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Governo e Regione Puglia concordi su Taranto: all'Ilva non si applica il Protocollo di Kyoto
- Subject: Governo e Regione Puglia concordi su Taranto: all'Ilva non si applica il Protocollo di Kyoto
- From: "Alessandro Marescotti" <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Tue, 30 Jan 2007 15:32:51 +0100 (CET)
- Importance: Normal
Corriere della Sera NAZIONALE sezione: Cronache data: domenica 28/1/2007 pag. 19 autore: Carlo Vulpio Taranto, rivisto il Piano presentato alla Ue per scongiurare il taglio di 4 mila lavoratori Ilva, ambientalisti e sindacati denunciano «Sì da governo e Regione a inquinare di più» DAL NOSTRO INVIATO TARANTO -- Solo qui si teme il vento di tramontana, vento benedetto perché spazza via le impurità, e si invoca lo scirocco. E il motivo è semplice e drammatico: la tramontana soffia dall'Ilva verso la città, lo scirocco in senso contrario. Farà sudare e anche ansimare, ma almeno risparmia ai polmoni le polveri sottili che esalano dal centro siderurgico, in una delle aree a più alta incidenza di cancro in Italia. L'Ilva è l'acciaieria più grande d'Europa, occupa 15 milioni di metri quadrati, come 18 mila campi di calcio, e con 10 milioni di tonnellate di Co2 vomitate nell'aria ogni anno e 7 chili annui di polveri pro capite è il secondo «grande inquinatore» nazionale (il primo è la centrale Enel di Brindisi-Cerano, con 15,8 milioni di tonnellate). In questi giorni lo scirocco è arrivato a Davos, al World Economic Forum. Perché lì si sta discutendo anche di Taranto, e cioè di emissioni venefiche, protocollo di Kyoto, energia, clima. E si sta cercando una nuova via allo sviluppo e agli affari «puliti», con le multinazionali che non assolvono né il capitalismo né se stesse, ma cercano di progettare un futuro diverso «perché conviene a tutti». Lì sono le grandi corporation a chiedere a Bush (gli Stati Uniti non hanno firmato Kyoto) di «fare di più». A Taranto, Europa del Sud, invece, le cose vanno molto diversamente rispetto a Davos. A Taranto, quando Emilio Riva, il patron dell'Ilva, 10 milioni di tonnellate di acciaio l'anno, ha appreso che in base al Piano per le emissioni di anidride carbonica presentato dall'Italia a Bruxelles anche l'Ilva doveva rispettare le quote di Co2 previste dal protocollo di Kyoto, e quindi ridurre del 20 per cento le emissioni, ha scritto al premier Romano Prodi, ai ministri e al «governatore» pugliese Nichi Vendola. Meno Co2 significa meno produzione, ha detto Riva, e quindi «riduzione del personale di almeno 4.000 unità». Fine di Kyoto. E ritorno al paleocapitalismo industriale. Per giunta, in una città che ha la più ampia «forbice» in Italia tra emissioni civili e industriali (7 e 93 per cento), che è stata dichiarata «area a elevato rischio di crisi ambientale» e che è all'ultimo posto per «qualità ambientale». Sul caso Ilva, i governi centrale e regionale «hanno coperto le spalle a Riva e gli hanno consentito di inquinare di più», dicono Aldo Pugliese, segretario regionale della Uil, Alessandro Marescotti, presidente di «Peacelink» e Girolamo Albano di «TarantoViva». Il governo, in effetti, ha promesso a Riva che le quote di emissione per la siderurgia non saranno abbassate e che si cercherà di «compensare» da qualche altro settore. Ma il rischio è che il Piano italiano possa essere bocciato a Bruxelles. Anche perché, chiusa Cornigliano (Genova), Taranto aumenterà la produzione di acciaio (e quindi le emissioni) di 2,5 milioni di tonnellate. Pugliese, Marescotti, Albano, e tutti quelli che a un nuovo orientamento in tema di ambiente «ci avevano creduto», sono arrabbiati. Non solo perché hanno visto Rossana Di Bello (ex sindaco di Taranto, centrodestra) e Giovanni Florido (presidente della Provincia, centrosinistra) scappare dal processo che ha condannato Ilva per inquinamento ritirando le costituzioni di parte civile. Ma anche perché, dicono, «Vendola fa oggi ciò che non osò fare Fitto ieri». E cioè: mentre Fitto non autorizzò Ilva a costruire una terza centrale termoelettrica da 150 megawatt, Vendola ne ha permessa una da 600 megawatt. «Eppure "i nuovi" avevano promesso una drastica riduzione di emissioni di Co2 da fonti energetiche tradizionali -- dice Aldo Pugliese --. Invece adesso scopriamo che il nuovo Piano energetico regionale prevede un raddoppio delle emissioni». Secondo Vendola però «l'Ilva nel protocollo d'intesa con la Regione ha dimostrato la volontà di investire risorse cospicue nei propri impianti». Impianti che vanno riconvertiti e che potrebbero ridurre le emissioni dal 30 addirittura all'85 per cento. Ma oltre ai soldi occorre fare sul serio. La UE è pronta a stanziare un miliardo di euro. L'Italia intanto «aggiusta» gli impegni di Kyoto.
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