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chi favorisce l'export di armi (dal bollettino di Attac)
- Subject: chi favorisce l'export di armi (dal bollettino di Attac)
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Mon, 25 Feb 2002 18:30:56 +0100
ATTAC - Vi preghiamo di diffondere il Granello nella maniera più ampia possibile. Numero di abbonati attuali: 3 538 Per abbonarsi o cancellarsi: <http://attac.org/listit.htm> Commercio delle armi. Contro i mercanti di morte difendiamo la 185/90 dall'assalto della lobby delle armi. Blocchiamo subito il disegno di legge n. 1927. Campagna lanciata da Rete di Lilliput, Vita e Peacelink Approvato con esito favorevole nelle Commissioni riunite Esteri e Difesa il disegno di legge n.1927 per la ratifica ed esecuzione dell'accordo quadro relativo alle misure per facilitare la ristrutturazione e le attività per la difesa europea, che comporta, al contempo, emendamenti alla legge n. 185/90 sulla trasparenza e il controllo del commercio di armi. (.) Di redazione at vita.it Commercio delle armi. Contro i mercanti di morte difendiamo la 185/90 di Redazione ____________________________________________________________ Di redazione at vita.it Difendiamo la Legge 185/90 dall'assalto della lobby delle armi. Blocchiamo subito il disegno di legge n. 1927. Campagna lanciata da Rete di Lilliput, Vita e Peacelink Approvato con esito favorevole nelle Commissioni riunite Esteri e Difesa il disegno di legge n.1927 per la ratifica ed esecuzione dell'accordo quadro relativo alle misure per facilitare la ristrutturazione e le attività per la difesa europea, che comporta, al contempo, emendamenti alla legge n. 185/90 sulla trasparenza e il controllo del commercio di armi. Tali emendamenti introdotti possono avere conseguenze sulla trasparenza e il controllo del commercio delle armi, sulla pace e la sicurezza sia italiana che internazionale. "Il risultato è che una parte significativa delle esportazioni di materiale di armamento semplicemente scomparirà dalle possibilità di controllo degli organi parlamentari, della stampa e dell'opinione pubblica", denuncia l'OSCAR, l'Osservatorio sul Commercio delle Armi. "Non si capisce perché mai quello della produzione e del commercio delle armi debba diventare il primo settore in cui l'Italia rinuncia alla propria normativa nazionale. Sarebbe auspicabile, invece, che l'Italia richieda agli altri Paesi Europei maggiore severità nel controllo dell'export delle proprie armi e maggiore impegno nella prevenzione dei conflitti e per il disarmo", dicono con chiarezza Missione Oggi, Nigrizia e Mosaico di Pace (Pax Christi). Il grido di allarme si sta propagando a macchia d'olio su Internet con una tempestività salutare. La legge 185/90 è stata una grande conquista civile voluta dalle associazioni pacifiste e di solidarietà internazionale. Consente di bloccare le esportazioni di armi verso nazioni che violano i diritti umani o che fanno guerra; consente inoltre un controllo parlamentare e una verifica della destinazione finale delle armi inviate, evitando "triangolazioni". Nel corso degli anni attraverso norme applicative sempre più lassiste il potele di controllo della legge è stato ammorbidito per far piacere ai mercanti di armi. Durante il governo D'Alema era stata tentata una modifica alla legge per rendere sempre più facili le esportazioni di armi verso nazioni che potrebbero farne pessimo uso; la questo tentativo fu bloccato per l'insorgere di Amnesty International e altre associazioni. Ora i mercanti di armi stanno tornando alla carica e sono riusciti a creare un ampio fronte che unisce maggioranza e opposizione, a parte qualche sparuta voce contraria. I mercanti di armi e i loro amici parlamentari contano che questa manovra passi in silenzio. Come è andata in Commissione In soli otto giorni (dal 22 al 30 gennaio 2002) le commissioni Esteri e Difesa hanno - con un colpo di mano e in gran segreto - approvato un disegno di legge che toglie al Parlamento buona parte dei suoi poteri di controllo sul traffico delle armi. Per ottenere tale risultato è stato previsto di neutralizzare la parte qualificante della legge 185/90, ossia la legge che ha fino ad ora avuto il merito di consentire un sostanziale controllo