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Notizie Est #291 - Kosovo/Serbia
- To: "Notizie Est" <est@ecn.org>
- Subject: Notizie Est #291 - Kosovo/Serbia
- From: "Est" <est@ecn.org>
- Date: Wed, 15 Dec 1999 18:00:20 +0100
- Posted-Date: Wed, 15 Dec 1999 18:11:25 +0100
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NOTIZIE EST #291 - KOSOVO/SERBIA
15 dicembre 1999
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GRANDI AFFARI E MANOVRE DIPLOMATICHE INTORNO AL
KOSOVO
(fonti varie)
[Seguono quattro brevi pezzi: uno sul futuro del complesso
minerario-industriale di Trepca, in Kosovo, uno sul coinvolgimento
della holding greca Mitilineos nell'economia della Serbia e del
Kosovo, uno sul rilancio dei grandi appalti internazionali da parte
del governo di Belgrado, con il coinvolgimento di grandi aziende
italiane, francesi e statunitensi, uno sulla poco pubblicizzata
riunione tra serbi del Kosovo e di Belgrado e diplomatici USA,
tenutasi nei giorni scorsi a Sofia - a.f.]
DI CHI E' TREPCA?
Trepca potrebbe essere il nuovo grande nodo della discordia per la
gia' sovraccarica missione civile dell'ONU in Kosovo (UNMIK). E'
questa una delle conclusioni dell'ampio studio pubblicato
dall'International Crisi Group su chi in questo momento e'
proprietario [del conglomerato minerario-industriale] di Trepca, a chi
apparterra' in futuro e quale e' il suo posto nei prossimi sviluppi
della crisi del Kosovo. Trepca, si afferma sulla base dei dati ufficiali
jugoslavi, ha esportato nel 1996 minerali e semilavorati per un
valore di 100 milioni di dollari e le sue ricchezze minerali sono, si
aggiunge, "la base dell'economia del Kosovo". I funzionari della
missione dell'ONU ritengono che la situazione della proprieta' sia la
seguente: il 66% e' di proprieta' del Fondo serbo per lo sviluppo, il
27% e' di proprieta' statale, il 2,5 e' della Jugobanka, il 2,5% della
Progres e della Beobanka, il 2% della Elektropriveda Srbije. Si
tratta quindi di una proprieta' statale e sociale che, di
conseguenza, dovrebbe rientrare nelle competenze dell'UNMIK. Il
noto Jean-Pierre Rozan, direttore della societa' francese SCMM,
afferma di essere proprietario del 2,8% delle azioni di Trepca che
gli sono state trasmesse dalla Jugobanka, impossibilitata altrimenti
a pagare i propri debiti. Si e' fatto avanti anche il milionario greco
Mitilineos, con l'affermazione che la sua societa' Mitilineos Holding
SA e' proprietaria di Trepca in virtu' di un accordo d'affari con
Belgrado, che il governo serbo non ha rispettato. "Alcuni esperti
osservatori dei Balcani ritengono che il coinvolgimento della SCMM
sia frutto di un tentativo nello stile di Milosevic di complicare il
problema e di confondere i funzionari internazionali incaricati di
risolverlo", constata l'International Crisis Group. Anche se la
richiesta di Rozan verra' trascurata, dato che la sua societa' non
gode della migliore reputazione, rimarra' sempre Mitilineos, che e'
un caso difficile. "In primo luogo perche' la sua societa' agisce
come un'impresa solida con molti partner internazionali. In secondo
luogo, perche' Mitilineos e' vicino al governo greco", si afferma nello
studio dell'ICG. Ogni eventuale scioglimento di questo garbuglio di
fronte a una corte arbitrale internazionale durerebbe nel migliore dei
casi mesi, se non anni, e nel frattempo gli impianti di Trepca
rimarrebbero fermi. Sarebbe praticamente impossibile anche
trovare un investitore estero disposto a investire nell'indispensabile
rinnovo di Trepca, fino a quando il suo status legale non verra'
chiarito. Le posizioni della parte serba e di quella albanese sono a
riguardo, come era scontato, agli opposti. Il presidente
dell'Assemblea degli azionisti di Trepca, Branislav Milanovic, si e'
rivolto a Kouchner con la richiesta che la gestione di Trepca venga
affidata all'amministrazione che ha diretto le miniere fino all'arrivo
delle forze internazionali in Kosovo nel giugno scorso [Milanovic, in
particolare, afferma che Trepca in realta', essendo di proprieta' di
gruppi di azionisti, e' un'impresa privata e non puo' quindi essere
sottoposta all'amministrazione dell'UNMIK - N.d.T.]. Gli albanesi
sono divisi: il gruppo intorno all'ex direttore di Trepca vuole che la
societa' venga nuovamente sottoposta al sistema dell'autogestione
dei lavoratori. Il "governo provvisorio" di Thaqi ritiene che la miniera
e gli stabilimenti debbano essere attribuiti, come proprieta' statale,
allo "stato del Kosovo". Kouchner evidentemente avra' difficolta' nel
districarsi in questa tela di ragno. [...]
