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Notizie Est #294 - Kosovo
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- Subject: Notizie Est #294 - Kosovo
- From: "Est" <est@ecn.org>
- Date: Thu, 23 Dec 1999 18:48:29 +0100
- Posted-Date: Thu, 23 Dec 1999 18:59:23 +0100
- Priority: normal
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NOTIZIE EST #294 - KOSOVO
23 dicembre 1999
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"PARIGI 2" A PRISTINA
di Ana Bardhi - (AIM Pristina, 21 dicembre 1999)
Dopo svariate settimane di difficili trattative con i piu' importanti
leader degli albanesi del Kosovo nell'ambito delle riunioni del
Consiglio transitorio del Kosovo di Kouchner (ma anche in riunioni
segrete), l'amministratore civile e' riuscito alla fine, con una formula
nota unicamente a lui, a convincere Ibrahim Rugova, Hashim Thaci
i Rexhep Qosja ad apporre la propria firma sull'accordo per la
creazione di un istituzione comune internazionale-kosovara, che
agira' fino a quando si terranno elezioni e che portera' il nome di
Struttura amministrativa
temporanea del Kosovo. E' risaputo da tutti che Kouchner ha
dovuto spendere per alcuni tra tali leader politici piu' energie che
per altri. [...]
Quali rapporti si svilupperanno in futuro tra
Thaci, un uomo giovane e molto attivo che e'
appena entrato in politica, e Rugova, un
politico esperto e moderato, ma "passivo", lo si
vedra' entro breve tempo. Dei presagi di quello
che verra' si sono gia' avuti in occasione della
conferenza stampa comune. Alla domanda dei
giornalisti se entrambi rinunciano
spontaneamente alle funzioni ricoperte finora
(Rugova, presidente del Kosovo; Thaci, premier),
Rugova ha risposto che lo fa per il popolo del
Kosovo, che la sua funzione sara' congelata fino
alle prossime elezioni, visto che tutti sanno
come solo delle elezioni possono cambiare la sua
carica. Thaci ha interpretato le sue parole come
una "violazione degli accordi solo tre minuti
dopo la loro firma". Tuttavia egli ha aggiunto
che il suo governo si trasformera' e ha
aggiunto, in toni cinici e in evidente
contraddizione con la propria obiezione al
mancato rispetto da parte di Rugova degli
accordi appena firmati, che "la presidenza di
Rugova e' gia' integrata nel Consiglio
amministrativo del Kosovo" (!). Rimane tuttavia
da vedere se davvero si rispettera' nero su
bianco l'accordo firmato e se lo si fara' nella
sua interezza. Il termine per la trasformazione
[dei due governi del Kosovo (Thaci e Bukoshi) e
della presidenza di Rugova] e' il 31 gennaio
dell'anno prossimo, data prima della quale viene
lasciato il tempo affinche' le attuali
rispettive funzioni e gli organi creati vengano
sciolti e i tre si integrino unicamente come
rappresentanti di partiti politici all'interno
del nuovo Consiglio amministrativo temporaneo,
che a partire dal giorno citato diventera'
operativo - in maniera temporanea e tuttavia
esecutiva. Quindi, non esisteranno piu', e non
verranno impiegati, i titoli di presidente,
premier, presidenza del Parlamento. Continuera'
a esistere il Consiglio temporaneo del Kosovo,
che conservera' il proprio carattere
consultativo e che, come e' scritto
nell'accordo, verra' ampliato (ad altre forze
politiche e singoli di prestigio). Se si tiene
conto del fatto che i responsabili dei 14
dipartimenti che diventeranno operativi avranno
il compito di presentare al Consiglio temporaneo
rapporti riguardo al proprio lavoro, e che il
Consiglio a sua volta avra' la facolta', tra le
altre, di respingere alcune decisioni, sembra
che esso avra' il ruolo di "Parlamento".
Kouchner manterra' il diritto di veto nel caso
in cui il Consiglio Amministrativo del Kosovo
non riuscira' ad adottare decisioni con una
maggioranza dei 3/4 o all'unanimita'. La
dirigenza esecutiva del Consiglio avra' otto
membri, quattro dell'UNMIK e quattro del Kosovo.
Ognuno dei rappresentanti del Kosovo sara'
copresidente per un periodo di due mesi [insieme
a un rappresentante UNMIK].
