ciao Marco,
non discuto la sentenza, non l'ho nemmeno letta, comunque sì, non
capisco cosa servono queste 3 settimane, probabilmente per dar tempo a
chi vuole ancora sparlare di questo. così sacconi potrà ancora
intimidire l'ospedale, la chiesa avrà ancora il tempo per affondare le
sue presunte verità e bla bla bla.
Sono d'accordo che sono inutili queste 3 settimane, alla fine nè a
welby nè a giovanni paolo II sono state date.
Il discorso iniziale però non era basato sulla sentenza, ma sul fatto
di staccare o meno sto sondino, e il mio in particolare è: perchè se io
chiedo che venga staccato c'è ancora chi insiste nel dirmi che me lo
devo tenere? almeno mi avesse conosciuto per dire una cosa del genere.
Chiara Ada Marco Espa ha scritto:
scusami, sono Marco.
hai letto la sentenza?
se hai letto la sentenza sai bene come è cosiderato il sondino
nasogastrico. come quello che è usato per ingrassare le oche...
immaginati se non voglio che siano rispettati i desideri delle persone.
e quanto li rispetto.
ma spiegami, laicamente, la religione non c'entra nulla, quando è stato
chiesto e da chi di essere lasciato morire di fame e di sete in tre
settimane...?
chi la chiesto questo? la cosa ci riguarda tutti.
Il giorno 5 febbraio 2009 13.03, Luca
Bigolin <luca.bigolin at 99studio.it>
ha scritto:
io ripeto la domanda, visto
che non lo si considera un fatto prvato: se
io decido che quel sondino, nel caso mi capitasse, non lo voglio, cara
Chiara, chi sei tu per impormi di tenerlo? Se tu lo vuoi io non ti
obbligo a fartelo staccare.
Chiara Ada Marco Espa ha scritto:
ehhh... se questa è una situazione per la
quale qualche
mio compagno non si rende conto che non è solo un fatto privato, ma
riguarda tutte le persone come lei vivono con sondino nasogastrico.
potete capire i brividi che le persone sentono nel sentenziare che il
sondino nasogastrico è considerato accanimento terapeutico?
potete capire migliaia di persone con grave disabilità che vengono di
fatto, con questa sentenza, considerate quasi morti o possibili fururi
morti?
potete capire che c'è bisogno di una legge, non di sentenze di
tribunale, e che la legge punisce giustamente chi fa morire di fame e
di sete il proprio cane, ma gli fa un' iniezione?
tre settimane per morire... non scherziamo...
Il giorno 5 febbraio 2009 9.47, david.gianetti at libero.it <david.gianetti at libero.it>
ha scritto:
Se questa è una donna che dovete continuare a torturare
----Messaggio originale----
Da: associazioneamicidilazzaro at yahoo.it
Data: 04/02/2009 19.39
A: <<Undisclosed-Recipient:>, <>>
Ogg: Se questa è una donna che va portata a morire
Se questa è una donna che va portata a morire
Al mattino, come tutti noi, apre gli occhi. Più
tardi, come capita a tanti disabili, viene sottoposta a fisioterapia.
Nel pomeriggio, quando il tempo lo permette, è accompagnata in giardino
per la passeggiata. Ecco la quotidianità di Eluana. Fino a ieri.
IL RISVEGLIO
Risveglio: per tutti
noi un gesto quotidiano, l'alzarci
dal letto e affrontare una nuova giornata. Per le persone in stato
vegetativo invece una parola che assume tutto un altro significato: se
avvenisse, vorrebbe dire il ritorno a una vita piena e consapevole...
Risveglio: la meta agognata da parenti che attendono anni, a volte
decenni. Il 'miracolo' che una volta ogni tanto avviene. Di recente è
successo alle porte di Milano: Massimiliano, rimasto nel suo limbo
lontano per oltre un decennio, ha improvvisamente alzato un braccio e
ha ripreso la trama della vita dal punto in cui l'aveva lasciata, da
un gesto antico quanto la sua esistenza, quell'abbraccio con cui prima
dell'incidente cingeva il collo di sua madre per baciarla. Per Eluana
'questo' risveglio non c'è stato, forse non ci sarà mai, forse invece è
dietro l'angolo. Chissà. Ma anche lei, come tutti, saluta il mattino
con la prima azione di ogni uomo vivo: apre gli occhi. Chi si immagina
Eluana come un essere inanimato, un corpo sempre dormiente, è lontano
da una realtà molto più semplice e in fondo commovente: i grandi occhi
neri di Eluana ad ogni sorgere del sole si aprono al mondo. Si
richiuderanno solo all'arrivo della sera...
