo, che verra'
risolto in futuro dalla comunita' internazionale
con una Serbia democratica e con i
rappresentanti dei serbi e degli albanesi del
Kosovo, quando si produrranno a Belgrado i
cambiamenti desiderati. I serbi del Kosovo
continuano a ripetere che loro da soli, senza lo
stato serbo, non possono risolvere lo status
della provincia, ma che non permetteranno piu'
che lo stato risolva tale questione senza di
loro.
UNA DECISIONE RIMANDATA
Nel corso degli ultimi due incontri con
Kouchner, i rappresentanti del SNV di Kosovo e
Metohija, vescovo Artemije e Momcilo Trajkovic,
non si sono pronunciati sulla partecipazione
all'Amministrazione temporanea, facendo presenti
al capo dell'UNMIK le posizioni dei
rappresentanti della parte settentrionale del
Kosovo. "Poiche' siamo favorevoli a cambiamenti
democratici, ho fatto presente piu' volte a
Kouchner il nostro desiderio che la decisione
venga presa in occasione della seduta del SNV di
Kosovo e Metohija, in modo tale che chi
prendera' parte all'Amministrazione temporanea
rappresenti il proprio popolo, e non solo se
stesso. Senza Mitrovica non possiamo subito
prendere una decisione, perche' vorrebbe dire
rompere l'unita' tra i serbi del Kosovo e
Metohija. E questo non lo vogliamo. Tanto piu'
che cercheremo di ottenere dalla comunita'
internazionale che quello su cui ci siamo
accordati a livello locale e regionale venga
realizzato nel corso di due-tre mesi. Se questa
amministrazione locale dara' frutti e il nostro
popolo si rendera' conto di poterne trarre
vantaggi, potremo in nome di tale popolo entrare
a fare parte dell'Amministrazione temporanea
anche a livello dell'intera provincia. Se
Mitrovica continuera', per parlarci chiaro, a
essere radicale nella sua posizione,
convocheremo i membri dei consigli delle altre
enclave e prenderemo una decisione definitiva. A
decidere se entreremo a fare parte
dell'Amministrazione temporanea e salveremo
quanto di serbo si puo' salvare, oppure se ci
vincoleremo a Kosovska Mitrovica, a una nave che
sicuramente affondera', sara' il SNV delle tre
enclave fuori Kosovska Mitrovica", dice il
vescovo Artemije. L'impressione e' che ora
Gracanica cerchi di prendere tempo, anche se il
primo collaboratore del vescovo Artemije,
Momcilo Trajkovic, presidente del Comitato
esecutivo del SNV del Kosovo e Metohija, dice
senza peli sulla lingua che, comunque, il motivo
fondamentale del rifiuto dei rappresentanti
serbi di entrare a fare parte
dell'Amministrazione temporanea e' la "mancanza
di fiducia nella comunita' internazionale". "La
comunita' internazionale si e' dimostrata essere
un partner inaffidabile e ora e' essa ad essere
il maggiore problema", dice Trajkovic. [...]
Dalla comunita' internazionale, nella quale i
settori settentrionali, come la Mitrovica serba,
non hanno molta fiducia, Gracanica si attende
che almeno in tale citta' sia all'altezza del
suo compito. In caso contrario, "si cerchera'
una soluzione perche' se ne vadano coloro che
non sono riusciti a promuovere la politica
democratica della comunita' internazionale e
perche' venga messa in atto la Risoluzione
1244", dichiara Momcilo Trajkovic. E' evidente
che Gracanica e Kosovska Mitrovica incarnano due
strategie per la soluzione del problema serbo,
strategie che, in ultima istanza, possono essere
considerate come due diverse concezioni della
politica serba. [...] Si tratta di una questione
di tattica sulla quale i serbi nel loro
complesso devono ancora accordarsi e trovare la
misura giusta, che possa essere accettabile per
tutti. Innanzitutto per il Kosovo e Metohija. E'
una cosa che e' piu' difficile capire per i
serbi della provincia, le cui idee seguono corsi
differenti.
