[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
Genova: pensieri, racconti ed emozioni in rete
ALTRINFORMAZIONE http://www.peacelink.it/altrinformazione
Continiamo a dare come PeaceLink un resoconto di quanto ci arriva dalla
rete. Grazie a tutti per questo servizio di informazione e per i pensieri,
i racconti e le emozioni. Dagli orari dei messaggi si comprende che pochi
hanno dormito e pochissimi hanno dormito tranquilli. Scegliamo la vita,
vinca la nonviolenza, rimanga la speranza.
A.M.
----- 20 luglio 2001
ore 20.01
Un'angoscia tremenda su quel che e' accaduto, accade e accadra' regnera'
nei cuori di molti.
Un'ottima arma che abbiamo, ritengo, per denunciare e protestare su quelli
che possono essere i nostri ideali ed i nostri modelli di mondo, e' la
parola, che se utilizzata con accortezza, misura e determinazione vale
molto piu' di 100 vetrine spaccate o 10 macchine bruciate, che lasceranno
il problema in sospeso.
Davide Cufaro Petroni - Bari
ore 23.13
Siamo Paolo,Sere e Camilla. Scriviamo da Treviso. Non è facile definirti
ciò che proviamo dopo aver visto le immagini di stasera. Eravamo
decisamente attoniti e ci ha pervaso un senso di impotenza. Sai sono ormai
alcuni anni che abbiamo sposato la causa dei poveri servendoci anche di un
gruppo missionario diocesano. Paolo è stato in Tchad. Cerchiamo di
rispettare il nostro prossimo il più possibile abbracciando la filosofia
del commercio equo, del rispetto dell'ambiente ecc. Ma ancora non riusciamo
a capire come per far sentire il grido degli ultimi bisogna usare per forza
la violenza!! Il grido di chi invece a volte sa risolvere i propri problemi
quotidiani con molta più pace e serenità di noi. Il problema che ci poniamo
è: ma chi si comporta così vuole la pace? Oppure vuole solamente scaricare
la sua rabbia e frustazione contro il mondo che seppur ingiusto che sia è
sempre il loro mondo? E' possibile che a chi ci fa della violenza ogni
giorno tagliando spese pubbliche, violando i diritti umani ecc., l'unico
modo per rispondergli sia violenza? E quello che allora ci ha insegnato
Ghandhi vale forse meno di quello che ci ha insegnato il Che? Crediamo sia
arrivato il momento di dare un taglio a tutta questa violenza gratuita!!!!
Noi in questi giorni non possiamo essere lì a Genova ma abbiamo esposto la
bandiera della pace e vorremo che anche gli altri che la pensano come noi
lo facessero, crediamo sia comunque un segnale di contro tendenza.
Pensiamo che le televisioni avranno materiale su cui discutere,
controbattere, analizzare, blaterare... l'Africa oggi è in primo piano, ma
non la sua gente. Non abbiamo ancora sentito parlare dell'Asia, delle sue
vene aperte e delle lotte che sta facendo per continuare ad esistere.
Crediamo serva una presa di coscienza su quello che è il mondo oggi,
crediamo serva il coraggio di lasciare questo benessere (anche se per noi
non è ben essere) per trovare un'altra strada a questo sviluppo.
Grazie perchè ci state informando di cosa sta succedendo e per la
possibilità che ci date di esprimere la nostra opinione.
Un saluto
Ferello Paolo, Camilla
Pavan Serena
Dosson di Casier (TV)
----- 21 luglio
ore 1.40
Messaggio da Reggio Emilia
Oggi sabato 21 Luglio alle 17 in piazza Prampolini presso la tenda della
Rete di Lilliput, presidio silenzioso, in condanna delle violenze avvenute
a Genova.
Ci opponiamo alla trasformazione della lotta per la giustizia economica
in guerra, alla logica delle vendette, alla militarizzazione delle
piazze, che uccidono vite, speranze, e il diritto di manifestare
pacificamente.
