PeaceLink: intervista su Taranto e la Marina Militare



ALESSANDRO MARESCOTTI È ATTUALMENTE IL RESPONSABILE DELL'ASSOCIAZIONE "PEACELINK". INIZIAMO A CHIEDERGLI QUALI SONO LE ATTIVITÀ, I PROGETTI ATTUALI E FUTURI .

PeaceLink è un'associazione nazionale e in questo momento siamo concentrati a sperimentare il nuovo sito con software di gestione del sito. E' un software del tipo "redazione collettiva". In altri termini su www.peacelink.it ora tante persone possono pubblicare articoli sul web e la frequenza di pubblicazione delle news ora è quella di una vera e propria "agenzia stampa". Il software di gestione è denominato Phpeace ed è stato realizzato da un nostro programmatore. Per Taranto stiamo curando il sito della circoscrizione Italia Montegranaro, all'indirizzo www.italiamontegranaro.it, e poi siamo attivi nel progetto www.tarantosociale.org che è un sito condiviso da più associazioni e gruppi di lavoro. Ma la cosa che vorrei segnalare è soprattutto l'incontro sul "rischio nucleare" che si è tenuto mercoledì 26 maggio a Palazzo Latagliata. Vi è stata l'audizione di fronte alla Commissione ambiente ed ecologia del Comune di Taranto a cui hanno partecipato le associazioni PeaceLink, Legambiente e Wwf. Noi di PeaceLink abbiamo presentato un dossier aggiornato dal titolo: "Taranto e il rischio nucleare: dossier per i consiglieri comunali". Ci preoccupa, nell'ambito di questo discorso, la nuova base Nato a Chiapparo ed il trasferimento da Gaeta a Taranto del comando Usa della VI° Flotta.

ECCO, PROPRIO A PROPOSITO DEL TRASFERIMENTO DA GAETA A TARANTO DEL COMANDO USA DELLA VI FLOTTA, VORREBBE APPROFONDIRCI IL PUNTO IN QUESTIONE?

Il comando della VI Flotta Usa è a Gaeta. Il sindaco di Gaeta ha avuto assicurazioni che gli americani andranno via da lì nel 2005. Dove andranno? Taranto è l'unica base abilitata (e certificata come HQ HRF NATO)ad accogliere il comando della VI Flotta nella direzione Sud-Est, ossia nella direzione verso cui il Pentagono vuole spostarsi per avvicinarsi ai nuovi scenari di guerra. Il governo italiano non ha voluto rivelare dove andrà la VI Flotta, preferendo che l'annuncio sia fatto dal comando Usa, che però non parla. Il New York Times ha rivelato che il comando navale Usa in Europa intende spostarsi da Londra a Napoli. Sono tutte dinamiche che fanno convergere sul Sud Italia il baricentro strategico del potere navale americano in Europa. Facciamo un esempio concreto dell'interesse del Pentagono per Taranto? A Taranto da alcuni mesi sorge un'antenna molto alta nell'isola di San Pietro, la più grande delle due isole Cheradi. Ha scritto a questo proposito Carlo Mercuri sul Messaggero del 7 giugno 2004: "Sulle isole Cheradi, proprio di fronte a Taranto, esiste già un'antenna di 120 metri che collega la base navale italiana con la centrale Usa di San Diego in California". Il giornalista Pietro Romano su "Il Mondo" del 13 febbraio 2004 ha annotato che la nuova base navale di Taranto "potrebbe includere anche il centro di ascolto, ora a San Vito dei Normanni, che rientra nella rete Echelon". Ricordiamo che Echelon è il centro d'ascolto segreto che intercetta e-mail,fax, telefonate e tutti i dati di comunicazione. Era stata PeaceLink - consultando una pagina Internet del sito Internet del Pentagono relativa ai contratti e agli appalti - a rivelare quattro anni fa (governo di centrosinistra) il progetto di collegamento fra la centrale Usa di San Diego in California e Taranto per mezzo del sistema C4i. Ennio Caretto il 27 novembre 2003 annotava sul Corriere della Sera circa la nuova mappa mondiale militare Usa: "Al Pentagono si discute se creare nuovi centri di comando regionali, tra cui uno italiano, per intelligence e corpi speciali. L'amministrazione Bush mantiene il massimo riserbo sui dettagli del piano". Ritengo che tutti questi elementi siano da considerare attentamente e valuto negativamente il fatto che Taranto non sappia ufficialmente dal governo quali piani la vedano coinvolta.