Bernard Kouchner, nell'annunciare ai giornalisti
la firma dell'accordo, lo ha definito come
storico per il Kosovo e il suo futuro poiche'
"tra le altre cose, consente di dare vita a
un'autonomia sostanziale, all'autogoverno e alle
condizioni per elezioni libere, cose che sono in
armonia con la Risoluzione 1244 del Consiglio di
Sicurezza". Successivamente, di fronte ai
giornalisti, i rappresentanti kosovari si sono
dichiarati a favore dell'indipendenza, ma le
loro dichiarazioni sono rimaste completamente
nell'ombra rispetto alle informazioni sul
conseguimento dell'accordo.
Anche se al pubblico l'accordo viene presentato
come un ingresso degli albanesi nel processo di
adozione delle decisioni, c'e' un fatto che
guasta la compiacenza generale. Kouchner ha il
diritto di veto. A giudicare da quella che fino
a ora e' stata la reciproca intolleranza
politica, ma forse addirittura personale, tra
coloro che hanno firmato l'accordo, sara'
davvero difficile riuscire a conseguire la
maggioranza dei 3/4 riguardo all'adozione di
qualche decisione. Ancora piu' difficile sara'
raggiungere un consenso, soprattutto se non
saranno in questione decisioni di importanza
generale e contro le quali nemmeno coloro che
davvero la pensano diversamente oserebbe votare,
perche' perderebbe immediatamente posizioni
(sicurezza, difesa delle minoranze, condanna dei
rapimenti, emergere di nuove "organizzazioni",
contro la liquidazione degli oppositori politici
ecc.). Dunque, il potere esecutivo rimarra'
nuovamente in mano a Kouchner. Sara' quindi
consigliabile mettersi d'accordo con lui ed
"essere collaborativi", piuttosto che promuovere
qualcosa che non sia in armonia con la
Risoluzione del Consiglio di sicurezza o sia
nell'interesse solo di un gruppo politico,
dimostrando in tal modo chi e' piu' importante
(?!). Ma rimane ancora da vedere dove sara'
l'intoppo e in che misura veramente gli albanesi
del Kosovo (non) potranno avere l'ultima parola.
D'altronde, anche secondo la Risoluzione 1244
del Consiglio di sicurezza nessuno, oltre alla
missione civile ONU, puo' rappresentare o
esercitare il potere esecutivo in Kosovo. Le
persone meglio informate dicono che i firmatari
di questo Accordo hanno firmato le medesime cosa
della Conferenza di Parigi. Sembra semplicemente
che qualcuno, in questo modo, abbia
semplicemente "ricordato" loro tale firma.
La domanda che si puo' quindi porre e' per quale
motivo Kouchner ha insistito per la creazione di
questo organismo misto e, allo stesso tempo,
qual e' l'interesse dei rappresentanti albanesi
che ne fanno parte, se le mani vengono loro,
seppur in modo elegante, legate? Kouchner ha
sicuramente guadagnato molto. Ora la sua
amministrazione civile non potra' piu' essere
accusata di non aver fatto nulla (o pochissimo)
per la creazione di istituzioni perche' accanto
alla sua esistevano i governi paralleli (Thaci e
Bukoshi) o un presidente eletto con il voto
degli albanesi del Kosovo (anche se la comunita'
internazionali non le ha mai minimamente
riconosciute). Ora le istituzioni che hanno
creato gli albanesi del posto non esisteranno
piu'. Inoltre, i governi degli altri paesi non
potranno piu' puntare l'indice solo contro di
Kouchner se qualche mossa non gli riuscira': ora
tutti i membri di questo Consiglio saranno
responsabili e per il loro coinvolgimento e'
stato ottenuto un consenso esplicito. Thaci,
Rugova e Qosja hanno ottenuto per la prima volta
l'occasione di essere riconosciuti, di ottenere
legittimita' nelle proprie azioni (finora
all'interno del Consiglio amministrativo) e di
vedersi tenuti in considerazione da parte della
comunita' internazionale.
[...] [Ma il resto della] scena politica del
Kosovo e' entrato in ebollizione. Gli esponenti
di numerosi altri partiti politici hanno alzato
la voce, non accettando il tentativo di fare
sembrare che essi abbiano contribuito in maniera
minore all'attuale status del Kosovo, ovvero di
essere minoritari rispetto ai partiti di Thaci,
Rugova e Qosja. Regna l'opinione generale che si
stia conducendo una "lotta preelettorale
disonesta", ovvero che i membri del
summenzionato terzetto siano stati prescelti
come personalita' chiave da parte della
comunita' internazionale che, al fine di
preparare il terreno affinche' la lotta politica
per il potere si svolga esclusivamente tra di
loro, li ha inclusi anche nel Consiglio
amministrativo del Kosovo, sul quale sono
fissati gli occhi di tutti i cittadini kosovari.
