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PeaceLink, storia della lotta all'inquinamento della cokeria



Le fabbriche del cancro

L'inferno della cokeria su Internet

"Ma perché vi occupate dei sottomarini nucleari e non dite niente sulle nuvole di fumo che appestano la città?" A Taranto c'era sempre qualche cittadino che ci poneva questa domanda. Avevamo diffuso in rete a settembre dello scorso anno il piano di emergenza nucleare della base navale di Taranto. Quel piano nucleare conteneva l'apocalisse: l'evacuazione di un'intera città. Quattro mesi veniamo catapultati nell'inferno della fabbrica: riceviamo delle foto di fumi cancerogeni dalla cokeria del centro siderurgico. Sono foto scattate di nascosto e decidiamo di metterle sul sito www.peacelink.it e poi sul sito www.taras.it (il web locale di PeaceLink). A metà febbraio il sindaco di Taranto emette un'ordinanza per imporre all'ILVA la messa in regola di quella cokeria cancerogena: dà 90 giorni di tempo. Giunge intanto a PeaceLink anche un documento inquietante. E' una relazione dettagliatissima della Usl con i livelli di benzoapirene cancerogeno, un documento del 1995 inviato ai sindacati i quali, pur venendo a conoscenza dei pericoli, non prendono iniziative. Una raccolta di firme promossa da tutte le associazioni ambientaliste tarantine viene fatta propria dal consiglio comunale che accetta all'unanimità la costruzione di una banca dati dell'inquinamento su Internet. Ed è proprio Internet che fa viaggiare il "caso Taranto" a livello nazionale, fino a Genova, dove il sindaco adotta un analogo provvedimento per "spegnere" la cokeria. Comincia la collaborazione fra ambientalisti di Taranto e di Genova, città dalla quale la cokeria Ilva sta per essere sfrattata. Lì a Genova infatti ogni bambino che vive a Cornigliano, nelle vicinanze della cokeria, fuma l'equivalente di 7 sigarette al giorno respirando benzoapirene cancerogeno per tutta la giornata. Il giornalista Carlo Vulpio intervista a Taranto l'ambientalista Fabio Matacchiera e l'ex dirigente Usl Nunzio Leone. Quest'ultimo afferma: "Denunciai all'autorità giudiziaria che le apparecchiature di laboratorio del Presidio Multizonale di Prevenzione erano state sabotate, la memoria di gestione dei computer di gestione dei dati inquinanti era stata cancellata e che erano stati distrutti materiali di archivio consistenti in migliaia di referti di analisi effettuate". Leone parla del dottor Nicola Virtù, attuale responsabile del Presidio Multizonale di Prevenzione, già presidente della Imcor (società fornitrice dell'azienda siderurgica). A Taranto sorge il Comitato contro i Rischi Ambientali: ogni settimana un incontro, centinaia di email e di SMS per diffondere su computer e cellulari il tam tam della mobilitazione. Il ministro dell'ambiente e la procura della Repubblica di Taranto cliccano su http://www.taras.it/ecologia/econews/fumi.html e a fine maggio giunge la definitiva ordinanza del sindaco di Taranto che - trascorsi invano i 90 giorni di tolleranza - ordina la chiusura degli impianti più inquinanti della cokeria. Cisl e Cgil non gradiscono. La Uil (la più votata nelle Rsu dell'area industriale) invece condivide l'ordinanza del sindaco e si schiera con gli ambientalisti. I morti in cokeria (per cancro ai polmoni) appaiono su PeaceLink con il titolo "LA STRAGE". Ma quegli operai non divengono una pubblica vertenza per Cgil e Cisl. Vi sono operai che hanno respirato benzo-a-pirene cancerogeno in concentrazioni fino a 137.000 volte più alte di quelle che un normale cittadino dovrebbe respirare. I morti per tumore a Taranto sono raddoppiati negli ultimi trent'anni. Lasciando le cose così si dà lavoro solo alle pompe funebri. Occorre comprendere che solo disinquinando e investando in impianti ecocompatibili si dà nuovo lavoro.

Alessandro Marescotti
a.marescotti@peacelink.it