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Notizie Est #298 - Croazia
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- Date: Tue, 11 Jan 2000 14:13:53 +0100
- Posted-Date: Tue, 11 Jan 2000 14:24:13 +0100
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NOTIZIE EST #298 - CROAZIA
11 gennaio 2000
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FRANJO TUDJMAN: UNA CARRIERA
di Milos Vasic - ("Vreme", 18 dicembre 1999)
Franjo Tudjman e' nato il 14 maggio 1922 a
Veliko Trgovisce, un villaggio nella regione
dello Zagorje croato, non lontano da Kumrovac,
il luogo di nascita di Josip Broz Tito. Dopo la
scuola elementare, Franjo ha frequentato il
ginnasio a Zagabria e successivamente
l'Accademia commerciale. Sotto l'influenza del
padre Stjepan ha cominciato a simpatizzare per
la sinistra e nel 1940 e' stato perfino
incarcerato per avere celebrato la Rivoluzione
d'ottobre.
Dopo la creazione dello Stato Indipendente
Croato [lo stato ustascia, guidato dal
collaborazionista Ante Pavelic - N.d.T.], il
giovano Franjo Tudjman si e' unito con il padre
ai partigiani dello Zagorje. In tale periodo ha
lavorato nel settore "tecnico" del partito:
stampava volantini, organizzava la loro
diffusione a Zagabria e nello Zagorje. Marko
Belinic, uno degli organizzatori
dell'insurrezione, lo nomina direttore della
Prima sezione SKOJ [Lega della Gioventu'
Comunista Jugoslava] dello Zagorje. I compagni
di allora lo ricordano come un commissario
imbronciato e inflessibile; alcuni biografi
(Predrag Matvejevic) gli rinfacciano un
insufficiente coraggio e di essersi tenuto
lontano dal fronte; altri ricordano che nel
maggio del 1942 e' "caduto nella trappola" a
Zagabria, ma e' riuscito subito a fuggire dalla
polizia ustascia. Suo fratello Stjepan viene
ucciso nel 1943, durante le lotte nello Zagorje.
Alla fine della guerra Franjo Tudjman si ritrova
nella posizione di commissario politico di
divisione e capo della Sezione personale di
corpo d'armata. Suo padre Stjepan diventa membro
dello ZAVNOH [Consiglio regionale antifascista
di liberazione popolare della Croazia].
All'inizio del 1945, il maggiore Franjo Tudjman
si trasferisce in qualita' di quadro di partito
croato, con la moglie Ankica da egli conosciuta
tra i partigiani, a Belgrado, dove ricopre la
carica di capo della Sezione quadri della
Direzione per il personale del Ministero della
difesa popolare, un posto delicato e
politicamente molto importante. Nel 1946 rimane
senza il padre Stjepan e la madre: secondo la
versione ufficiale di allora Stjepan, in un
attimo di follia, aveva ucciso la sua seconda
moglie e poi si era tolto la vita. Franjo
Tudjman, da parte sua, in un primo tempo
affermera' che i due sono stati uccisi da
terroristi ustascia e, in un secondo tempo, dopo
essere arrivato al potere in Croazia, accusera'
la UDB [la polizia politica della Jugoslavia di
Tito - N.d.T.] di avergli ucciso il padre.
Fino al 1957 Franjo Tudjman rimarra' a capo
sella Seconda sezione (quadri) della Direzione
per il personale del Ministero della difesa,
guidato da Ivan Gosnjak. A Belgrado sono anche
nati i suoi figli: Miroslav, Stjepan e Nevenka.
Nel 1957 termina gli studi presso l'Alta
accademia militare della JNA [Esercito Popolare
Jugoslavo] e diventa capo della Direzione per il
personale. I motivi del suo abbandono della JNA
nel 1961, quando e' ormai diventato generale di
brigata e direttore della Enciclopedia militare,
non sono ancora del tutto chiari. L'attuale
versione afferma, scontatamente, che il gen.
Tudjman si e' scontrato con i generali "grande
serbi e favorevoli a una Jugoslavia unitarista";
alcuni testimoni affermano che Tudjman esagerava
con insistenza l'importanza dei partigiani
croati all'interno della lotta popolare di
liberazione e che poco a poco e' scivolato nel
nazionalismo. Sia come sia, il suo pensionamento
anticipato si e' svolto in maniera politicamente
indolore, fatto che dimostra come non fosse in
conflitto con i generali piu' alti del tempo e
con l'organizzazione del partito all'interno
della JNA. Inoltre, e' stato creato
appositamente per lui a Zagabria, come
istituzione del partito e con la benedizione di
Bakaric, l'Istituto di storia del movimento
operaio, a capo del quale e' stato dal 1
novembre 1961 fino al 4 aprile 1967, quando e'
stato espulso dalla Lega dei comunisti per il
sostegno dato alla Dichiarazione sulla lingua
letteraria croata.