Il Movimento Nazionale per la Liberazione del
Kosova (LKCK), che faceva parte del governo
transitorio di Thaci prima della firma
dell'accordo, si e' ritirato da esso in segno di
dissenso. Bajram Kosumi, che nello stesso
governo ricopriva la carica di ministro per
l'informazione, ma che e' allo stesso tempo
presidente del Partito Parlamentare del Kosovo,
ha rotto la coalizione del suo partito con il
Movimento Democratico Unito di Qosja. Il Partito
Liberale di Djerdj Dedaj ha annunciato che ora
sara' la maggiore forza di opposizione al
Consiglio amministrativo del Kosovo, se Kouchner
continuera' a rifiutarsi di effettuare
consultazioni anche con gli altri partiti
dell'ampio spettro politico. Kosumi ha affermato
lo stesso. Alcuni rappresentanti di partiti
ritengono che si tratti di una mossa
indispensabile, ma hanno allo stesso tempo
affermato di attendersi che loro rappresentanti
vengano inclusi nel Consiglio temporaneo del
Kosovo, che quindi dovrebbe essere ampliato.
Bajram Kosumi piu' precisamente osserva:
Kouchner ha fatto una cosa buona perche' ha
cercato di unire dei rivali, ma dall'altra parte
ha ottenuto il risultato di frammentare la scena
politica albanese. [...]
(titolo di "Notizie Est")
UN COMMENTO
Lo spirito di Rambouillet e di Parigi sembra
purtroppo essere ancora vivo e vegeto, in
Kosovo. Riportata da alcuni come una "consegna"
del potere in mano a Thaci, la mossa di Kouchner
si rivela in realta' un'astuta soluzione per
condividere le responsabilita' della propria
inefficienza e per vincolare a se' le forze piu'
fidate e influenti del mondo politico albanese
del Kosovo, inibendo cosi' ogni forza centrifuga
nella societa' kosovara e promuovendo allo
stesso tempo l'immagine di "amico degli
albanesi", alla quale ormai ben pochi dei
diretti interessati, tuttavia, credono. Il
Consiglio amministrativo temporaneo, come nota
l'articolo, e' quanto meno di democratico si
possa immaginare: un potere di veto nei fatti
assoluto da parte di Kouchner, una composizione
scelta non dai kosovari, ma dalle forze di
occupazione, un carattere transitorio che lo
pone in bali'a delle scelte contingenti della
cosiddetta "comunita' internazionale". La
composizione (4 rappresentanti UNMIK, cioe' il
gruppo maggioritario, 3 albanesi kosovari, 1
serbo kosovaro), la necessita' dell'unanimita' o
di una maggioranza dei 3/4 (il voto di 6 membri)
e il summenzionato potere di veto di Kouchner
dicono chiaramente che si tratta di
un'istituzione a esclusivo controllo ONU. Per
adottare ogni decisione sara' indispensabile
avere il voto a favore dei 4 rappresentanti ONU;
quindi, nemmeno nell'impensabile eventualita'
che i tre rappresentanti albanesi e il
fantomatico serbo ancora non "ingaggiato" da
Kouchner si trovassero d'accordo si sarebbe in
presenza di un quorum per prendere decisioni
esecutive. Thaci, Rugova e Qosja confermano qui
la loro linea politica adottata da Rambouillet
in avanti, per il primo, l'inizio di una
"brillante" carriera pubblica, per il secondo,
il logico proseguimento di una politica passiva
e mirata al protettorato. Le trattative per la
firma dell'accordo sono state tenute
scrupolosamente nascoste al popolo kosovaro,
alla faccia delle proclamazioni, da parte sia
delle istituzioni internazionali sia dei
politici kosovari, di volere costruire un Kosovo
democratico. Il principale organismo della
comunita' serba, il Consiglio nazionale serbo
del Kosovo, ha da parte sua condannato duramente
l'accordo, affermando di non esserne stato
avvisato in tempo e rifiutando comunque di farne
parte, nonostante l'invito esplicito di
Kouchner. Ma anche qui e' un'opposizione di
facciata, visto che la non partecipazione a
organi come quelli di Kouchner non comporta
alcuna rinuncia particolare, visto che sono
semplicemente organi di controllo ONU sui
kosovari. Inoltre, il Consiglio di Momcilo
Trajkovic e Oliver Ivanovic mantiene comunque
rapporti regolari con l'amministrazione di
Kouchner e, come ha dimostrato il recente
incontro a Sofia con esponenti USA, gode di
ottimi e importanti agganci internazionali per i
suoi giochi. E' poi significativo il fatto che
ieri le forze che hanno il controllo del
Consiglio nazionale serbo abbiano respinto una
mozione con la quale si chiedeva di rompere i
rapporti con Kouchner ("Danas", 23 dicembre
1999).
