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Itaca alla Commissione Sanità del Senato : "Giù le mani dalla 180" (464)
- Subject: Itaca alla Commissione Sanità del Senato : "Giù le mani dalla 180" (464)
- From: Fabio Della Pietra <f.dellapietra at itaca.coopsoc.it>
- Date: Thu, 16 Feb 2006 20:55:56 +0100
Giù le Mani dalla 180 www.itaca.coopsoc.it La promozione della dignità umana non si attua attraverso i CPT e la riforma della legge Basaglia. In queste ultime settimane il tema della 180, di una sua presunta inadeguatezza e di una altrettanto presunta necessità di contro-riforma è tornato alla ribalta. Prima con le affermazioni del ministro alla Salute, Francesco Storace, che ha espresso la volontà di modificare la legge Basaglia. Martedì 14 febbraio con l'approvazione, da parte della 12^ Commissione Igiene e Sanità del Senato, della relazione conclusiva dell'indagine conoscitiva sull'applicazione della legge. I lavori della Commissione, relatrice Rossana Boldi (Ln), hanno visto l'approvazione del documento. A favore la maggioranza, critiche le opposizioni del centro-sinistra, anche se con un atteggiamento che suscita, a dir poco, alcune perplessità. La 180 è una legge "intrinsecamente incompleta", che "è stata parzialmente superata" e che a trent'anni dalla sua approvazione ha bisogno di essere modificata per realizzare "una vera riforma dell'assistenza psichiatrica". È quanto si afferma nella relazione conclusiva dell'indagine conoscitiva sull'applicazione della legge, approvata ieri dalla Commissione Sanità del Senato. Che dire se non che avremmo preferito si fosse parlato di salute mentale, ma così non avviene da tanto tempo. Forse addirittura dal 1978, anno in cui quella legge venne approvata dal Parlamento italiano praticamente all'unanimità. Giova ricordare allora, ai tanti che lo hanno dimenticato, che la legge 180 è una legge quadro. Indica dei principi di base che si rifanno al diritto di cittadinanza per tutti, principi base per l'applicazione locale-territoriale della stessa. Questo principio, oggi, è ancor più importante non solo per le conseguenze della devolution, che demanda ad ogni Regione le competenze in materia di sanità, ma soprattutto per il contatto-confronto-accoglienza di diverse popolazioni ed etnie che giungono in Italia. Un principio che, almeno fino a quando sarà possibile secondo i dettati della Costituzione, persegue fini di accoglienza e integrazione. Fini che tuttavia paiono essere messi in discussione non solo dalla volontà di contro-riforma della legge 180, ma anche da azioni che vogliono recludere nelle gabbie centinaia di migranti 'colpevoli' solo di non avere i documenti in regola. I cosiddetti Centri di Accoglienza Temporanea (CPT), come quello di prossima apertura nella regione Friuli Venezia Giulia a Gradisca d'Isonzo (Go), il più grande d'Italia, altro non sono che moderni supercarceri-lager. Luoghi di reclusione come i manicomi d'altri tempi, che vanno contro i più elementari diritti delle persone. Siano esse migranti senza documenti o sofferenti di disagio mentale. Imperativo della società civile è dire no ai nuovi lager, no ai nuovi manicomi temporanei, no alla contro-riforma della legge 180. La Cooperativa sociale Itaca, facendo proprie le considerazioni espresse dall'Assemblea di LegacoopSociali del Fvg, a suo tempo decise di non partecipare alla gara d'Appalto per la gestione dei servizi all'interno del CPT, ritenendo che la mission della cooperazione sociale, proprio in quanto pone come prioritaria la promozione della dignità umana, sia in contrasto con la gestione di questo tipo di Centri. Mentre oggi la Cooperativa Minerva di Savogna d'Isonzo, aggiudicataria dell'appalto, sembra sorda ad ogni richiamo sulla incongruente gestione di questo moderno supercarcere-lager da parte di una struttura cooperativa, ci chiediamo come possa un socio di una cooperativa trasformarsi in secondino per aprire-chiudere le centinaia di porte delle celle del CPT, passaggi, gabbie esterne, cortili che segnano l'isolamento continuo delle persone, recluse senza alcun processo o sentenza che le condanni. I diritti dei migranti vanno riconosciuti, così