Come direttore dell'Istituto di storia del
movimento operaio, Tudjman ha dato vita alla
rivista "Putevi revolucije" ["Le vie della
rivoluzione"], della quale e' stato direttore. A
partire dal 1963 e' stato docente presso la
Facolta' di scienze politiche dell'Universita'
di Zagabria, ma e' riuscito ha portare a termine
il dottorato solo a Zadar, nel 1965, con la tesi
"I motivi della crisi della Jugoslavia
monarchica dall'unione nel 1918 fino al crollo
nel 1940". Tale dissertazione e' stato oggetto
di fondati sospetti di plagio, ma non e' stata
ufficialmente contestata.
Dal 1967 in poi, il generale in pensione dr.
Franjo Tudjman, ha mantenuto contatti intensi
con intellettuali dagli umori nazionalisti, come
Sime Djodan e Petar Segedin, ma anche con
intellettuali vicini al potere, come Miroslav
Krleza, Vlatko Pavletic e Veceslav Holjevac, il
leggendario sindaco di Zagabria. Nel corso della
"primavera croata" del 1969-1972 Tudjman non
resiste alla tentazione di farsi notare e tiene
numerosi discorsi infuocati. Viene seguito
dall'occhio vigile della sicurezza di stato
(allora a Zagabria non era per nulla raro: si
arrestava normalmente per molto meno di discorsi
imprudenti) e finisce in prigione. La leggenda
afferma che Krleza sia intervenuto a suo favore
presso Tito e che Tito abbia detto: "Con
Tudjman, non andate troppo sul pesante!". Ha
avuto due anni, scontati pero' solo in parte, a
causa del cuore debole, come recitava il
certificato medico; ironia del destino, quel
cuore ha resistito nelle scorse sei settimane a
una malattia che si sarebbe portata via anche un
uomo molto piu' giovane in un batter d'occhio...
All'inizio del 1981 Tudjman e' nuovamente finito
in prigione, per tre anni, questa volta per le
molte dichiarazioni e interviste rilasciate a
organi di stampa e a televisioni stranieri.
Anche in questo caso ha scontato solo pochi
mesi, sempre per il cuore debole.
Nel 1987 Franjo Tudjman riesce in qualche modo a
ottenere il passaporto. Senza indugiare, tra
tutte le possibili destinazioni sceglie il
Canada, dove si incontra con l'emigrazione
croata piu' estremistica. Nel paese
nordamericano conosce figure interessanti, che
in futuro faranno carriera nel nuovo potere
croato, in particolare Gojko Susak, che gestiva
un ristorante in franchising della catena di
fast-food Kentucky Fried Chicken (e non una
pizzeria, come si racconta); Susak affascinera'
Tudjman, sara' il suo Mefisto e morira' come suo
ministro della difesa.
Con ogni evidenza in Canada Tudjman ha firmato
il suo patto con il diavolo ustascia, che
rimarra' in vigore per i successivi dieci anni,
fino alla sua morte. In particolare, gli
emigranti hanno promesso, e hanno dato, denaro
per il futuro partito di Tudjman, attendendosi
in cambio favori politici, ma anche di altra
natura. L'entita' effettiva del denaro cosi'
raccolto non e' mai divenuta nota; ancora oggi
vengono di tanto in tanto individuati conti
bancari con milioni di dollari nascosti,
l'ultima volta in Australia, un paio di mesi
fa...
Alla fine del 1989, Franjo Tudjman e coloro che
ne condividevano le idee, ivi inclusi gli
emigranti estremisti che sono tutti in qualche
modo riusciti a ricevere i passaporti e, nel
1990, anche quelli senza passaporto, fondano la
Comunita' Democratica Croata (HDZ). Le prime
elezioni multipartitiche svoltesi in Croazia nel
maggio del 1990 vengono nettamente vinte dalla
HDZ, molto piu' che per i soldi
dell'emigrazione, per il fatto che i croati ne
avevano abbastanza del regime comunista, che
Milosevic in Serbia aveva gia' largamente acceso
il nazionalismo serbo con le sue pretese
territoriali e i suoi appetiti revanscisti, e
che la SDH [Lega dei Comunisti della Croazia],
diventata in seguito SDP [Partito Social-
Democratico], per anni aveva fatto finta di non
vedere e di non udire nulla (il "silenzio
croato"). Nel corso della campagna elettorale,
Tudjman ha fatto diverse significative
dichiarazioni, tra le quali si ricordano quella
secondo cui era "felice di non essere sposato
con una serba o con un'ebrea". Della sortita di
un balordo ubriaco che ha agitato una pistola
giocattolo durante un comizio elettorale della
HDZ a Benkovac, Tudjman e' riuscito a fare un
"tentativo di attentato" che ancora oggi rimane
un dogma statale. Dopo essere diventato
presidente della Presidenza temporanea
(destinata a durare fino all'approvazione della
nuova costituzione) della Repubblica Socialista
di Croazia, Tudjman indossa il cordone, si fa
cucire un'uniforme bianca per la carica
definitiva e, in generale, comincia sempre piu'
ad assomigliare a un dittatore latino-americano.
