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inquinamento: il dott.Pappalepore risponde ai periti dell'ILVA
- Subject: inquinamento: il dott.Pappalepore risponde ai periti dell'ILVA
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Fri, 29 Jun 2001 17:35:57 +0200
Agli organi di stampa
Loro sedi
Le recenti dichiarazioni degli esperti dell’IlVA sul rapporto della qualità dell’aria del ’99 riportate dal Corriere del Giorno secondo le quali “ I limiti posti dal dpr 203/88 non solo non sono mai stati superati, ma anche le concentrazioni osservate si mantengono sempre abbondantemente inferiori a detti limiti” sono confutabili sulla base di documentazione esistente presso l’Assessorato all’Ecologia del Comune di Statte e si prestano a qualche precisazione, che in verità mi sarei aspettato fosse fatta da qualcun altro preposto ai controlli ( PMP, Provincia, Regione.).
Mi riferisco a un sopralluogo congiunto effettuato dal PMP in Ilva il 6/7/8/9 luglio 1999, in ottemperanza all’art. 12 del D.P.R. n. 203/88 in adeguamento all’atto di intesa intervenuto con la Regione Puglia (Prot. 1620/99 del 29/07/99).
Come sempre sono i fatti che ci devono guidare e non le opinioni e i fatti rilevati dal PMP, estrapolando i passi significativi dal verbale di sopralluogo, evidenziano che:
…” alcuni impianti in esercizio in normale funzionamento ( la legge parla delle condizioni di esercizio più gravose N.d.R.), se opportunamente alimentati, sono in condizione di contenere le emissioni entro limiti accettabili se pur superiori ai valori limite di cui al D.M. 12/07/90…" e prosegue enumerando i casi:
- 1.
- 2.
4.
La relazione viene conclusa evidenziando "…il notevole impegno che l'accertamento di cui sopra ha comportato in termini di tempo e di attrezzatura occorsa ( e fino ad oggi giugno 2001 non è stata più ripetuta N.d.R.), ma anche la non correlazione del valore della emissione "media" ottenuta ad una ben individuata condizione di marcia del processo produttivo per essere state le misure diluite su quattro giorni… e sottolineando "per i grossi impianti la necessità di rilevazione on-line dei dati rilevati come richiesto dallo scrivente PMP e deliberato dalla giunta Regionale con provvedimento nr. 3430 la cui piena realizzazione da parte dell'ILVA, e delle altre aziende interessate ( AGIP; ISE; CEMENTIR) sconta al momento i richiesti tempi tecnici".
Premesso che questo evidenzia che non è vera l'affermazione per la quale i limiti " NON SONO MAI STATI SUPERATI", chiedo ancora una volta ( ho cominciato a farlo da settembre 1997) alla Direzione dell'IlVA, che se è così certa, come i suoi periti, del " …significativo e consistente miglioramento delle condizioni ambientali…" perché non certifica il suo sistema di qualità ambientale adottando la normativa europea ISO 14000 che, cito da Repubblica del 7 luglio 1997 "… sono regole stabilite a livello internazionale da 120 paesi e raccolte nella normativa ISO14000.
Basta seguirle e si può essere certi che la propria produzione avrà un impatto sull'ambiente nullo o comunque tenuto costantemente sotto controllo"
Tanto per intenderci non esiste un sistema di qualità ISO 14000 che certifichi la emissione "media" inferiore al valore limite.
Esiste un valore che può essere conforme o non conforme. In caso di non conformità il valore deve essere modificato dal produttore in un tempo indicato dallo stesso e verificabile alla scadenza prestabilita da un ente territoriale super partes: l'ente di certificazione internazionale.
Lo stabilimento dell'ILVA di Taranto se fosse soggetto ad una verifica di qualità con le situazioni rilevate ed indicate dal PMP non otterrebbe la certificazione di qualità europea!
Perché l'ILVA non segue l'esempio di AGIP PETROLI, ISE, CEMENTIR, che il 26 marzo 2001 nella riunione tecnica tenutasi in Provincia, hanno affermato di essere già certificate ISO 14000 o, come la CEMENTIR, sulla via della certificazione europea, DIMOSTRANDO CON I FATTI NOTEVOLE RISPETTO PER LA CITTA' DOVE OPERANO e soprattutto l'ottemperanza al provvedimento di Giunta Regionale nr. 3430 che prevedeva per queste aziende e per l'Ilva l'adeguamento di alcuni impianti entro dicembre 1999?
L'lLVA fino ad oggi non ha ancora provveduto ad effettuare il collegamento on line con il Ced del PMP dei camini E 312 di AGL, camino E 422/6 di COKE e il funzionamento del sistema dei sensori nei Parchi Primari, tutti interventi previsti nel predetto provvedimento e che, se attuati, ci garantirebbero anche dei valori notturni, visto che l'autocontrollo dell'IlVA e i controlli del PMP a campione sull'autocontrollo, sono tutti diurni.
L'ILVA ha invece tempestivamente adeguato alle norme previste nel citato provvedimento, il camino E 801/5 di CET/1, adeguamento, si badi bene, che non è propedeutico al prolungamento richiesto dall'azienda dell'esercizio di Cet/1 oltre il 30 giugno 2001, data nella quale è stabilito che debba cessare l'esercizio di CET/1 dal D.M. del MICA 003/98 PR del 23/10'98 e il cui rispetto è stato chiesto il 13 febbraio 2001 dall'Amministrazione di Statte uscente, ma è prescritto per arrivare alla chiusura di CET/1 il 30 giugno 2001 in condizioni di sicurezza per i cittadini!
Ritengo che le Amministrazioni che hanno deciso la chiusura di CET/1 (Ministero dell'Industria Commercio e Artigianato, Ministero dell'Ambiente, Ministero della Sanità e Regione Puglia) e l'adeguamento di altri impianti a valori stabiliti, lo abbiano fatto non per ostracismo nei confronti dell'ILVA, ma perché in tempi non sospetti e in pieno accordo con la stessa, asetticamente, tranquillamente e, sicuramente, non a scopo vessatorio, lo hanno deciso nell'interesse della salute dei cittadini.
In conclusione, come ho già avuto modo di dire in altre circostanze, esistono le leggi, i decreti, i provvedimenti, che stabiliscono tempi e modi per mettere in sicurezza gli impianti, ci sono Enti che sono preposti al controllo che tutto sia attuato così come stabilito, occorre che tutto il sistema di controllori (ASL, Comune, Provincia, Regione, PMP) e controllati (ILVA, CEMENTIR, AGIP, ISE), funzioni nei tempi e nei modi prescritti e accettati, perché chi ha legiferato lo ha fatto nell'interesse della salute di tutti i cittadini dell'Area ad elevato rischio ambientale, tra i quali rientrano anche quelli di Statte, e non per esercitare potere vessatorio nei confronti di chicchessia.
Non dimentichiamolo!
Oppure anche il rispetto delle leggi deve provocare ricatti occupazionali?
Dott. Onofrio Pappalepore
Consigliere Comunale P.P.I. - Consiglio Comunale di Statte