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Fw: Manifesto di Umberto Eco
- Subject: Fw: Manifesto di Umberto Eco
- From: "Lilly" <lilly65 at tin.it>
- Date: Sun, 18 Aug 2002 11:05:39 +0200
----- Original Message ----- From: "Stam Sofer" <fsu at ipsnet.it> To: <rimongroup at topica.com> Sent: Saturday, August 03, 2002 9:46 AM Subject: Manifesto di Umberto Eco > > Gli italiani sono antisemiti? > _______________________________ > > L'Italia ha dato un eccellente contributo all'antisemitismo > intellettuale. Oggi antichi focolai trovano terreno di coltura in forme > di razzismo di rozzo stampo neoceltico > ____________________________________________________ > > In occasione della profanazione delle tombe ebraiche a Roma è stata > polemicamente ricordata la frase dell'onorevole Casini, secondo il quale > in Italia l'antisemitismo è meno radicato che in altri paesi. Credo che > occorra tracciare una distinzione tra antisemitismo intellettuale e > antisemitismo popolare. L'antisemitismo popolare è antico quanto la > Diaspora. Nasce da una istintiva reazione delle plebi verso gente > diversa, che parlava una lingua ignota che evocava riti magici; gente > abituata a una cultura del Libro, così che gli ebrei imparavano a > leggere e scrivere, coltivavano la medicina, la mercatura, il prestito, > da cui il risentimento nei confronti di questi "intellettuali". > L'antisemitismo contadino in Russia, aveva queste radici. > > Certamente pesava la condanna cristiana del popolo "deicida", ma infine > anche lungo il Medioevo tra intellettuali cristiani e intellettuali > ebraici c'era un rapporto (privato) di mutuo interesse e rispetto. Per > non dire del Rinascimento. Le masse disperate che seguivano le crociate > e mettevano a ferro e fuoco i ghetti, non si appoggiavano su fondamenti > dottrinali, ma seguivano impulsi di saccheggio. > > L'antisemitismo intellettuale quale lo conosciamo oggi nasce invece nel > mondo moderno. Nel 1797 l'abate Barruel scrive i "Mémoires pour servir à > l'histoire du jacobinisme" per mostrare come la rivoluzione francese > fosse un complotto templare e massonico, e più tardi un certo capitan > Simonini (italiano) gli fa notare che dietro alle quinte agivano > soprattutto i perfidi giudei. Solo dopo quel punto inizia la polemica > sull'internazionale ebraica e i gesuiti se ne impadroniscono come > argomento contro le sette carbonare. Questa polemica fiorisce in tutta > Europa, ma trova il terreno più fertile nell'ambiente francese, dove ora > si tratta di additare nella finanza ebraica un nemico da battere. La > polemica è certo nutrita dal legittimismo cattolico, ma è in ambiente > laico (e in un gioco di servizi segreti) che prendono lentamente forma, > partendo da un falso di origine, i famigerati "Protocolli dei saggi > anziani di Sion", poi diffusi nell'ambiente zarista russo e infine fatti > propri da Hitler. > > I Protocolli sono stati elaborati riciclando materiale da romanzo > d'appendice, e rivelano da soli la loro inattendibilità, perché è poco > credibile che dei "cattivi" esprimano in modo così svergognato i loro > malvagi progetti. I Savi dichiarano persino che intendono incoraggiare > lo sport e la comunicazione visiva per rimbecillire la classe > lavoratrice (e quest'ultimo tratto sembra più berlusconiano che > ebraico). Eppure, per rozzo che fosse, si trattava di antisemitismo > intellettuale. > > Si può consentire con l'onorevole Casini e dire che l'antisemitismo > popolare italiano è stato meno forte che in altri paesi europei (per > varie ragioni socio-storiche, e persino demografiche) e che infine la > gente comune si è opposta alle persecuzioni razziali aiutando gli ebrei. > Ma in Italia è fiorito l'antisemitismo dottrinale gesuitico (si pensi > solo ai romanzi di padre Bresciani) insieme a quello borghese, che alla > fine ha prodotto quegli studiosi e scrittori notissimi che hanno > collaborato all'infame rivista "La difesa della razza", e l'edizione dei > Protocolli introdotta nel 1937 da Julius Evola. > > Scriveva Evola che i Protocolli hanno «il valore di uno stimolante > spirituale» e «soprattutto in queste ore decisive della storia > occidentale non possono essere trascurati o rimandati senza pregiudicare > gravemente il fronte di coloro che lottano in nome dello spirito, della > tradizione, della civiltà vera». > > L'internazionale ebraica è all'origine dei principali focolai di > pervertimento della civiltà occidentale: «liberalismo, individualismo, > egualitarismo, libero pensiero, illuminismo antireligioso, con le varie > appendici che conducono sino alla rivolta delle masse e allo stesso > comunismo». È il dovere, per l'Ebreo «distruggere ogni sopravvivente > resto di vero ordine e di differenziata civiltà... È Ebreo Freud, la cui > teoria s'intende a ridurre la vita interiore a istinti e forze inconsce, > lo è Einstein, col quale è venuto di moda il "relativismo"... Schoenberg > e Mahler, principali esponenti di una musica della decadenza. Ebreo è > Tzara, creatore del dadaismo, limite estremo della degradazione delle > cosiddetta arte d'avanguardia... È la razza, è un istinto che qui > agisce... Questa è ormai l'ora, in cui le forze sorgono dappertutto alla > riscossa, perché ormai il volto del destino a cui l'Europa stava per > soggiacere si è reso chiaro... Che l'ora del "conflitto" le trovi > raccolte in un unico blocco ferrato, infrangibile, irresistibile». > > L'Italia ha dato il suo eccellente contributo all'antisemitismo > intellettuale. È però solo oggi che una serie di fenomeni fanno pensare > a un nuovo antisemitismo popolare, come se antichi focolai antisemiti > trovassero un terreno di coltura in altre forme di razzismo di rozzo > stampo neo-celtico. Prova ne sia che le fonti dottrinali sono sempre le > stesse: basta visitare alcuni siti razzisti in Internet, o seguire la > propaganda antisionista nei paesi arabi, e si vede che non si trova mai > di meglio che riciclare ancora quella buffonata che sono i Protocolli. > > Umberto Eco > 01.08.2002 > www.espressonline.it >
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