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Diossina: causa malformazioni o no?
- Subject: Diossina: causa malformazioni o no?
- From: "Alessandro Marescotti" <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Sun, 13 May 2007 00:59:35 +0200 (CEST)
- Importance: Normal
Malformazioni? Quello della diossina è un allarme ingiustificato. Parola di candidato DS e di dottore specialista. Negli scorsi giorni, dopo il dossier diossina diffuso da PeaceLink (si veda http://www.tarantosociale.org), sono apparse sul Corriere del Giorno le dichiarazioni del dott. Vincenzo Vitacco, dirigente di neonatologia del SS. Annunziata di Taranto (e candidato DS al Comune). Il dott. Vitacco spiega che non sono stati accertati legami fra il tipo di malformazione segnalata con il dossier di PeaceLink e la diossina ("nella letteratura che io conosco", specifica) e infine aggiunge che l'allarme è ingiustificato. Gli replica qui la dottoressa Barbara Artioli. --- Lettera al Corriere del Giorno VOGLIAMO ANCORA DIOSSINA SUL SORRISO DEI NOSTRI BIMBI? Caro Direttore, le scrivo in riferimento a quanto si legge in questi giorni sull’argomento diossina in qualità di semplice cittadina attenta ai problemi che riguardano la vita umana, forse sulla base del fatto che sono una biologa e spero, un domani, una futura mamma. Non nego di essere rimasta molto colpita dalle parole del Dott. Vitacco nella vostra intervista dello scorso 4 maggio circa il fatto che non si conoscono ancora dati scientifici sugli effetti della diossina sulla labiopalatoschisi. Potrebbe anche essere così, ma da un medico primario di neonatologia mi aspettavo, forse ingenuamente, un impegno maggiore nell’informare i cittadini sui danni della diossina sullo sviluppo. Di studi scientifici sull’argomento ce ne sono tantissimi, infatti facendo una semplice ricerca su internet su siti di rilevanza scientifica internazionale (National Library of Medicine – National Institutes of Health), è possibile scoprire che la diossina rappresenta il più potente veleno teratogeno conosciuto. In particolare, i primi dati sugli effetti embriotossici della 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina, nota come TCDD, risalgono al 1970; grazie a tali studi, è stata osservata la capacità del veleno di provocare malformazioni neonatali per lo più al palato (labiopalatoschisi nei ratti), al cervello, al fegato e al rene in diverse altre specie animali. A queste mie parole qualcuno potrebbe obiettare che tali ricerche sono state effettuate non sull’uomo ma su modelli animali, per cui non è possibile dimostrare la loro validità anche per lo sviluppo umano. Ma fino a che punto dobbiamo e possiamo aspettare un'altra catastrofe ecologico-ambientale come quella si Seveso del 1976 , per avere altre “cavie umane” che dimostrino l’effettivo danno della diossina sull’essere umano? Per chi non lo sapesse, nel 1976 Seveso fu teatro di uno dei più drammatici disastri ecologici d'Italia. L'area di Seveso e di alcuni comuni vicini fu contaminata da una nube tossica contenente elevate quantità di diossina (più di 30 Kg) sprigionatasi in seguito ad un incidente ai locali impianti chimici della società elvetica ICMESA. Oggi, a circa 30 anni di distanza, le conseguenze di quella contaminazione continuano ad avvertirsi. Nel 2000 uno studio pubblicato su The Lancet dal dott. Paolo Mocarelli ed altri ricercatori dell'Università di Milano-Bicocca, ha rilevato un alterazione nel rapporto maschi/femmine nelle nascite nell'area di Seveso. Ma non solo. Dallo studio emerge che la diossina ha conseguenze permanenti sull'apparato riproduttivo degli uomini (l'incremento di nascite femminili si è avuto anche ad anni di distanza, quando i livelli di diossina erano scesi) e in modo più significativo quanto più è precoce la contaminazione. "Tutto questo anche quando la contaminazione era minima, con livelli circa 20 volte superiori a quelli normalmente presenti nelle popolazioni dei paesi industriali", spiega Paolo Mocarelli, "e comunque più bassi di quelli associati con molti degli altri effetti della diossina". Che non sono pochi: il TCDD è marcatamente teratogeno, cioè dà malformazioni nell'embrione, nonché cancerogeno. Ma ha anche numerosi effetti tossici: causa una rara forma di dermatite (cloracne), la porfiria, l'ipercolesterolemia, danni epatici e renali, l'irsutismo e alterazioni della personalità. Sempre il Dott. Mocarelli, in collaborazione con ricercatori dell’Università di Helsinki (Finlandia), di Kuopio (Finlandia) e della Georgia (Usa), ha pubblicato un articolo nel 2004, attraverso il quale dimostra che lo sviluppo dei denti dei bambini può essere sensibile alla diossina ambientale, specificando inoltre che lo sviluppo dei denti negli animali è uno dei migliori target di tossicità della TCDD. Studi su ratti e topi hanno provato che un’esposizione a diossina durante lo sviluppo porta fessure palatali, disturbo nello sviluppo della mandibole, malformazioni dei reni, alterazioni nello sviluppo e nella funzione del tratto riproduttivo. Ancora, topi femmine esposte a diossina durante la gestazione e l’allattamento, hanno manifestato alterazioni nello sviluppo e nella differenziazione della ghiandola mammaria; e ancora, in embrioni di uccelli e pesci la diossina ha causato danni cardiovascolari e disturbi nello sviluppo facciale. Tornando agli effetti sull’uomo, nell'articolo si esaminano i risultati di uno studio condotto 25 anni dopo l'incidente di Seveso su 48 soggetti provenienti da 3 diverse zone ad esposizione crescente. Gli studi puntano ad esaminare le malformazioni orali e dentali di questi soggetti ora adulti, ma al momento dell'incidente ancora bambini. Per non dilungarmi troppo vi riporto solo alcuni numeri: 1) il 93% dei soggetti che hanno mostrato malformazioni sullo smalto dei denti aveva meno di 5 anni al momento dell'incidente 2) l'ipodonzia (assenza di uno o più denti permanenti) era presente nel 12,5% dei soggetti ABR e 4,6 % nei NON-ABR (soggetti controllo). In conclusione, l’articolo afferma che malformazioni nello sviluppo dentale sono correlate con l'esposizione alla diossina durante l'infanzia, e quindi i risultati supportano l’ ipostesi che la diossina può interferire con l'organogenesi umana. Questo è stato possibile grazie anche al fatto che dopo l’incidente vennero conservati dei campioni di siero dei soggetti esposti, per cui ancora oggi la popolazione di Seveso si sottopone ogni quattro-cinque anni a tutta una serie di test ed esami: questionari con centinaia di domande, prelievi ematici, visite ginecologiche, ecografie. Perché allora attendere inerti un’altra Seveso, per stabilire gli effetti di un aumento delle emissioni di PCDD (policlorodibenzo-pdiossine) e PCDF (policlorodibenzo-p-furani) a Taranto? Perché non cominciamo a monitorare anche noi quanta diossina accumuliamo nel nostro organismo semplicemente respirando o mangiando carne o pesce che a sua volta accumula il veleno attraverso le catene alimentari? Dott.ssa Barbara Artioli
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