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Arkan, criminale multietnico
Ve lo posto così come l'ho trovato su it.politica.rifondazione.
Sulla veridicità di questo messaggio mi sorge solo un dubbio:il 29
novembre 1990 la repubblica di Krajna non esisteva, come non
esisteva la Croazia come stato indipendente, ma solo la Jugoslavia.
L'errore sta nella data o nella notizia??
Davide
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BALCANI DA ZAGABRIA NUOVI DETTAGLI SULLA SUA STORIA
Arkan, criminale multietnico
Catturato nel '91 in Croazia, fu liberato per volere di Tudjman
- GIACOMO SCOTTI - ZAGABRIA
M entre in varie capitali si attende con interesse che Belgrado
faccia luce
sull'assassinio dell'ex comandante delle Tigri serbe, tristemente
famose in
Croazia e Bosnia, e leader del Partito dell'unità serba, Zeljko
Raznjatovic-Arkan, a Zagabria vengono alla luce particolari finora
sconosciuti sulla presenza di quell'uomo in Croazia prima e
durante la
guerra civile. Il regime di Tudjman, per ragioni di opportunità politica,
aveva tenuto sotto la cenere le informazioni che ora cominciano a
circolare.
Il 29 novembre 1990, nel 45mo compleanno della Repubblica
socialista
federativa di Jugoslavia, due pattuglie della polizia croata fermarono
una
Mitsubishi targata Belgrado mentre transitava per Sisak, città
croata
abitata all'epoca per più di un terzo da serbi. Sull'auto si trovavano
quattro individui che tornavano da Knin, dove si era tenuta una
riunione del
"Consiglio di guerra" dell'allora "Repubblica serba di Krajina". In quel
periodo le forze di polizia croate tenevano sotto stretto controllo
ogni
movimento per e dalla regione ribelle e soprattutto i veicoli targati
Serbia. I quattro viaggiatori sull'auto fermata dalla polizia erano
armati
fino ai denti, ma nessuno sparò. Uno di essi, dotato di mitra, fu il
primo a
consegnare l'arma. Si chiamava Zeljko Raznjatovic, alias
Comandante Arkan.
L'uomo che il 15 gennaio 2000, mentre in Croazia ricorreva il IX
anniversario del riconoscimento internazionale della sua
secessione dalla
Jugoslavia, è stato falciato da una raffica di mitra nell'atrio
dell'albergo
"Intercontinental" di Belgrado. Le tre pallottole che lo hanno ucciso
sono
partite da un mitra della stessa marca di quello che Arkan
imbracciava dieci
anni fa a Sisak.
Arkan era nato a Brezice, in Slovenia, nei pressi del confine con la
Croazia. In Croazia trascorse la sua prima gioventù, frequentò la
scuola
media per albergatori e divenne capo di gruppi di giovinastri divenuti
padroni della centralissima via Ilica nel cuore di Zagabria. All'inizio
della guerra dichiarò che avrebbe "aperto un fronte anche nella via
Ilica,
se necessario", reclutando i suoi "numerosi uomini" lasciati laggiù.
Stando
ad alcune fonti internazionali, le Tigri sarebbero responsabili, fra
l'altro, del massacro di 250 malati e feriti presi nell'ospedale di
Vukovar
nel novembre 1991. Si attribuiscono alle Tigri anche massacri di
civili
avvenuti a Bjelina e a Zvornik in Bosnia.
Il mandato di cattura spiccato contro Zeljko Raznjatovic dal
Tribunale
dell'Aja non era il primo, perché Arkan era già ricercato dall'Interpol
per
aver rapinato numerose banche prima della guerra in Jugoslavia in
diversi
paesi occidentali. Nel '91, in seguito alla cattura avvenuta a Sisak,
della
sorte di Arkan poteva decidere la magistratura croata. E decise
assecondando
certi calcoli politici del "Supremo", rimettendolo in libertà dopo una
frettolosa sentenza di assoluzione emanata prima ancora che la
pubblica
accusa potesse inoltrare ricorso. Arkan mise allora piede a
Belgrado dove
organizzò e guidò i "Delija", bande giovanili che sarebbero diventate
reparti delle Tigri con libertà di compiere qualsiasi crimine. Al tempo
stesso, già nel 1992, legandosi a gruppi mafiosi, Arkan divenne
uno degli
uomini più temuti e più ricchi della Serbia.
Non si esclude, in ambienti croati, che l'ordine di farlo fuori sia
venuto
dai boss della criminalità organizzata suoi concorrenti.
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