Marco Cervino
Rete di Lilliput - nodo di reggio emilia
ore 2.28
Le azioni violente compiute da alcuni a Genova, oltre
che condannabili in se' (almeno dal punto di vista
nonviolento) servono principalmente al G8, perche'
screditano il movimento antiglobalizzazione,
giustificano la repressione e distolgono l'attenzione
dai veri problemi (infatti oggi tutti parlano del
ragazzo morto a Genova invece di parlare di poverta',
lavoro, sanita' ecc.). Oltretutto si tratta di
espressioni di ribellismo irrazionale senza alcun
disegno politico e senza alcuna capacita' di dare
veramente fastidio ai poteri mondiali.
Mi pare inoltre che si dovrebbe cercare qualche
alternativa alle grandi manifestazioni di piazza,
perche' basta troppo poco a farle fallire: e'
sufficiente che entri in azione qualche gruppetto
di violenti ed ecco che di migliaia di persone
pacifiche non parla piu' nessuno.
Beppe Pavoletti (Acqui Terme)
ore 2.47
Gruppo di affinità (Nodo Bologna - Rete Lilliput) - La citta' dell'assurdo.
Una giornata in balia degli eventi....
La giornata è iniziata con tante aspettative e molta partecipazione.
Eravamo a Genova gia' da due gioni ed avevamo preso parte alla
manifestazione dei migranti, una bella manifestazione, viva e molto
partecipata; siamo stati raggiunti dagli altri ragazzi del
nodo bolognese della rete Lilliput in Piazza Manin, dopo i saluti ed
i giri per la piazza tematica abbiamo iniziato le azioni.
Secondo le decisioni prese il giorno precedente dovevamo facilitare
il posizionamento del block fatto dai gruppi di affinita di azione
non violenta che avrebbero tentato di bloccare un accesso alla zona
rossa a Piazza Portello. Abbiamo fatto una perlustrazione della zona
che dopo pochi minuti sarebbe stata percorsa dai gruppi. Siamo
tornati in Piazza Manin all'appuntamento con gli altri gruppi di
affinità, definiti no-block, il cui obiettivo era di fare un sit-in
dinamico, contrapponendo alla zona rossa un altro mondo possibile di
luci, colori e suoni.
Il sit-in sembra tranquillo anche se disorganizzato, ci sono molti
altri che del sit-in non conoscono nulla, parlano con la polizia che
ci sbarra il passo e ci propongono di andare a "baciare" la zona
rossa in fila indiana. Magari appendendo il manifesto, che non sia
provocatorio però. C'è molta gente in piedi, facciamo uno sbarramento
per cercare di oridinare il sit-in. Passa il Pink block a margime, è
una prima conferma: e' chiaro che siamo pochi e mal organizzati
rispetto agli altri. Il blocco di polizia si sposta, ma il trambusto
a piazza Marsala crea agitazione. Si decide di lasciare il sit-in per
tornare alla piazza tematica della Rete Lilliput.
Notizie dal centro stampa dei magazzini del cotone: gruppi di
violenti, vestiti di nero (i "black block"), stanno salendo verso
piazza Manin, la piazza della non violenza. Ad un certo punto
compaiono poche avanguardie, poco dopo altri, ma in tutto non più di
qualche decina. Dopo un breve giro di consultazione, decidiamo di
contrapporci in modo non violento, per impedire che intrappolino i
restanti pacifisti presenti lungo via Assirotti. La strada è
praticamente cieca, tranne due vicoli, e la famigerata grata laggiù
in basso. Ci schieriamo in fila, le mani bianche alzate, e iniziamo
la trattativa. Interviene anche don Benzi. I black capiscono,
promettono di cambiare direzione. Applauso.
Ed ora il caos. Lacrimogeni a pioggia lontano, in mezzo alla piazza,
la polizia sopraggiunge dietro ai black, carica all'improvviso. I
black fuggono per primi, i pacifisti non violenti si radunano ai lati
della strada, le magliette e le mani bianche bene in vista, la testa
ed il viso scoperti. La polizia attacca. Non i black. Sfruttando il
panico indotto dai lacrimogeni si scaglia su di noi, spara ancora
lacrimogeni, ad altezza uomo, ed a questo punto tutti scappano in
ordine sparso. Quindi si cunsuma l'incredibile: le botte piovono su
tutti quelli che si sono accucciati, confidando in un qualche
raziocinio dell'azione della polizia. Tutt'altro: siamo in balia si
un esercito di agenti che, mentre i black continuano a devastare la
zona circostante (rovesciando macchine ed incendiando cassonetti), si
accaniscono su di noi.
