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Notizie Est #303 - Macedonia



"I Balcani" - http://www.ecn.org/est/balcani

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NOTIZIE EST #303 - MACEDONIA
14 febbraio 2000
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SVENDITA DELL'ECONOMIA, CRISI SOCIALE E MEDIA 
IMBAVAGLIATI: DOVE VA LA MACEDONIA?
(AIM Skopje, servizi vari del periodo gennaio-
febbraio 2000)

Chiusosi il periodo delle travagliate elezioni 
presidenziali, che hanno visto la ripetizione 
del voto per brogli, la vita della Macedonia 
riprende il suo corso apparentemente normale e 
tuttavia segnato da una profondissima crisi 
economica e sociale, nonche' da una forte 
instabilita' politica. E' questo il quadro che 
emerge da una serie di articoli pubblicati nelle 
ultime settimane dai corrispondenti da Skopje 
dell'agenzia AIM e che riassumiamo qui di 
seguito.

A livello politico, la vittoria alle elezioni 
presidenziali di Boris Trajkovski, candidato 
della VMRO-DPMNE, il partito di destra che guida 
la coalizione di governo, continua a essere 
interpretata come una sconfitta di fatto, visto 
che e' stata resa possibile unicamente dal voto, 
peraltro in larga misura irregolare, della 
popolazione albanese, alla quale l'elettorato 
della VMRO-DPMNE e' fortemente ostile. La 
principale forza di opposizione, cioe' la SDSM 
(Partito Socialdemocratico Macedone) dell'ex 
presidente Gligorov, ha dimostrato invece di 
essere ancora forte e capace di sfruttare al 
meglio gli strumenti di facile presa dello 
sciovinismo e del razzismo strisciante. Dopo il 
voto presidenziale si e' aperta una breve crisi 
all'interno dell'esecutivo, che ha riguardato 
soprattutto i rapporti tra la VMRO-DPMNE e la DA 
guidata da Vasil Tupurkovski, crisi risoltasi 
con l'assegnazione di un maggiore ruolo alla DA 
e con un parziale rimpasto di governo che ha 
visto estromettere alcuni ministri della VMRO-
DPMNE. Quest'ultimo fatto ha provocato un 
piccolo terremoto nel partito, che ha portato al 
consolidamento della posizione dell'ala "dura" 
di Dosta Dimovska e all'emarginazione di due 
importanti figure come il ministro delle finanze 
Boris Stojmenov e il ministro degli interni 
Pavle Trajanov. Mentre il primo ha deciso di 
fare lotta di opposizione all'interno del 
partito, il secondo ha deciso di abbandonare la 
VMRO-DPMNE e di fondare un partito tecnocratico 
di centro, l'Unione Democratica (DS), formato 
soprattutto da giornalisti, businessman e... ex 
poliziotti. La SDSM, che formalmente ha 
accettato l'elezione di Trajkovski a presidente, 
ma politicamente continua a considerarla come 
illegittima, ha tenuto il 21 gennaio una 
riunione allargata della propria direzione, che 
ha visto la riconferma senza problemi del suo 
leader, ed ex premier, Branko Crvenkovski, anche 
se una folta schiera di giovani esponenti ha 
criticato la linea antialbanese e poco "europea" 
seguita durante la campagna per le elezioni 
presidenziali. In campo albanese, infine, sembra 
progressivamente estinguersi il PDP, il partito 
che per alcuni anni ha governato il paese 
insieme alla SDSM e la cui direzione ha dato le 
dimissioni collettive, mentre si consolidano 
sempre piu' le posizioni del DPA di Arben 
Xhaferri, forte del suo ruolo di "ago della 
bilancia" della pace etnica nel paese, del clima 
di unita' nazionale che regna tra la popolazione 
albanese dopo la guerra del Kosovo e del 
"merito" di avere salvato la VMRO-DPMNE da una 
clamorosa sconfitta alle presidenziali. [Sulle 
forze politiche della Macedonia, si veda in 
particolare piu' sotto la descrizione di come 
esse si siano spartite i media del paese] (sulla 
base dell'articolo "Zelja za promajom", di 
Zeljko Balic, pubblicato da AIM Skopje, 28 
gennaio 2000).