LA CRISI TRA I SOCIALISTI
"Con Kouchner non e' possibile alcuna collaborazione", e' stato categorico
Veljko Odalovic, presidente del Comitato esecutivo dell'Assemblea del Kosovo e
Metohija di fronte alle telecamere della televisione "Palma Plus" di Jagodina.
Da parte sua, un quadro serbo del Kosovo dalla provata affidabilita' per il
governo di Belgrado, come Vukasin Jokanovic, procuratore di stato federale, ha
affermato che "per i serbi del Kosovo la cosa piu' importante e' conservare
l'unita', ricordando che "tutti coloro che sono impegnati nel cosiddetto
Movimento di Resistenza Serbo [il partito di Momcilo Trajkovic - N.d.T.]",
dovranno "fare i conti con gli interessi del popolo serbo e con la sovranita' e
l'integrita' territoriale della Serbia e della Jugoslavia". Il SNV del Kosovo e
Metohija, nell'ambito piu' ampio delle richieste di revoca dalla loro carica
nel parlamento repubblicano e federale dei deputati del SPS (Partito Socialista
di Serbia), del SRS (Partito Radicale di Serbia) e della JUL (Sinistra Unita
Jugoslava), eletti nel Kosovo e Metohija, ha chiesto gia' all'inizio del
novembre dell'anno scorso la revoca di Jokanovic dalla sua funzione. Poiche'
per loro le cose con Kouchner sono risolte, sebbene vi siano sospetti che
abbiano trattato di nascosto con lui [nei mesi scorsi, Kouchner ha confermato
di avere trattato con membri del SPS - N.d.T.]), i socialisti del Kosovo nelle
ultime settimane si sono occupati soprattutto delle conferenze elettorali e dei
preparativi per il Quarto Congresso del loro partito. L'atmosfera piu'
tempestosa la si e' avuta a Kosovo Polje, dove per "la diffusione tra il popolo
della sfiducia nel SPS, per l'avvilimento del prestigio storico della serbita'
e per l'offesa arrecata alla persona del presidente del SPS, Slobodan
Milosevic" sono stati espulsi dal partito 13 funzionari che hanno abbandonato
il Kosovo. I membri del SPS di Kosovo Polje se la sono presa, oltre che con
costoro, anche con i loro colleghi di Gracanica che hanno "conferito un
riconoscimento alla ex direzione del SPS di Pristina e della provincia per il
lavoro efficace da essi svolto nel difendere la serbita' nel capoluogo della
provincia meridionale serba, nella quale rimangono solo 400 serbi dimenticati
da tutti". [...]
L'OPPOSIZIONE DI BELGRADO
L'opposizione ha fatto la sua entrata definitiva sulla scena del Kosovo il 16
febbraio. "Finora in Kosovo esistevano tre fattori: la comunita' internazionale
attraverso le sue organizzazioni e i rappresentanti delle comunita' etniche
albanese e serba. Mancava solo la Serbia. L'opposizione democratica oggi si
presenta come il quarto fattore", ha dichiarato Zoran Djindjic, presidente del
Partito Democratico (DS), dopo l'incontro tra i rappresentanti dell'opposizione
democratica e dei serbi del Kosovo, tenutosi alla meta' del mese negli spazi
dell'Alleanza per i Cambiamenti (SZP). Nel corso di tale incontro e' stata
presa la decisione di formare una Commissione Permanente per il Kosovo e
Metohija, ma la nomina dei suoi membri e' stata rimandata all'incontro di
lavoro dei rappresentanti dell'opposizione del 23 febbraio. Goran Svilanovic,
presidente del GSS (Partito Civico della Serbia), ha dichiarato dopo questo
incontro di lavoro che nella Commissione Permanente sono stati proposti coloro
che fino a oggi hanno fatto parte del team degli esperti sul Kosovo e Metohija,
cioe' Dusan Batakovic, Milan St. Protic, Zoran Lutovac e Predrag Simic,
consigliere del presidente del Movimento per il Rinnovo Serbo (SPO), Vuk
Draskovic [cioe' gli stessi che avevano partecipato alla riunione tenutasi a
Sofia il 10-12 dicembre con diplomatici statunitensi, insieme a Trajkovic e
Artemije - si veda "Notizie Est", #291, 15 dicembre 1999 e "Notizie Est", #293,
22 dicembre 1999]. Vladan Batic, presidente del DHSS (Partito Democristiano
della Serbia) e coordinatore della SZP ha detto che in merito alla composizione
della Commissione Permanente per il Kosovo e Metohija non e' ancora stato
deciso nulla di definitivo. "Oltre ai summenzionati esperti, alcuni partiti
sono usciti con loro candidature. Rimane solo che ci accordiamo in merito con
il vescovo Artemije", ha spiegato Batic.
