Pordenone - Maggiore attenzione per la salute mentale (786)



Salute mentale a Pordenone, calo delle risorse e promesse non mantenute
Serve maggiore attenzione per la salute mentale


Tagliati i fondi per la salute mentale a Pordenone. La Cooperativa Itaca si
unisce alle voci di protesta del presidente dell'Aitsam pordenonese,
Giovanni Moroldo, e del responsabile del Dipartimento di salute mentale di
Pordenone, Angelo Cassin.

<http://www.itaca.coopsoc.it>www.itaca.coopsoc.it

"In riferimento agli interventi apparsi nei giorni scorsi relativamente
alla salute mentale a Pordenone, non possiamo che unirci alle voci di
critica e protesta" -afferma Ardea Moretti, responsabile dell'area
psichiatria della Cooperativa Itaca di Pordenone-. Numerosi i "nodi
critici" sollevati.

Le criticità. "Il reparto di diagnosi e cura è inadeguato e fuorilegge
-afferma la Moretti-, manca almeno un altro Centro di salute mentale che
sia aperto sulle 24 ore, festivi compresi. Inoltre i posti nelle strutture
d'accoglienza residenziali sono pochi".

Riguardo alla questione degli inserimenti lavorativi la rappresentante di
Itaca ribadisce che gli stessi sono "sempre più difficoltosi". Di più "il
personale pubblico è in costante calo numerico, e presenta un elevato grado
di turn-over".

Salute mentale, calo delle risorse costante. "Nonostante la buona volontà e
gli effettivi sforzi individuali, il costante calo delle risorse
-sottolinea la Moretti-, peraltro da tempo denunciato dal Forum regionale
per la salute mentale, e che tocca anche se in misura diversa tutte le
Aziende sanitarie della regione, non permette di raggiungere quei buoni
risultati che altrimenti, data la ricchezza delle idee e delle pratiche
presenti, si potrebbero avere". Un calo delle risorse che "non permette
ovviamente di dedicare la dovuta attenzione alle attività di prevenzione,
di lotta allo stigma, di diffusione di una cultura per la sofferenza
mentale" -ricorda la responsabile del settore psichiatria della Cooperativa
Itaca.

Promesse per la salute mentale non mantenute. "Altri due spunti: la
discordanza tra le promesse, fatte anche ad autorevoli livelli politici, di
dedicare più attenzione alla salute mentale -afferma la Moretti-, tendendo
sempre più al fatidico 5% di risorse sanitarie dedicato a questo campo, e
quello che i cittadini poi verificano".

Tagli alla salute mentale, con conseguenze a cascata sui cittadini
sofferenti. "Altre difficoltà si aggiungono in conseguenza ai tagli dei
finanziamenti che si registrano anche nel comparto cosiddetto del 'sociale'
-prosegue Ardea Moretti- , che limitano i sussidi, i contributi per la
corresponsione di eventuali rette, le borse lavoro e quant'altro. Per gli
aiuti delle persone in difficoltà e con sofferenza mentale, quindi, va
considerato che il calo dei fondi è ben maggiore di quello relativo alla
sanità".

Cooperative sociali 'a rischio'. "In questo quadro le Cooperative sociali
-afferma la rappresentante di Itaca-, sia che gestiscano attività in
appalto, sia che operino con altri tipi di interventi, si trovano sempre
più strette e in difficoltà, rischiando di scivolare dal servizio 'a favore
e con' le persone con sofferenza mentale, alla semplice fornitura di mano
d'opera, possibilmente a basso costo. La riduzione delle risorse, infatti,
dando per scontato il mantenimento di un buon livello nella qualità del
servizio -conclude Ardea Moretti della Cooperativa Itaca-, rischia non solo
di rendere difficoltosa l'applicazione del contratto nazionale di lavoro,
ma di comportare, come conseguenza, minor formazione, minor attenzione al
territorio ed ai vari attori della rete sociale".

Nei giorni scorsi, attraverso le pagine de Il Gazzettino, voci di protesta
si erano levate in merito al taglio dei fondi per la salute mentale a
Pordenone.

"Mancanza di attenzione, di fondi e di contributi regionali - aveva
sottolineato Giovanni Moroldo, presidente dell'Associazione italiana tutela
salute mentale - stanno aggravando la situazione". Nel 2004 sono state ben
3 mila e 600 le persone che si sono rivolte al Dsm di Pordenone in cerca di
sostegno e di cure.

Ma "nella nostra provincia e anche in Regione non c'è attenzione verso il
problema del disagio mentale, su più fronti -aveva affermato Angelo Cassin,
responsabile del Dsm di Pordenone-. Per esempio, nel Pordenonese è rimasta
inapplicata la legge numero 68, quella che supera il collocamento
obbligatorio per lista, la quale prevede che il disagiato sia inserito
sulla base delle sue disabilità e caratteristiche nei luoghi di lavoro. Le
aziende, per contro, pena la sanzione, dovrebbero riservare una percentuale
di posti ai disagiati, elencando le abilità caratteristiche richieste dal
posto da ricoprire. Ma sono pochissime quelle che lo hanno fatto e la
Provincia, alla quale spetta il compito del controllo, è ancora latitante.
E se il disagiato non lavora non migliora e resta sulle spalle del Dsm".

"Le risorse complessivamente destinate al Dsm -aveva poi proseguito
Cassin-, che per il 2004 sono state di 10.135.911,72 euro a fronte di un
bacino d'utenza di 293.709 abitanti, appaiono fortemente ed
ingiustificatamente sottodimensionate se confrontate con i 15.850.000 euro
a fronte di 242.620 residenti di cui dispone il Dsm dell'ASS 1. Con un
bacino che è maggiore del 27\%, il Dsm dell'Ass 6 spende dunque il 64\% del
Dsm triestino. La spesa pro capite all'ASS 6 è di 34,51 euro, contro i
65,32 di quella triestina".


Fabio Della Pietra
Ufficio stampa
Cooperativa Itaca - Pordenone

Prot. 786