[TarantoOnLine] Un anno senza Celeste Fortunato



Un anno senza Celeste Fortunato
È passato un anno da quando Taranto ha salutato per l'ultima volta la sua coraggiosa Celeste. Un anno senza il suo sorriso, la sua voce che si levava forte e chiara per denunciare le ingiustizie. Eppure, la sua eredità è più viva che mai. Perché abbiamo mantenuto il nostro impegno con lei: non abbiamo smesso di lottare. Non ci siamo arresi. Anzi, la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha dato ragione ai cittadini che ancora lottano per la salute. E la magistratura sta facendo la sua parte aprendo nuovi filoni di inchiesta sull'Ilva e chi l'ha gestita.
"L'importante è non perdere la parte di primavera che abbiamo nel cuore, qualsiasi cosa accada". Queste parole, scritte da Celeste, risuonano oggi come un motivo di speranza, un invito a non arrendersi mai, neanche di fronte alle più grandi difficoltà. Una lezione che la nostra città, ferita e provata, deve portare nel cuore, assieme al ricordo di Celeste.
Celeste non era solo una scrittrice, un'educatrice o un'ambientalista. Era un simbolo. Una donna che ha scelto di lottare per un futuro migliore, nonostante la malattia che la stava consumando. Ha dedicato la sua vita a Taranto, denunciando le storture di un sistema che avvelenava il presente e il futuro dei suoi abitanti. E lo ha fatto con una forza e una determinazione che hanno ispirato migliaia di persone.
Oggi, a un anno dalla sua scomparsa, sentiamo più che mai il bisogno di onorare la sua memoria.
Le sue ultime parole furono queste: "Non arrendetevi mai, lottate sempre. Battetevi per ciò che è giusto, anche quando tutto sembra perduto. Amatevi. L’amore è la cosa più importante, irrinunciabile, fondamentale, alla base della mia vita. Se avrete amato, avrete vissuto, vissuto davvero. E nulla vi farà paura.
Vi voglio bene".
Ciao Celeste. Tu sei ancor qui con noi, con le tue magnifiche parole, con la forza delle tue idee e delle tue speranze, sei qui con noi a differenza di coloro che godono del bene della vita ma per ignavia non la difendono e non la onorano.

Alessandro Marescotti