come vanno riconosciuti i diritti delle persone sofferenti di disagio mentale. Ancora oggi la "malattia mentale" è diversa, viene trattata in modo diverso, considerata in modo diverso, espressa in modo diverso nei diversi Paesi. Nella nostra Italia la diversità del trattamento caratterizza oltremodo la realtà della sofferenza mentale. Perché alla legge 180 non sono seguite norme applicative, tanto meno indicazioni certe delle fonti di finanziamento. I due progetti obiettivo per la salute mentale sono arrivati fino al 2000, hanno dato importanti linee guida ma non esiti concreti a problemi collettivi. Hanno creato una chimera, che è quella del 5% delle risorse della sanità destinato alla salute mentale, d'accordo ente pubblico, familiari, cooperative sociali, volontari. Il risultato è oggi una mappa variegata, una legge applicata ancora a macchia di leopardo. A seconda di dove nasce o risiede, chi soffre di disagio mentale ha la (s)fortuna di avere risposte che vanno, a seconda dei casi, dal 2 al 5 % del budget dell'Azienda sanitaria di riferimento. Avere risorse significa disporre di servizi, strutture residenziali a diverso grado di protezione, centri diurni attivi e attenti, oppure stanzoni dove si viene parcheggiati. Centri di salute mentale aperti sulle 24 ore o per qualche ora al giorno, reparti di diagnosi e cura ben integrati negli ospedali civili o chiusi, negati e fatiscenti. Avere risorse significa altresì poter attuare inserimenti lavorativi, fornire supporto alle famiglie in modo individualizzato e mirato, non a pioggia, dove chi più ha più prende. Le forze del centro-sinistra si sono opposte al documento presentato in Commissione Sanità del Senato dalla relatrice Boldi. Ma in maniera poco convinta e convincente. Il senatore Mascioni (Ds) ha criticato l'opportunità politica riguardo l'approvazione di un documento su una materia di tale rilievo dopo lo scioglimento delle Camere, sottolineando l'eccessiva rapidità dell'indagine e la mancanza di un adeguato confronto con le Regioni. I limiti della 180, ha detto ancora Mascioni, risalgono all'inadeguatezza della sua applicazione sul territorio. La macchia di leopardo, appunto. La senatrice Baio Dossi (Margherita) ha ritenuto inopportuno procedere alla votazione del documento conclusivo in Commissione, anche perché sulla questione della riforma della legge Basaglia la stessa maggioranza, nel corso dell'attuale legislatura, ha evidenziato posizioni alquanto eterogenee. Presso la Camera dei deputati (Commissione XII Affari sociali e Comitato Ristretto) si è registrata in questi anni una vera e propria spaccatura all'interno delle stesse forze di maggioranza nel corso dell'esame delle molteplici versioni del ddl presentato dall'on. Burani Procaccini. Proposte sulle quali, peraltro, la stragrande maggioranza degli operatori del settore pubblico, del privato sociale, delle associazioni dei familiari si sono espressi negativamente in più occasioni. Forti perplessità suscita, tuttavia, l'atteggiamento della rappresentante della Margherita quando afferma di non disconoscere pregiudizialmente l'opportunità di una modifica della legge 180. Perché non applicare uniformemente, per una buona volta, la legge Basaglia su tutto il territorio italiano? Perché non seguire le indicazioni dell'ex sottosegretario Antonio Guidi: "I genitori hanno bisogno di servizi, denaro e solidarietà. La legge Basaglia è una delle più importanti mai scritte nel nostro Paese". Forse, allora, Guidi ha ragione quando dichiara che tale discussione nasconderebbe non sani propositi ma solo interessi privati? E' forse nel giusto quando afferma che "chi oggi li rimpiange (i manicomi, ndr) o è in malafede o ha interessi personali forti!". I problemi veri sono, sempre secondo Guidi, "i servizi non reggono, perché sono sotto organico di ben 70mila unità. Esistono, poi, fortissime pressioni delle case di cura private, che potrebbero avere miliardi di euro per l'accreditamento". "Le famiglie -ancora Guidi- hanno bisogno di servizi, di denaro e di solidarietà. Per il resto nella legge c'è tutto". Il problema vero è che, in tutti questi anni, la legge 180 non è mai stata