Ci si perde di vista, ognuno segue un gruppo, in un vicolo, per
cercare di dare tregua ad occhi e stomaco. Finchè la furia non si
placa, ma ancora si vedono gruppetti di celerini picchiare nelle
stradine in salita. Chiediamo ai poliziotti COSA FARE per evitare
questo scempio. Siamo in gruppo con alcuni francesi, con persone di
una certa età. Chiediamo DOVE ANDARE... "Affanculo", ci risponde il
celerino, prima di colpire al viso un giovane (non un black, questi
stavano già sfasciando vetrine molto lontano da lì). Finalmente ci
dicono di defluire su un lato. Lentamente, senza fidarci troppo, ci
allontaniamo, e ci riuniamo, in salvo.
Bilancio? Giovanni ed Elisabetta malmenati mentre erano accucciati a
terra, tutti noi intossicati dai gas, la delusione di chi pensava di
poter portare il proprio messaggio di non violenza. Non possiamo
evitare di pensare che i conti non tornino, che ci sia qualcosa che
non va nelle strategie delle forze dell'ordine. Perchè questa valanga
di teppisti è arrivata fino a noi? Perchè ha continuato a scorrazzare
per tutti i quartieri fino a sera? Come si giustifica la violenza
delle forze dell'ordine su persone inermi a mani alzate, in un luogo
dedicato alla non violenza?
Cerchiamo di tirare le fila della nostra storia: il black block
distrugge la città, la polizia gli balla intorno e picchia
indiscriminatamente, le manifestazioni pacifiche e ricche di
contenuti falliscono.
Bonoli Mattia
Basile Luca
Guarguaglini Giovanni
Berlini Marcello
Patruno Paolo
Coralli Marco
Reggiani Luca
Maiolini Elisabetta
ore 9.33
Salve a tutt*, sono a Genova anche io, vi sto srivendo da una sede di
radio popolare. Ieri, in quella giornata maledetta, ero a 100 metri
dalla piazza dove hanno ucciso quel ragazzo, conosco chi l'ha visto
fare e le foto di questa mattina sono agghiaccianti. Capisco lo
scoramento, capisco la riflessione ma mai come ora dobbiamo dare il
senso di una moltitudine che vuole ripercorrere strade già viste. La
loro logica, quella della violenza è impastata di cinismo. Hanno
cercato un morto per dare una lezione ad un movimento che in massa,
proprio perché ha scelto la strada della disobbedineza civile non è mai
stato così forte come ieri. Ieri il clima di condivisione ed unione, umana
e dignitosissima, nell'unica zona libera
della città (piazzale Kennedy) era tangibile e bellissimo. Stanno
accadendo cose straordinarie qui, nel bene e nel male, e se abbiamo una
possibilità di fare in modo che portino ad uno sbocco positivo, che non
ci chiudano nel dolore e nell'impotenza, dobbiamo adoperarci ora. Ho
sentito molte persone, avevo un pass da giornalista (e questo non mi ha
evitato una manganellata sulla coscia destra) e c'è voglia di
trasformare l'inquietudine di queste ore in speranza. Quella che oggi
porterà qui 100.000 persone, quella con la quale tutt* quante eravamo
arrivati qui nei giorni scorsi. E' la notizia da dare. La rassegna
stampa di oggi riporta dichiarazione anche molte ipocrite, inoltre ci
sono ipotesi gravissime: io stesso, per dirvela fuori dai denti, sono
sicuro che ci fossero infiltrati delle forze dell'ordine e
probabilmente dei servizi segreti nei manifestanti. Si dovrà parlare
anche di questo, come del fatto che proprio per questo hanno voluto
criminalizzare e colpire un intero movimento usando 500 criminali che
nella mattina hanno fatto scorazzare per la città quasi senza prendere
provvedimenti. I genovesi oggi si chiedono come mai.
ora vado in corteo. non fermiamoci ora.