Se a livello politico la situazione e' 
fortemente instabile, a livello economico e 
sociale ci si trova di fronte a un quadro 
direttamente disastroso e reso ancora piu' grave 
dal fatto che il regime di Skopje sembra non 
avere alcun progetto a medio e lungo termine, 
essendo evidentemente interessato piu' di ogni 
altra cosa a una svendita dell'economia a breve 
termine. Nel suo articolo intitolato "Vendita o 
svendita?" ("Prodaja ili rasprodaja?", AIM 
Skopje, 29 gennaio 2000), la giornalista Branka 
Nanevska osserva che l'economia della Macedonia 
e' ormai da lungo tempo al collasso. Il prodotto 
interno lordo e' aumentato l'anno scorso del 2,7 
per cento, ma il dato positivo e' da attribuirsi 
per intero solo al settore edile e a quello dei 
trasporti ed e' una conseguenza in buona parte 
anche delle opere avviate dopo la guerra in 
Kosovo e della Macedonia come principale 
territorio di transito degli aiuti. Tutti gli 
altri settori hanno registrato una anno di 
sviluppo negativo. La produzione industriale e' 
diminuita del 2,5% rispetto al 1998, mentre gli 
scambi commerciali con l'estero hanno subito una 
flessione del 8,5% e sono risultati essere pari, 
in totale, a 2,9 miliardi di dollari. Il deficit 
commerciale e' diminuito dell'11,2%, ma rimane 
ancora altissimo, a 537 milioni di dollari, pari 
al 20% degli scambi con l'estero. Il tasso di 
disoccupazione continua a essere il piu' alto 
d'Europa, toccando il 49%, pari a 350.000 
persone, per la maggior parte giovani. Lo 
stipendio medio e' di circa 300 DM al mese, ed 
e' leggermente aumentato rispetto all'anno 
precedente. Il dato peggiore e' quello degli 
investimenti esteri diretti, che nel 1999 hanno 
subito un vero e proprio crollo, diminuendo del 
77% e passando da 112 milioni di dollari a 25 
milioni di dollari, dato che colloca la 
Macedonia all'ultimo posto in Europa in questo 
campo. Il tentativo del premier Ljupco 
Georgievski di cercare di dipingere la 
situazione con ottimismo, fatto in occasione 
della sua prima intervista concessa nel 2000, ha 
suscita nel paese piu' ironia e critiche che 
altro e sono stati molti gli esperti e gli 
intellettuali che hanno a tale proposito 
denunciato la svendita dell'economia macedone, 
soprattutto a societa' greche, paese con il 
quale la Macedonia, in sede ONU, ha ancora in 
corso una disputa sul proprio nome. Secondo i 
dati del Ministero dello sviluppo, ben il 90% 
degli investimenti esteri in Macedonia proviene 
da imprenditori greci. Societa' greche, scrive 
Nanevska, detengono il controllo di aziende di 
primo piano in tutta una serie di settori chiave 
dell'economia macedone, da quello edile, a 
quello del tabacco, a quello petrolifero (la 
Hellenik Petroleum controlla la OKTA, unica 
raffineria macedone), a quello bancario, il piu' 
strategico di tutti, in cui la Banca Nazionale 
di Grecia ha acquistato la Stopanska Banka, la 
maggiore banca macedone. Ma i greci sono 
capillarmente presenti anche a livello di 
piccole e medie imprese, in particolare nel 
settore tessile, alimentare e del legno. Molto 
spesso questa intensa presenza del capitale 
greco e' frutto di operazioni che poco hanno a 
che fare con le normali regole di mercato. La 
giornalista della AIM cita come primo esempio 
quello della privatizzazione della Stopanska 
Banka, che dovra' portare nel bilancio macedone 
circa 68 miliardi di lire, ma che, con la legge 
approvata successivamente in parlamento e che 
prevede l'assunzione da parte dello stato 
macedone dei precedenti debiti della Stopanska 
Banka, lascera' ai macedoni un debito di 229 
miliardi per crediti inesigibili che lo stato si 
e' impegnato ad assumersi e a estinguere in 15 
anni tramite un prestito obbligazionario. Ancora 
piu' eclatante il caso della privatizzazione 
della OKTA, acquistata dalla societa' statale 
greca Hellenik Petroleum. L'acquisto e' avvenuto 
piu' di sei mesi fa secondo procedure tenute 
segrete e con un'operazione fortemente criticata 
dall'opposizione. Che nell'accordo ci sia 
qualcosa che non va, come si sospettava, lo 
confermano i primi fatti che vengono alla luce. 
