Comunicato stampa: Contratto di servizio RAI così non va!




Contratto di Servizio RAI: così non va!

Segnano un netto arretramento, per le persone con disabilità, le linee
guida del Contratto di Servizio RAI 2007-2009, presentate dal ministro
delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. Si torna infatti a parlare di persone
«che hanno bisogno» e di «trasmissioni dedicate», continuando ad ignorare i
tanti passi in avanti fatti dal movimento internazionale della disabilità,
a partire dalla Convenzione approvata dall'ONU lo scorso anno


Il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni ha presentato il 17
gennaio, dinanzi alla Commissione Parlamentare di Vigilanza, le linee guida
del Contratto di Servizio RAI 2007-2009, sottolineando nel suo intervento
la necessità di «fare più servizio pubblico, in particolare per le fasce di
cittadini che ne hanno più bisogno: dai minori, ai disabili».

In realtà, se pensiamo ai princìpi generali che hanno ispirato la
Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità - adottata
dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 13 dicembre scorso senza
lasciare praticamentetraccia sugli organi d'informazione italiani - non
vengono citati cittadini «che hanno bisogno», ma viene bensì posto
l’accento sulla «piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella
società» delle persone con disabilità.
E del resto lo slogan del movimento internazionale impegnato da anni nella
tutela dei diritti delle persone con disabilità è proprio Nulla su di Noi
senza di Noi, come recentemente ricordato dalla FISH (Federazione Italiana
per il Superamento dell’Handicap) allo stesso ministro Gentiloni, in una
lettera aperta rimasta senza risposta.
Ma nonostante tutto ciò, le persone con disabilità continuano ad essere
escluse dai momenti decisionali, subendo scelte pensate per persone che
hanno bisogno e non fatte insieme a chi per anni è stato discriminato;
questo nel pieno rispetto di un approccio medico alla disabilità che
sarebbe invece compito del servizio pubblico tentare di scardinare
nell’opinione pubblica, in favore di un modello sociale della disabilità
basato sui diritti umani.
Non ci sono altri modi, infatti, per interpretare il perché, da parte del
Ministero delle Comunicazioni, non sia sentito il bisogno di organizzare
alcun momento di confronto con le realtà dell’associazionismo - che
rappresentano in Italia migliaia di famiglie di persone con disabilità- in
fase di stesura del nuovo Contratto di Servizio, che si presenta infatti
palesemente inadeguato.

Già il contratto precedente, ad esempio, parlava di programmi contenitori
che avrebbero dovuto trattare di tematiche di interesse generale, al cui
interno sarebbe dovuta confluire, senza traumatici cambi di tono (dal
superomismo alla cronaca), la presenza di persone con disabilità in
trasmissione o la trattazione di tematiche relative alla disabilità.
Sarebbe dunque stato auspicabile che tale concetto venisse ribadito,
insieme ad un’attenzione rinnovata ai linguaggi appropriati, in modo da
favorire una corretta rappresentazione della disabilità nei media. Il
sentiero su cui procedere, del resto, è ben sintetizzato nel Codice Etico
Linguistico sulla Disabilità stilato dal Segretariato Sociale RAI.
Ebbene, nel Contratto 2007-2009 di questo non vi è traccia; si torna bensì
a parlare, in maniera quanto mai preoccupante, di «trasmissioni dedicate»,
definizione, questa, già inclusa nelle linee guida approvate dall’Autorità
per le Garanzie nelle Comunicazioni e che nel testo del contratto viene
puntualmente ribadita all’articolo 4.
Anche l’articolo 8, poi, specificamente riguardante la programmazione
dedicata alle persone con disabilità, risulta poco incisivo e ben lontano
dal poter favorire il superamento di atavici pregiudizi che secoli di
esclusione hanno radicato nell’opinione pubblica. In tale testo, infatti,
vengono ignorate tutte le cosiddette cross-disability issues, ovvero le
questioni di fondo che riguardano qualsiasi tipo di disabilità,
concentrandosi unicamente sull’accessibilità alla programmazione
televisiva, settore, tra l'altro,nel quale il nostro Paese è ancora ad uno
stadio di arretratezza, ma a cui non può certo esclusivamente riferirsi un
documento di questa portata.

In confronto quindi a quanto si legge nel Contratto di Servizio RAI
2003-2005, e cioè che «La RAI, nel ribadire il proprio impegno di
produzione e di programmazione nell'ambito e nel rigoroso rispetto delle
normative antidiscriminatorie del Trattato di Amsterdam e delle risoluzioni
del Forum Europeo delle persone disabili di Madrid, dedica particolare
attenzione alla promozione culturale per l'integrazione delle persone
disabili e il superamento dell'handicap», la distanza è davvero abissale.

In conclusione, arrivare a rimpiangere - anche se per una specificità - un
periodo percui si è arrivati a parlare di «vera emergenza democratica
sull'informazione», non attribuisce certo un lustro particolare a questo
provvedimento, a riguardo del quale la FISH, a nome delle 36 associazioni
ad essa aderenti, «ha chiesto un urgente momento di confronto, per
arricchire e integrare un piano che allo stato attuale potrebbe spingere
migliaia di famiglie a forme di protesta tali da arrivare a quello sciopero
del canone spesso populisticamente agitato».


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