i costi sociali della cokeria

[Alessandro Marescotti <a.marescotti@peacelink.it>]

Martedì 26 giugno il TAR di Lecce dovrà pronunciarsi sul braccio di ferro
fra il sindaco di Taranto Rossana Di Bello e la famiglia Riva, proprietaria
dell'ILVA di Taranto. Al centro c'è l'ordinanza che impone all'ILVA la
messa in regola degli impianti più inquinanti, ossia le batterie 3/6 del
reparto cokeria, tristemente note per aver visto morire oltre venti operai
di cancro negli ultimi dieci anni. Riva non avrebbe - per il sindaco di
Taranto - ottemperato ai suoi doveri: "O cambia la legge o cambia lui", ha
detto il sindaco. E ha ordinato lo spegnimento di quegli impianti i cui
fumi cancerogeni sono immortalati nelle foto visibili su Internet
all'indirizzo http://www.taras.it/ecologia/econews/fumi.html
Si vocifera di un possibile rinvio tecnico ma forte è il timore che Riva
possa "scagliare in piazza" migliaia di operai. La vicenda dell'ILVA, come
quella di altri impianti tristemente noti, richiama alla mente gli studi di
Karl William Kapp, il padre della teoria economica dei costi sociali.
Premio Nobel nel 1974, Kapp afferma che i costi che non vengono pagati
dagli imprenditori (e che non sono quindi contabilizzati nei bilanci
aziendali) vengono poi trasferiti sui cittadini come costi sociali in
termini di malattie, morti evitabili, danni reversibili e non all'ambiente.
Il giornalista Zenone Sovilla e lo studioso Pietro Frigato hanno
recentemente ripreso in una loro pubblicazione questa teoria economica che,
pur non recente, sembra formulata apposta per comprendere il segreto degli
oltre mille miliardi di utili accumulati ogni anno dall'ILVA sulla pelle
degli operai e dei cittadini nonché dei 2.400 casi di cancro che il
vicepresidente della commissione ambiente del comune di Taranto, Nello De
Gregorio, stima come causati negli ultimi 25 anni dall'inquinamento
industriale nel capoluogo jonico.

Alessandro Marescotti
Presidente di PeaceLink
a.marescotti@peacelink.it

Testo scritto per IL QUOTIDIANO di Lecce-Brindisi-Taranto


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