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Due generali Usa rivelano: attacco all'iraq in novembre
Iraq: 30/08/02 - 08:54:21 da M.Cochi
Il quotidiano israeliano "Maariv" ha riportato ieri la notizia che entro la
fine di novembre gli Stati Uniti attaccheranno l'Iraq.
L'avvertimento sarebbe arrivato da due generali delle forze armate americane
nel corso di una visita effettuata, nell'arco delle scorse settimane, in
Israele allo scopo di ispezionare i depositi di munizioni, i pezzi di
ricambio, e lo stato dei magazzini di materiale bellico che le forze armate
Usa hanno nel paese. Secondo quanto riporta il giornale, i due generali, uno
dei quali sarebbe il comandante del quinto corpo d'armata dell'esercito
statunitense, nel corso di un'ampia relazione hanno reso noto ai colleghi
israeliani che l'obiettivo dell'attacco sarà di provocare il crollo del
regime al potere in Iraq e l'uccisione del presidente Saddam Hussein.
L'offensiva dovrebbe avere inizio con un massiccio attacco aereo e navale e
col lancio di paracadutisti americani dentro l'Iraq al fine di arrivare
nelle località dove si sospetta che potrebbe essersi nascosto il rais.
Nelle stime americane l'operazione durerà alcune settimane e in ogni caso
non si concluderà prima della liquidazione dell' attuale regime iracheno.
Gli ufficiali avrebbero assicurato che Israele sarà tenuto tempestivamente
informato dell'operazione e che le truppe americane faranno tutto il
possibile per occupare al più presto le località dalle quali l'Iraq potrebbe
essere in grado di lanciare missili contro Israele.
Nel corso di una di queste ispezioni uno dei due generali avrebbe detto ad
alcuni ufficiali israeliani che «il presidente George W. Bush questa volta è
deciso a uccidere Saddam Hussein, a differenza del padre che nella guerra
del Golfo del 1991 non ci riuscì».
La preoccupante notizia segue la dichiarazione dei giorni scorsi del
segretario alla difesa Donald Rumsfeld,che ha affermato che gli Stati Uniti
sono decisi a provocare la caduta di Saddam Hussein anche se dovessero agire
da soli e senza un sostegno internazionale.
Intanto da Johannesburg, giunge la notizia che l'Iraq proseguirà ad
esportare greggio anche nel caso di un attacco militare da parte degli Stati
Uniti. "Naturalmente continueremo ad esportare il nostro petrolio", ha
dichiarato il ministro della Pianificazione Hassan al-Khattab a margine del
vertice sullo sviluppo sostenibile in corso nella città sudafricana.
Secondo al-Khattab, una guerra avrebbe gravi conseguenze sull'economia
mondiale "perché i prezzi del petrolio salirebbero": già solo il dibattito
sul possibile conflitto ha fatto salire i prezzi da 23 a 30 dollari a
barile, ha notato il ministro, "se attaccheranno l'Iraq, i prezzi
aumenteranno sensibilmente".
Al momento i governo Berlusconi si trova ad essere praticamente l'unico
governo europeo ad avere una linea di appoggio incondizionato agli Stati
Uniti in caso di attacco.
Secondo molti esperti del settore finanziario e petrolifero , se da un lato
la continua tensione sui piani USA contro Saddam contribuisce a tenere
"vivo" il mercato del petrolio, con benefici sui prezzi di cui si
avvantaggiano anche le imprese petrolifere italiane, dall'altro lato
l'isolamento del governo italiano sulla questione potrebbe essere pagato a
caro prezzo nel prossimo futuro dalle nostre aziende che operano nei paesi
mediorientali e nel nordafrica