Milosevic, nel frattempo, gli prepara in
silenzio la rivolta dei serbi della Croazia,
infiltrando suoi agenti della SDB, armi e denaro
a Knin e nella Slavonia... Il nuovo potere
croato se ne accorge e si prepara allo scontro;
a poco a poco si comprano armi all'estero e
viene aumentato il numero dei poliziotti di
riserva - con i quali successivamente verra'
creato il Corpo della guardia nazionale.
Milosevic e Tudjman si incontrano a
Karadjordjevo all'inizio del 1991 e conversano a
porte chiuse. Si incontreranno ancora molte
volte e nessuno dei due, dopo i loro incontri,
pronuncera' parola sugli accordi raggiunti in
tali occasioni. Si puo' con sicurezza
presupporre che si siano accordati sulla guerra,
sui destini dei serbi della Croazia e sulla
spartizione della Bosnia-Erzegovina.
Evidentemente si sono anche messi d'accordo sul
fatto che ogni volta che un esito di pace o una
soluzione ragionevole fosse stata all'orizzonte,
avrebbe dovuto scoppiare qualche incidente
sanguinoso, perche' nella realta' e' sempre
successo cosi'. Tudjman ha creduto a Milosevic
fino alla fine ed e' stato l'unico uomo che ha
creduto veramente e sinceramente a lui;
Milosevic, da parte sua, non lo ha mai tradito.
Quello che rimane e' storia. Nemmeno per la
Croazia le cose sono andate bene, e di questo il
maggiore colpevole e' lo stesso Franjo Tudjman.
Combattente della prima ora e partigiano, ha
riabilitato lo Stato Indipendente Croato di
Pavelic andando ben oltre i gesti simbolici,
definendolo come "l'espressione delle
aspirazioni secolari del popolo croato"; ha
lodato e ricordato spesso i crimini di guerra
ustascia; voleva essere un politico occidentale
democratico moderno, ma ha predicato
l'antisemitismo e l'ostracismo etnico; si e'
sempre rivolto ai
suoi sudditi con "croate e croati" e solo dopo con "e cittadini della
repubblica croata", violando in tal modo il testo del giuramento solenne di
fronte al Parlamento; non ha avuto il minimo rispetto per il sistema di valori
della democrazia parlamentare e il concetto di diritti umani gli e' rimasto
completamente estraneo; voleva essere uno storico, ma ha riscritto la storia
secondo necessita' e a capriccio; voleva rappacificare gli antifascisti con i
fascisti tritandone insieme le ossa e seppellendole a Jasenovac. Ma la cosa
peggiore e' che ha aperto la porta al revanscismo croato nella vita pubblica
della Croazia.
La sua politica e' stata l'espressione di un'ossessione anacronistica per lo
sciovinismo ottocentesco e per una "geopolitica" alla moda da quattro soldi. E'
morto rimpiangendo di non avere annesso almeno mezza Bosnia, che era la sua
ossessione tra le ossessioni. Una delle sue ultime idee e' stata quella della
revisione degli accordi di Washington e di Dayton, con l'obiettivo di creare
una "terza entita'" in Bosnia, che avrebbe dovuto sostituire la semimorta
"Herceg Bosna". Ha odiato dal profondo del cuore i musulmani di Bosnia,
credendo solo nella propria ossessione per le dubbie teorie di Huntigton sullo
"scontro delle civilta'", nel quale la Croazia sarebbe dovuta diventare
nuovamente un "baluardo della cristianita'".