LA FISIOTERAPIA
Non ci sono macchinari
intorno al letto di Eluana, non
monitor, non grovigli di fili, né spettrali bip bip, freddi e disumani
come echi di un altro mondo. Il suo letto ha solo lenzuola candide e
biancheria profumata: nulla più. E intorno al suo corpo si danno da
fare a turno quattro fisioterapisti: non sta mai 'ferma', Eluana,
grazie a loro, e così braccia e gambe sono tornite, non avvizzite e
magre, il viso è paffuto, la pelle morbida come un velluto. Ogni giorno
le suore la spalmano di creme e pettinano i suoi capelli ancora
nerissimi... «Staccare la spina», si dice, ma si fa presto: non c'è
niente che si possa staccare, perché Eluana a niente è 'attaccata' se
non, tenacemente, alla vita. Non le hanno nemmeno ferito la gola con la
tracheotomia perché respira come tutti noi, autonomamente, non c'è
traccia di cannule o tubi, niente che la possa infettare con tremori di
febbre... È una disabile grave ma non ha malattie - ammette anche il
neurologo Defanti, amico di suo padre - «è una donna molto sana».
Troppo. Perché muoia non resta che negarle cibo e acqua, renderla
'terminale' per fame e per sete: un sistema infallibile, alla lunga
chiunque soccombe.
LA PASSEGGIATA
Se a Eluana sarà
concessa un'altra primavera, fra tre mesi al primo tepore del sole
potrà scendere di nuovo in giardino. Aria buona e pulita dopo un
inverno trascorso in camera. Da anni e anni ci pensano le suore, a
volte qualche amica, spesso suo padre, a portarla nel verde che
circonda la clinica, sulle sponde del lago di Lecco, seduta sulla sedia
a rotelle. È la stessa casa di cura in cui ormai tanti anni fa sua
madre l'ha partorita, il primo ambiente che i suoi occhi hanno visto...
da quindici anni è anche la sua casa. Eluana, con quella sua vita ai
minimi termini, ha bisogno di poco, quasi di niente, un niente cui le
suore aggiungono un surplus di amore: parole, silenzi, carezze, piccole
e continue attenzioni. Le sente Eluana? Dietro il suo muro di
incomunicabilità forse il fruscio di quelle vesti, le voci ormai note,
il contatto di quelle mani familiari le danno sensazioni e sicurezza:
là ' fuori' qualcuno la veglia. Nessun neurologo, nessuno scienziato ha
mai saputo varcare la soglia misteriosa e valutare quanta coscienza
resti a questi pazienti. Loro, quando ne escono, raccontano: «
Sentivamo tutto, non sapevamo dirvelo».
IL RIPOSO
Sogna Eluana la
notte? Se lo sono chiesto medici e neurologi, ma risposta non c'è.
Forse notte e giorno nel suo limbo sono indistintamente un lungo strano
sogno mai interrotto, chissà. Quel che è certo è che anche Eluana come
tutti noi quando è sera chiude i grandi occhi neri e si addormenta.
Notte e giorno, veglia e sonno, senza confondersi mai, e al calare del
buio anche il suo corpo chiede riposo alla fine di una giornata come
tante. Un sonno tranquillo, senza incubi, ed è proprio mentre dorme che
un sottile sondino le instilla lentamente quella linfa vitale che
chiamano 'alimentazione e idratazione', ma che sono solo cibo e acqua.
Goccia a goccia ogni sera per ore entrano in lei e il suo corpo le
assimila, si nutre, cresce, vive. È il suo unico ausilio, l'unica
richiesta: negargliela significa ucciderla. E infatti è questo il
metodo previsto dai 'protocolli' giudiziari per condurla alla morte...
Nel silenzio della sera il mistero si infittisce, i dubbi crescono.
Sulla parete della stanza sono incorniciate tante Eluane, belle,
sorridenti, giovani, piene di vita, maliziose, allegre, spensierate:
crudele guardare quelle foto e chiedersi in che piega è nascosto oggi
il sorriso di diciassette anni fa. Eluana - la sua anima - gioca a
nascondino ma da qualche parte c'è. Che cosa ha vissuto in sé Eluana di
questa ennesima giornata? Che cosa ha avvertito? A volte ha sussultato,
altre ha sospirato, talvolta ha persino teso la bocca in un sorriso, ma
era poi un sorriso? Inutile farsi domande, impossibile darsi risposte,
Eluana è viva e questo basta.
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Luca Bigolin
luca.bigolin at 99studio.it
www.baccobar.wordpress.com
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