L'accordo rappresenta quindi un'ulteriore passo
indietro nella (ancora del tutto ipotetica)
strada verso un minimo di democrazia in Kosovo.
Un passo che e' in sintonia con tanti altri
compiuti negli ultimi tempi, come la firma
definitiva dell'accordo con la francese Alcatel
da parte degli uomini di Kouchner a nome del
popolo kosovaro, avvenuta solo due giorni dopo
la firma dell'accordo con Thaci-Rugova-Qosja,
senza che alcun politico kosovaro alzasse la
voce. Gerard Fischer, l'uomo nominato
d'autorita' dall'ONU capo delle Poste e
telecomunicazioni del Kosovo, ha rilasciato
dichiarazioni di stupefacente arroganza, dalle
quali traspare che uno dei motivi principali
della cancellazione della decisione dei
dirigenti kosovari di rivolgersi alla Siemens
consiste nel fatto che la Siemens non ha, a
differenza della Alcatel, un "partner
internazionale" quale la Telecom di Monaco, che
consente di evitare l'imbarazzante apertura di
un prefisso internazionale per il Kosovo, troppo
in odore di "indipendenza". E l'affare Alcatel
e' solo la punta dell'iceberg di una situazione
in cui ogni autorganizzazione da parte dei
kosovari viene vista dall'amministrazione ONU
come un intralcio da combattere, a livello
economico (giungono notizie secondo cui l'ONU
"vieta" attivita' economiche come la produzione
di mattoni o i servizi di idraulico o di
elettricista, che potrebbero creare pericolosi
"focolai" di introiti locali al di fuori di ogni
controllo) o a livello di espressione (nel
settore USA e' normale che radio o giornali
vengano chiusi perche' in dissenso con le forze
NATO). Intanto vengono continuamente tollerate
la violenza e la criminalita', che si stanno
facendo progressivamente meno "etniche" e hanno
l'evidente risvolto politico di distogliere le
energie della popolazione da obiettivi sgraditi
alle forze di occupazione. La recente diffusione
del terrore dei rapimenti tra la popolazione in
generale ne e' un tipico esempio.
Infine, non si puo' non notare che durante le
ultime settimane negli sviluppi in atto in
Kosovo e intorno al Kosovo, sono state aperte
quattro nuove "piste", sulle quali i vari,
interessati, attori politici potranno contare
per i loro incessanti mercanteggiamenti. Tutte
queste "piste", a quanto pare, dovranno giungere
a conclusione grosso modo tra gennaio e
febbraio. E' stato annunciato che a meta'
gennaio Carla Del Ponte, del Tribunale
Internazionale dell'Aia, chiedera' ufficialmente
a Belgrado di potere entrare in Serbia per
raccogliere testimonianze per la nuova inchiesta
aperta dal Tribunale sull'UCK (sulla quale non
sono stati forniti particolari). La portata
politica di una tale richiesta e' alta: si offre
un'occasione al regime di Belgrado di operare
una svolta di facciata dando il via libera, in
caso contrario si offrira' un aiuto d'immagine
all'opposizione. Entro fine gennaio il governo
Thaci e quello Bukoshi/Rugova dovranno essere
stati sciolti e i rispettivi leader dovranno
entrare definitivamente, a titolo personale e/o
solo dei rispettivi partiti, nel Consiglio
amministrativo temporaneo. A meta' febbraio
scadra' anche l'ultimatum dato da UE e USA
all'opposizione serba per formare una coalizione
unita, pena la perdita del sostegno
internazionale. A febbraio (secondo fonti serbe,
mentre il giornale bulgaro "Monitor" parla di
primavera) ci dovrebbe essere il viaggio
ufficiale negli Stati Uniti da parte della
delegazione dei serbi del Kosovo, preparato con
cura nel recente incontro di Sofia. Nel
frattempo, tra gennaio e febbraio si svolgeranno
i congressi del Partito Radicale Serbo di Seselj
e quello del Partito Socialista di Milosevic.
Dopo di che, a quanto pare, ci potrebbero essere
in Serbia elezioni locali in primavera, seguite
da un voto a livello federale in autunno.
Insomma, tanto per cambiare, "grandi manovre"
che, tuttavia, viste le passate esperienze,
potrebbero avere come conseguenza solo un
ulteriore, ordinario passo verso un caos ancora
maggiore.
(Andrea Ferrario)
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