Sommario As 11/06



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Animazione Sociale
Mensile per gli operatori sociali
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MENSILE PER GLI OPERATORI SOCIALI


SOMMARIO DI NOVEMBRE 2006

INTERVISTA
Se non c'è più la cittadella
Come la società della vulnerabilità cambia il modo di pensare gli interventi
Intervista a Nicola Negri a cura di R. Camarlinghi e F. d'Angella
L'idea di partecipare alla costruzione di una cittadinanza forte e
protettiva ha permeato il vissuto del lavoro sociale nella società
industriale del dopoguerra. Generazioni di operatori sono cresciute con
l'idea che vi fosse una «cittadella sicura» dentro cui portare le persone
che, per varie ragioni, si trovavano «fuori». E l'inquietudine nasce oggi,
che un modello di cittadinanza così forte non sembra più proponibile. Forse
non si è pensato a sufficienza alle conseguenze che l'avvento della società
della vulnerabilità ha sul lavoro degli operatori. Che cosa implica agire
in contesti che non offrono più le sicurezze di un tempo?
STUDI
Riscoprire i legami sociali solidali
Un nuovo modello di welfare per una società in cambiamento
Stefano Tomelleri
Sempre più spesso si assiste a un indebolimento delle istituzioni, che con
i propri valori e significati orientano l'agire sociale, e all'affermazione
dell'individuo come categoria singolare e soggettiva. Un diffuso sentimento
di incertezza, spinte ipercompetitive e un risentimento radicato sono le
conseguenze più evidenti. Ma le trasformazioni in corso possono anche
essere occasioni di crescita personale e sociale. Condizione essenziale è
connotare il sistema di welfare di un pregnante impegno civile ed etico,
ripensando il  ruolo degli attori sociali che compongono il sistema dei
servizi.
PROSPETTIVE
Lavoro di strada: parcheggio o laboratorio di città?
Il punto sull'azione educativa con i gruppi informali di adolescenti
A cura di Ludovico Grasso
A fronte di una pur ampia diffusione di esperienze e progettualità, il
senso del lavoro in strada con i giovani appare oggi in crisi e gli
operatori che vi sono impegnati, anziché sentirsi parte di un percorso
significativo e rilevante per la comunità, avvertono un senso di
irrilevanza nei loro interventi e una scarsa legittimazione sociale.
Eppure, lavorare all'interno di quel «laboratorio di città» che è la strada
significa pensare il lavoro di strada e la strada stessa come luogo ad alta
densità pedagogica, ricco di possibilità di dare forma a processi di
decostruzione e ricostruzione della città.
INSERTO
Declinazioni dell'educare
Educare a quale autonomia?
* Autorità e potere a scuola
* Scuola: solo un generico self-service dell'istruzione?
* Disegnare traiettorie educative
R. Andreoni, F. Chiarle, E. Curioni, E. Enriquez, A. Marchesi, M. Vicedomini
Nessun alchimista sembra finora avere trovato la formula per formare un
essere autonomo costringendolo nello stesso tempo nelle norme sociali,
rendendolo eteronomo. Si tratta di una questione che affonda le sue radici
nell'ambivalenza costitutiva dell'educare in sé: si educa per trasformare i
ragazzi in buoni cittadini capaci di rafforzare il legame sociale, oppure
si agisce avendo di mira il dispiegamento delle loro capacità ancora in
germe, auspicando, ma in seconda istanza, una ricaduta positiva di queste
abilità in termini di legame sociale? Del resto, l'attuale mandato
socioeconomico sembra chiedere all'educazione di formare uomini docilmente
adeguati al nuovo corso oggettivante della riproduzione sociale. Ma allora,
educare a quale autonomia?
ESPERIENZE
Adolescenti e spazio pubblico
Esercizi di socializzazione alla democrazia in un centro di aggregazione a
Salerno
Maurizio Merico
Tra gli adulti è diffuso il timore - o forse il luogo comune? - che le
giovani generazioni, in particolare quelle collocate nelle posizioni più
marginali, siano sempre meno capaci di interiorizzare le regole della
deliberazione democratica, di farsi carico della responsabilità verso ciò
che è condiviso. Ma le cose stanno proprio così? Offrire a ragazzi, anche a
quelli in situazioni di «disagio», la possibilità di appropriarsi di spazi
in cui esprimere la propria soggettività, promuovendo contestualmente un
percorso di socializzazione alla gestione collettiva degli stessi, può
riservare interessanti sorprese.
METODO
Il teatro «sociale» come esperienza trasformativa
Fare teatro tra passione dell'incontro e mediazione socioeducativa
Renato Perina
Partire dall'esperienza di vita delle persone per sviluppare livelli di
esistenza ulteriori e molteplici. Scuotere le coscienze e liberare le menti
dall'unidimensionalità per cogliere le asimmetrie, le discontinuità e le
contraddizioni. Il teatro «sociale» cerca di affrancare le persone dal
limite del ruolo che le istituzioni tendono ad assegnare loro e di farle
fluttuare liberamente. Parla innanzitutto a coloro che ne sono coinvolti
per rilanciare un sentire comune più allargato: ciascuno, infatti, in
quell'umanità rappresentata può riconoscere qualcosa che lo riguarda
intimamente.
STRUMENTI
Giovani per quale volontariato?
Interazioni tra giovani e mondo del volontariato per una democrazia partecipata
Genoveffo Pirozzi
Cosa succede quando un giovane che decide di impegnarsi a favore di altri
incontra un'associazione di volontariato? quali meccanismi si attivano
dall'interazione tra le motivazioni dei ragazzi all'agire volontario e gli
orientamenti socioculturali delle associazioni? Sicuramente si può
incrementare il benessere psicosociale della collettività. Si innescano,
infatti, processi di democrazia partecipata, si consolidano comunità
solidali e si realizzano esperienze trasformative per le organizzazioni, le
singole persone coinvolte e i contesti territoriali di appartenenza.
WALKIE-TALKIE
* Soggettività emotivamente sollecitate
Rosa Foscaro, Patrizia Sartori
* Andare oltre l'idea radicale di cambiamento
Paola Schiavi
DIARI
* Succede un bel giorno il salto di qualità
Rosalba Conserva
* Grazie per la soluzione, Dylan Dog!
Gianluca Seimandi
* Talvolta basta una battuta
Alain Goussot



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