(da "Danas", 7 dicembre 1999)
LA MITILINEOS HOLDINGS
[Seguono alcuni brani dal rapporto su Trepca pubblicato
dall'International Crisis Group. L'intero rapporto, molto utile nella
parte espositiva, puo' essere letto nel sito del gruppo
(http://www.crisisweb.org), unitamente alle numerose note ai brani
qui tradotti, che non riportiamo per brevita']
[...] Questa societa' con sede ad Atene e' stata fondata nel 1990.
Dopo essersi assicurata, nella prima parte del decennio, una
posizione predominante nel mercato interno greco del piombo e
dello zinco, la societa' ha cominciato ad ampliare il proprio raggio
d'azione. Nel dicembre del 1995, in un accordo ampiamente
pubblicizzato solo alcuni giorni dopo la sospensione delle sanzioni
economiche sulla Jugoslavia, la Mitilineos ha cominciato a gestire
la commercializzazione dei minerali di Trepca, in particolare del
piombo e dello zinco.
Questo contratto da 100 miliardi di lire e'
stato ampliato nel 1997 a un contratto
settennale per un valore di quasi 1.000 miliardi
di lire.
Nel dicembre 1996, dopo anni nel settore del
commercio dei metalli, il presidente del
consiglio di amministrazione della Mitilineos
Holding, Evangelos Mitilineos, e' stato nominato
membro del consiglio di amministrazione della
OTE, la societa' di telecomunicazioni greca. Sei
mesi dopo, la OTE, insieme alla Telecom Italia,
ha pagato al regime di Belgrado 1 miliardo di
dollari per una quota di minoranza della Serbia
Telekom. La societa' Mitilineos e' entrata in
rapporti di affari anche con la grande miniera
di rame di Bor, in Serbia. Nel febbraio del 1998
le due societa' hanno firmato un accordo
settennale per investimenti e scambi
dell'entita' potenziale di 1 miliardo di
dollari. L'acume affaristico di Evangelos
Mitilineos lo ha portato a espandersi anche nel
settore bancario. Egli condivide con Borka
Vucic, da lungo tempo consulente bancario di
Slobodan Milosevic, la copresidenza del
Consiglio d'Affari Serbo-Greco, creato nel 1998.
Attraverso un'affiliata, la Metka, la Mitilineos
Holding si e' recentemente assicurata alcuni
grandi contratti nel settore difesa per la
produzione di sottomarini e di missili Patriot
per l'esercito greco. La stessa affiliata Metka
e' coinvolta anche nella Azienda elettrica
jugoslava, di proprieta' statale.
Mitilineos afferma di avere firmato un contratto
con l'impresa statale jugoslava Genex, sostenuta
da garanzie emesse dalle banche statali
Jugobanka e Beobanka (gestita da Borka
Vucic).Tutte tre le societa' hanno stretti
legami con Slobodan Milosevic e la sua famiglia -
il fratello di Milosevic e' stato in passato
direttore della Genex. Il ruolo della Genex
sembra essere soprattutto quello di accettare
parte dei profitti. Nel 1998 sono state avviate
contro la Genex delle procedure di fallimento su
richiesta della Banca Centrale Jugoslava (per
comprendere questo paradosso che vede il governo
jugoslavo avviare dei procedimenti contro una
delle sue aziende statali, bisogna tenere conto
degli interessi delle persone che fanno parte
del governo jugoslavo o sono vicine a esso, e
che sono nella posizione di guadagnare dalle
privatizzazioni e dal capitalismo "tra amici").
[...] Sono due i motivi per cui la Mitilineos
rappresenta per l'UNMIK un problema maggiore di
quello della SCMM. In primo luogo, essa sembra
essere una societa' solida, con ampie esperienze
internazionali e molti partner internazionali.