CHE OPINIONE SI SARÀ FATTA SULLA MARINA MILITARE A QUESTO PUNTO?

Non ho un'opinione favorevole o contraria alla Marina Militare a Taranto. Dipende dai progetti che vengono attuati. Se sono progetti difensivi, nel rispetto dell'articolo 11 della Costituzione, è un conto; se invece la base di Taranto diventa supporto per azioni di guerra in violazione dello spirito costituzionale allora le cose cambiano. In particolare Taranto non deve diventare una città su cui incomba un pesante rischio nucleare. Le navi e i sottomarini della Marina Militare non hanno propulsione o armi nucleari. I mezzi americani invece sì.

SECONDO LEI LA MARINA MILITARE PER TARANTO QUINDI RAPPRESENTA UN'OPPORTUNITÀ O UNA SCHIAVITÙ?

Per molti la Marina Militare può apparire un'opportunità. Ma dobbiamo comprendere che più il Ministero della Difesa spenderà in armamenti e meno soldi ci saranno per gli stipendi dei lavoratori dell'Arsenale. E' un fatto matematico. Se inoltre i soldi per armamenti "offensivi" (come la nuova portaerei) venissero usati invece per acquistare aerei anti-incendio e per la valorizzazione delle aree verdi avremmo una ricaduta migliore in termini di qualità della vita.Da uno studio americano è emerso che un posto di lavoro nel settore militare costa quanto quattro posti di lavoro nel settore civile dei servizi sociali. Per cui ritengo che la quota delle spese militari debba diminuire senza intaccare i livelli occupazionali dell'Arsenale e con l'obiettivo invece di tagliare le spese "per la guerra" come gli investimenti in nuovi sistemi d'arma offensivi. Per il futuro di Taranto non vedo grandi opportunità se continueremo a puntare sui settori tradizionali, acciaio e militare. Occorre diversificare e puntare in particolare sul verde, sul turismo sostenibile, sui servizi alla persona,sulla cultura (il recupero della storia e delle tradizioni locali ed esempio) e anche sull'innovazione tecnologica. Questo richiede un impegno ben maggiore rispetto al passato ma è l'unica strada per non dipendere da settori occupazionali che non possono a mio parere espandersi ulteriormente.

LE SARÀ CAPITATO DI ASCOLTARE OPINIONI IN MERITO ALLA MARINA MILITARE PROPRIO DA PARTE DI CHI LAVORA AL SUO INTERNO O FORSE DA CHI SPERA DA TANTO TEMPO DI ENTRARCI E GARANTIRSI UNA OCCUPAZIONE SICURA O "POSTO FISSO" COME SPESSO SI DICE?

Fra vari militari si stanno diffondendo opinioni che rispecchiano una certa apertura mentale. Va superato lo stereotipo del militare con i paraocchi. Ci sono le condizioni per un dialogo positivo. Ho avuto modo di scambiare opinioni incoraggianti. Ritengo che chi entra in Marina per trovare un lavoro possa condividere le opinioni di noi pacifisti che siamo contro ogni avventura bellica offensiva. A mio parere è sbagliato pensare ad una contrapposizione fra pacifisti e militari. Se ripercorriamo la storia dell'Italia vediamo come i peggiori nemici dei militari sono stati i governanti che li hanno mandati in guerra.

QUESTE OPINIONI , SECONDO LEI , POTREBBERO ESSERLE RISULTATE INTRISE DI RASSEGNAZIONE ALLO STATO ATTUALE, VANA SPERANZA CHE MIGLIORI LA SITUAZIONE PUR DI CONSERVARE LA DIGNITÀ DI UN POSTO LAVORATIVO O SI POTREBBE SUPPORRE CHE , AL CONTRARIO, SIANO DETTATE DAL FORTE DESIDERIO CHE CAMBI QUALCOSA?

Certo, a Taranto serpeggia l'ombra della rassegnazione, sia all'Ilva sia nella Marina Militare. Ma c'è una società civile che resiste alla rassegnazione e al pessimismo. Credo che un cambiamento "per la pace" possa e debba coinvolgere tutta la città, compreso i militari. Le bandiere della pace non sono state una minaccia per nessuno ma una garanzia per tutti. Un giorno un militare ne voleva una da me. Taranto non deve diventare avamposto della guerra e i primi ad essere interessati ad un ruolo di pace per la nostra città sono proprio i militari, assieme a noi pacifisti.


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Intervista a cura dei Delfini Erranti - Tarantopost
http://www.delfinierranti.org/home.asp