Riguardo all'entrata nell'Amministrazione
Temporanea del Kosovo non e' stata adottata
alcuna decisione concreta, poiche', come e'
stato fatto sapere in via non ufficiale, anche i
punti di vista dei rappresentanti
dell'opposizione sono risultati essere divisi
dallo stesso "fiume" che divide le posizioni di
Gracanica e di Kosovska Mitrovica. Parte
dell'opposizione ritiene indispensabile
collaborare con la comunita' internazionale e la
maggior parte di essi sostiene, in linea di
principio, l'entrata nell'Amministrazione
Temporanea. Alcuni dei partiti, a causa di
un'insufficiente conoscenza della situazione,
non hanno espresso una posizione del tutto
chiara, mentre il Partito Democratico della
Serbia [DSS, da non confondersi con il DS di
Djindjic - N.d.T.], che ha quasi il controllo
del potere nelle zone settentrionali del Kosovo,
si e' espresso contro l'entrata
nell'Amministrazione Temporanea. "In un modo o
nell'altro i serbi del Kosovo e Metohija sono
costretti a portare l'anatema di essere state
persone che hanno difeso il regime di Slobodan
Milosevic, per cui non dovrebbero meritarsi
l'attenzione della maggior parte
dell'opposizione. E' ora che le cose cambino. Il
Kosovo fa parte del nostro stato comune. Anche
se Milosevic se ne andra' dal potere, ed e' solo
una questione di tempo, sara' molto negativo per
i serbi, per l'opposizione e per lo stato serbo,
se quest'ultimo rimarra' senza il Kosovo e
Metohija", ritiene Marko Jaksic. Una certa dose
dell'anatema di cui parla Jaksic brucia, a causa
delle sua passata appartenenza di partito, anche
sulla pelle di Trajkovic [il quale, lo
ricordiamo, all'inizio degli anni '90 era un
fedelissimo di Milosevic ed e' stato il primo
governatore del Kosovo dopo la cancellazione
della sua autonomia politica - N.d.T.], nei
confronti del quale l'opposizione negli anni
scorso ha dimostrato freddezza. I partecipanti
al ciclo di incontri appena cominciato tra gli
esponenti dell'opposizione affermano che un tale
atteggiamento non c'e' piu'. D'altronde chi,
oggi in Serbia, ha un "curriculum" pulito?
"Bisogna pensare guardando al futuro", afferma
categoricamente il vescovo Artemije. Formalmente
nella Jugoslavia, nei fatti lasciati soli a se
stessi, i serbi del Kosovo si trovano "tra
l'incudine e il martello" di un regime sempre
piu' discreditato e di una comunita'
internazionale incoerente, che si trova sempre
piu' sotto il serio sospetto di proteggere gli
albanesi del Kosovo. Per questo nelle attuali
circostanze e' difficile parlare di un futuro
serbo per il Kosovo-Metohija. Tuttavia, con
l'approvazione della dichiarazione di Sofia
all'inizio di dicembre dell'anno scorso, che
rappresenta un consenso serbo sulla possibilita'
di costruire una democrazia multietnica in
Kosovo e Metohija (e' stata firmata dai
rappresentanti di tutte le enclave della
provincia), i serbi locali hanno dimostrato la
propria buona volonta' per una strada che porti
alla societa' civile e alla vita comune, ma
nella provincia serba meridionale questi
attualmente sono concetti che si incontrano
sempre meno spesso.
(titolo di "Notizie Est")
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