La Helenik Petroleum, a tutt'oggi, non ha pagato 
nemmeno un centesimo del prezzo complessivo di 
182 milioni di dollari, mentre la raffineria 
lavora a pieno ritmo per la riesportazione di 
prodotti petroliferi verso il Kosovo che, 
secondo i calcoli, avrebbe fruttato alla 
societa' greca finora gia' 400 milioni di 
dollari! La OKTA sta cercando di mettere le mani 
anche sul mercato della distribuzione della 
benzina, mentre il "vincolo petrolifero" tra 
Grecia e Macedonia verra' rafforzato 
dall'oleodotto Skopje-Salonicco, di cui e' 
cominciata la costruzione a ritmi elevati, 
nonostante le difficili condizioni invernali. 
Sempre per quanto riguarda il settore 
petrolifero, la giornalista Nanevska punta il 
dito anche sull'enorme giro d'affari delle 
esportazioni di petrolio verso il Kosovo (40 
cisterne al giorno, per un guadagno complessivo 
quotidiano di 500 mila marchi) che la OKTA 
affida esclusivamente a imprenditori amici o 
vicini al governo di Skopje.

Mentre il capitale greco e i circoli affaristici 
e governativi del regime di Skopje fanno lauti 
affari, il peso di una "transizione" che dura 
ormai da un decennio cade sempre piu' sulla 
popolazione, come descrive nei dettagli un altro 
articolo scritto da Branka Nanevska per la AIM, 
intitolato "Il paese dell'assurdita' e della 
poverta'" ("Zemlja apsurda i siromastva", AIM 
Skopje, 5 febbraio 2000). La giornalista ricorda 
il dato della disoccupazione al 49%, gia' citato 
nel precedente articolo, aggiungendo che per la 
maggior parte di tratta di giovani tra i 20 e i 
30 anni, e di uomini, un dato spiegabile con il 
fatto che le donne trovano piu' facilmente 
lavoro nei settori scarsamente retribuiti, come 
quello tessile o del commercio, che 
evidentemente coprono la maggior parte del 
mercato del lavoro. Ma e' impressionante anche 
la cifra dei lavoratori messi in ferie forzate, 
circa 200.000 (la Macedonia, lo ricordiamo, ha 
circa due milioni di abitanti), che ricevono in 
media uno stipendio di 210 DM. Inoltre, molti 
lavoratori non ricevono regolarmente lo 
stipendio. Gli scioperi si sono fatti piu' 
frequenti e di sicuro aumenteranno, visto che la 
situazione descritta sopra andra' sicuramente 
peggiorando non appena verranno introdotte le 
misure di riforma messe a punto dalla Banca 
Mondiale e dal FMI, bloccate ormai da quasi due 
anni. Lo stipendio medio rimane inferiore del 
10% rispetto al paniere di generi di primissima 
necessita', che ammonta a 301 DM. I cittadini 
macedoni al di sotto del livello di poverta' 
sono oggi il 27,2%. Solo tre anni fa, nel 1997, 
erano il 19%. L'economia "nera" copre 
un'altissima percentuale del prodotto lordo 
nazionale, cioe' il 42-45% circa del PIL per 
abitante, che e' pari a 1.850 dollari. Nei due 
anni precedenti il dato era stato 
rispettivamente del 35% e del 39%. Secondo 
Branka Nanevska, l'unica domanda che rimane e' 
"in quale misura l'economia sommersa continui a 
essere un 'correttivo' di una iniqua 
distribuzione del reddito sociale, o pituttosto 
un meccanismo con il quale si 'compra' la pace 
sociale, oppure ancora lo strumento piu' 
funzionale al riversamento di capitali nelle 
mani dell'attuale e'lite economica e politica". 
