FERMIAMOCI PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI



 

FERMIAMOCI PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI


La vicenda di Eluana è paradigmatica della ferocia a cui è pervenuto il sistema capitalista nei confronti del lavoro vivo, della vita umana. Questa vicenda non è un fatto “privato” del signor Englaro, lui è un attore inconsapevole di una storia volutamente resa pubblica e gestita accuratamente e come sempre dai media, così come non è un fatto “privato” la morte di una qualsiasi famiglia palestinese o di altra nazionalità che venga sterminata gratuitamente con o senza il pretesto di uno schema militare. La guerra è permanente, è globale, è dappertutto. Ora strisciante e silenziosa come le morti per carenza di assistenza sanitaria, per malnutrizione, o come quella diretta ed indiretta per droga, o per incidenti sul lavoro, o dei clandestini sprofondati nel mare, o dei desaparecidos di ogni latitudine, ecc. ecc, ora esplosiva e dirompente come in Iraq, nel Darfur, in Palestina, dappertutto! E come nel caso dei bambini palestinesi si assiste sempre più spesso alla somministrazione di una ferocia bestiale, perché non basta assassinare una persona, ma la si vuole, come per Eluana, far agonizzare per settimane senza acqua e senza cibo, perché agli untori della morte non basta togliere la vita: ma questo deve avvenire in modo crudele, gratuito, esemplare e spettacolare! L'impero replica i suoi cruenti spettacoli circensi nel colosseo televisivo! Infatti, una gestione sapiente dei mass media, come in un Grande Fratello nazionale, fa subire agli italiani questo calvario, per irretirli ed identificarli con la vittima: così, dopo aver consumato l'omicidio, milioni saranno pronti a sottoscrivere con il sedicente “testamento biologico”: una cambiale in bianco della propria vita per metterla nelle mani di chi vorrà decidere secondo l'interesse di altri. E' la rottura di un principio fondamentale: la difesa ad oltranza della vita anche a dispetto di spinte autolesioniste, del resto sempre indotte. Ed infatti si assiste alla strana concomitanza di “pubblicità” su quotidiani e film del suicidio come normale ed accettabile passo; e se già oggi abbiamo assistito a troppi “suicidi suicidati”, potremo assistere ad una ecatombe di “volontari” desiderosi di liberare posti in ospedali sempre più ridotti, di sospendere l'erogazione di trattamenti pensionistici, di incrementare il commercio degli organi, di non essere di “peso” della comunità, di contribuire con successo alla riduzione dell'”esercito di riserva”, di dare una mano ai profitti delle imprese funebri e cimiteriali.

Ed è paradigmatica questa vicenda perché mai come oggi la sproporzione tra un capitalismo armato e feroce ed una popolazione inerme, imbottita di pensieri spazzatura, instradata su binari morti, in coma politico ancor più profondo di quello di Eluana è uguale al rapporto tra la loggia della morte per decreto con i suoi giudici, medici, giornalisti, agenti dello spettacolo, mass media, picciotti di ogni tipo e razza che vuole l'eutanasia nazista da una parte e l'inerme Eluana, abbandonata anche dalla famiglia, dall'altra..

La difesa ad oltranza della vita di Eluana, ed in generale della vita in assoluto, non è una difesa della Chiesa, (questo vogliono farci credere), ma è un patrimonio di tutti. Siamo arrivati all'ultima spiaggia: ci hanno tolto il lavoro precarizzandolo, ci hanno tolto il diritto alla prole, ci hanno tolto la cultura, ci hanno tolto la natura ed ora ci vogliono togliere la vita: ci regalano un olocausto: il nostro. Del resto questa è la naturale evoluzione della società capitalista che, se non interrotta, sta degenerando rapidamente verso il “campo di concentramento”: regole fasciste, disciplina, follia, politici trasformati in kapò, fame, lavoro non pagato, bestialità, prigionia! Manca l'epurazione finale: se accettiamo oggi l'assassinio di Eluana, potremo ritrovare domani all'entrata delle nostre città un emblematico cartello stradale:”Arbeit macht frei”.



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