Giornata contro la lebbra a Taranto - resoconto pubblicato oggi sul Corriere del Giorno



Iniziativa a Taranto dell'AIFO (Associazione Italiana Amici Raoul Follereau)


Volontari in piazza per battere la lebbra

Bambini, associazioni, comuni cittadini hanno dato vita in piazza della vittoria ad una gara di solidarietà. Esposta la bandiera della pace sotto il monumento dei caduti in piazza della Vittoria.


"La lebbra si può vincere". Con questo slogan anche quest'anno si è celebrata a Taranto la giornata mondiale dei malati di lebbra. Taranto è stata una delle tante città dove gruppi di uomini, donne e bambini hanno deciso di dedicare la propria domenica mattina ad un progetto di solidarietà.
E' stata una bella giornata di sole a fare da cornice a questa iniziativa. Vi hanno partecipato i volontari dell'Aifo, l'Associazione Italiana amici di Raoul Follereau, aiutati dagli attivisti di PeaceLink, Wwf e Cochicho (associazione per il commercio equo e solidale). Fra i più intraprendenti , come è tradizione a Taranto, vi sono stati i bambini, quelli della 5 A e 5 B della scuola elementare Renato Moro a cui si sono affiancati i "lupetti" scout del gruppo Agesci Taranto 5. Piazza della Vittoria è diventata una piazza di cooperazione per il volontariato internazionale. Palloncini colorati e opuscoli informativi. Sullo sfondo, sotto il monumento ai caduti, la bandiera della pace con i colori dell'arcobaleno. Raoul Follereau, di cui quest'anno ricorre il centenario della nascita, era fermamente convinto che per curare tutti i lebbrosi del mondo bastasse poco: la rinuncia a due bombardieri nucleari, uno per parte. Si rivolse infatti agli allora leader dell'Urss e degli Stati Uniti affinché cambiassero rotta e convertissero una parte delle spese militari in spese di pace. Per Follereau le "lebbre" più pericolose erano l'egoismo e l'indifferenza. I lebbrosi - con le loro terribili e sfiguranti mutilazioni - erano gli ultimi fra i fratelli più poveri, li incontrava e li abbracciava. Dava conforto e speranza ad una moltitudine di perone piegate dalla povertà, condannate nei ghetti e nei lager, senza dita, senza piedi, con il volto deformato dalla malattia. In Italia, sulla spinta di Follereau, è nata l'AIFO nel 1961 (www.aifo.it). Un milione di persone sono state curate: la malattia si è dimostrata non un'invincibile condanna ma il frutto di una vergognosa emarginazione sociale e di uno squilibrio economico. Bastano infatti solo 130 euro per la cura e la guarigione di un malato di lebbra. Quest'anno a Taranto l'intera home page del sito www.tarantosociale.org è stata dedicata alla giornata di lotta alla lebbra e chi si collega può ascoltare la voce di Dominique Lapierre, scrittore impegnato al fianco dei poveri dell'India, la nazione più colpita dalla lebbra, verso la quale saranno indirizzati i fondi raccolti dall'Aifo.

Alessandro Marescotti