Nella sua ambizione di essere il corifeo di tutte le scienze, Franjo Tudjman
voleva essere uno storico, un linguista, un filosofo, un antropologo e un
geografo, e tutto questo solo con un dottorato dell'accademia della JNA
ricevuto dal Quartier generale, oltretutto con modalita' dubbie. Ha dichiarato
che i croati sono non solo la nazione piu' antica, ma addirittura che non sono
di origine slava. Perfino la storia piu' recente e' stata rivista nello stesso
senso, in un modo scandalosamente impudente: lo Stato Indipendente Croato di
Pavelic oltre che come "aspirazione storica del popolo croato", e' stato
definito anche una "forza antifascista"; a Jasenovac avrebbero sofferto solo "i
nemici dello stato, una cosa normale" e - dopo tutto - nel lager le cose non
erano poi cosi' terribili fino a quando "i comunisti nel 1945 non hanno fatto
di Jasenovac il patibolo dei croati".
Anche l'ossessione di inventarsi una nuova lingua croata ha caratterizzato la
carriera politica di Tudjman [segue un elenco di grotteschi neologismi
inventati da Tudjman per i titoli dei suoi scritti, tutti assolutamente
intraducibili - N.d.T.]. Per non parlare poi della sua morale: generale del
regime comunista, nonno di due nipoti nati da un matrimonio misto, accusa i
suoi critici di essere "figli di ufficiali della JNA e rampolli di matrimoni
misti di serbi". E' addirittura accaduto che a Veliko Trgovisce gli abbiano
eretto una "casa natale" costruita ex novo e abbiano preso a descrivere i suoi
genitori come ricchi, colti e dai gusti viennesi. Cosa ci si poteva allora
aspettare dal loro rampollo?
In dieci anni di governo, la HDZ e' riuscita con "la trasformazione e la
privatizzazione" a distruggere perfino le industrie e le imprese commerciali
piu' fiorenti, riversando il loro denaro nelle tasche molto profonde dei
"magnati" e dei "businessman" dell'Erzegovina e della Croazia, creando cosi'
una nuova classe di parvenu facenti parte di ristretti gruppi politici e
nazionali.
Tudjman e' riuscito a "sistemarsi" in maniera discreta anche in questo
contesto: ha comprato per quattro soldi una villa a Nazorovoj, ne ha sloggiato
gli inquilini e vi ha aggiunto nuove parti; anche lui ha incassato enormi somme
per i diritti d'autore relativi ai suoi libri e non le ha dichiarate al fisco;
in tutti questi affari, inoltre, e' coinvolta anche sua moglie. Quando due anni
fa e' stato scoperto che la signora Ankica Tudjman aveva versato 200.000 marchi
e quarantamila dollari in contanti sul suo conto in valuta, e che il presidente
non li aveva dichiarati come parte del suo patrimonio, il costituzionalista dr.
Smiljko Sokol e' entrato a fare parte della storia del diritto e delle scienze
economiche, dichiarando che "il denaro non e' un bene patrimoniale"; il dr.
Sokol e' oggi presidente della Corte Costituzionale della Croazia. Il figlio
Stjepan, la figlia Nevenka e i figli di quest'ultima, Dejan e Sinisa Kosutic,
si sono sistemati magnificamente nel nuovo sistema (Sinisa ama le corse
automobilistiche e Dejan possiede una banca che si e' "guadagnato con i propri
soldi"); solo uno dei figli, Miroslav, capo dei servizi segreti, non si e'
arricchito - ha solo una casa a Brac, sul terreno di sua moglie, ma e' sempre
stato diverso dagli altri ed e' rimasto diviso tra la dedizione al padre e le
proprie, diverse, convinzioni politiche.
Franjo Tudjman e' entrato nella storia come l'uomo che e' riuscito a portare la
Croazia all'indipendenza e a guidarla per nove anni. Un giorno verra' alla luce
la vera natura dei suoi rapporti con Milosevic, al quale e' stato di grande
aiuto e al quale e' stato fedele fio alla fine. [...] Tudjman ha perso la sua
guerra principale, quella in Bosnia,
abbandonandosi alle proprie chimere e illusioni
sullo "scontro delle civilta'" e altre
balordaggini "geopolitiche". Ossessionato in tal
modo dalla "geopolitica", ha creduto a
Milosevic, pensando che avrebbe conquistato con
facilita' la "Croazia turca", cioe' la Bosnia
occidentale. [...] Ostracismo etnico,
sciovinismo, antisemitismo, volubilita',
pretenziosita', tradimento e avidita' sono tutti
tipici non solo dei Balcani, ma Tudjman li
vedeva solo nei balcanici, e non intorno a se' o
in se stesso. La mania di grandezza, il ruolo
messianico, l'incredibile vanita', sono tutti
difetti che Franjo Tudjman aveva in comune con
altri leader e padri della patria, balcanici e
non. [...]
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