parlamentare sull'esportazione e il commercio delle armi. La legge 185/90 faceva tesoro delle indagini della magistratura e poneva rigorosi controlli sull'utente finale del sistema d'armi venduto, evitando le "triangolazioni" che avevano reso tristemente noto nel mondo il "made in Italy" bellico prima del 1990. La legge 185/90 fu conquista legislativa voluta dalle associazioni della società civile (gruppi missionari, religiosi, pacifisti) che sono sempre state in prima linea contro tutti i traffici di morte e i torbidi retroscena che essi nascondono (vendita di navi italiane a Saddam Hussein e Gheddafi, armamento dei Talebani con i micidiali lanciamissile Stinger da parte delle passate amministrazioni Usa). La legge 185/90 non piaceva però ai mercanti di armi perché poneva delle "ragioni etiche" al di sopra delle ragioni del profitto. Da tempo i mercanti di armi chiedevano più libertà di commercio e la fine delle norme "etiche" giudicate troppo restrittive. L'attacco alla legge 185/90 è stato lanciato pochi giorni fa dall'on. Previti il quale ha presentato un disegno di legge per "facilitare" l'esportazione di armi. L'on. Previti, oltre che essere alla ribalta della cronaca giudiziaria per questioni su cui la Magistratura dovrà pronunciarsi, è stato anche membro del consiglio di amministrazione di una fabbrica di armi, l'Alenia. Chi ha fatto l'opposizione di fronte a questa manovra dell'on. Previti? Anziché avvertire e ascoltare il parere delle organizzazioni missionarie e delle associazioni umanitarie che furono promotrici della legge 185/90, l'opposizione ha in larga parte condiviso il disegno di legge presentato dall'on. Previti. Addirittura l'on. Minniti (DS) lo ha definito di "grande rilievo" e lo ha considerato uno "straordinario passo in avanti" (le parole virgolettate sono tratte dai resoconti parlamentari); continuando, l'on. Minniti è arrivato ad esprimere "apprezzamento per gli alti contenuti del disegno di legge" presentato dall'on. Previti; ne ha addirittura rivendicato la paternità di contenuti in quanto essi, come sostiene l'on. Minniti, costituiscono il coronamento di accordi già da lui sottoscritti in sede europea in qualità di sottosegretario del governo D'Alema. L'unico appunto che l'on. Minniti fa al governo Berlusconi è quello di non aver acquistato gli aerei europei militari da trasporto, i costosissimi A400M. Il richiamo alla ratifica di accordi europei viene fatto non per migliorare la legislazione italiana ma per peggiorarla, annebbiando il controllo dei parlamentari, dei giornalisti e dell'opinione pubblica sui traffici di armi.. Le uniche voci contrarie erano - all'atto finale del voto in commissione - assenti: l'on. Dejana (di Rifondazione) era partita per Porto Alegre, l'on. Cima (dei Verdi) era assente per malattia. Noi firmatari, impegnati nella società civile e sostenitori di una democrazia che renda partecipi i cittadini, chiediamo che questo inqualificabile colpo di mano, compiuto in commissione, venga bloccato in aula: i parlamentari difendano il ruolo di controllo di Camera e Senato su una materia così delicata e moralmente "scomoda" come quella del commercio delle armi. Il tempo stringe, bastano pochi giorni e i lavori parlamentari rischiano di chiudersi con l'approvazione di norme che, paradossalmente, invece di aumentare il potere di controllo del Parlamento lo riducono e lo vanificano.. Uniamo subito tutte le realtà impegnate per la pace e la difesa dei diritti umani: associazioni, giornali, radio, gruppi missionari, donne e uomini di buona volontà: non c'è tempo da perdere! E' importante anzitutto fare chiarezza sul percorso che ha portato a questa decisione. Alle modalità che hanno portato in otto giorni a un ratifica, evidentemente messa in discussione dalla società civile. VITA, Peacelink e Rete di Lilliput hanno dato l'allarme in questi giorni, ma non sono i soli e le sole realtà che in diversi modi intendono innanzitutto puntare l'attenzione sull'accaduto per poi in seguito verificare quali operazioni possono incidere sulle scelte parlamentare. La lista delle adesioni, le modalità e la documentazione la trovate su: www.vita.it, www.retelilliput.it, www.peacelink.it
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