In secondo luogo, ha stretti legami con il
governo greco. La Grecia, membro dell'UE, ha di
recente dimostrato di essere ansiosa di
effettuare significativi investimenti finanziari
nei Balcani. L'UNMIK non puo' semplicemente
ignorare rivendicazioni che potrebbero essere
fondate, e i consulenti dell'ONU a New York sono
giunti alla conclusione che i diritti di
rivendicanti come la Mitilineos devono essere
oggetto di un giudizio formale. La domanda e'
presso quale tribunale. Finora la questione
viene lasciata in sospensiva, come e' nella
natura dei procedimenti legali stessi. Se si
lascera' che tutte le altre decisioni dipendano
dalla risoluzione di tale vertenza, ci
potrebbero volere anni prima che Trepca riprenda
a funzionare. [...]
(da "Trepca: Making Sense of the Labyrinth", ICG
Balkans Report n. 82, 26 novembre 1999)
RIPRENDONO LE TRATTATIVE PER I GRANDI APPALTI IN
SERBIA
Nel gennaio 1999 (Notizie Est #154, 29 gennaio
1999) avevamo pubblicato alcuni materiali sugli
ingenti investimenti esteri in Serbia.
Nell'ultima parte del numero avevamo citato, tra
le altre cose, anche la progettata costruzione
di una grossa, nuova autostrada da Nis, nella
Serbia meridionale, fino al confine con la
Macedonia, per la quale il governo serbo aveva
indetto un'offerta d'appalto, sospesa poi per la
guerra. Il quotidiano di Belgrado "Danas"
riferisce di come ora la procedura sia ripresa e
di come siano stati selezionati i tre candidati
all'appalto: una societa' greca, un consorzio
formalmente austriaco, ma guidato da una grande
impresa italiana, e un consorzio a guida franco-
statunitense. E' interessante notare come dei
due consorzi facciano parte anche grandi aziende
serbe controllate da esponenti
dell'establishment politico di Belgrado. Ecco
cosa scrive "Danas":
"Offerte per l'ottenimento in concessione della
costruzione e dello sfruttamento di parte
dell'autostrada da Nis al confine con la
Macedonia sono state presentate da tre societa'
internazionali e tra 90 giorni il governo della
Serbia scegliera' il concessionario. Presso
l'Agenzia per gli Investimenti in Opere
nell'Interesse della Repubblica sono state
aperte ieri le offerte di tre societa' che hanno
soddisfatto le condizioni della gara d'appalto:
il consorzio austriaco Ilbau, la societa' NGB e
la greca Atikat. Il consorzio austriaco e'
formato dall'italiana 'Impregilo', dalla svedese
'NC' e dalla 'Energoprojekt' di Belgrado, mentre
la societa' NGB e' formata dalla ditta francese
'Buig', dalla statunitense 'Pricker Foundation'
e dalla
compagnia petrolifera serba 'Jugopetrol'. Il ministro per la scienza e la
tecnologia della Serbia, Branislav Ivkovic ha detto ai giornalisti, dopo
l'apertura delle offerte, che la costruzione dell'autostrada comincera' gia'
dal primo trimestre del prossimo anno e che sul lavoro non avranno alcun
effetto le sanzioni. 'Gli offerenti hanno allegato alle rispettive
documentazioni di offerta un protocollo d'intento di rinomate banche mondiali,
nel quale si afferma la disponibilita' di queste ultime a finanziare il
progetto e tutti hanno depositato una garanzia di un milione di dollari che,
nel caso in cui il progetto non dovesse essere realizzato, rimarranno
dell'offerente', ha detto Ivkovic. Secondo le sue parole, il valore del
progetto ammonta a circa 800 miliardi di lire. Richiamando l'attenzione sulla
significativita' del progetto, Ivkovic ha aggiunto che il 70% del valore
dell'investimento rimarra' nell'economia locale tramite il coinvolgimento delle
industrie, dei lavoratori e di altri contributi".