Marco Trotta
ore 10.38
Sono Cristina della Rete Lilliput di Verona.
Ieri, venerdì 20, non ero a piazza Manin come tutti gli altri della Rete,
ma a piazza Dante con Attac, poichè la nostra sistemazione per dormire
(alla Sciorba) ci ha tagliato fuori dalle comunicazioni della sera, e la
preoccupazione per il "corteo" delle tute bianche aveva spinto i
resèponsabili di Attac a suggerire a tutti di alzarci presto e scendere in
città prima che le strade venissero bloccate.
in Piazza Dante abbiamo vissuto un a situazione surreale:da una parte della
piazza Attac con i suoi palloncini e gli striscioni e i fiori,la banda
musicale,moltissima gente tranquilla con gli specchietti che non aveva
nessuna intenzione di sfondare alcunchè;
dall'altro lato si è subito capito che una frangia stava tentando di
forzare la linea rossa.
il tutto ha convissuto per più di un' ora, finchè la rottura del cancello
ha innalzato la tensione.
tanti sono risaliti a pizza Carignano,Agnoletto con i microfoni ripeteva
che se cominciavano azioni violente era importante fare il vuoto, lasciarli
soli,ritirarci,non eravamo in grado di sostenere(e non lo volevamo) nassuna
situazione di violenza.
sono partiti gli idranti, poi la tensione è un po' calata.alla fine Attac è
risalita e se non fosse stato per un gruppo di loro, non saremma riusciti a
venire via dalla piazza:tranquilli e coraggiosi,hanno unito la gente in un
corteo,cercando di alleggerire la tensione e sdrammatizzare,messo su un
cordone di persone che canalizzasse la marcia e ci siamo riportati a
piazzale Kennedy.
a questo punto la narrazione degli eventi non è più molto
importante,sapopiamo già cosa è successo e cosa abbiamo trovato alle 18.00
al nostro arrivo,ma la delusione ci ha travolti,e abbiamo preso una
decisione che non avevo messo in conto nei giorni precedenti:siamo tornati
a casa.
un viaggio di ritorno triste e muto, ascoltando i radio giornali per
cercare di cogliere un segnale dal Social Forum,qualcuno che ci dicesse se
e cosa avevano deciso di fare per la partecipiazione alla manifestazione di
oggi.
Viltà?Paura?Disgusto?
forse tutti e tre e anche molto altro.Intanto il disagio di vivere l'essere
a Genova in un modo che non è il nostro:siamo andati lì per dire il nostro
NO ma soprattutto per portare le nostre proposte,e non per arrivare a
questo;non mi riconosco in questo livello di protesta.Poi la sensazione che
non sarei riuscita a restare domani tranquilla e sorridente dopo aver visto
lo sfacelo di oggi.
come ritrovare il clima sereno e costruttivo di giovedì?con quali forze
rimettere in piedi una marcia di persone che si dissociano dagli anarchici
o dalle tute nere per dire:" non lasciamoli spazio, il social forum è altro
da questo"?
non le ho trovate, quelle forze.
e adesso, da qui, dopo aver letto che la marcia ci sarà mi sento un
vigliacca,che non ha saputo restare e sostenere chi quelle forze è riuscito
a trattenerle,invece.
avremo molto da riflettere nei prossimi giorni, sui modi e i contenuti di
quello che è o non è successo, io comincio oggi.
grazie ancora a tutti quelli che con coraggio e allegria non sempre
spontanea e grande senso di responsabilità hanno evitato che la giornata di
ieri terminasse con un bilancio ben più drammatico.
Cristina Graziani
ore 13.54
Comprendo le ragioni che hanno ispirato la scelta di manifestare a Genova,
ma fatico a capire la logica che segue il GSF nel commentare i fatti
sanguinosi di questi giorni e nel fare richieste. Non condivido i rischi a
cui il corteo va incontro fornendo, di fatto, l'opportunità agli estremisti
di colpire ancora. Il clima di asaltazione a cui l'emozione e la
concitazione conducono è pericolosa ed è estremamente difficile controllarla.
don Emidio Dellisanti - Taranto