[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
Notizie Est #302 - Serbia/Montenegro
- To: "Notizie Est" <est@ecn.org>
- Subject: Notizie Est #302 - Serbia/Montenegro
- From: "Est" <est@ecn.org>
- Date: Thu, 10 Feb 2000 17:28:04 +0100
- Posted-Date: Thu, 10 Feb 2000 17:40:37 +0100
- Priority: normal
"I Balcani" - http://www.ecn.org/est/balcani
========================================
NOTIZIE EST #302 - SERBIA/MONTENEGRO
10 febbraio 2000
========================================
CHI ERA PAVLE BULATOVIC
(fonti varie)
Pavle Bulatovic, il ministro della difesa
jugoslavo ucciso il 7 febbraio scorso, era nato
nel 1948 in Montenegro. Nel 1991 e' stato
nominato ministro degli interni del Montenegro,
dopo le prime elezioni multipartitiche. Durante
tale periodo ha mantenuto stretti contatti con i
leader serbo-bosniaci Radovan Karadzic e Ratko
Mladic. Nel luglio 1992 si e' trasferito a
Belgrado dopo la nomina a ministro degli interni
del governo jugoslavo di Milan Panic.
Nell'ottobre dello stesso anno Bulatovic e'
diventato ministro della difesa nel nuovo
esecutivo federale di Radoje Kontic, posto che
ha continuato a occupare anche dopo che Momir
Bulatovic [non e' suo parente, nonostante
l'omonimia] e' stato nominato primo ministro
della Jugoslavia. Pavle Bulatovic era un alto
funzionario del Partito Socialista Popolare
(SNP) montenegrino, guidato da Momir Bulatovic.
Era parente del noto mafioso Darko Asanin,
membro della JUL, il partito di Mira Markovic,
anch'egli ucciso in un ristorante di Belgrado.
In generale, era considerato uno stretto alleato
di Milosevic (da AFP, 7 febbraio 2000 e "Danas",
9 febbraio 2000).
Oltre alla scarna biografia riportata sopra, vi
sono altri particolari interessanti nella
carriera di Pavle Bulatovic, che vale la pena di
citare. Nel maggio del 1992, quando ancora era
ministro degli interni del Montenegro, Pavle
Bulatovic ha organizzato, violando ogni
elementare norma del diritto internazionale e
umanitaria, la consegna di 92 profughi musulmano-
bosniaci alle milizie di Radovan Karadzic,
destinandoli a una sicura morte. Si e' trattato
tra l'altro di un episodio non isolato, visto
che allora, sotto Pavle Bulatovic, era normale
che la polizia deportasse i profughi fuggiti
dalla guerra bosniaca. Due anni fa la
magistratura montenegrina ha aperto un'inchiesta
su tale evento che Momir Bulatovic, intervenuto
in difesa del suo omonimo, ha indirettamente
confermato, definendo la deportazione come
pienamente legittima. Ma uno degli eventi
cruciali (e meno chiari) nella carriera di Pavle
Bulatovic lo si e' avuto nel 1992, quando ancora
era ministro degli interni nel governo federale
di Milan Panic e l'edificio del suo ministero e'
stato letteralmente occupato per svariati giorni
da uomini del ministero degli interni serbo, che
ne hanno saccheggiato gli archivi. La
convinzione generale ("NIN", 29 ottobre 1998 e
"Monitor", 10 dicembre 1999, per esempio) e' che
Pavle Bulatovic sia stato in realta' un complice
di tale operazione, visto tra le altre cose che
e' poi sopravvissuto al governo di Milan Panic.
E' interessante notare che l'occupazione del
ministero federale da parte delle forze serbe e'
stata guidata da Stanisic, capo dei servizi
segreti serbi, il quale ha successivamente
insediato un suo ufficio presso quello di
Bulatovic ("NIN", 29 ottobre 1998). Se si apre
il capitolo Stanisic, si entra in un una catena
di connessioni vastissima, visti i suoi rapporti
con le varie forze paramilitari (Arkan, Frenki
Simatovic), con l'ex capo della polizia Radovan
Stojcic "Badza" (ucciso nel 1997 in un
ristorante, amico intimo di Arkan e di
Milosevic), con l'altro alto funzionario dei
servizi segreti serbi, Bozidar Spasic (arrestato
di recente con motivi pretestuosi), ma anche i
suoi contatti con Zoran Djindjic e i suoi forti
conflitti con Mira Markovic e il suo partito.
Stanisic e' stato rimosso dal suo incarico
nell'autunno del 1998, nell'ambito delle purghe
che hanno aperto la strada all'operazione "Ferro
di cavallo", avviata in Kosovo poco prima dei
bombardamenti NATO.
Pur essendo un personaggio grigio e poco esposto
al pubblico, Pavle Bulatovic ha occupato per
anni, come ministro della difesa federale, un
posto in uno degli organismi piu' alti e
delicati della Jugoslavia, il Consiglio
Superiore della Difesa, insieme a Milutinovic,
Djukanovic, Momir Bulatovic, Momcilo Perisic.
All'interno del Consiglio si sono svolte alcune
delle lotte piu' cruciali per i rapporti tra
Federazione e Montenegro. Il capo di stato
maggiore Perisic, che ne faceva parte, e' stato
anch'egli rimosso dal suo incarico nelle purghe
dell'autunno 1998, pochi giorni dopo Stanisic.