E' aumentato di molto anche il numero dei 
pensionati, che alla fine del 1999 erano 
complessivamente 234.110, un numero destinato ad 
aumentare con i pensionamenti anticipati 
previsti dalla riforma dell'amministrazione 
statale che verra' realizzata nel 2.000. La 
pensione media mensile in Macedonia e' di 210 
DM. Estremamente alto e' anche il numero delle 
persone che ricevono sussidi sociali, oltre 
270.000. Il sussidio medio e' di 100 DM per 
nucleo famigliare. A Kratovo, una cittadina 
della Macedonia orientale, ben il 48,6% della 
popolazione vive di sussidi sociali. Nel 
complesso, il numero di persone che ricevono 
sussidi e' in netto aumento, un dato che si 
riflette nel fatto che mentre per il 1999 in 
bilancio erano stati stanziati 260 milioni di 
DM, per quest'anno il bilancio prevede uno 
stanziamento di 370 milioni di DM, ovvero il 
22,5% della spesa complessiva dello stato. Viste 
le difficolta' finanziarie della Macedonia, lo 
stato pensa di coprire una larga parte di tale 
cifra con donazioni di ONG o di governi esteri.

Come abbiamo gia' visto, il regime di Skopje non 
cerca nemmeno di porsi come obiettivo la 
risoluzione di questi enormi problemi e 
concentra le proprie energie nell'intessere 
alleanze con il capitale estero e nel saccheggio 
delle poche risorse disponibili. Queste ultime 
non sono solo materiali: per mantenere un 
controllo complessivo sul paese e' necessario 
insediare propri burocrati a tutti i livelli e 
quindi anche nel settore politicamente 
fondamentale dei media. La spudorata spartizione 
dei media da parte del governo di Skopje viene 
descritta con efficacia da un altro articolo 
della AIM, scritto dal giornalista albanese Iso 
Rusi e intitolato "Non sono mai stati di piu' - 
non sono mai stati peggiori" ("Nikad ih nije 
bilo vise - nikad nisu bili gori", AIM Skopje, 2 
febbraio 2000). In seguito alla firma, alla fine 
dell'anno scorso, di un rinnovo dell'accordo di 
coalizione tra VMRO-DPMNE, DA e DPA, il terzo 
canale della radiotelevisione macedone (MRTV), 
quello in lingua albanese, e' stato assegnato al 
DPA, che ormai gode di un monopolio politico 
quasi completo tra gli albanesi di Macedonia, 
mentre i primi due canali della MRTV e 
l'amministrazione dell'azienda nel suo complesso 
sono andati alla VMRO-DPMNE del premier 
Georgievski. Alla DA di Tupurkovski e' andata 
invece la casa editrice "Nova Makedonija", che 
il partito gia' aveva controllato per qualche 
mese all'indomani delle elezioni del '97 e di 
cui aveva perso il controllo a favore della VMRO-
DPMNE. La casa editrice e' la maggiore del paese 
e pubblica l'omonimo quotidiano (il piu' venduto 
in Macedonia) e numerose altre testate. 
Tupurkovski ha gia' avviato la sostituzione 
completa delle relative redazioni, mentre i 
componenti di queste ultime, tutti fedeli della 
VMRO-DPMNE, stanno passando in massa alla MRTV. 
Rusi scrive che "si puo' ormai parlare di una 
piena 'croatizzazione' (con riferimento ai tempi 
di Tudjman) dei media macedoni. Ma, in qualche 
modo, in ambito macedone esistono pur sempre 
alcuni media in cui ci si puo' esprimere in 
maniera diversa", mentre "i media albanesi sono 
strettamente controllati da parte del partito 
albanese di governo" (il DPA). Il giornalista 
prende spunto dai recenti eventi di Aracinovo, 
in cui tre poliziotti macedoni sono stati uccisi 
a un posto di blocco da una banda di criminali 
albanesi. Al massacro ha fatto seguito un'ondata 
di vaste retate della polizia e delle forze 
speciali, non autorizzate, con numerosi casi di 
brutali maltrattamenti e anche la morte di un 
albanese selvaggiamente picchiato in caserma. 
