“Mai piu’ morti sul lavoro”



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“Mai piu’ morti sul lavoro” a Mesagne (BR) il 20 aprile alle 17,30 (siete pregati di diffondere, se volete).

La presente e.mail vale come INVITO a partecipare, ed è rivolta a tutti: cittadini, associazioni, organizzazioni sindacali, organismi, comitati di lavoratori e familiari, magistrati, avvocati, parlamentari, ispettori del lavoro, giornalisti.

Per informazioni: 329.8707954 - 3406768557

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Di seguito riportiamo integralmente un commosso ricordo di Antonino Mingolla - apparso su SenzaColonne quotidiano di Brindisi e provincia del 10 aprile - della locale corrispondente Sonia GIOIA

Si terrà il 20 aprile un Convegno in materia di sicurezza sul lavoro

UN’ASSOCIAZIONE PER LE VITTIME DELL’ILVA

Voluta dai famigliari di Antonino, il capocantiere morto un anno fa a 46 anni, ha incontrato l’appoggio dei parenti degli altri caduti

di Sonia GIOIA

MESAGNE – Era il 18 aprile, anno domini 2006. I mesagnesi faticavano a smaltire gli effluvi del buon vino e delle gozzoviglie consumate all’ombra della chiesa della Grazia, popolo gaudente che festeggia la Pasquetta per tutte le 24 ore successive al lunedì dell’Angelo. La notizia della morte di Antonino Mingolla, capocantiere dell’Ilva di Taranto arrivò repentina e inaspettata spegnendo l’aria di festa in un improvviso black out che rapprese tutta la città. La deflagrazione della tragedia zittì i bagordi. E qualcuno promise di non dimenticare, di non far finta di niente. Il convegno organizzato per il 20 aprile prossimo presso il castello di Mesagne dalla neonata “Associazione 12 giugno”, fortemente voluta da alcuni parenti delle vittime dell’Ilva e dalla moglie di Antonino, Franca, è la testimonianza di una promessa mantenuta. Si discuterà del disegno di legge presentato dal governo Prodi in materia di infortuni sul lavoro, ciascuno degli oratori sarà chiamato a relazionare su “sicurezza e Ilva”, “sicurezza e salute”, sulla “sicurezza vista dalla parte dei lavoratori”, nonchè delle iniziative sulla sicurezza da parte della Regione Puglia e quindi del governo nazionale.

La reiterazione del sostantivo “sicurezza” nel convegno dedicato ad Antonino Mingolla, morto per esalazione di gas cosiddetto “afo”, una miscela mortifera a base di ossido di carbonio, ha il suono di una insistita formula magica, lo sforzo di tradurre l’auspicio in realtà. Di ridurre al grado zero della sicurezza appunto, le statistiche che raccontano di “morti bianche” presso il colosso siderurgico, sommando dati, mai abbastanza eloquenti. L’associazione nata in terra mesagnese reca nelle insegne la data di morte di un altro soldato dell’Ilva, il giovanissimo Paolo Franco, deceduto nel 2003, unito da identica sorte al sorridente Antonino, che andava a lavorare preannunciando ogni volta il suo viaggio verso “l’inferno”, medesima destinazione. In comune avevano altresì la scelta pregressa, a mezzo di un bivio: “fra una disoccupazione disgraziata e una occupazione assassina”, come scrisse Graziano Santoro a nome di tutto il movimento “A sinistra” di cui l’operaio 46enne era parte attiva, turni di lavoro permettendo. Soldati morti sul campo, dopo aver risposto alla cartolina di precetto redatta dal Bisogno.

Il primo miracolo è compiuto. Miracolo di rabbia e di determinazione, anelito di giustizia. Ustica, piazza Fontana... Adesso anche l’Ilva conta su una associazione “parenti delle vittime”, come si conviene ad ogni strage. Un parto più difficile che altrove, parlare di vittime a proposito di un colosso industriale che, nel bene e nel male, rappresenta fucina di occupazione per chi non ha da scegliere se non a quel bivio. Un parto che non ha contato sulla solidarietà di tanti “sopravvissuti”, gli operai, colleghi di Antonino, di Paolo, zittiti dallo stesso Bisogno senza alternative.

I parenti di Antonino Mingolla, la moglie Franca, i figli entrambi minorenni Gabriele e Roberta, il papà del giovane Paolo Franco hanno trasformato la rabbia e il dolore in gesti concreti di solidarietà per chi resta, perseguendo risolutamente l’obiettivo di aprire un cantiere parallelo di lavoro e di discussione, che dia nome e cognome ad un deficit di sicurezza che quotidianamente attenta alla vita dei lavoratori. Ponendo le basi affinchè le morti all’Ilva non restino pagine di cronaca che sbiadiscono quando la commozione generale si stempera e il dramma viene relegato a dimensione di tragedia intima e privata, con strascichi, nel migliore dei casi, processuali.

Il procedimento giudiziario per accertare le responsabilità in merito alla morte di Antonino Mingolla, che avrebbe compiuto 47 anni lo scorso 25 agosto, è tuttora in corso. In corso le indagini condotte dalla Procura di Taranto, come attesta il legale della famiglia, il fasanese Stefano Palmisano che relazionerà al convegno del 20 aprile prossimo: “Le indagini preliminari scadranno da qui a breve, entro settembre si suppone che il magistrato renderà nota la sua decisione. Intanto constatiamo con conforto che tutti gli accertamenti sono stati posti in essere con serietà”. Il gip, sulla base degli elementi raccolti sarà chiamato a decidere in merito all’archiviazione del caso ovvero al rinvio a giudizio degli indagati, intanto il fascicolo processuale è coperto da inviolabile segreto istruttorio. L’epilogo della vicenda giudiziaria zittirà una volta per tutti i dubbi sulla evitabilità o meno di quella tragedia, indicherà eventuali responsabili e li assicurerà alla giustizia.

Ma la determinazione delle famiglie ha fatto sì che alla battaglia legale si affiancasse una battaglia civile sulla “sicurezza”, nella profonda convinzione che la somma delle morti presso l’Ilva costituisca un inaccettabile tanto quanto prevedibile bollettino di guerra. Lo status di “parte civile” ai parenti delle vittime non basta, come non può bastare la giustizia delle aule di tribunale, nella convinzione che il silenzio sarebbe complice di coloro sul capo dei quali pende oggi l’ipotesi di reato di “omicidio colposo”. Questo il senso del convegno che reca l’eloquente insegna: “Mai più morti sul lavoro”, accanto al ritratto di Antonino Mingolla che sorride del sorriso mesto di sempre.

10 aprile 2007