Pavle Bulatovic e' stato incaricato in ambito
federale di compiti estremamente delicati, come
la sostituzione di tutti i capi della difesa
territoriale in Montenegro nei primi mesi del
1998, cioe' nel momento della maggiore tensione
tra Belgrado e Podgorica e quando gia' si
parlava di lotte all'interno del Consiglio
Superiore della Difesa per la destituzione di
Perisic ("Nasa Borba", 28 maggio 1998). Quando
il vento soffiava in un'altra direzione,
tuttavia, Pavle Bulatovic non ha mancato di
conformarsi agli orientamenti della leadership
di Belgrado, come quando nel gennaio del 1997 ha
affermato che la Jugoslavia sarebbe stata
favorevole a entrare a far parte della
Partnership per la Pace ("NIN", 30 settembre
1999).
In una carriera tutta all'insegna della ligia
osservazione della linea politica di Milosevic,
l'unica indicazione del fatto che forse non
tutto andava cosi' liscio per Pavle Bulatovic la
si e' avuta nel novembre scorso. Nei primi
giorni di tale mese si era svolta una strana
visita a Podgorica del Capo di Stato Maggiore
dell'Esercito jugoslavo, gen. Ojdanic, che,
nonostante i rapporti difficilissimi tra
Montenegro e Federazione, aveva avuto
nell'occasione un lungo incontro con il premier
Vujanovic "relativamente alla situazione nel
paese e con particolare riguardo al Montenegro".
Immediatamente dopo questo incontro, il
quotidiano montenegrino "Vijesti" aveva
pubblicato alcune dichiarazioni dello stesso
Ojdanic, secondo cui Pavle Bulatovic e Momir
Bulatovic erano, insieme al viceprimo ministro
Nikola Sainovic, responsabili dello stato di
dissesto dell'Esercito jugoslavo. Ojdanic,
inoltre, aveva dichiarato che l'Esercito doveva
essere ristrutturato (e a fine dicembre,
infatti, c'e' stata una serie di sostituzioni ai
vertici delle forze armate). All'attacco di
Ojdanic, pubblicato da "Vijesti" il 6 novembre
scorso, era immediatamente seguito quello della
JUL, il partito di Mira Markovic, moglie di
Milosevic, che aveva accusato duramente Momir
Bulatovic in persona e il suo governo federale
(di cui Pavle Bulatovic fa parte) di incapacita'
nel risolvere i problemi del paese e di scarsa
attenzione verso le proposte della JUL ("Free
B92", 6 novembre 1999; "Danas", 8 novembre 1999;
AFP, 8 novembre 1999).
MONTENEGRO: AGGIORNAMENTI
Il ministro degli esteri montenegrino Branko
Lukovac, entrato in carica da circa due
settimane, ha annunciato che l'8 febbraio
Belgrado ha negato l'atterraggio in Montenegro
all'aereo del viceministo degli esteri italiano
Umberto Ranieri, che si doveva incontrare con
Lukovac in una visita preannunciata da tempo.
Lukovac ha comunque avuto un lungo colloquio con
l'ambasciatore italiano in Jugoslavia, Riccardo
Sessa, e con il console italiano a Bar, Stefano
Mistretta, riguardo all'ampliamento della
collaborazione economica e della lotta contro la
criminalita' organizzata. Non e' la prima volta
che a Ranieri viene impedita da Belgrado una
visita in Montenegro: nell'autunno scorso,
quando Ranieri doveva recarsi a Podgorica per
parlare con le autorita' montenegrine della
lotta contro la criminalita', il suo aereo e'
stato fatto atterrare a Belgrado e poi costretto
a tornare in Italia ("Danas", 10 febbraio 1999).
Il presidente montenegrino Djukanovic, in
un'intervista rilasciata al settimanale viennese
"Profil", ha dichiarato che non bisogna
affrettarsi con la tenuta di un referendum
sull'indipendenza della repubblica jugoslava, al
fine di evitare la destabilizzazione interna del
paese. Egli ha ricordato che il governo
montenegrino ha consegnato alle autorita' di
Belgrado una Piattaforma per la ridefinizione
dei rapporti all'interno della Federazione
jugoslava, che ritiene essere una "soluzione
ragionevole". Djukanovic, alla domanda se
l'introduzione di una valuta parallela e di
altre misure significa che il Montenegro di
fatto e' ormai uno stato indipendente, ha
risposto "no, ma sono tutte misure atte a creare
una struttura statale indipendenza, ovvero una
possibilita' di scelta per il nostro futuro".
"Se si arrivera' a trattative con Belgrado,
queste misure ci permetteranno di avere una
migliore posizione di partenza, e se non
raggiungeremo un accordo, avremo in tal modo
creato le condizioni per uno stato
indipendente", ha detto Djukanovic. Il
presidente del Montenegro ha affermato di
continuare a essere convinto che le autorita'
della Serbia accetteranno la proposta
montenegrina e ha espresso la valutazione che la
crisi montenegrina dovrebbe essere risolta gia'
entro quest'anno. "Non bisogna affrettarsi con
il referendum sull'indipendenza, perche' ogni
passo nervoso potrebbe portare solo alla
destabilizzazione interna. Inoltre, una tale
mossa andrebbe contro la politica balcanica
della comunita' internazionale e pertanto
ritengo che dobbiamo ancora aspettare e dare
alla Serbia la possibilita' di realizzare
cambiamenti democratici", ha detto Djukanovic.
[...] ("Danas", 10 febbraio 2000).
__________________________________________________________
"Notizie Est" e' una mailing list di notizie sui Balcani
e l'Europa Orientale, pubblicata dal sito web "I Balcani" e
archiviata su web all'indirizzo:
http://www.ecn.org/est/balcani
Se desiderate abbonarvi (gratuitamente) o essere rimossi
da questa lista e' sufficiente che lo comunichiate a:
est@ecn.org