("Danas", 3 dicembre 1999)
SERBI DEL KOSOVO, SERBI DI BELGRADO E DIPLOMATICI USA SI RIUNISCONO "IN
SORDINA" A SOFIA
A Sofia, in Bulgaria, si e' tenuta dal 10 al 12 dicembre un'importante riunione
non preannunciata e scarsamente pubblicizzata (il quotidiano bulgaro "Monitor",
esagerando, arriva a definirla "segreta") riguardante il Kosovo. Nella capitale
bulgara, infatti, una folta delegazione dei serbi del Kosovo, guidata dal
vescovo Artemije e dal presidente della Camera Nazionale Serba del Kosovo e
Metohija, Momcilo Trajkovic, si e' riunita per due giorni con diplomatici
statunitensi e con i dirigenti di due organizzazioni legate a doppio filo con
l'amministrazione USA: l'Istituto per la Pace e il Centro per gli Studi
Strategici. Da parte americana hanno partecipato John Menzes, del Dipartimento
di stato, gli esperti Landrum Boiling e David Steele, il direttore
dell'Istituto per la pace Daniel Server e l'ambasciatore USA a Sofia Richard
Miles. Daniel Server aveva organizzato a settembre, sotto il patrocinio di
Madeleine Albright, la firma da parte dei leader albanesi del Kosovo di una
dichiarazione unitaria per un Kosovo democratico e multietnico e domenica,
quando si sono conclusi i lavori a Sofia, ha affermato in merito a tale
dichiarazione: "Sono deluso, ritengo che non abbiano rispettato gli impegni e
che la dirigenza degli albanesi del Kosovo sia ben lontana dall'avere messo in
atto quello che ha firmato". Richard Miles e' stato in precedenza ambasciatore
(responsabile della missione) USA a Belgrado nel dopo-Dayton e si e' distinto
per avere promosso nel 1997 la campagna mirata a convincere gli albanesi del
Kosovo a partecipare alle elezioni serbe, campagna che ha spaccato il movimento
nazionale kosovaro, e per i suoi buoni rapporti personali con il regime (fino a
essere "congelato" un anno fa, quando la situazione in Kosovo e in Serbia si e'
radicalizzata - "Nova Makedonija", 12 dicembre 1998). Alla riunione si e'
aggiunta una delegazione da Belgrado, composta da Milan Protic, Dusan
Batakovic, Zoran Lutovac (tutti dell'Alleanza per i cambiamenti guidata da
Djindjic) e Predrag Simic (braccio destro di Draskovic - e' stato consulente
della delegazione serba a Rambouillet). Scopo dell'incontro e' stato quello di
mettere a punto una piattaforma per le trattative che i rappresentanti dei
serbi del Kosovo condurranno nelle loro visite ufficiali a New York e a
Washington, che si dovrebbero svolgere entro 3-4 mesi. L'unico a rilasciare
dichiarazioni e' stato un membro secondario della delegazione dei serbi del
Kosovo, Marko Jaksic, il quale ha affermato che la sua delegazione ha accettato
di rinunciare a utilizzare il termine "cantonizzazione", ma ha insistito
perche' nelle zone del Kosovo in cui i serbi sono in maggioranza essi abbiano
propri tribunali e una propria polizia. Sempre secondo Jaksic, la delegazione
serba e' stata categorica sul fatto che "in Kosovo non ci saranno ne' elezioni
ne' censimento fino a quando i serbi scacciati non torneranno nella provincia,
altrimenti verra' legalizzata la pulizia etnica in queste aree" e inoltre che
"del futuro del Kosovo-Metohija dovra' decidere la Serbia [...], non si deve
consentire alcun cambiamento nello status del Kosovo". Jaksic ha inoltre
affermato che i rappresentanti statunitensi non hanno polemizzato con i membri
della delegazione dei serbi e hanno promesso di riportare le loro posizioni in
un documento che verra' completato entro la fine di questa settimana.
Il quotidiano di Sofia "Monitor" nota come la Bulgaria sia diventata uno dei
centri delle manovre diplomatiche statunitensi nei Balcani, un fatto che
sembrerebbe confermato dalla recente nomina di un "calibro" della diplomazia
USA come Miles ad ambasciatore in un paese altrimenti non centrale nella
politica estera statunitense. Grazie anche ai buoni rapporti con la destra
bulgara al potere (la SDS), numerosi leader
dell'opposizione serba si sono recati negli
ultimi mesi a Sofia, da Zoran Djindjic, al
coordinatore dell'Alleanza per i cambiamenti,
Vladan Batic, al nuovo leader della Alleanza
Civica della Serbia (GSS), Goran Svilanovic, ai
sindaci di Nis e di Pirot. All'appello manca
solo Draskovic, ma, nota "Monitor", il suo
braccio destro Predrag Simic era gia' stato a
Sofia, mentre il sindaco di Sofia, Sofijanski,
molto attivo nei rapporti con la Serbia, ha
contatti regolari con la SPO e il sindaco di
Belgrado Dusan Mihajlovic, uomo di Draskovic.
(da "Danas" 13 e 14 dicembre 1999; "Monitor"
[Sofia], 14 dicembre 1999)
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