Rusi osserva come paradossalmente alcuni media 
in lingua macedone siano stati piu' duri nel 
condannare gli abusi della polizia contro la 
popolazione albanese di quanto non lo siano 
stati i media in lingua albanese. Questo 
silenzio e' una conseguenza da una parte del 
fatto che i media sono controllati da un partito 
che e' al governo, mentre dall'altra e' noto a 
tutti che l'onnipotente e onnisciente "padre-
partito", come lo definisce Rusi ha definito con 
precisione "a quali intellettuali viene dato il 
diritto di 'caccia libera'", mentre a coloro che 
non fanno parte di questo gruppo e che osano lo 
stesso pronunciarsi viene fatta un vero esame 
del sangue 'etnico', se ne determina la 
quantita' di patriottismo e si procede alla 
'eliminazione con ogni mezzo'", come scrive il 
giornalista della AIM. Il DPA di Xhaferri non si 
accontenta di questo controllo sugli 
intellettuali in generale e sui media piu' o 
meno statali, come il summenzionato terzo canale 
della MRTV o le pubblicazioni in lingua albanese 
della "Nova Makedonija"(in particolare il 
quotidiano "Fljaka"). Rusi scrive infatti che 
"gli ingranaggi del potere del DPA hanno fatto 
tutto il possibile per portare sotto il proprio 
controllo autoritario anche media che, almeno 
formalmente, sono privati, [come] il quotidiano 
'Fakti', che fino a cinque o sei mesi fa era 
molto critico nei confronti del DPA. [...] Il 
principale artefice delle politiche interne del 
DPA, e suo vicepresidente, Menduh Thaci, dopo 
avere portato sotto il proprio controllo 
'Fljaka' ha cercato ed e' riuscito a mettere in 
riga anche il proprietario di 'Fakti'. Piu' 
precisamente, questo quotidiano doveva ottenere 
una determinata somma di denaro dal fondo 
statale per la stampa, somma che Thaci, grazie 
alla sua influenza, e' riuscito a diminuire di 
due terzi. Quando il proprietario di 'Fakti' si 
e' reso conto di non riuscire a ottenere nemmeno 
la quota ridotta assegnatagli dal governo, ha 
capito il messaggio e ha naturalmente cambiato 
'politica editoriale'". Tra gli altri esempi 
citati da Rusi vi e' quello della televisione in 
lingua albanese "Eri", di Skopje, che durante le 
presidenziali e' stata costretta dalla direzione 
del DPA di Tetovo a cancellare un'intervista al 
candidato della SDSM Petkovski, mentre ha potuto 
emettere senza problemi quella al candidato 
della VMRO-DPMNE Trajkovski. Anche lo scrittore 
Kim Mehmeti e' stato oggetto di pesanti 
attenzioni per avere paragonato sul settimanale 
macedone "Forum" i metodi degli ex enveristi, 
oggi diventati anticomunisti viscerali, come 
Menduh Thaci, a quelli del precedente regime 
jugoslavo. Immediata la reazione dell'ormai 
irregimentato "Fakti", che ha pubblicato un 
articolo intitolato "Kim Mehmeti insulta gli 
albanesi in lingua macedone", nel quale si 
afferma che egli ormai e' un "provato 
antialbanese". Infine, il giornalista della AIM 
rileva con preoccupazione la composizione della 
nuova formazione di centro "Unione democratica", 
che da' un'idea degli stretti intrecci tra 
apparati dello stato, giornalismo e media. Tra 
le 10 persone che hanno fondato il partito ci 
sono il proprietario del settimanale "Fokus", 
Teofil Blazevski, l'ex giornalista e oggi 
funzionario dei Servizi di controspionaggio 
Zoran Petrov e altri due intellettuali che 
scrivono regolarmente per i media macedoni. 
Presidente del partito verra' eletto il suo 
principale promotore, l'ex ministro degli 
interni Pavle Trajanov, appena rimosso dal suo 
incarico.


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