applicata concretamente. Neppure da parte delle forze politiche (anche quelle di centro-sinistra) che oggi la sostengono. Ma spesso solo a parole. Ecco allora che l'Unione, nel suo programma di governo, affronta il tema del welfare e della salute mentale. "Il tentativo ricorrente di ritorno al passato e di ri-manicomializzazione della salute mentale -si legge in un estratto del programma di Governo dell'Unione 'Per il bene dell'Italia'- va respinto applicando per intero la legge 180. Siamo per il superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari e di ogni altra forma di manicomialità e di contenzione meccanica e farmacologia, così come della pratica dell'elettroshock. La legge 180 ha posto fine allo statuto speciale per le persone con disturbo mentale e ha aperto un campo di possibilità e di diritti che deve essere riattraversato con coerenti indicazioni programmatiche alle Regioni e la messa in campo di risorse adeguate. Si dovrà operare per la diffusione in tutte le regioni di forme organizzative che hanno dato risultati d'eccellenza e attivare progetti finalizzati nelle situazioni più critiche. Il sistema dei servizi deve essere radicato nei territori, integrato con l'area sociosanitaria, capace di andare incontro ai bisogni reali, per assicurare la presa in carico, la continuità terapeutica e assistenziale. Promozione e valorizzazione del protagonismo delle stesse persone con disturbo mentale deve rappresentare un forte obiettivo di prospettiva. Si dovrà sostenere la partecipazione delle associazioni dei familiari con aiuti concreti alle famiglie e favorire conoscenza e forme di auto aiuto. Dovrà essere riattivato il ruolo delle cooperative sociali nei progetti di vita, di integrazione lavorativa e di recupero di contrattualità sociale delle persone con disturbo mentale". Il centro-sinistra si impegni concretamente, con i fatti. Fino ad oggi la legge Basaglia è stata applicata in Italia a macchia di leopardo, con servizi per la salute mentale sovente inadeguati, con sperequazioni di budget (la chimera del 5% della spesa sanitaria) evidenti tra le regioni e tra territori di una stessa regione. Non basta rilanciare di tanto in tanto l'opposizione a ogni privatizzazione della sofferenza mentale. Lo stesso Forum Nazionale della Salute Mentale, riunitosi recentemente a Milano, ha sottolineato come "la legge è sostenuta da un ampio schieramento politico, trasversale a quasi tutti i partiti. Però notiamo che, a fronte di dichiarazioni costantemente espresse in difesa della legge, non si registrino comportamenti altrettanto coerenti". Come espresso dal Forum, se appare comprensibile l'atteggiamento da parte di chi critica apertamente la 180 e ne vuole modificare il testo, non lo è certo da parte di chi "si schiera politicamente, culturalmente e tecnicamente a favore della legge ma non addotta comportamenti adeguati, provvedimenti coerenti, politiche organiche e strumenti amministrativi idonei all'effettiva applicazione della legge". Inadeguatezza che "offre argomenti non di poco conto agli oppositori della legge". E' necessario che ci si impegni per un nuovo modello rivolto alla salute mentale, adeguato alla realtà odierna. Le richieste del Forum ai presidenti delle Regioni italiane, concretizzate attraverso un decalogo, non possono che essere appoggiate e condivise. Siano anche le Regioni a muoversi con i fatti, a farsi carico delle loro responsabilità, ad opporsi ai nuovi manicomi privati post 180. Ribadiamo la nostra posizione contro i nuovi Lager e contro l'ennesima ipotesi di riforma della 180. La legge Basaglia non va cambiata, ma applicata con uniformità in tutto il territorio italiano. Vanno tutelati i diritti delle persone, siano esse migranti o sofferenti di disagio mentale, o persone deboli ed in difficoltà. La società civile non ha bisogno dei CPT, tanto meno di quelli gestiti, come nel caso di Gradisca d'Isonzo, da cooperative che hanno 'dimenticato' la loro mission prioritaria: la promozione della dignità umana. Fabio Della Pietra Ufficio stampa Cooperativa Itaca - Pordenone www.itaca.coopsoc.it Prot. 464
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